Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: DanceLikeAnHippogriff    19/03/2021    2 recensioni
"L'inizio che non avrei voluto" o di come un povero e ignaro bardo si è ritrovato alla mercé di un culto di veneratori di draghi, è scampato alla morte e, per la sfortuna delle orecchie del suo pubblico, ha composto la ballata delle sue epiche imprese.
Genere: Angst, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Di draghi e Dragomanni'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Si ritrovò immerso in una nebbia lattea, così spessa da farlo sentire come avvolto in una coperta. Sentiva voci lontane e conosciute, voci vicine e terribili, ma non riuscì a distinguere neanche una parola.

Quello strano sogno argenteo gli danzava ancora davanti agli occhi, ma la sua mano era un pugno vuoto. Il frammento di uovo di drago si era dissolto nell’aria, o forse non c’era mai stato. Al suo posto, sul palmo, troneggiava una perlacea cicatrice intricata.

Prese a vagare a tentoni, tenendo le braccia avanti a sé, e chiamò i suoi compagni di viaggio, sgolandosi fino a sentire le corde vocali chiedere pietà. Non poteva credere di essere di nuovo solo. Il destino sembrava prendersi gioco di lui. La sua storia era iniziata nel buio e sarebbe finita in quel bianco abbacinante. Cosa ne sarebbe stato di lui? La memoria della sua esistenza sarebbe scomparsa dalla faccia della terra, le strade che aveva calcato con sicurezza avrebbero seppellito le sue impronte nella polvere, il suo nome dimenticato dal Tempo stesso-

“Che noia!”

Horo sbatté le palpebre, bloccandosi con un braccio proteso verso l’alto, e interruppe il suo soliloquio pieno di pathos.

La piccola si dimenò nel letto, sgusciando fuori dal suo bozzolo di coperte, e lo fissò compunta. I suoi grandi occhi ambrati rilucevano tenui nella penombra della stanza, rischiarata da una lanterna di carta. “Non è andata così! Io lo so, me l’hai raccontato un milione di volte!” Ogni minima traccia di sonno sul suo volto era completamente scomparsa, e Horo si appuntò mentalmente di non commettere lo stesso errore la notte successiva.

“Tesoro, papà non voleva cambiare la storia, è andata davvero così, sai?” Trascinò un piccolo sgabello vicino alla sponda del letto, e si sedette con grazia, le code che ondeggiavano sinuose dietro di lui.

“Non è vero! Adesso doveva esserci il papà che sconfiggeva il cane guardiano con il suo spadone, così, BAM!” Si era messa in ginocchio, tirandosi su la camicia da notte fin sotto le ascelle, e menò un fendente all’aria con un ghigno tutto zanne.

Horo rise di gusto. Quella piccola peste aveva preso da lui l’ottima memoria, la pelle di porcellana e gli occhi d’ambra, ma in quanto a temperamento non potevano essere più diversi del sole e la luna. “Certo, mia piccola guerriera, hai fatto bene a fermare il papà. La parte del guardiano arriva dopo, però.” Cercò di acchiapparla per sistemarle la camicetta, ma lei gli sfuggì con magistrale prontezza, schizzando ai piedi del letto.

“Neekeri…” La ammonì lui, con una punta di stanchezza nella voce, guardandola con infinita tenerezza. “Dai, tesoro, anche il papà deve andare a letto, lo sai…” Si alzò in piedi e scostò le coperte del letto, porgendole la mano. “La storia la finiamo domani.”

Per tutta risposta, la piccola gonfiò la criniera di capelli corvini, acquattandosi come per tendergli un agguato. Con quegli occhi e sotto quegli indomabili capelli che le arrivavano quasi al sedere, sembrava un piccolo riccio di caos. Descrizione terribilmente vicina alla realtà.

“Io sono il guardiano della foresta sacra,” disse facendo il vocione, imitando la voce che Horo aveva fatto tante di quelle volte quando le aveva raccontato quella storia, “e voi qui non siete i benvenuti!” Per buona misura, emise quello che avrebbe dovuto essere un basso ringhio minaccioso, che la fece assomigliare più a un gattino bagnato. Scattò in piedi, estraendo un bastone da chissà dove, e lo puntò verso Horo, i capelli gonfi di tempesta. “Avrai il coraggio di incrociare la lama con me, codardo?”

“Neekeri! Dove l’avevi nascosto quello?! Ti avevo detto che i bastoni in camera non li devi portare!” Sbottò Horo, scandalizzato, e cercò di afferrare l’arma improvvisata della piccola.

Lei rise e scartò di lato, saltando sul letto del fratello, e prese a correre per la stanza, inseguita da un esasperatissimo papà. “Torna qui!” Sibilò a mezza voce. Un mugolio dal letto di Valkas lo mise in allarme. “E fai silenzio! Neekeri. Neekeri! Tuo fratello dorme!”

Tentò di acchiapparla, finendo addosso alla cassettiera, e ringhiò, esasperato. “Signorina, se non la smetti-!”

Notò con orrore che se la stava per filare dalla stanza, ma la anticipò e si parò davanti alla porta, ergendosi in tutta la sua altezza. Che non era molta, ma doveva pur sempre incutere un certo rispetto a sua figlia. O almeno così sperava. La piccola si fermò di fronte a lui col fiatone, e si mise in guardia brandendo il suo fidato bastone. Non aveva smesso neanche per un momento di sorridere.

“Fatti sotto!” Esclamò, elettrizzata.

“Tu devi stare in guardia, piccola.” Ghignò Horo. “Papà non ti racconta mai abbastanza una certa storia...” I suoi occhi catturarono la luce della lanterna, mandando bagliori sinistri.

Neekeri rabbrividì per l’emozione, e si strinse a sé, pronta a scattare come una molla. Ripeté a bassa voce con tono sognante le parole di Horo, che ormai conosceva a memoria: “La storia della bambina che ha osato sfidare il demone volpe.”

Davanti a lei ora si stagliava una volpe grande come un lupo, le tre code che frustavano l’aria con grazia. La luce del corridoio che filtrava dalla porta rendeva la sua figura ancora più eterea e solenne. L’animale fissò lo sguardo su di lei, ergendosi fiero, le pupille scure e dilatate che la scrutavano severe.

“Questa è la volta che ti sconfiggo, papà.” Dichiarò la bimba, dipingendosi in volto un cipiglio sicuro a dispetto delle gambe che le tremavano dall’emozione. “Non puoi costringermi ad andare a letto alle dieci, sono grande ormai!”

L’animale alzò gli occhi al cielo e sembrò quasi che il muso si fosse aperto in un sorriso beffardo, ma Neekeri non ci badò e caricò a testa bassa.

Scontrandosi malamente addosso a suo padre.

“Che succede qui?” Domandò una voce bassa e autoritaria, sollevandola per la collottola. La piccola si fece sfuggire un guaito di sorpresa.

Horo, che aveva schivato con grazia il focoso assalto, si era ritrasformato di colpo, girandosi di scatto e aprendo la bocca.

“Stavo mettendo la bimba a letto e-”
“Stavo per sconfiggere papà e-”

Horo e Neekeri si guardarono in cagnesco, senza riuscire a trattenere il sorriso.

Lo shifter li studiò con un sopracciglio inarcato con fare interrogativo, passando dai riccioli scarmigliati per la corsa di Horo al ghigno estatico della piccola, per poi fissare di nuovo quegli occhi d’ossidiana su suo marito.

“Facciamo che la prossima volta la racconto io la storia della buonanotte.” Stabilì, calmo, con un filo di ironia nella voce, e permise nuovamente ai piedini agitati di Neekeri di toccare terra.

“Guarda che i problemi sono nati perché tua figlia voleva sentire di te e del tuo spadone, bello mio.” Sbuffò Horo, compunto. “Le mie storie non sono piene di botte e violenza, a differenza delle tue.”

“Non è vero! Papà mi racconta anche le storie belle di come vi siete innamorati e di come sono nata, non sgridare il papà!” Si intromise Neekeri, attaccandosi alla gamba di Horo, con voce a metà tra il ribelle e la supplica.

Lo shifter ridacchiò alla sua faccia stupita e imbarazzata. “Solo botte e violenza, mmh?” Lo pungolò. “Mi offendi, Horo, ho un cuore anch’io.”

La kitsune sbuffò, incassando il colpo, e scosse la chioma d’avorio per ritornare in sé.

Aennìleas fece staccare con delicatezza la piccola da Horo e la prese in braccio, lasciandole il tempo di stampare un bacio con lo schiocco sul suo naso e bofonchiare delle scuse poco convinte. Poi, la mise a letto e le rimboccò le coperte.

“Vedi di dormire, cosetta, ne hai bisogno se vorrai giocare tutto il giorno domani.” Le arruffò con tenerezza le ciocche ribelli che le incorniciavano il volto.

“Va bene, papà.” Promise lei a voce alta, chiudendo gli occhi con convinzione. Dopo qualche attimo di silenzio: “Mi porti con te nel bosco domani?”

Aennìleas ci pensò su un poco, un piccolo sorriso sulle labbra, e Neekeri lo sbirciò socchiudendo un occhio, non osando però fiatare. “… Va bene, vengo a svegliarti all’alba.”

La piccola dimenò i piedi estatica e si lasciò sfuggire un gridolino di gioia, tenendo sempre gli occhi ben chiusi.

“All’alba…?” Sussurrò Horo dietro di lui, poco convinto. “Lo sai che la troverai ancora addormentata come un sasso, vero?”

“Non è vero, questa volta mi sveglio!” Esclamò lei, convinta.

“Va bene, tesoro, va bene, ma abbassa la voce…” Sussurrò Horo con un sorriso sulle labbra, e si affrettò a sedersi accanto al letto di Valka, carezzandogli la testolina di capelli dorati. Il piccolo aprì la boccuccia in uno sbadiglio, rivelando un paio di piccole zanne da latte, e si raggomitolò nuovamente da un lato, riassopendosi beato.

I due genitori si scambiarono uno sguardo complice, tirando un sospiro di sollievo all’unisono. Horo raggiunse Aennìleas, che aveva già una mano sul pomello, e insieme sussurrarono un dolce “Buonanotte” a una stanza ormai silenziosa, chiudendo piano la porta.

“Comunque, è la quarta volta che ti devo venire a salvare dopo la storia della buonanotte questa settimana.” Lo pungolò lo shifter con un ghigno sulle labbra.

“Avevo tutto sotto controllo e lo sai.” Ribatté lui, ma con meno convinzione di quanta volesse trasmettere.

“Sai benissimo di aver perso in partenza quando ti sei trasformato per intimare ai bambini di dormire.” Sottolineò Aennìleas pratico, inarcando un sopracciglio. “Non c’è niente di male nell’ammettere che con me sono più tranquilli.” Disse alle spalle di Horo, che nel frattempo si era incamminato verso il soggiorno per impedirgli di notare il bruciore che gli campeggiava sulle guance.

“No.” Bofonchiò, testardo. “A Neekeri e Valkas piacciono le mie storie…”

“Amore, non è quello che intendevo.” Gli posò una mano sulla spalla, fermandolo, e ne approfittò per tirarlo a sé in un tenero abbraccio, a cui Horo si abbandonò con riluttanza. “Le storie che gli racconto sono le tue, sai?” Gli mormorò vicino all’orecchio.

“Forse dovrei cambiare storia…” Ammise lui con una punta di delusione nella voce.

“Non credo. Neekeri era entusiasta all’idea di sentire la storia che ha fatto sognare nobili e popolani. È solo che vuole le sue libertà, ha otto anni e li dimostra tutti. Vuole esplorare il mondo e lo vuole tutto e subito, compreso il mondo di notte. Non c’è niente che non va nelle tue storie, e il fatto che la nostra bambina voglia emulare le gesta che narri ne è la prova.”

Horo sollevò lo sguardo, la nuca poggiata contro il suo petto, e si specchiò negli occhi senza stelle di suo marito. “Sei diventato bravo con le parole da quando ti ho conosciuto.” Sorrise, beffardo.

“Ho preso solo il peggio da te.” Ridacchiò lui, posandogli un bacio sulla fronte. “Demone volpe.” Aggiunse, scimmiottando una voce cavernosa.

“Non una parola di più, ti prego.” Gemette Horo, ridendo e staccandosi da lui. Lo guardò con un sorriso sulle labbra, soffermandosi sulla sua criniera di capelli scuri e ribelli, carezzando con lo sguardo la linea del suo naso leggermente schiacciato, la curva ben delineata degli zigomi alti, posandosi infine sulle sue labbra. Passò il pollice sulla cicatrice rosata che interrompeva il sopracciglio sinistro, scendendo lungo la guancia, e Aennìleas gli prese la mano, baciandogli il palmo con tenerezza. Proprio lì, nel punto in cui ancora riluceva la cicatrice di madreperla.

Horo si lasciò sfuggire un sospiro, ritornando con la mente ai momenti che avevano dato vita alla loro grande avventura. La prima di una lunga serie che li aveva fatti cambiare così tanto, avvicinandoli sempre di più. E quando le labbra di Aennìleas si posarono sulle sue, calde e morbide, sentì il cuore traboccare di gioia come mai prima.

Avevano ancora molte storie da raccontare.

Il loro non era altro che un nuovo inizio.

 


 

Note dell'autrice: Non mi aspettavo che avrei scritto questo capitolo proprio il giorno della Festa del Papà...! Il destino ha voluto che questa scena particolarmente casalinga abbia preso vita oggi e non potevo non prendere la palla al balzo e pubblicarlo! Quando mai mi potrebbe ricapitare...?

Per chi ha seguito questa storia fino ad ora, grazie. Grazie perché anche se siete pochi, vi vedo nei numerini che salgono di fianco ai titoli di ogni capitolo, e anche se non vi fate sentire, mi fa piacere sapere che avete seguito la storia del mio bardo scapestrato fino a questo punto.

Mi piaceva l'idea di lasciare la storia in sospeso. Ci sono molti misteri nell'avventura a cui Horo e i suoi compagni sono sppravvissuti, misteri che ancora non voglio svelare. Preferisco lasciarvi con la fantasia galoppante ancora per un po', rapiti dalla narrazione del bardo come la piccola Neekeri <3

Quindi sì, cari amici, il viaggio del nostro caro volpacchiotto - o perlomeno l'inizio - termina qui. Horo e il suo gruppo hanno vissuto molte altre avventure, più o meno epiche, ma non era questo il momento di narrarle. Dunque, ho scelto di lasciarvi con un punto d'arrivo. O, come mi piace chiamarlo, con un nuovo inizio.
Forse, in futuro, mi prenderà l'ispirazione per scrivere le avventure di Neekeri, perché il nostro caro bardo ha ovviamente composto storie anche sulla sua valorosa figlioletta <3

Aggiornamento: Ho scritto un'altra oneshot domestica su questi due idiotini, Di pagine bianche e scarabocchi. Essendo una oneshot all'interno di una raccolta, non mi è possibile aggiungerla alla serie Di draghi e Dragomanni, quindi vi lascio il link qui <3

Come sempre, ricordo che il personaggio di Aennìleas appartiene a CrispyGarden.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: DanceLikeAnHippogriff