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Autore: Nolowende    16/03/2021    0 recensioni
Argon muore, e Fingolfin comprende pienamente il peso della maledizione di Mandos.
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Argon, Figli di Fingolfin, Fingolfin
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Sta morendo.

Il pensiero è troppo assurdo per essere accettato, e Nolofinwë[1] cerca disperatamente di ignorarlo, pregando di diventare cieco prima di comprendere la realtà.

Ma è tutto inutile. Quello che sta accadendo non cambierà.

Nonostante abbia provato a resistere, lo Helcaraxë lo ha piegato.

E ora Arakáno[2] sta morendo.

È innaturale vederlo così pallido e debole, lui che è sempre stato tanto forte e gioioso. Quello non è veramente suo figlio. Non può stare accadendo proprio a lui.

Già troppe vite sono state sacrificate alla follia di Curufinwë[3] - troppi sono morti seguendo lui come se la sua presenza potesse salvarli, invece che condannarli tutti. Anche Elenwë è andata perduta. Anche i fratelli di Eärwen[4]. 

Ma non lui, implora Nolofinwë come se bastasse a fermare la verità. Non lui, Eru, ti prego...

È troppo tardi per chiedere pietà, dopo i peccati del suo popolo.

"Padre." Turukáno[5] sta coprendo gli occhi di Itarillë[6], ma la consapevolezza sul suo viso è fin troppo evidente. I suoi occhi sono terribilmente vacui, non meno sbagliati di quelli velati di Arakáno. A Nolofinwë bastano quegli occhi per sapere a cosa sta pensando - al gelo delle acque, e alle labbra violacee di Elenwë.

Ed è solo colpa tua, sibila implacabile la verità.

Niente di tutto questo sarebbe accaduto se avesse seguito Findis e Arafinwë[7]. Sarebbero tornati a casa e avrebbero atteso che la tenebra si dissipasse. Avrebbero ricostruito ciò che è stato distrutto, e forse l'ombra di Finwë un giorno avrebbe smesso di aleggiare su di loro, una volta vendicata dal suo figlio prediletto. Forse Anairë lo avrebbe perdonato. Forse, il sangue nelle acque di Alqualondë prima o poi avrebbe iniziato a dissolversi.

Ma ormai ha scelto di seguire Curufinwë sulla via della rovina, e non può più tornare indietro. Solo continuare a pagarne il prezzo.

Ogni tentativo di illudersi che non sia troppo tardi crolla, e si costringe a leggere la supplica negli occhi di Arakáno. Non voglio morire da solo. 

Vorrebbe distogliere lo sguardo. Questi non dovrebbero essere gli ultimi ricordi che avrà di suo figlio. 

Ma non ha potuto proteggerlo dal fuoco di Curufinwë, né dal gelo che lo sta uccidendo. Non ha potuto liberarlo dal dolore impresso nei suoi lineamenti. Non può anche abbandonarlo.

"Padre..." La sua voce sembra più che mai quella di un bambino smarrito, e Nolofinwë si costringe a non crollare. Non ancora. Non di fronte a lui. "Sono qui." Il viso di Arakáno, sotto le sue carezze, è gelido, come se il suo corpo si fosse già fuso con il ghiaccio che lo ha ucciso. Ha ormai smesso di tremare, ma per quanto in fretta i suoi occhi si stiano spegnendo, non è abbastanza da cancellare il terrore che li anima. "Questa è la mia punizione, vero?"

Nolofinwë esita solo per un istante - e sa che si odierà per tutta la vita per questo. "No." Vorrebbe essere in grado di convincere almeno se stesso della menzogna.

La loro maledizione non si fermerà davanti a nulla. Non c'è più nulla che possano fare per evitare la condanna. Ha rifiutato ogni possibilità di salvezza quando ha deciso di restare al fianco di Curufinwë, anche dopo ciò che ha fatto. Coloro che lo hanno seguito hanno fatto a loro volta una scelta, e devono affrontarne le conseguenze.

Ma quando fissa il volto Arakáno cercandovi disperatamente un ultimo segno di vita, non vede colui che ha ritrovato a Alqualondë, con una spada insanguinata in pugno e gli occhi vuoti. Non vede altro che il suo bambino, immolato a una causa che ormai ha perso ogni significato.

E capisce di essere lui il vero bersaglio della vendetta di Mandos.

Ma allora perché non prendere me?, può solo chiedere mentre stringe a sé il figlio tentando invano di trasmettergli calore. Perché lui?

Se c'è una risposta, non può sentirla. Può solo tenerlo per mano, pregando che possa ancora percepire la sua presenza, e cullarlo come quando ancora esisteva la luce, come quando Anairë ancora gli sorrideva e la sua famiglia non era ancora spezzata, prima che l'oscurità e il sangue di suo padre venissero a porre fine a tutto.

"Riposa, Arakáno."

Forse Mandos sarà pietoso e gli permetterà di trovare pace tra le sue aule.

L'ultimo, freddo respiro di suo figlio gli sfiora il viso e fugge prima che possa trattenerlo. Per un momento, prima ancora del vuoto, a invaderlo è la certezza che quel singolo suono tormenterà i suoi incubi fino a quando i Valar non reclameranno anche la sua vita.

Non osa lasciarlo andare. Non osa voltarsi. Sa cosa vedrebbe. Un altro orrore negli occhi e nella mente dei suoi figli - qualcosa che avrebbe potuto evitare, se non avesse promesso lealtà a Curufinwë.

Se avesse potuto fermarlo prima che sprofondasse nella pazzia e che l'odio lo spingesse al tradimento.

Perché ci hai fatto questo, fratello?

Quando lo rivedrà, forse almeno lui saprà rispondergli.






Note dell'autrice:
Esistono tre versioni della morte di Argon (a Alqualonde, nello Helcaraxe e a Lammoth). Solitamente prediligo la seconda. Il titolo viene da Noldor (dead winter reigns) dei Blind Guardian.

[1]: Fingolfin
[2]: Argon
[3]: Feanor
[4]: headcanon mio (credo, potrebbe anche esserci nella HoME ma devo ancora finire di leggerla quindi non so)
[5]: Turgon
[6]: Idril
[7]: Finarfin

   
 
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