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Autore: Joy    18/03/2021    5 recensioni
Il piano di sopra è un vero inferno, Dean ne ha visti diversi come quello: il primo gli ha portato via sua madre, quando aveva solo quattro anni. È da allora che odia il fuoco, ed è per questo che passa la vita a combatterlo.
Destiel
Pompieri AU
[Scritta per la Else Where Challenge, gruppo facebook Hurt/Comfort Italia]
Genere: Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Benny, Bobby, Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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4.

 

 

“Due settimane, ragazzo. Non sono riuscito ad ottenere di più.”

Quello che Bobby non aggiunge, in piedi sulla soglia di casa e con il motore del pick-up ancora acceso a fare da sottofondo, è un burbero: Vedi di fartelo bastare.

“Non resti a mangiare qualcosa con noi?” gli chiede Dean incerto, spostando lo sguardo dall'auto, approssimativamente accostata, al plico di scartoffie nelle mani di Bobby.

Quel noi, che per Dean è stato così difficile da far uscire dalle labbra, su Bobby non ha alcun effetto: rivolge un saluto disinvolto alla penombra alle sue spalle, dove immagina sia comparsa la sagoma di Cas, e si limita a scuotere la testa in cenno di diniego.

“Figliolo, vado in pensione tra quattro giorni e ho più lavoro di quanto ne abbia avuto in tutta la mia carriera lavorativa” chiarisce. “Le tue ferie mi sono costate due ore di trattative con Shurley. Per non parlare della sospensione. Al vostro ritorno, rientrerete in servizio entrambi” seguita, inclinando la testa fino ad incrociare lo sguardo di Castiel nell'ombra del corridoio.

Dean sente qualcosa che gli riscalda il petto, qualcosa che non ha mai provato nemmeno con suo padre. Non riesce a comprendere esattamente di cosa si tratti, ma ha a che vedere con la sua felicità, e con il fatto che Bobby la ritenga più importante di una mattinata persa in trattative con il loro insopportabile capo.

“Bobby...” inizia, ma non sa continuare. Sa che un bolo di saliva gli blocca la gola e non riesce a deglutirlo, e ha la vista fuori fuoco e le ciglia sempre più umide...

Bobby, che sembra seguire ogni suo impercettibile movimento, gli posa una mano tra il collo e la guancia.

“Non sei mai stato solo, Dean” mormora. “Lo sai questo, vero?”

Dean annuisce e tira su col naso.

Certe volte vorrebbe solamente tornare il bambino che non è mai stato e nascondersi dal mondo dietro le gambe di Bobby.

E ogni volta che lo pensa, si odia per la sua debolezza.

Bobby picchietta il palmo sulla sua guancia, come a risvegliarlo dai suoi pensieri e dopo aver frugato nella tasca del suo giaccone, gli consegna un mazzo di chiavi e un foglio ripiegato.

“Le chiavi della mia proprietà sul lago Nebagamon” specifica. “L'indirizzo è sul foglio.”

“Grazie” riesce a dire, anche se la voce gli esce roca e quasi irriconoscibile.

“State attenti e non correte troppo” aggiunge voltandosi per tornare al pick-up.

Poi ci ripensa, s'immobilizza a metà del vialetto e sventola nella sua direzione il plico di fogli che ha tra le mani.

“Ho rilevato la metà del Disfacimento Turner” esordisce. “Io e Rufus lo rimetteremo in piedi. Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere saperlo.”

Dean spalanca bocca e occhi, e questa volta un paio di lacrime sfuggono al suo controllo.

Bobby accenna un sorriso comprensivo e prosegue fino all'auto.

“E... Dean?” lo chiama, prima di aprire lo sportello. “Sto andando a recuperare il certificato di nascita di Sam. Per il matrimonio, sai?” spiega il modo burbero. “Che ne diresti di cominciare a rispondere al telefono, quando tuo fratello ti chiama?”

Dean annuisce convinto, lo osserva salire sul pick-up e sparire lungo la via con un eco di ferraglia -perché quello che Bobby ha sotto il culo è decisamente un catorcio- e pensa che tutto sommato, accanto a lui si sente davvero un po' bambino.

 

***

 

“All'inizio condividevo i suoi ideali” si sente in dovere di spiegare Castiel, mentre chino di fronte al camino, osserva le fiamme languire sulla legna troppo umida. “Le teorie di mio padre sul bene superiore, sulla necessità di servire, sull'obbedienza cieca ” pungola con l'attizzatoio i ciocchi ammassati, liberando un nugolo di scintille “sono sempre state la sua unica ragione di vita.”

Ha lo sguardo stanco, nota Dean. Nelle dieci ore di viaggio che hanno impiegato a raggiungere il Wisconsin, hanno fatto solo due brevi pause e a fine giornata un impietoso sfinimento grava sulle loro spalle.

E forse è per quella spossatezza che le difese sono crollate e che Cas sembra così spontaneo nelle sue confidenze a occhi bassi.

“Avevo da poco raggiunto la maggiore età quando ho realizzato che non stavo servendo le persone, ma solo l'egoismo di pochi e non ho potuto continuare.”

Dean non ha mai amato l'esercito, neanche e soprattutto quando i racconti appassionati di suo padre sembravano volergli mostrare soltanto il lato eroico del Corpo dei Marines a cui apparteneva in giovinezza, tralasciando la miseria degradante di giurare obbedienza al potere più forte.

Non gl'importa di morire, anche se ne ha paura, ma non vuole farlo avvallando gli interessi dell'una o l'altra fazione.

“Lo so” gli risponde quindi, spiegando sul materasso le lenzuola fresche di bucato. “Se di vocazione dobbiamo parlare” e la sua voce tentenna. Non è del tutto convinto che in totale libertà, avrebbe scelto per sé quella vita. “Allora che sia per salvare le persone.”

L'attizzatoio scivola dalle mani di Cas e il rumore metallico rintrona sui mattoni del camino.

Dean lascia cadere il piumone in fondo al letto e si porta al suo fianco.

L'aria è calda nella stanza, l'intera baita si è riscaldata in poco tempo: il sentore fresco della legna appena tagliata ha cacciato via l'odore umido e stagnante che aleggiava ovunque quando sono arrivati.

Cas inchioda lo sguardo al suo per lunghi istanti, poi lo sposta sulle proprie mani.

“I Vigili del Fuoco sembravano un buon compromesso tra me e mio padre” riprende “eppure sapevo, quando me ne sono andato, che non sarei mai stato completamente libero.”

Dean allunga le dita e gli sfiora in silenzio i polsi scuriti dall'inchiostro.

“Così mi sono fatto tatuare queste” seguita, e il suo tono è così amaro che Dean vorrebbe ingoiarlo velocemente, come uno sciroppo dal pessimo sapore, e passare oltre.

Ma Castiel non è tipo da concedergli una comoda e vigliacca negazione della realtà.

Non la concede nemmeno a se stesso.

“Non ha senso fingere una libertà che non possiedo, ma non tornerò da loro ugualmente” conclude infatti.

E Dean lo ama per il suo coraggio.

Lo ama perché è onesto con se stesso e non sembra averne paura.

Ama la sua forza di volontà, il modo in cui sembra rifuggire la schiavitù di ogni convenzione, a maggior ragione quelle della sua famiglia.

Guarda quei polsi, legati da catene che hanno un peso solo nel suo animo, solleva lo sguardo sulla sua espressione determinata e non può fare a meno di avvolgergli le braccia attorno.

“Tu sei la persona più libera che abbia mai conosciuto, Cas” mormora sulla sua spalla.

Dean non ha mai dato troppo peso ai propri desideri, ma adesso sa che vuole Cas il più vicino possibile.

Lo vuole vicino in un modo tale, che la disapprovazione di suo padre è ormai l'ultimo debole deterrente.

Ma suo padre è morto e lui invece è vivo.

E non vuole percorrere la strada più comoda, se lo allontana da Cas.

 

***

 

“In genere, questo è il momento in cui ci si toglie il pigiama e si entra nella doccia, Dean.”

Cas, che quelle cose le ha già fatte senza vergogna alcuna, regola la temperatura dell'acqua e s'infila sotto il getto.

“È piacevole” mormora passandosi le mani sul viso bagnato. “Ma lo sarebbe ancora di più con te qui.”

Dean si chiede onestamente che senso abbia continuare a trattenersi. Ha passato le ultime tre notti

avvinghiato a lui, tanto da non riuscire a distinguere di chi fossero i battiti che sentiva martellare contro il suo petto, e i giorni seguenti, intrappolato nell'azzurro del suo sguardo, mimando ogni suo sorriso.

E ha sorriso tanto. Quasi in ogni istante.

Eppure ha paura del contatto con la pelle nuda di Cas, ha paura di quella felicità sconosciuta, del desiderio appagato. Teme di doverne pagare lo scotto: non è mai stato felice senza ritenerlo sbagliato.

Ma Cas ha un alone d'innocenza ad avvolgere ogni suo gesto e fa sembrare sacro ogni momento che trascorrono insieme, ed è per quella sensazione che Dean si decide a spogliarsi e ad unirsi a lui sotto la doccia.

Per quello che sembra amore e non più una condanna.

“Quando ero poco più di un bambino, pensavo che sarei finito all'inferno per questo” mormora Dean, posando le labbra bagnate sulla sua spalla.

Il calore dei loro corpi è tale da chiudergli la gola e pungergli gli occhi, ma Dean non è tipo da mostrare le proprie lacrime, e comunque l'acqua della doccia le nasconde tutte.

Cas carezza via i brividi che gli irruvidiscono le braccia, poi se lo stringe contro.

“In tal caso verrò con te” gli sussurra all'orecchio. “E così in ogni altro luogo, terreno e non.”

 

Passano dalla doccia alla camera da letto, anche se si sono alzati da meno di due ore.

Il piumone trattiene ancora il calore della notte appena trascorsa e Cas è completamente nudo sotto di lui.

Ha le labbra socchiuse e la pelle ancora umida di doccia, Dean la percorre con le mani: negli angoli caldi del suo corpo, dove l'intero palmo non ha spazio, fa scorrere un solo dito.

Non ha osato tanto nelle notti precedenti; si è accontentato di averlo accanto, di poter affondare il naso nel suo collo e la mano tra suoi capelli, e quell'intimità gli è sembrata già un premio immeritato.

Adesso non riesce nemmeno a pensare.

Gli gira la testa.

Cas appoggia entrambe la mani sul suo volto e interrompe il turbinio doloroso dei suoi pensieri.

“Puoi avere tutto” gli dice, baciandogli la bocca.

Dean sente il desiderio che formicola in tutto il suo corpo, le labbra umide di Cas scendono sulla sua gola, spezzandogli il respiro. Non riesce ha rispondere.

Il solo pensiero delle libertà che Cas gli sta già concedendo è sufficiente a farlo sgocciolare: per lui è quasi impossibile fare di più.

Scuote la testa e struscia il bacino su quello di Cas.

Quello ansima, si divincola appena e infila la mano tra i loro corpi, ad afferrare entrambe le loro erezioni.

Un gemito si blocca nella gola di Dean, punta un gomito sul materasso e aggiunge anche la sua mano.

Cas accelera il ritmo e trattiene il respiro; non ha mai smesso di guardarlo negli occhi, ma ora li chiude.

Dean lo imita. Il respiro gli sfugge dalle labbra in frammenti, il cuore gli martella nel petto, le loro mani giunte gli sbattono sul ventre.

China la testa a cercare la bocca di Cas e ingoia dalle sue labbra un gemito che suona come il suo nome.

Lo fa sembrare puro come una preghiera, di nuovo.

Inclina la testa per lasciare scie umide lungo la linea della sua mandibola, fino all'orecchio, Cas emette un sussurro roco, poi con una carezza noncurante, sposta verso il basso la mano libera e lo ripaga con lo scorrere delle sue dita tra le natiche.

Dean s'inarca, grida e viene quasi all'istante.

Il calore che sente subito dopo, sulla pelle ancora sensibile, è il piacere di Cas che si unisce al suo.

 

Dal letto ormai irrimediabilmente sfatto, finiscono di nuovo sotto la doccia.

 

***

 

Quel pomeriggio la nebbia è talmente densa che ha cancellato le montagne dall'orizzonte, e l'aria che arriva dal lago è gelida.

Dean rabbrividisce sotto il plaid che lui e Cas si sono avvolti attorno alle spalle, ma non accenna a voler rientrare.

Il paesaggio che si estende dalla veranda della baita, sembra appartenere ad un altro mondo.

Anche lui in realtà si sente diverso, come se le regole che ha conosciuto per tutta la vita non si applicassero a quel posto, a quel momento, dove l'unica cosa comparabile a quella vista sono loro due. Insieme.

“Hai il naso rosso” gli dice Cas, porgendogli la tazza di caffè fumante che ha tra le mani.

Dean gli afferra invece il polso e una goccia di liquido bollente spilla sulla sua mano.

Non gl'importa.

Ha un paradiso davanti agli occhi e catene crudeli a tormentargli la mente.

“Farò di tutto perché tu possa sentirti libero” gli risponde.

Cas prende la tazza con l'altra mano, la ripone sul legno del portico e si scioglie dalla sua presa.

“Non ti voglio coinvolto negli intrighi della mia famiglia, Dean” spiega mesto, lo sguardo di nuovo fisso sui propri polsi.

Dean in parte lo capisce, nemmeno lui ha mai voluto Sam sulla linea del fuoco, sebbene fosse quella l'eredità di famiglia; eppure non sopporta che Cas sia solo ad affrontare i suoi demoni.

“Non mi farò coinvolgere dalla tua famiglia” asserisce d'un tratto, improvvisamente conscio di ciò che desidera. “Voglio che sia tu a fare parte della mia.”

Quando trova il coraggio di voltarsi verso di lui e scoprire quale effetto hanno avuto le sue parole, lo sguardo di Cas non è più chino, ma perso nell'orizzonte di fronte a loro e una scia bagnata gli riga la guancia.

L'aria è grigia di nebbia, ma quelle lacrime, nei suoi occhi, sembrano blu come le acque del lago.

 

 

 

 

Epilogo

 

 

“Ehi Sammy, non sei già a letto, vero?” esordisce Dean, portando all'orecchio il telefono, una sera della settimana seguente.

Si sente teso come una corda di violino, ma si concede di mostrare il nervosismo solo attraverso un lieve tamburellare di dita sul ripiano del tavolo di cucina.

“Una festa? Davvero? Devo riconoscere che Jessica ha un buon ascendente su di te, fratellino.”

“Come no, Sammy, sei il ragazzo più festaiolo che abbia mai conosciuto.”

Sghignazza.

“No, non è importante” si ricompone subito dopo. “Ti richiamo domani.”

“Ma certo che va tutto bene, sono in vacanza, ricordi?”

“No, ti dico che non impor-”

“Ok ok, non ti agitare. Volevo solo chiederti se puoi includere un'altra persona all'elenco degli invitati.”

Chiude gli occhi e serra la mascella: l'ansia gli stende addosso un velo di sudore.

“Sì, aspetto Sam.”

Cas di fronte a lui, mima un respira con le labbra.

Dean si sforza di buttare fuori l'aria che gli staziona nei polmoni.

“Sei fuori dal locale, ora? Mi senti?”

“Dicevo... Per te è un problema se-”

“Sì, so che ci sono dei posti ancora liberi, ma intendevo accanto a me.”

Nel silenzio che segue, persino Cas si agita a disagio sulla sua sedia.

Dura solo un istante comunque, perché Dean spalanca gli occhi e inarca le sopracciglie.

“Definisci il tuo concetto di persona importante, Sam”

Le labbra di Cas si anticipano in un sorriso.

“Ok ok, bast-”

“Sam! Cristo santo, non sono necessari tutti questi dettagli!”

“È quel tipo di persona importante. Contento, ora?”

La sua espressione si addolcisce e Cas gli prende la mano.

“Certo che lo so, Sammy. Anch'io ti voglio bene.”

“Cosa?!”

Solleva su Cas uno sguardo allarmato.

“Sì, è qui con me, ma...”

Un nuovo tic nervoso si estende al suo ginocchio destro e fa vibrare il tavolo.

“Oh andiamo! Vi conoscerete al matrimon-”

“Sei un vero testardo, fratellino!”

Getta uno sguardo incerto a Cas, ma quello sorride e allunga la mano libera in una muta richiesta.

“Va bene. Te lo passo, Sam.”

Posa il telefono nella mano tesa di Cas e nasconde la testa tra le braccia.

“Ciao Sam, sono Castiel” gli sente dire.

Dean sa che non avrà il coraggio di sollevare la testa dal tavolo, prima della fine della chiamata, ma ci sono così tante pause e...

Cas ride.

“L'ho notato, in effetti” commenta leggero.

La mano, ancora allacciata alla sua, si stringe un po' di più.

“Lo so” aggiunge con tono affezionato.

Dean solleva lo sguardo dalla gabbia delle proprie braccia e sbircia il suo volto.

Cas gli strizza l'occhio.

“Per favore Sam, di questo non dubitare” conclude.

 

***

 

C'è un momento, la mattina del matrimonio di Sam, in cui Cas lo chiama e gli mostra i polsi fasciati.

Li ha così da quasi due settimane.

Dean sa che sta tramando qualcosa -del resto vivono praticamente insieme- ma non si è preoccupato, perché da quando sono comparse quelle garze, Cas non ha fatto altro che rivolgergli enormi sorrisi.

Anche adesso sta sorridendo.

“Puoi aiutarmi a toglierle?” gli chiede.

Dean annuisce e posa le dita sulle bende bianche con delicatezza; mentre le srotola, intravede il nero delle catene che ormai conosce a memoria, ma in prossimità dei pollici gli anelli sono aperti.

Alcuni tagliati di netto, altri mancanti.

La pelle è arrossata, come se fosse guarita da poco, Dean la sfiora con pollici leggeri.

“Cas...” mormora semplicemente, vinto dalla commozione, poi china la testa e vi poggia sopra le labbra.

“Sei sempre stato in grado di fare le tue scelte, Cas” chiarisce. “Dovevi solo sentirti libero di farlo.”

“Lo sono ora” gli risponde quello. “Grazie a te.”

E Dean non capisce esattamente come sia possibile, quale sia stato il suo ruolo in quella presa di coscienza: non si sente determinante, ma Cas certe volte è così sicuro di sé che Dean non può fare a meno di credergli ciecamente.

E Bobby, ogni tanto, gli ricorda che quella si chiama fiducia.

 

***

 

Quando gli sposi pronunciano il loro sullo sfondo violetto dell'oceano al tramonto, Dean si sente inondare da un profondo moto di orgoglio.

Di Sam bambino ricorda alla perfezione ogni risata e ogni lacrima, i momenti felici ed ogni difficoltà che ha tentato di appianare, e adesso che la sua sagoma scura stagliata contro l'orizzonte è quella di un uomo, si sente come se avesse portato a termine la più delicata tra le missioni che la sorte gli ha riservato.

Con successo, per giunta, nonostante gli ostacoli.

“Ti stai emozionando, ragazzo?”

Bobby, seduto accanto a lui, maschera la sua stessa commozione sotto un ghigno burbero.

“Senti chi parla!” lo rimbechetta Dean. “Sei il vecchio più sentimentale che abbia mai incontrato.”

Bobby incassa il colpo in silenzio e qualcosa luccica nel suo sguardo, quando Sam saluta frettolosamente gli altri invitati e si precipita da loro.

Il primo abbraccio è per Bobby, e contiene un trasporto che Sam non è mai riuscito a manifestare a quel padre troppo rigido e troppo dedito al sacrificio.

“Non ce l'avrei mai fatta senza di te” gli dice in un sussurro.

Bobby non risponde, si limita a stringere quel colosso di ragazzo che ha cresciuto come un figlio.

Sam si stacca da lui dopo lunghi istanti e si asciuga gli occhi, saluta Castiel come se lo conoscesse da una vita e si getta tra le braccia di Dean.

Non c'è molto che possano spiegare a parole.

“Anch'io devo dirti una cosa” confessa però Sam, prima di sciogliersi dal suo abbraccio.

 

Anche suo fratello aveva un segreto, a quanto pare.

Jessica, che li raggiunge pochi istanti dopo, non sembra volerlo preservare ancora.

“Sam ti ha detto che a ottobre diventerai zio?” snocciola infatti, portandosi una mano al ventre.

A Dean non sembra passato molto tempo da quando passava giornate intere con le manine paffute di Sam attaccate ai vestiti; non riesce a credere che quel moccioso del suo fratellino diventerà padre.

Se solo i suoi occhi la smettessero di pungere...

Cas gli appoggia una mano affettuosa al centro della schiena e la sua emotività peggiora.

Non sembra reale veder crescere la sua famiglia, Dean si era rassegnato a vederla diminuire.

Ma Jessica ride e chiama Bobby nonno.

Ed evidentemente è tutto vero.

Il sole è tramontato, sulla spiaggia sono state accese numerose fiaccole; Dean ringrazia le ombre che rendono il suo stato d'animo un po' meno imbarazzante.

“Perdio Sammy” si lascia sfuggire infine, con un lamento strozzato. “Se non tornerai al più presto a Lawrence, sarò io a trasferirmi in California.”

Non esiste che lui passi un solo giorno lontano da Sam e da suo nipote.

“Non sarà necessario” lo rassicura Sam. “Torno a casa. Ci stabiliremo in Kansas a fine dell'estate.”

Qualcosa dentro il petto di Dean vibra di gratitudine, il pollice di Cas struscia in modo rassicurante sulla sua scapola, Bobby tira fuori un antiquato fazzoletto di stoffa e si soffia il naso, Sam ride incrociando lo sguardo di Jessica, e a Dean la sua famiglia non è mai sembrata così bella.

 

 

FINE.

 

 

Tempo di saluti. ^^

Siamo giunti alla fine di questa storia e consapevole dei miei limiti, spero di avervi almeno regalato qualche momento piacevole. ^^

Ho amato questo Au sperimentale, anche se è stato faticoso da scrivere (più che altro a causa del periodo caotico e di un fastidioso blocco di scritura), ma adesso che è concluso sono felice di essermi cimentata in quest'impresa, e ancor più di averla portata a compimento. (La parola fine sembrava non arrivare mai!)

Adesso mi prendo una pausa.

Buon proseguimento a tutti! È stato un piacere avervi come lettori. ♥

 

Joy.

 

 

  
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