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Autore: ballerina 89    21/03/2021    2 recensioni
Prima di introdurvi questa storia voglio rassicurare tutti i miei lettori dicendo loro che a differenza di alcune storie scritte in precedenza e lasciate purtroppo incompiute, questa storia è stata già portata a termine prima di essere pubblicata. Ho già tutti i capitoli pronti, compreso l’epilogo finale e non aspettano altro che essere letti da voi. E’ per questo che sono sparita per un po’ ma sono pronta a tornare in carreggiata e darvi compagnia.
Bene... dopo questa piccola premessa ecco un piccolo anticipo di quello che stiamo per affrontare.
Emma Swan è una giovane ginnasta che sogna di prendere parte un giorno ai famosi giochi olimpici ma che aimè proprio ad un passo dalla realizzazione di tale sogno è costretta, cause di forza maggiore, a rinunciarvi. Riuscirà a raggirare l’infausto destino e a trovare la strada per il successo o il suo sogno rimarrà per sempre solo ed esclusivamente un sogno?
Scopriamolo insieme.
Genere: Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve, Regina Mills, Zelena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Amore olimpico
Capitolo 1

 
Sacrificio, determinazione, costanza... è questo il segreto del successo ed è questo  che mi hanno insegnato a perseguire fin da quando ero piccola. Mi presento, mi chiamo Emma Swan e ho un sogno nel cassetto: partecipare alle olimpiadi. 
Lo so, lo so, sembra un tantino pretenzioso da dire  ma quando hai la fortuna di far parte del centro tecnico nazionale di ginnastica artistica e sei a stretto contatto con persone che hanno segnato la storia di questo sport non puoi non sognare in grande. 
Ho sempre amato la ginnastica, non ricordo un solo periodo della mia vita in cui questo sport non mi abbia accompagnata, forse solamente nei primi mesi in culla ma anche lì ho i miei dubbi... mia madre sostiene di avermi sentita fare acrobazie già dentro la sua pancia. 
 A differenza di molti miei coetanei ho la fortuna di avere due genitori che mi assecondando in tutto ciò che riguarda la mia passione, non è da tutti credetemi, ma anche loro hanno avuto i loro momenti di perplessità a riguardo. Cinque anni fa ad esempio durante una comunissima gara, due tecnici della commissione chiamata a giudicare, parlando con la mia ex allenatrice le comunicarono il desiderio di volermi nella loro federazione. Mi osservavano già da un paio d’anni e secondo il loro parere da esperti, se desideravo diventare qualcuno, quello era il momento migliore per iniziare a lavorare come una professionista. Avevo solamente undici anni a quei tempi, vivevo in un piccolo paesino di periferia e avevo da poco terminato la quinta elementare. Ero ancora una bambina sotto tutti i punti di vista ma mi stavano offrendo un’opportunità che una sola volta mi sarebbe capitata nella vita. Il centro in cui mi sarei allenata era a km e km di distanza dalla mia casa e questo significava il dovermi trasferire, da sola, in una città tutta nuova. Avrei vissuto in un residence con altre ragazze della mia età, avrei frequentato per quanto riguarda la mia istruzione lezioni private e mi sarei allenata sei giorni su sette. Un sacrificio sia per me che per i miei genitori non indifferente e fu solo in quel momento che li vidi sul serio vacillare: c’era molto in gioco anche se ai tempi non capivo... stavano per prendere una decisone che avrebbe per sempre, sia in un modo che nell’altro, cambiato la mia vita. 
Il loro primo pensiero da genitori fu ritenere che fosse ancora troppo presto per me, che non fossi pronta data la mia giovane età a fare quel genere di esperienza. A breve poi avrei iniziato la scuola media e di sicuro non essendomi mai sottoposta a tante ore di allenamento non sapevano se sarei stata in grado di tenere i ritmi e ottenere buoni risultati sia a scuola che in palestra. Per non parlare che la mia vita sociale si sarebbe altamente ridotta, non che ne avessi ancora una visto che ero piccola ma era comunque un fattore da prendere in considerazione per un futuro. 
Erano più tentati per un no ma vollero ascoltare comunque il mio punto di vista e solamente allora, vedendomi davvero motivata come mai nella vita, decisero di darmi una possibilità. 
Iniziai ad allenarmi fin da subito nella nuova federazione con tenacia tanto da arrivare ad ottenere ottimi risultati già alle prime gare di serie A . Non era da tutti riuscire a piazzarsi sul podio già alle prime competizioni di quel livello e capendo che ero per davvero, a detta loro, un piccolo fenomeno già l’anno seguente ebbi la possibilità di allenarmi privatamente con lei... la regina indiscussa della ginnastica, colei che aveva vinto più ori olimpici in assoluto, la più grande ma allo stesso tempo la più temibile.... Regina mills. 
Allenarsi con lei è il sogno di ogni ginnasta nascente ma allo stesso tempo è un vero e proprio incubo. Quattro giorni di noiosissimo potenziamento e solamente due di esercizi agli attrezzi. Non esistevano pause con lei, se non quelle due ore della pausa pranzo e se accidentalmente ti fermi anche per un solo secondo durante gli esercizi lei ti fa ricominciare tutto da capo. Non esistono feste, uscite con gli amici e non esistono neanche le malattie con lei. Si sale in pedana sempre e comunque anche con 38 di febbre, è lei poi a stabilire se ti allenerei o tornerai a casa. Credevo sul serio che sarei morta nel giro di poco con lei ma sono passati già quattro anni dai miei esordi e ormai Regina è diventata un po’ come la mia seconda mamma.
“Il duro allenamento ripaga sempre”, “un giorno mi ringrazierai” mi diceva ogni volta che avevo un crollo e aveva ragione... ho dato anima e corpo in questi quattro anni e tutto l’impegno messo messo ha portato seriamente i suoi frutti. Proprio qualche mese fa sono stata convocata per la gara che aspetto da secoli... le qualificazioni per i campionati mondiali che se passati mi avrebbero dato l’accesso diretto al sogno di tutta una vita: i giochi olimpici. 
Regina ha sempre creduto in me nonostante non sia un tipo che lo dice apertamente e mi allena per questa gara da sempre. I miei non sono mai stati allenamenti normali, quando ero nella squadra junior ho sempre lavorato come una senior arrivando a portare in gara elementi di gran lunga superiori agli standard. Il suo scopo era farmi entrare nella categoria senior con già un bagaglio di lavoro avviato in modo da ottenere la convocazione per i mondiali già da subito e non perdere tempo nel dover perfezionare e imparare i nuovi elementi che questa categoria richiedeva. Il suo piano è riuscito alla perfezione devo dire, molte ragazze della mia età, tra cui quelle che si allenano nella mia stessa palestra, sono ancora molto indietro con il programma rispetto a me ma questo se da una parte mi fa sentire orgogliosa dall’altra mi ha sempre terrorizzato. La mia paura più grande, oltre a quella di non riuscire a coronare il mio sogno è sempre stata quella di deludere la mia allenatrice e pur di non farlo mi sono sempre spaccata la schiena in gara tanto da prendermi ramanzine su ramanzine dalla stessa Regina per il mio troppo strafare e mettermi in mostra. Non ho mai voluto mettermi in mostra in realtà, volevo semplicemente che lei fosse fiera di me e forse fino alla semifinale dei campionati mondiali lo è stata ma poi il giorno della finale è accaduto l’imprevedibile e tutto mi è scivolato dalle mani facendomi cadere nel baratro più totale. 
Trave,corpo libero, volteggio e parallele... mi ero aggiudicata la finale per tutte e quattro le specialità e in base al calendario di gara le avrei seguire in questo ordine. Feci qualche errore nella trave e nel volteggio, l’esercizio al corpo libero era stato a detta di Regina impeccabile di conseguenza  bisognava solamente attendere il mio turno alla parallele per capire il punteggio finale e scoprire se fossi passata. Le ginnaste con cui mi stavo sfidando erano tutte dei veri e propri mostri, non avevo mai faticato tanto per stare al loro passo. Molte di loro erano già reduci da alte competizioni mondiali e passate olimpiadi, io in confronto a loro ero una novellina di conseguenza qualificarmi per i giochi olimpici non sarebbe stato per nulla semplice. Salire sul podio lo ritenevo impossibile ma non mi importava poi tanto, non era quello il mio obbiettivo: quello che volevo era piazzarmi tra le prime dieci per potermi aggiudicare un posto.
  • Smetti di pensare a tutto quello a cui stai pensando e concentrati su quello che devi fare. Le parallele sono in tuo punto di forza quindi che sia chiaro Emma: nessun errore o ti allenerai per le prossime 48 ore no stop senza recupero post gara. Non strafare come al tuo solito, attieniti al programma originale e non aggiungere difficoltà maggiori nell’esercizio che è già abbastanza pesante e complicato. Questa è la gara che potrebbe aprire le porte del tuo successo quindi gioca bene le tue carte, concentrati sull’obiettivo e rendimi orgogliosa di te. - mi disse guardandomi dritta negli occhi per poi incoraggiarmi ad andarmi a preparare. L’esercizio  che avevo scelto di portare non era affatto semplice da eseguire ma nonostante ciò  in prova era sempre uscito alla perfezione. Con l’adrenalina di sicuro sarebbe andato ancora meglio pensai ma aimè... proprio nel bel mezzo dell’esercizio, dopo essermi data la spinta necessaria per poter fare un’acrobazia in aria, il famosissimo Jaeger, non riuscii ad afferrare correttamente lo staggio, l’asta della parallela, e caddi a terra piegando male una gamba e sbattendo successivamente la testa. Ricordo di essermi messa subito in piedi per poter tornare ad eseguire l’esercizio ma non appena poggiai il peso del corpo sulla gamba incriminata ricordo di aver sentito un dolore atroce e poi il nulla. Ricordo solo di essermi svegliata in ospedale, come ci sono arrivata lo ignoro.
  • Dove... dove sono.... - chiesi del tutto disorientata non appena mi svegliai capendo che quella non era di certo la mia stanza. 
  • Emma tesoro mio, ciaooo! Come ti senti?? Hai dolore? - era mia madre che parlava ma cosa ci faceva mia madre lì con me? - Regina ci ha chiamato e ci ha detto dell’incidente, abbiamo preso il primo aereo a disposizione ma  quando siamo arrivati eri già in sala operatoria. - incidente, sala operatoria? Che diavolo stava dicendo? 
  • Che... che è successo? Di che incidente parli? - provai a mettermi a sedere per poterli guardare meglio ma sia lei che mio padre mi bloccarono non appena tentai di farlo. 
  • Sta giù ok? Non puoi ancora muoverti. - mi spiegò papà dandomi un leggero bacio sulla fronte - non ricordi che cosa è successo? Stavi gareggiando e sei caduta dalle parallele. - la gara... è vero, la finale dei campionati mondiali, il mio pass verso il grande sogno. Ero caduta... lo ricordavo vagamente ma ero sicura di essermi rialzata. 
  • Dove’è Regina.... - chiesi l’istante dopo. 
  • sono qui Emma! - si avvicinò per farsi vedere: era rimasta in disparte perché c’erano i miei genitori lì con me e non voleva sentirsi di troppo considerato che non lo vedevo da mesi. 
  • Quanta penalità mi hanno dato? Credo di aver fatto bene la prima parte dell’esercizio quindi se anche la parte dopo la caduta è andata bene, se i punti di penalità non sono molti, ho ancora buone possibilità di essere entrata.... sono entrata vero? 
  • Dovresti riposare, hai preso una bella botta... ne riparliamo quando ti sentirai meglio magari ok? Non ci pensare adesso. - non era da lei sviare i discorsi e questo mi preoccupò parecchio. Per non parlare  poi che non riuscivo a muovermi e che da sdraiata non riuscivo a vedere il mio corpo per capire in che condizioni effettivamente fossi. Non avevo nessun tipo di dolore escluso il mal di testa ma non riuscivo comunque a muovermi. 
  • Regina dimmelo ti prego! Voglio sapere come è andata. 
  • Non hai portato a termine l’esercizio, sei svenuta non appena hai provato a rimetterti in piedi e di conseguenza l’esercizio non è stato valutato. 
  • Sono... sono svenuta? - domandai, a parte il rimettermi in piedi non ricaricavo nulla dopo la caduta. - no, io non...
  • Cadendo ti sei fratturata il femore e quando hai provato ad alzarti il dolore credo sia stato talmente forte da farti perdere i sensi. - mi ero rotta un femore? La valutazione del mio esercizio era stata nulla??? un incubo, era di sicuro un incubo non c’era altra spiegazione.
  • Gli altri esercizi come sono andati invece ? Ho ottenuto un punteggio sufficiente per....
  • Emma per favore, riposati! - mi supplicò
  • Non... non sono passata vero??? - le probabilità di piazzarsi tra le prime dieci con un esercizio valutato 0 era pressoché impossibile in più Regina sembrava non volerne parlare il che faceva della mia ipotesi una certezza assoluta. Ero fuori dalle Olimpiadi, avevo perso la mia possibilità. Certo, Avrei potuto tentare nuovamente tra quattro anni ma non era la stessa cosa. - Dimmelo ti prego! Sono fuori? 
  • Le tue tre esibizioni precedenti hanno avuto un punteggio altissimo e complici alcuni errori mostruosi delle tue avversarie nonostante il punteggio nullo delle parallele sei arrivata decima. 
  • Decima???? Sono decima... questo significa che.... sono dentro? Mi sono qualificata Regina???? Mi sono qualificata sul serioooooo???? - non potevo credere alle mie orecchie, ero riuscita a qualificarmi. -È... è meraviglioso!!!!! - ero in assoluto la ragazza più felice sulla faccia della terra. 
  • Aspetta Emma, non così in fretta! Non c’è nulla di cui gioire. Sei entrata è vero ma... hai un femore rotto e...
  • Mi riprenderò prestissimo Regina non preoccuparti e tornerò ad allenarmi anche il doppio di prima per poter recuperare il tempo che a causa dell’infortunio perderò, hai la mia parola.  E poi... Non sono di certo la prima ginnasta che si infortuna... ce la farò vedrai. - ne ero assolutamente convinta.
  • Hai fatto davvero una brutta caduta Emma, hai subito un intervento importante... 
  • non mi interessa! Io ce la farò! Che c’è: improvvisamente non credi più nelle mie capacità? - mi domandai il perché stava reagendo così, non era da lei gettare la spugna o incoraggiare i suoi atleti a farlo.  Guardai i miei sperando che almeno loro concordassero con me e provassero a farla ragionare ma prima di poter dir loro qualsiasi cosa li vidi scoppiare in lacrime, mia madre più che altro, mio padre tentò di trattenersi il più possibile. Iniziavano seriamente a preoccuparmi quelle reazioni ma non feci in tempo a domandare loro nulla che entrò il medico a controllare come stessi. 
  • Oh bene, vedo che sei sveglia! Come va? Senti molto dolore? 
  • No affatto anzi, non sento nulla in realtà. - risposi con onestà - forse un leggero fastidio alla gamba ma mi creda... ho vissuto cose peggiori. 
  • beh ottimo no??? Me lo dicevano che avevi la corazza dura. - mi sorrise per poi annotare tutto su quella che credo fosse la mia cartella clinica. - dimostra tenacia anche nella fisioterapia e vedrai che sarà una passeggiata per te rimetterti in sesto.
  • Davvero? E entro quanto pensa potrò tornare in palestra? Sono stata selezionata per i giochi olimpici e devo organizzarmi con i tempi se voglio partecipare. - improvvisamente anche la faccia del medico cambiò e da sorridente e scherzosa divenne seria. 
  • Credo che se lavorerai sodo, cosa in cui credo fermamente, in tre o quattro mesi potrai tornare a camminare senza nessun tipo di problema.
  • Quattro mesi???? Accidenti.... - le olimpiadi erano tra soli otto mesi - avrò solo quattro mesi per rimettermi in pari con gli allenamenti. Non ci sarebbe qualche procedura più celere per rimettermi a nuovo in minor tempo? Lo so le sembrerà una stupidaggine ma mi creda: la ginnastica è tutta la mia vita e finalmente sono ad un passo da coronare il mio sogno più grande, non posso perdere quattro mesi di allenamento.
  • Emma... purtroppo non ci sono soluzioni alternative, il programma di recupero è questo. Quattro mesi sono il tempo più breve credimi, c’è gente che impiega anche un anno fidati. Per quanto riguarda la ginnastica invece.... beh tra quattro mesi sarai nuovamente in grado di condurre una vita normale: camminare, correre... sarà come non aver mai subito un intervento per certi versi ma la ginnastica.... beh non credo che la tua gamba resisterebbe a quel tipo di sollecitazioni. 
  • Co... cosa sta cercando di dirmi con questo? - con quella frase aveva detto tutto e niente, perché i medici devono essere sempre così criptici? avevo una brutta sensazione addosso ma cercai in ogni modo possibile di mandarla via -  pensa che mi ci vorrà più tempo? Che dovrò aspettare le prossime olimpiadi? Cosa vuol dire che la mia gamba non resisterebbe?
  • Mi dispiace doverti dare questa notizia ma le probabilità che tu possa tornare a gareggiare a livello agonistico sono davvero remote. Potrai ancora fare qualche allenamento stando molto attenta ma non potrai più allenarti tutte quelle ore come prima. Anche volendo non ci riusciresti: rischieresti di farti male di nuovo. 
Fu in quell’esatto momento che il mio mondo crollò. Tutto quello che avevo fatto in quegli anni per arrivare dove ero arrivata, tutti quei sacrifici, tutte quelle rinunce a cosa erano serviti? A nulla.... per colpa di una stupidissima caduta tutto era andato a puttane. Non riuscii a dire nulla inizialmente, la notizia che mi avevano dato mi aveva frastornata al tal punto di non riuscire a formulare neanche una stupidissima frase di senso compiuto. Mi facevano domande, i miei cercavano di tranquillizzarmi ma io non li ascoltavo... nel mio cervello un’unica e sola frase risuonava ancora e ancora... la mia carriera era ufficialmente finita. Ero arrabbiata con il mondo intero, avrei voluto piangere, gridare, rompere tutto quello che mi passava tra le mani ma tutto quello che riuscii a fare, almeno inizialmente, fu fissare il vuoto. 
  • Emma hai fatto un ottimo percorso in questi anni, dovresti essere super orgogliosa dei risultati ottenuti... io lo sono, sono davvero molto orgogliosa di te. Gli incidenti succedono di continuo in questo sport ma non possono di certo fermarci... un atleta non si ferma davanti le difficoltà Emma e tu lo sai bene. Senti, lo so che stai soffrendo ma non è la fine... 
  • Parla per te! Tu la tua carriera l’hai fatta! - risposi per nulla cortese. - Hai ottenuto tutto quello che volevi, hai raggiunto i tuoi obbiettivi con successo e niente e nessuno ti ha ostacolata quindi non venirmi a dire che capisci quello che sto provando ora perché io...
  • Hai ragione, non so cosa significa, posso solo immaginarlo e già così fa schifo ma non è la fine credimi. La ginnastica può ancora essere parte integrante della tua vita... devi solo volerlo. - se avessi avuto la forza di alzarmi giuro che l’avrei picchiata. Mi limitai a lanciarle uno sguardo di sfida ignorando completamente che stavo parlando con la mia allenatrice. - il medico non ti ha detto che non potrai allenarti mai più, ha detto che non potrai farlo a livello agonistico perché il tuo corpo non sopporterebbe quei ritmi quindi se vuoi puoi ancora proseguire per questa strada: devi solo cambiare corsia. Continua a studiare e a migliorarti e poi magari, tra qualche anno, potresti accompagnarmi con le più piccoline nell’insegnamento. Ho piena fiducia in te Emma e anche se sei ancora solo una ragazzina sono sicura che potresti diventare un’insegnante davvero qualificata. 
  • Non diventerò mai allenatrice di un gruppetto di ginnaste che un giorno potrebbero raggiungere i traguardi che a me sono stati negati, non prenderò un aereo solo per partecipare ai giochi olimpici come allenatore e vedere gli altri farsi il culo per un oro E NON DIVENTERÒ MAI ALLENATRICE PERCHÈ IN UNA FEDERAZIONE CHE DI RISPETTI NON C’È ALLENATORE CHE NON ABBIA VINTO ALMENO UN BRONZO OLIMPICO. 
  • Emma...
  • HO CHIUSO PER SEMPRE CON LA GINNASTICA E ORA ANDATEVENE TUTTI VIA, VOGLIO RESTARE DA SOLA. - scoppiai in lacrime,  finalmente in grado di far trasparire le mie emozioni. 
  • Ehm...Emma forse lasciarti sola ora...
  • HO DETTO FUORI! TUTTIIIIIII! 
Nessuno di loro aveva voglia di lasciarmi da sola in quello stato, il mio pianto diventava di minuto in minuto sempre più intenso, ma non poterono far altro che assecondarmi in quanto la loro presenza mi agitava ancora di più. Odiavo vedere sulle loro facce quell’aria di compassione e odiavo ancor di più vederla sul volto di Regina. Lei non si lascia mai sopraffare dalle emozioni e se lo faceva la cosa era davvero grave. 
Una volta rimasta in stanza da sola provai quantomeno a calmare il mio pianto, la testa tra le lacrime versate e la caduta mi faceva un male assurdo, avevo riportato un trauma cranico tra le altre cose, ma per quanto mi sforzassi di non piangere e non pensare a quanto accaduto non riuscivo a smettere. Avevo atteso anni per quella finale, da piccola sognavo il momento in cui leggendo il tabellone delle valutazioni finali mi rendevo conto di essere ufficialmente passata; mi ero allenata con anima e corpo per riuscire ad ottenere quel risultato, avevo messo da parte tutta la mia vita secondo il principio che il sacrifico avrebbe ripagato ogni cosa e poi???? Tutto finito. La mia carriera era ufficialmente finita così come anche la mia vita. 


Note dell’autore: Salve a tutti, eccomi finalmente con una nuova storia sui miei adorati Emma e Killian. E’ da tanto che non mi faccio viva lo so ma ho preferito, come già specificato nell’intro di questa storia, terminare la storia prima di iniziare a pubblicarla, in questo modo almeno avrò la certezza di non dovervi farse aspettare a lungo tra un capitolo e l’altro. Spero vi faccia piacere questa notizia, sopratutto visto che alcune storie, un paio almeno, sono state lasciate in sospeso. Questa volta non accadrà quindi vi auguro una buona lettura e un buon proseguimento di giornata. A prestissimo. Un bacio.
 
  
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