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Autore: crazy lion    22/03/2021    1 recensioni
Crossover scritto a quattro mani con Emmastory tra la mia fanfiction Cuore di mamma e la sua saga fantasy Luce e ombra.
Attenzione! Spoiler per la presenza nella storia di fatti vissuti da Demi e dalla famiglia, raccontati nel libro di Dianna De La Garza Falling With Wings: A Mother's Story, non ancora tradotto in italiano.
Mackenzie Lovato ha sei anni, una sorella, un papà e una mamma che la amano e, anche se da poco, una saga fantasy che adora. È ambientata in un luogo che crede reale e che, animata dalla fantasia, sogna di visitare con i suoi. Non esita perciò a esprimere tale desiderio, che in una notte d’autunno si realizza. I quattro vivranno tante incredibili avventure con i personaggi che popolano quel mondo. Ma si sa, nemmeno nei sogni tutto è sempre bello e facile.
Lasciate che vi prendiamo la mano, seguite Mackenzie e siate i benvenuti a Eltaria, un luogo per lei e la famiglia diviso tra sogno e realtà.
Disclaimer: con questo nostro scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendiamo dare veritiera rappresentazione del carattere dei personaggi famosi, né offenderli in alcun modo.
Quelli originali appartengono alle rispettive autrici.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demi Lovato, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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CAPITOLO 32.

 

MOMENTI FELICI

 
A pranzo, nove persone raccontarono la loro giornata. Demi e Andrew sorrisero nel constatare che alla fine avevano avuto ragione: le loro bambine si erano divertite. Mackenzie disse anche di aver accennato alla sua adozione e parlato alle compagne del bullismo che aveva subito a scuola.
“È bello che tu abbia trovato due persone alle quali confidare tante cose.”
Hai ragione, mamma. Sono fantastiche.
Andrew chiese a Eliza quando avrebbero iniziato a preparare per la festa. Il cibo non necessitava di cottura, ma c’erano tante altre cose da fare.
“Ho invitato tutti alle otto e mezza. Sì, è un po’ tardi, ma ho pensato che in questo modo avremmo potuto goderci le prossime ore del pomeriggio e, verso le sei o poco più, sistemare.”
Gli altri approvarono quella sorta di piano. Demi si offrì di lavare i piatti e non accettò il no che la donna disse subito, quindi dopo aver insistito un altro po’ quest’ultima dovette arrendersi. A lavoro finito, la ragazza andò a riposare come tutti gli altri, trovando il fidanzato e le figlie già addormentati. Si sdraiò vicino ad Andrew facendo piano per non svegliarlo e gli sfiorò la mano, si girò su un fianco e chiuse gli occhi, non prima di aver sussurrato una preghiera.
“Per favore, Signore, se puoi fa’ che Kady e gli altri bambini dell’orfanotrofio stiano bene, trovino una famiglia e abbiano una vita felice. Se la meritano.”
Non aveva nessun ricordo materiale di loro, ma non li avrebbe mai dimenticati. Ognuno di quei piccoli aveva un posto speciale nel suo cuore. Voleva bene a tutti allo stesso modo, anche se Kady era quella che le sarebbe rimasta più impressa. Le sfuggì un singhiozzo nel ripensare a lei, ma per fortuna nessuno la udì. Andò in bagno a lavarsi la faccia e bevve qualche sorso, si rimise a letto e restò a fissare il soffitto.
 
 
 
Dopo aver fatto merenda con il dolce, che finirono, e un bicchiere di succo di frutta di gusti diversi a seconda della preferenza, tutti uscirono.
Chris e Kaleia, che erano tornati a casa per riposare, arrivarono accompagnati da Cosmo e Willow. Poco dopo li raggiunsero anche gli Hall con Sunny e Flame.
Le bambine si divertirono ad accarezzare gli animali, inseguirli e giocare con loro, mentre Agni e Flame si rincorrevano nel cielo.
“Ti invidio” confessò Lucy a Mackenzie.
Per cosa?
“Oggi sei andata al giardino, io invece a scuola a imparare, certo, ma anche ad annoiarmi. Stasera però c’è la festa e la mamma ha detto a me e a Lune che domani rimarremo a casa.”
Chissà, forse anche mamma Demi avrebbe fatto stare lì lei e Hope visto che sarebbero andate a letto tardi, ma la bambina non se la sentì di chiederglielo, almeno per il momento.
“Cosmo, no” lo richiamò Kaleia, dato che si era attaccato ai pantaloni di Hope e glieli stava mordendo.
Il cagnolino si staccò e, girando su se stesso, fece cadere a terra fiocchi di neve.
“Ma che… Fa nevicare?” chiese Andrew.
Ne aveva viste tante nei giorni precedenti, si stava in parte abituando a quel mondo magico e alle sue stranezze, a cose che la ragione umana non avrebbe saputo spiegare dato che non includeva la magia, ma questo non se lo sarebbe mai aspettato.
“I suoi poteri sono legati al ghiaccio e gli Arylu li utilizzano quando sono emozionati o felici” spiegò Christopher mentre Lilia, vicino a Cosmo, zampettava e creava piccolissimi turbini di vento.
Alcuni fiocchi finirono nel naso del cane che li aveva prodotti facendolo starnutire e tutti risero a quella scena, divertiti e inteneriti al contempo. La poca neve caduta si sciolse subito a causa del sole che, grazie al cielo, quel pomeriggio non era caldissimo, ma per i quattro umani fu comunque spettacolare vederla quand’era quasi estate.
Intanto, Lucy accarezzava Willow assieme a Mackenzie e la gatta, dopo essersi girata sulla pancia, prese la mano della seconda fra le zampe, tirò fuori gli artigli e se la portò alla bocca per morderla, tutto sempre in modo giocoso e senza farle male. Lune prese a coccolare Lilia e Cosmo tornò scodinzolando dai padroni, mentre i draghetti si riposavano sul prato antistante la casa.
Poco dopo arrivò anche Rover, che prese a giocare con i suoi simili e giunse Red con la famiglia.
 
 
 
C’erano un po’ troppi animali, per cui Demi andò dentro a farsi un caffè per prendersi una pausa da tutti quei versi e dalla confusione alla quale non era abituata, benché felice che le figlie si stessero divertendo sempre di più.
Quando tornò fuori, Willow si strusciò sulle sue gambe miagolando con insistenza e la ragazza si sedette. Un secondo dopo, la gatta le era già saltata in braccio. Demetria aspettò che trovasse una posizione comoda e, solo quando si acquattò iniziando a fare le fusa, prese ad accarezzarla.
“Ma come sei bella” sussurrò, rilassandosi e passandole una mano sulla schiena e dietro le orecchie.
Quando le grattò la testa, Willow la alzò e le leccò la mano per poi sfiorarla con il naso umido facendola sorridere.
In quel momento alla ragazza venne in mente di conoscere una canzone con la parola willow, come nome comune però. Era di un cantante, ma lei l’aveva sentita per la prima volta guardando Hunger Games, in una scena tristissima. Cercando di dimenticare quanto avesse sofferto vedendola, si concentrò su quella ninnananna. Alla gatta avrebbe potuto far piacere ascoltarla. Batman e Danny amavano sentirla mentre cantava qualsiasi canzone.
Deep in the meadow, under the willow
A bed of grass, a soft green pillow
Lay down your head, and close your sleepy eyes
And when again they open, the sun will rise
 
Here it’s safe, here it’s warm
Here the daisies guard you from every harm
Here your dreams are sweet and tomorrow brings them true
Here is the place where I love you
Come se avesse capito che in quel testo c’era il suo nome, Willow aumentò le fusa. Demi non cantò la seconda strofa, si fermò dove il brano si era interrotto nel film.
Lo udirono solo gli adulti, gli unici a essere ancora in silenzio, e ne rimasero incantati.
“Non è mia, se è questo che state pensando. Magari sapessi scrivere parole tanto semplici ed efficaci.”
“In ogni caso l’ho trovata fantastica, Demi, come tutte le altre che ci hai cantato.”
“Grazie, Kaleia.”
La ragazza la tradusse e Willow, intanto, si era già addormentata.
“Visto che parliamo di ninnenanne, vorrei chiedere una cosa a te e a Isla.”
“Certo, Kia. Se possiamo esserti d’aiuto, volentieri” le rispose la fata e le due si sedettero più vicine alla cantante.
“Voi siete mamme, io sono incinta solo da qualche mese e non ne so niente. Isla, i calcetti del bambino saranno dolorosi?”
La fata sorrise.
“Non direi, un po’ fastidiosi forse, ma proverai una sensazione così strana e bella quando li sentirai che non ci farai caso. Più il piccolo crescerà, meno spazio avrà per muoversi e più i movimenti diventeranno forti, ma non preoccuparti per questo.”
Kaleia tirò un sospiro di sollievo.
“Grazie al cielo! Temevo sul serio avrebbe fatto male. Sembro sciocca, vero?”
Demi le strinse la mano.
“No, non devi pensarlo neanche per un momento! È normale avere delle domande quando si resta incinta per la prima volta, secondo me, e non ti devi vergognare di porle.”
Isla annuì.
“Altre cose che ti preoccupano, cara?”
Le due fate si guardarono per qualche momento, sorridente la più grande, l’altra serissima.
“Il parto” mormorò. “So già che sarà doloroso. Mia mamma mi dice che, quando terrò in mano il mio bambino, dimenticherò tutto, ma a me terrorizza il prima. E se il dolore fosse troppo forte? E se non riuscissi a darlo alla luce da sola? E se ci fossero delle complicazioni?”
La fata non aveva idea di quali potrebbero essere state, ma Demi le intuì. A Eltaria non si conosceva molto la medicina a quanto aveva capito, sarebbe potuto accadere di tutto. Se Kia avesse avuto un’emorragia o bisogno di un parto cesareo, che cos’avrebbero fatto le ninfe? Sarebbero state in grado di aiutarla? E se sì, come? Con delle erbe, magari? Stava solo ipotizzando, sapeva poco o niente dei rimedi naturali.
“Amelie ti starà sempre vicina, ne sono sicura.” Isla prese a confortare Kaleia distraendo Demetria dai suoi pensieri. “E poi non è detto che ci saranno problemi. Se accadrà, in qualche modo le ninfe li risolveranno.” O almeno così sperava, non voleva pensare al peggio. “I miei due parti sono andati benissimo, non ci sono state difficoltà di alcun tipo e io e le mie figlie non eravamo in pericolo di vita.”
“Isla ha ragione” riprese Demi, cercando di mettere da parte quelle previsioni funeste. “Devi vivere con serenità la tua gravidanza: se tu sarai tranquilla, si sentirà meglio anche il tuo bambino e quando giungerà il momento lo affronterai un passo alla volta con le ninfe, la tua famiglia e soprattutto Christopher al tuo fianco.”
“Grazie mille a entrambe. Demi, qualche consiglio sulla maternità?”
“Hope era già grandicella quando l’ho adottata, ma per esperienza personale ti consiglio di dormire il più possibile quando il bambino riposerà, perché per i primi mesi piangerà e si sveglierà per mangiare di frequente e potresti non passare delle notti proprio tranquille. Non è sempre così, però, perché ci sono bambini che dormono per sei o più ore di fila. Quando comincerà a mettere i denti, verso i sei mesi, potrebbe salirgli un po’ di febbre e avere le gengive gonfie e arrossate. La febbre passerà nel giro di un giorno, o almeno di solito è così, e per le gengive ti consiglio di bagnare il ciuccio o passargli un panno, sempre imbevuto d’acqua, in bocca, per dargli sollievo. Non so se ci sono da voi, ma nel nostro mondo esistono anche dei giocattoli da mordere e degli anelli da dentizione che si tengono in frigo e, quando messi in bocca al bambino, gliela rinfrescano.”
“Mi informerò, ti ringrazio.”
“Ah, non preoccuparti se, per esempio, a otto o nove mesi non gattonerà o a un anno esatto non camminerà, ogni bambino ha i suoi tempi. Alcuni saltano il gattonamento o iniziano verso gli undici mesi per poi camminare per esempio a tredici, per cui stai tranquilla. Lo stesso vale per la parola: certi bimbi cominciano più tardi di altri, ma verso i due anni dovrebbe essere in grado di dire diversi vocaboli. Dovrai stimolarlo, ripetergli alcune parole, fargli annusare la frutta e dirgli, ad esempio, “Questa si chiama mela” con molta lentezza e più volte.”
“Wow, quante cose da sapere! Ma sono sicura mi serviranno.”
Isla sorrise.
“Il mestiere di mamma non è facile” commentò.
“No, affatto” riprese Demetria. “Ma penso che io e te siamo d’accordo su una cosa, Isla: è il più bello del mondo. E tu, Kaleia, sarai una madre fantastica, lo so.”
Il viso di Demetria si illuminò di una luce che Kaleia non aveva mai visto prima, il sorriso genuino sul suo volto le bagnò il viso di calde lacrime.
“Grazie. Non vedo l’ora di esserlo anch’io.”
 
 
 
Mentre le donne continuavano a chiacchierare scambiandosi consigli ed esperienze e alla loro conversazione si unì anche Eliza e gli uomini parlavano più nello specifico dei loro lavori e di quello che amavano fare nel tempo libero, le bambine e gli animali non smettevano un attimo di giocare.
Mackenzie sedeva sull’erba con le gambe distese e teneva in braccio Valiant, accarezzandolo e muovendo le dita affinché lui la seguisse con le zampe. Lucy, accanto a lei, coccolava Midnight che le era volato in braccio da poco e Lune accarezzava Lilia. Hope, a poca distanza, era circondata dai due draghetti e gli altri tre cuccioli di Red, ognuno dei quali richiedeva attenzioni e coccole e voleva divertirsi. La mordicchiavano e le facevano piccoli, finti assalti. Christopher la raggiunse, si chinò alla sua altezza.
“Ti piacciono?” le chiese con un gran sorriso.
“Li voio tutti” rispose Hope battendo le manine.
Il ragazzo le diede un bacio, raccomandò ai cuccioli di non farle male e tornò al suo posto.
Poco dopo i piccoli, Cosmo compreso, presero a correre, anche quelli che si stavano facendo coccolare e le bambine li inseguirono, in un continuo movimento di zampe e piedi. Le bimbe si gettarono sull’erba, tanto per giocare e scoppiarono a ridere di cuore. Era liberatorio divertirsi e fare cose anche stupide senza pensare a niente. Cosmo riprese a far fioccare la neve ovunque andasse, anche addosso alle piccole che, gridando di gioia, la prendevano a manciate e se la lanciavano e Lilia faceva sentire il suo vento ogni volta che passava loro accanto.
“Venite, bimbe, vi mostro una cosa” disse a un tratto Kaleia richiamando a sé anche i due Arylu e lasciando gli altri animali a giocare.
Cosmo le si fece vicino.
Kaleia, che era andata in casa a prendere un sacchetto di crocchette, ne avvicinò una al muso del cagnolino e alzò il braccio.
“Seduto.”
Lui obbedì.
“Bravo, Cosmo” si complimentò e gli diede il suo premio.
Bravissima! Come ci sei riuscita?
Mackenzie sbarrò gli occhi. Sarebbe mai stata in grado di insegnare a Lilia una cosa del genere?
“Da quando è entrato nella mia vita, ormai quattro mesi fa, mi sono appassionata di psicologia canina e ho letto dei libri sul modo in cui educare gli Arylu.”
Le spiegò un altro comando, le passò una crocchetta e la bambina corse come le aveva detto. Lilia che, come ogni cane, aveva l’istinto di seguire ciò che si muove, andò da lei. Se avesse potuto parlare, Mac avrebbe dovuto semplicemente dire:
“Vieni”,
ma per fortuna c’era un’alternativa. Ricevuto il suo premio, la cagnolina si avvicinò a Cosmo e mangiarono insieme.
Me ne fai vedere un altro, per favore?
Adulti e bambine rimanevano in silenzio a osservare quella sorta di lezione.
“Magari può farlo la tua mamma, visto che avete un cane ne saprà qualcosa, no?”
Demi si alzò, dato che Willow si era da poco spostata su una sedia libera lì vicino.
“In effetti sì, ho studiato anch’io dog training e psicologia del cane nel tempo.”
I presenti non capirono le parole in inglese, ma immaginarono fossero qualcosa di simile a ciò che aveva detto Kaleia.
La ragazza prese una crocchetta dal sacchetto e si avvicinò a Lilia, che fece sedere. Con quel piccolo premio disegnò una L sotto il suo naso. Lei non capì cosa fare. Leccò e mordicchiò la mano della cantante che però si ritrasse.
Che fai, mamma? Dagliela pregò Mac.
“No. Voglio che si distenda a terra, non che si comporti così.”
Ma Lilia era ancora piccola, era più che normale che non capisse o non imparasse subito i comandi. Demi continuò a provare e riprovare, beccandosi anche qualche morso alla mano che le fece male, ma dopo una trentina di tentativi la cagnetta si sdraiò a terra e ottenne ciò che tanto bramava.
“Forse adesso ha capito” disse Kaleia. “Cosmo invece fa fatica con questo, che però è complicato per tutti gli animali in generale.”
"Cosmo? La zampa." Chiese, per poi scivolare nel silenzio.
Gli portò il cibo sempre davanti al naso e aspettò. L'Arylu leccò e mordicchiò più volte ma lei non glielo diede, almeno non finché lui non alzò la zampa. Quando lo fece colpì il pugno chiuso della sua padrona che lo premiò. Mackenzie provò con Lilia ma questa non ne volle proprio sapere, allora la piccola su suggerimento della fata le sollevò la zampa e la lasciò mangiare in modo che la cagnolina associasse quel movimento al premio.
“Pensa,” le disse, “ci vuole solo un secondo perché i cani facciano quest’associazione.”
Tutti fecero i complimenti a Mac, alla fata e a Demi, affascinati dalla loro bravura. Kia se ne intendeva un po’, ma era la prima volta che Mackenzie imparava cose del genere.
“Le ho insegnato solo un comando, non è un granché” rifletté Demetria, che come sempre tendeva a sminuirsi.
Odiava con tutte le sue forze quel lato di sé, da anni ci lavorava per migliorare, ma si era resa conto che non poteva farci molto. Costituiva una parte del suo carattere, punto.
Si accorse in ritardo di aver pronunciato due parole in inglese senza cantarle. Che questo volesse dire qualcosa sul sogno di Mackenzie? Che si stesse svegliando? Smise di respirare e quando dopo diversi secondi ricominciò, le parve di stare per annegare, di trovarsi in un mare in tempesta che voleva sovrastarla con le sue onde alte metri e metri e risucchiarla negli abissi. Non voleva andare via da Eltaria, non poteva. Non adesso. Nessuno di loro sarebbe mai stato pronto a lasciarla, ne era certa, anche se prima o poi avrebbero dovuto farlo. Ma sperò che fosse il più tardi possibile. Aspettò uno, due, cinque minuti ascoltando a malapena le chiacchiere degli altri e i versi degli animali. Non accadde niente e Mackenzie era tranquillissima, non scriveva in modo concitato né si leggevano sul suo volto espressioni particolari.
Bene, staremo ancora qui!
Demi tirò un lunghissimo sospiro di sollievo e le parve che ci fosse di nuovo aria.
“Bucky!” gridò Hope, che finalmente era riuscita a dirlo. Gli corse incontro. Con lui c’erano Darlene e i loro sei piccoli. “Mac Mac, Lucy, Lune. Cuccioli” le avvisò e le amiche e la sorella si affrettarono a raggiungerla.
Andrew e Demi sorrisero, orgogliosi che la loro piccola fosse stata in grado di pronunciare la parola cuccioli, non così facile per la sua età.
I piccoli erano quattro marroni e con una striscia bianca sulla schiena, come il padre e due sembravano argentati, ma in realtà erano un po’ più chiari della madre che aveva il pelo grigio. Mackenzie ne prese uno in mano. Era un po’ più grande di essa anche a causa della lunga coda, ma ci stava.
“Darlene ha partorito a inizio primavera.” Christopher le sfiorò il pelo. “Ora i cuccioli sono abbastanza grandi da uscire dalla tana, come avete visto, e iniziano ad arrampicarsi.”
Non resistendo più Demi ne prese uno in mano e questi squittì. La ragazza lo accarezzò con gesti delicati dalla testa alla coda mentre lui la guardava con i suoi occhioni dolci.
“Grazie, adoro le tue coccole, fammene ancora” pareva supplicare.
“Andrew, dimmi, non è tenerissimo?”
L’uomo lo accarezzò immergendo le dita nel suo pelo soffice.
“Pazzesco, stiamo davvero toccando uno scoiattolo. Non ci posso credere.”
Il piccolo era simile al padre e Demetria chiese a Kaleia se si trattasse di un maschietto o di una femminuccia.
“Il primo. Si chiama Rodney e abbiamo trovato il nome solo a lui. Tra i piccoli di Red e questi, cercare il nome giusto per ognuno non è facile e poi stiamo ancora provando a capire che carattere hanno per associarne uno, non vogliamo darlo così a caso. Loro due, invece,” e indicò i piccoli più chiari, “sono femmine.”
Con tanti cuccioli, Mackenzie e Hope non sapevano più chi coccolare. Avrebbero voluto farlo con tutti insieme allo stesso tempo, ma non era possibile, per cui per il momento si concentrarono solo su quelli di Bucky che non facevano che leccarle e mordicchiarle. Alcuni provavano anche ad arrampicarsi sulle loro gambe e, arrivati in cima, cadevano, ma non si facevano mai male.
 
 
 
Nel frattempo Demi, Eliza, Isla, Sky e Kaleia sparirono dentro casa dove gonfiarono e appesero palloncini a porte, finestre e sedie. Christopher e Noah vennero ad aiutarle e, grazie a una scala in legno, arrivarono ad alcuni rami degli alberi e ne appesero anche lì. Fu un lavoro lungo che non risparmiò nessuno da un forte mal di testa che però passò in fretta, e quando guardarono la loro opera e videro tutti quei colori – rosso, bianco, verde, blu e giallo – riempire l’ambiente, sorrisero. Alle bambine e agli invitati sarebbe piaciuto da morire.
Gli uomini, Oberon compreso, le aiutarono anche ad appendere delle bandierine colorate alla porta di casa, alle quali i piccoli di Bucky si attaccarono per dondolarsi rischiando di strappare tutto. Tutti risero di cuore vedendoli ed Eliza li fece scendere.
“Guardate come sono felici le nostre figlie” constatò Oberon con espressione sognante.
La moglie e i fidanzati annuirono.
“Lucy e Lune sono più contente da quando hanno conosciuto Mackenzie e Hope” continuò l’uomo, cosa che ai genitori fece un piacere immenso.
“Per le nostre vale lo stesso” constatò Andrew.
“Vorrei che la loro vita fosse sempre così” mormorò Demi al suo ragazzo, “hanno già sofferto troppo. Ma so che non potranno essere sempre contente, e che una volta tornati alla realtà ricominceranno i problemi. Non che qui non ne abbiamo avuti, ma si ripresenteranno quelli che avevamo prima.”
“Se fosse possibile vorresti davvero restare a Eltaria, Demi? Lasciare tutto?”
Lei scosse la testa.
“No, non sto dicendo questo. Ho solo paura di tornare a casa, credo, di vivere di nuovo la vita vera. E anche se non lo dice, sono sicura che Mackenzie prova le stesse cose.”
Si strinsero le mani.
“Sei gelida!”
“Quando temo qualcosa mi si raffreddano le mani, lo sai” sussurrò lei, la voce che le tremava.
Non siete sole. Insieme siamo ancora più forti.”
Si misero in disparte e si avvicinarono pian piano, unendosi in un bacio profondo e passionale che infiammò ancor di più i loro cuori del calore dell’amore.
 
 
 
Poco dopo tutti, animali compresi, entrarono in casa. Gli amici a quattro zampe e Midnight si sparpagliarono sul tappeto e sopra il divano, giocando o rilassandosi, gli adulti si sedettero al tavolo della cucina e le bambine a quello del salotto dove Lucy, qualche giorno prima, aveva fatto i compiti. Lì presero un grande quaderno e disegnarono, un po’ a testa, un castello. Mackenzie, la più brava delle quattro, cancellò e ridisegnò alcuni punti e rifinì qualche dettaglio, poi tutte andarono dagli adulti.
“Che bel castello!” esclamò Sky.
“Ti piace? L’abbiamo disegnato insieme” rispose Lucy.
“Ah, allora è anche per questo che è fatto così bene.”
Le bambine, orgogliose dei complimenti della fata, sorrisero e la ringraziarono.
Enorme e colorato aveva due torri, una per lato, che svettavano fino al cielo, un portone decorato e un fossato. Ma il dettaglio che tutti trovarono simpaticissimo fu che anziché i coccodrilli, esso aveva dentro Tarka e Tex, le lontre viste alla gita. In fondo erano state quattro bambine a fare il disegno e avrebbero potuto spaventarsi anche solo nel sentir parlare di quelle belve feroci. Davanti al castello due elfi stavano di guardia. Indossavano una divisa verde come la natura che il bosco di Eltaria rappresentava, o perlomeno questo aveva pensato Mackenzie, che lo spiegò.
“E chi ci vive?” domandò Noah. “Un re, una principessa, o un’intera famiglia reale?”
Nessuna di loro ci aveva pensato, così ammisero che non ne avevano idea.
“So io chi.”
“Dove vai?”
Christopher fu subito accanto a Kaleia non appena la vide alzarsi.
“A casa a prendere una cosa per le bambine. Vieni con me? Possiamo lasciare qui gli animali.”
I due fecero in fretta e tornarono con in mano una bambolina a testa. Quella della ragazza rappresentava una fata e il protettore, invece, teneva un folletto vestito da cavaliere, addirittura con in mano uno scudo che sopra aveva disegnato un quadrifoglio. Le misero davanti al disegno del castello, ancora disteso sul tavolo, per usarlo come scenografia.
“Facciamo finta che siano a un ballo” disse Kia.
In effetti la ragazza indossava un vestito da sera giallo, con delle paillette sul davanti e frange attorno ai polsi. Il cavaliere era in armatura, ma non importava. Le piccole finsero che anche lui fosse elegante, benché non avessero idea di come dovessero essere vestiti i cavalieri, né in che epoca fosse ambientata quella scena. Ma i dettagli non interessavano a nessuno, trattandosi di un gioco.
Per le piccole fu più facile immaginare un’orchestra che suonava archi e fiati, mentre dame e cavalieri danzavano leggiadri. Risultò più complicato per gli adulti, che però concentrarono la loro attenzione sulle due bambole che si muovevano da sole. Non c’erano né una mano né un filo a guidarle, bensì polvere di fata, la solita sparsa nell’aria.
“Mi devo ancora abituare del tutto a vederla fluttuare.”
“Lo capiamo, Andrew. Io sono umana, ma ho sempre vissuto in questo mondo, quindi non è stato un problema, ma per chi arriva da fuori è diverso.”
Con l’aiuto di Eliza le bambine attaccarono con lo scotch il disegno al frigorifero, dopodiché Lucy propose di fare un giro in piazza. Mancava ancora tempo all’arrivo degli invitati, avrebbero potuto concedersi un’altra oretta prima di iniziare a preparare tutto, ragionarono gli adulti.
Dopo aver cambiato le piccole, dato che si erano bagnate i vestiti con la neve e li avevano sporcati gettandosi nell’erba, le due coppie si ritrovarono davanti a casa di Eliza assieme agli altri.
Mentre attraversavano il villaggio Andrew, Demi e Mackenzie si resero conto che tutti li salutavano e sorridevano loro. E in quel momento si sentirono parte di qualcosa di più grande della propria famiglia a Los Angeles o di quella che avevano costruito lì con i loro amici, capirono che tutti li consideravano membri della comunità di Eltaria. I due fidanzati si strinsero la mano, tremando per l’emozione, mentre Mackenzie sentì il suo cuoricino scaldarsi. Osservando il cielo limpido, ringraziarono in silenzio tutti gli abitanti di quel luogo per aver cambiato idea su di loro e quelli che, invece, li avevano accolti in casa propria dando a ognuno, nel tempo, tutto il loro affetto facendoli anche ambientare, e infine le altre persone che avevano conosciuto, alcune delle quali si trovavano nel loro gruppo in quel momento.
C’erano solo tre bancarelle.
“Iniziano a preparare per Notteterna” disse Kaleia. La cantante, il suo ragazzo e la figlia le lanciarono uno sguardo interrogativo. “Si tratta di una festa, che va dall’inizio della stagione in arrivo per cinque notti di fila, per celebrare l’estate che comincia. Ci sono cibo, giochi, musica e una sfilata di moda.”
“Interessantissimo, vorremmo essere qui per vederlo.”
Demi parlò a nome di tutti e quattro, credendo che anche gli altri avessero la sua stessa opinione.
“C’è già qualcosa alle bancarelle, se volete. Mancano diversi giorni al 21 giugno, ma alcuni si preparano prima per dare la possibilità ai passanti di godere già in piccola parte del festival. Venite!”
La fata li guidò verso la prima, dietro la quale stava un elfo con i capelli neri e lunghi e un’espressione sorridente.
“Ciao, Duilin.”
“Ciao, Christopher, come posso aiutarti?”
“Abbiamo alcuni amici con noi che vorrebbero vedere cosa vendi.”
“I famosi umani esaminati dalle Anziane, tutto il bosco parla di voi. Anche se siete qui da giorni, lasciate che vi dia il mio personale benvenuto in questo regno.”
Sorrise con calore e tutti gli adulti capirono che era sincero, non lessero nulla di maligno nelle sue parole. Aveva una voce melodiosa, come l’acqua cristallina di un lago. Quando cantava doveva essere bravissimo.
“Il piacere è tutto mio, Duilin.”
Demi strinse la mano che lui le porgeva, dubitando solo un momento perché non l’aveva visto allungarla e aveva temuto che tra gli elfi si usasse comportarsi in modo diverso in occasioni del genere.
Anche Andrew e Mackenzie si presentarono e l’elfo sorrise ancor di più alla piccola, salutò Hope muovendo la mano e quest’ultima ricambiò.
“Ecco qui.” Appesi ad alcune sedie vicino al banco teneva diversi palloncini, uguali a quelli che Demetria aveva gonfiato assieme alle altre. “Sono magici. Prova, cara, scoppiane uno.”
Lo passò a Mackenzie. Sopra c’era il disegno di un affascinante arcobaleno. La piccola obbedì e della polvere magica si sparse tutto attorno, in parte le finì anche addosso, ma non era come quella che vedeva sempre nell’aria, bensì dei sette colori dell’arcobaleno.
Wow!
“Bello, vero? Ora è il tuo turno.”
Da quello di Hope schizzò fuori polvere d’argento e il disegno sopra raffigurava un moto d’aria stilizzato.
“Bello!” trillò la piccola.
“Quindi questa roba che esce ricorda la figura?” chiese Demetria.
“Esatto, hai capito benissimo. I bambini si divertono un sacco con questi” rispose l’elfo.
“Sì, lo vedo.”
Le bambine stavano ancora ridendo e giocando con la polvere che avevano su mani e vestiti, mentre Lucy e Lune provavano a loro volta.
La seconda e la terza bancarella erano tenute da due gnomi uguali in tutto e per tutto, sia nel fisico capelli scuri tagliati corti, occhi color miele, stessi altezza e lineamenti del viso, ma si somigliavano anche nel modo di muoversi.
“Sono gemelli” spiegò Noah.
“Cavolo, non ne avevo mai incontrati nella mia vita prima d’ora!” esclamò Andrew, che rimase letteralmente a bocca aperta.
Incredibile che al mondo potessero esistere due persone tanto simili.
“Ciao, Boris” continuò Noah stringendogli la mano.
Dopo le presentazioni, lo gnomo offrì a ognuno un pasticcino al cioccolato, alla crema o alla marmellata a seconda dei gusti. Aveva anche qualche torta, cioccolatini di varie forme e tipi, alcuni ad Arylu, altri a Pyrados o Slimius ma anche ad altri, diversi animali del bosco e pastine. Il caldo pomeriggio aveva lasciato il posto, ormai da un po’, a una serata in cui spirava un vento fresco, per cui non c’era pericolo che i prodotti si sciogliessero o rovinassero.
“Buono” fece sapere Hope, con la bocca sporca di cioccolato.
“Sono felice che ti piaccia, piccola. Ne do volentieri un altro a tutti, prendete pure. Faccio io alcuni di questi dolci, altri invece li compro.”
La sua voce era profonda, ma non per questo sgradevole, anzi.
Anche gli altri apprezzarono e, dopo aver ringraziato, si diressero da Roderick. Faceva giochi a premi: chi vinceva ne otteneva uno. Ma doveva ancora organizzarsi e sul suo banco c’erano solo alcuni peluche.
“Se volete potete prenderne uno a testa. Ve lo do gratis” disse alle bambine.
Nessuno aveva fatto pagare loro nulla quella sera, nonostante le insistenze delle due coppie di genitori.
“Grazie, anche da parte delle mie amiche. Sei gentile” rispose Lucy.
“Sì, grazie infinite” rispose Lune, che aveva imparato solo da poco quell’ultima parola.
Orgogliosa di lei e del fato che tentasse sempre di più di parlare Isla sorrise, pregando che un giorno anche Mackenzie ci sarebbe riuscita.
Hope scelse uno Slimius, Lucy un cerbiatto, Mackenzie una lepre e Lune una marmotta, tutti con pelo o piume soffici come neve.
Demi rifletté sul giorno in cui aveva vissuto una situazione del genere nella vita reale, quando Andrew le aveva regalato il delfino con il quale dormiva nelle notti in cui lui non era con lei.
“Ne volete anche voi?”
Roderick indicò gli adulti. Non avevano pensato di prendersi un giocattolo, ma poteva essere carino, e chi aveva detto che i peluche piacevano solo ai bimbi? Andrew e Demetria scelsero due lontre, Isla e Oberon un paio di marmotte, Christopher e Kaleia due caprioli, Sky e Noah due api ed Eliza una falena.
“Mi sembra di tornare bambina!” esultò Sky.
Quando rientrarono le bambine ripresero a giocare, fuori casa, con Cosmo, Lilia e Midnight e i peluche. Gli altri animali si allontanarono, non prima di aver salutato tutti con squittii o zampate sulle ginocchia. Kaleia raccomandò loro di tornare presto: li voleva tutti alla festa e fu sicura che, in qualche modo, le volpi e gli scoiattoli avessero capito. I due Pyrados andarono a caccia. Gli adulti appoggiarono sul tavolo una tovaglia a fiori, piatti e bicchieri di plastica ancora impilati e il cibo in appositi contenitori coperti con dei tovaglioli e le bibite al centro. Misero a punto molti altri dettagli e, quando tutto fu pronto, guardarono entusiasti il loro lavoro. Con grande sorpresa dei due fidanzati umani, Eliza aveva collegato una radio a una presa di corrente esterna alla casa in modo che anche la musica, oltre alle conversazioni e alle risate, allietasse quella serata.
“C’è una stazione in cui fanno solo walzer, walzer lenti, mazzurche, polche e tanghi” spiegò. “E anche se non tutti sapranno ballarli non importa. Fate ciò che riuscite e non vergognatevi. Divertiamoci!” trillò facendo sorridere tutti.
“Non credevamo aveste una radio, qui” considerò Andrew, “ma siamo felici che la musica faccia parte anche del vostro mondo.”
Dopo una cena frugale, nella quale mangiarono poco per poi servirsi al buffet, tutti si sedettero sul divano ad aspettare per festeggiare in compagnia.
 
 
 
 
CREDITS:
Sting, Deep In The Meadow
 
 
 
NOTA:
Emmastory ha fornito tutte le informazioni di dog training. Anni fa se n’è appassionata guardando It’s Me Or The Dog, un programma televisivo in cui un’istruttrice dava utilissimi consigli. Si chiama Victoria Stilwell, è britannica e ha scritto dei libri sull’argomento. Collabora anche con i gruppi di soccorso e adozione di tutto il mondo e sostiene il Wisconsin Puppy Mill Project, per incrementare la consapevolezza della crudeltà nascosta dietro gli allevamenti di cani a solo scopo di lucro. Ha fatto anche da volontaria per la ASPCA, un acronimo che sta per American Society for The Prevention of Cruelty to Animals, o Associazione Americana per La Prevenzione della Crudeltà sugli Animali. In più ha un blog e offre dei corsi per persone che vogliono fare il suo stesso lavoro o anche solo condividere la filosofia della donna, priva di forza e coercizione.
   
 
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