“The
black and green scarecrow is sadder than me
But
now he's resigned to his fate
'Cause
life's not unkind - he doesn't mind
He
stood in a field where barley grows”
The
Scarecrow, Pink Floyd, 1967
Kakashi. Spaventapasseri.
Non
conosci la storia del tuo nome, così singolare.
Tua
madre è morta presto, non conservi quasi alcun ricordo di lei. Tuo
padre si è ucciso prima che potessi domandarglielo.
Sta
di fatto che, per effetto di quella bizzarra legge antica per cui i
nomi finiscono per influenzare la natura delle cose e delle persone,
un po' ti ci senti, uno spaventapasseri. Con quei capelli folti e
indomabili sempre in disordine come paglia d'argento e l'espressione
vuota, indifferente, imperturbabile. Quasi che nulla possa scalfirti.
Ovviamente
è una farsa.
Non
mostri le toppe, le cicatrici degli anni, le ferite ricucite più e
più volte alla bell'e meglio. Dopotutto, uno spaventapasseri
malconcio non servirebbe a granché.
Fermo,
ritto immobile a protezione del tuo campo, sopporti il peso della
neve, l'impetuosità scrosciante della pioggia, le sferzate del vento
gelido, il calore rovente del sole. Non un lamento sfugge dalle tue
labbra sigillate, perché uno spaventapasseri non ha il diritto di
piangere sulla propria sorte fintanto che il suo campo viene
minacciato.
Ma i
corvi ti conoscono, ormai non li intimidisci più. Ti tengono
compagnia durante la tua veglia instancabile; si posano su di te in
un frullo d'ali nere e affondando le unghie adunche nel tuo corpo
solcato da graffi. Hanno il volto di coloro verso i quali hai mancato
di attendere al tuo compito di vigilare e proteggere. Implacabili,
mormorano al tuo orecchio in continuazione: Non fallire. Non
fallire come hai fatto con noi. Non deluderci ancora.
Ma
ora è sopraggiunto il flagello più devastante. La raffica rovinosa
che ha posto fine alla tua lunga guardia. Il cataclisma che ha
colpito al cuore Konoha vaneggiando di una pace duratura da ottenersi
attraverso la distruzione. Si fa chiamare Pain, dolore,
indossa vesti scure decorate con nuvole di sangue e possiede occhi
d'ametista. Occhi arcani e potenti, che il tempo aveva consegnato al
mito. Pensavi fosse quello il loro posto.
Il
tuo Sharingan rammendato non aveva modo di reggere il confronto con
il Rinnegan. Non hai potuto nulla se non tentare fino all'estremo
alito di vita di proteggere il tuo campo, come sempre.
Stremato
dal combattimento, offri il volto al cielo di zaffiro che ti sovrasta
glorioso.
Come
spaventapasseri consacrato al suo dovere, hai donato tutto te stesso
alla missione di preservare il raccolto da ogni insidia.
La
carezza della morte lambisce la tua fronte quasi con dolcezza e, da
povero spaventapasseri abbattuto quale sei, accogli l'atto finale
della tua esistenza consolato almeno dal pensiero che, prima
dell'istante fatale, hai compreso l'unica debolezza del nemico e sei
riuscito a far pervenire quell'informazione a coloro i quali
porteranno avanti la battaglia per la salvezza del Villaggio.
La tua veglia è terminata, nobile spaventapasseri, ed è tempo che le tue spoglie stanche trovino il meritato riposo.
[462 parole; 500 se inclusa anche l'intro musicale]