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Autore: crazy lion    22/03/2021    1 recensioni
Crossover scritto a quattro mani con Emmastory tra la mia fanfiction Cuore di mamma e la sua saga fantasy Luce e ombra.
Attenzione! Spoiler per la presenza nella storia di fatti vissuti da Demi e dalla famiglia, raccontati nel libro di Dianna De La Garza Falling With Wings: A Mother's Story, non ancora tradotto in italiano.
Mackenzie Lovato ha sei anni, una sorella, un papà e una mamma che la amano e, anche se da poco, una saga fantasy che adora. È ambientata in un luogo che crede reale e che, animata dalla fantasia, sogna di visitare con i suoi. Non esita perciò a esprimere tale desiderio, che in una notte d’autunno si realizza. I quattro vivranno tante incredibili avventure con i personaggi che popolano quel mondo. Ma si sa, nemmeno nei sogni tutto è sempre bello e facile.
Lasciate che vi prendiamo la mano, seguite Mackenzie e siate i benvenuti a Eltaria, un luogo per lei e la famiglia diviso tra sogno e realtà.
Disclaimer: con questo nostro scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendiamo dare veritiera rappresentazione del carattere dei personaggi famosi, né offenderli in alcun modo.
Quelli originali appartengono alle rispettive autrici.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demi Lovato, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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CAPITOLO 33.

 

FESTA

 
Marisa fu la prima ad arrivare. Si spostarono tutti fuori, sotto il gazebo, e la ragazza si avvicinò a Demi.
“Ciao.”
La salutò in un bisbiglio e sollevò un po’ la gonna blu che portava, troppo lunga per lei dato che le arrivava poco oltre i piedi.
“Ciao, Marisa. Come va?”
“Bene, grazie. E tu come stai?”
“Ho passato un bellissimo pomeriggio.”
“Mi fa piacere.”
Tra le due cadde un pesante silenzio: non si conoscevano molto e, dopo la loro discussione su Willow, era difficile per entrambe trovare un argomento di conversazione. La cantante si sfregò una mano sui pantaloni corti e arrossì, mentre la strega si schiariva la voce.
“Demetria, volevo dirti che so che non hai una buonissima opinione di me per quanto riguarda la gatta e il modo in cui mi sono comportata. Come ti spiegavo avrei dovuto capire meglio, ho sbagliato e mi sono data tante volte la colpa delle sue sofferenze, e…”
“No, aspetta.” In uno slancio di qualcosa di simile all’affetto, ma che non riuscì a identificare, Demetria le prese la mano frenando quel fiume di parole. “Non ce l’ho con te, non più. È vero, tutta la situazione mi è sembrata particolare e sì, forse avresti potuto fare di più, ma alla fine hai agito come potevi in base a quello che notavi. E non è colpa tua, ma di… beh, lo sai.”
Non riusciva neanche a dire quel nome, Zaria, che tra l’altro trovava bruttissimo, cattivo un po’ come lei o, meglio, come la strega che Demi si era figurata sentendo la storia di Willow. Chi fa del male agli animali non può essere una persona gentile, pensava.
“Sì, lo so benissimo e mi vergogno al posto suo per quello che ha fatto.”
La voce le si spezzò e la stretta di Demi aumentò. La ragazza prese ad accarezzarle il viso con l’altra mano e la strega non si sottrasse a quel contatto.
“Ascolta, non voglio più parlare male di tua madre. Ha sbagliato, ma so che nonostante il vostro rapporto difficile le vuoi bene e non è mia intenzione ferirti con parole cattive su una donna che sì, ha commesso a mio avviso errori enormi, ma che neanche conosco.”
“Non preoccuparti, se le merita, ma grazie.”
Marisa le sorrise e rilassò i muscoli.
“Tu sei una persona dolcissima e gentile, le mie figlie con te si trovano bene e voglio che non ci siano dissapori tra me e te. Non desidero che tu pensi che sia ancora così, perché ti assicuro che è tutto il contrario.”
“Allora ogni cosa è sistemata?”
Marisa si asciugò sulla gonna una mano sudata.
“Ma certo.”
Si diedero il cinque e la strega ritrovò il sorriso e l’allegria. Si avvicinò a Kaleia.
“Demetria, tua figlia disegna bene. Non era un castello perfetto, ma anche se si trattava di uno schizzo si vede che ci ha messo impegno per renderlo il più realistico possibile.”
“Grazie, Sky. Ogni tanto la psicologa mi mostra i disegni che fa quando è da lei: la sua vecchia casa, i genitori, una pistola” spiegò, mesta.
“Tutti segni del trauma, immagino.”
“Esatto. Il che è positivo perché significa che riesce a buttar fuori quello che prova, ma vorrei anche che si sbizzarrisse con qualcosa di più felice, che fosse più spesso serena.”
“Questo è il desiderio di tutte le mamme” intervenne Isla.
“E non solo” disse Oberon.
“Inoltre, viste le cose brutte che ha passato, è normale che tu la pensi in questo modo. Le hai mai chiesto se le piacerebbe disegnare, che ne so, il vostro cane o il gatto?”
“No, Eliza. Dovrei provare a spronarla? Ci ho pensato, ma non vorrei mai forzarla a fare qualcosa che non si sente.”
“Potremmo spiegarle che deve farlo solo se vuole.” Andrew si unì alla conversazione. “In questo modo, se a casa vorrà disegnare , proverà a farlo seguendo uno dei nostri suggerimenti e si troverà bene, potrebbe sentirsi meglio e magari parlare anche di questo con Catherine.”
Era una possibilità alla quale né lui né la ragazza avevano mai pensato e affatto una cattiva idea, anzi. Forse il disegno avrebbe potuto aiutarla, almeno un po’, più di quanto facevano le parole che scriveva per sfogarsi. Del resto aveva solo sei anni.
“Grazie, ragazzi. Gliene parleremo sicuramente e faremo presente questo suggerimento anche alla psicologa per sapere che ne pensa” asserì la cantante.
Le bambine, rimaste fuori dal gazebo a giocare con gli animali, anche con quelli che intanto erano tornati, corsero dentro come quattro piccoli tornado.
“Mamma, mamma!” esclamarono Lucy, Hope e Lune.
“Calmatevi, che c’è?” chiese Isla, ma fu Mackenzie a rispondere.
Ci sono Carlos e Aster. Quando arriveranno Mahel, Harmony e i loro genitori? Io voglio vederle.
Mentre Eliza andava incontro agli ospiti, Demi scompigliò i capelli della figlia.
“Sono le otto e mezza, saranno qui a momenti.”
“Hola a todos.” Carlos fece il suo ingresso utilizzando il solito spagnolo. “Come state?”
Dopo i saluti, Mackenzie gli si avvicinò.
Devo chiamarti Mister Ramirez o Carlos? Sei ancora il mio maestro anche se siamo a questa festa, giusto?
La mamma le aveva sempre insegnato a non mancare di rispetto a nessuno e non voleva farlo con un insegnante.
L’uomo rise piano.
“Tranquilla, Mac, per stasera chiamami soltanto Carlos e potranno fare così anche Mahel e Harmony.”
La bambina lo abbracciò e lui ricambiò con affetto.
Poco dopo si precipitò fuori a salutare le sue amichette e i loro genitori, che andarono subito a presentarsi ad Andrew e Demi. Le figlie erano la loro copia sputata. La prima cosa che la cantante notò dei genitori di Harmony fu che erano davvero alti per gli standard umani, arrivavano di sicuro al metro e novanta. Non che nel mondo da dove veniva lei non ci fosse gente di quell’altezza, ma di certo non era così frequente vederne. La donna le strinse la mano con un gesto delicato.
“Harmony parla ogni giorno di Mackenzie, sai? Da quando l’ha conosciuta è diventata importantissima per lei” le disse la donna.
“Ne sono felice. Anche mia figlia mi racconta ogni giorno quello che succede a scuola e ciò che fa con le compagne.”
Il padre di Mahel, un folletto del vento dalla voce grave, affermò:
“Mia figlia in questi giorni chiede di continuo:
“Sapete che cos’hanno fatto Mackenzie e Harmony?”
O dice:
“Vorrei essere come Mackenzie perché lei disegna benissimo ed è brava.”
Quindi non vedevamo l’ora di conoscerla.”
Andrew li ringraziò.
Intanto, Aster si stava avvicinando al buffet e prese un tramezzino. Gli altri la imitarono e, a uno a uno, si riempirono un piatto di panini, tartine, salatini o un bicchiere di patatine o arachidi salate, per poi accomodarsi sulle sedie disposte lì vicino. Le bambine ora rimanevano in silenzio, con la bocca troppo piena di cibo per parlare, in parte affamate e in parte golose di tutte quelle leccornie. Demi aveva spezzato un tramezzino al prosciutto e funghi e una tartina al tonno a Hope, per darle altro cibo che invece la piccola non aveva problemi a mangiare così com’era.
“La frutta è buona, ma questo è meglio” asserì Aster.
“Ogni tanto allora ce ne faremo dare , se ti piace, mi amor.”
“Da chi?”
“Da Christopher, per esempio. O da Eliza.”
La ninfa sorrise.
“Che c’è, Red?” Christopher si abbassò per accarezzarlo, capì e, tolto del prosciutto dal suo panino, glielo gettò a terra. “Ecco qui.”
Questi lo divorò, poi fu il turno di Anya e dei piccoli. Anche Bucky si fece avanti e Kaleia gli diede alcune arachidi che distribuì alla sua famiglia, ricevendo squittii felici in risposta. Midnight becchettava le briciole che cadevano a terra e ringraziava tutti con il suo canto melodioso. Ranger, invece, non aveva fame, a quanto pareva aveva già cenato e Willow ottenne del tonno in scatola da Eliza. Nessuno di quegli animali mangiava cibi del genere in natura, ma essendo in parte addomesticati a volte i padroni concedevano loro alcune chicche, senza mai esagerare.
“Vogliono festeggiare anche loro, eh?” commentò Andrew.
“Giustamente, li abbiamo invitati” rispose Sky.
Le conversazioni ripresero, e il folto gruppo rimase unito. Kaleia, nel frattempo, si avvicinò per riempirsi il piatto per la seconda volta. Quando Christopher la guardò, lei affermò:
“È colpa del bambino, in un certo senso. Mangio per due.”
Demi rise.
“Tranquilla, Kia, basta non esagerare. E comunque anch’io non riesco a resistere ai buffet, anzi, se dopo segue un pranzo o una cena devo stare attenta a non mangiare troppo al rinfresco.”
“Cantiamo qualcosa, che dici?” propose Andrew alla fidanzata. “Una io e una tu.”
Lei annuì, si alzarono e, non appena lo fecero sapere agli altri, tutti smisero di parlare e mangiare.
“Io vorrei cantare una canzone di Ed Sheeran. La dedico alla mia ragazza, alla nostra coppia, ma anche a tutti gli innamorati qui presenti.”
Demi arrossì e seguì un applauso, poi cadde un silenzio totale. Anche gli animali, rimasti dentro il gazebo, puntarono come gli altri i loro sguardi sull’uomo.
Andrew trasse un respiro profondo.
I found a love for me
Darling just dive right in
And follow my lead
Well I found a girl beautiful and sweet
I never knew you were the someone waiting for me
'Cause we were just kids when we fell in love
Not knowing what it was
I will not give you up this time
But darling, just kiss me slow, your heart is all I own
And in your eyes you're holding mine
 
Baby, I'm dancing in the dark with you between my arms
Barefoot on the grass, listening to our favorite song
When you said you looked a mess, I whispered underneath my breath
But you heard it, darling, you look perfect tonight
 
Well I found a woman, stronger than anyone I know
She shares my dreams, I hope that someday I'll share her home
I found a love, to carry more than just my secrets
To carry love, to carry children of our own
[…]
La voce di Andrew scaldò il cuore di ognuno e l’applauso che ne seguì dopo la traduzione che ne diede durò per qualche minuto.
“Bravo!” esclamava qualcuno, mentre gli uomini fischiavano.
“Come sei romantico” commentò Aster.
Demi lo prese da parte e lo baciò con lentezza, approfondendo quel contatto al massimo per goderselo a pieno, mentre le loro anime e i loro cuori si univano più di quanto avessero già fatto. Quella canzone era speciale per lui e Demetria, l’uomo lo sapeva e per questo l’aveva scelta. Gliel’aveva cantata poco tempo addietro: durante un weekend trascorso da soli al lago Tahoe, avevano fatto per la prima volta l’amore, un momento magico per entrambi che però avevano deciso di non ripetere fino al giorno in cui, non sapevano ancora quando, si sarebbero uniti in matrimonio.
“Sai che ti amo più della mia stessa vita, vero, amore mio?”
La voce di Demi, più dolce del solito, tremò nel porre quella domanda non perché avesse paura della risposta, dato che già la conosceva, ma a causa dell’emozione. Anche le sue mani non riuscivano a star ferme.
“Lo so, piccola, ti amo anche io più di me stesso e lo farò per sempre.”
Le accarezzò una guancia in un gesto lento e delicato e lei gli si strinse ancora di più addosso, sfiorandogli il collo con le punte delle dita. Entrambi rabbrividirono di piacere e per poco non si lasciarono sfuggire un gemito. Decisero di tornare dal loro gruppo di amici e conoscenti.
“Visto che il mio ragazzo mi ha fatto un regalo del genere, dedico la seguente canzone a lui e, anche in questo caso, a tutte le coppie che si trovano qui. Preciso che non è mia, ma di Taylor Swift.”
La ragazza si godette fino in fondo lo scroscio di applausi, persino più forte di quello riservato ad Andrew, perché molti dei presenti sapevano già che era brava e non vedevano l’ora di risentirla.
Demi ascoltò per qualche secondo i grilli riempire il bosco con il loro canto e respirò a pieni polmoni.
I say remember this moment
In the back of my mind
The time we stood with our shaking hands
The crowds in stands went wild
We were the kings and the queens
And they read of our names
The night you danced like you knew our lives
Would never be the same
You held your head like a hero
On a history book page
It was the end of a decade
But the start of an age
 
Long live the walls we crashed through
All the kingdom lights shined just for me and you
I was screaming, "long live all the magic we made"
And bring on all the pretenders
One day we will be remembered
 
I said remember this feeling
I passed the pictures around
Of all the years that we stood there on the sidelines
Wishing for right now
We are the kings and the queens
You traded your baseball cap for a crown
When they gave us our trophies
And we held them up for our town
And the cynics were outraged
Screaming, "this is absurd"
'Cause for a moment a band of thieves in ripped up jeans got to rule the world
[…]
Dopo un secondo applauso e tantissimi complimenti, la ragazza tornò al suo posto. Eliza allora accese la radio e le note di un walzer lento riempirono l’aria. Gli uomini presero le loro compagne sottobraccio e le portarono fuori dal gazebo, dove c’era più spazio, e iniziarono a ballare. Demi e Andrew erano i più bravi, soprattutto perché lei si muoveva benissimo, altri invece faticarono e, a parte seguire il ritmo, fecero passi a caso. Tuttavia, come aveva detto Eliza, non importò a nessuno.
“Ti spiace se vado a chiederle di ballare?” domandò Andrew alla fidanzata. “Non ha nessuno.”
“No, figurati.”
Anzi, trovò gentile da parte del suo ragazzo preoccuparsi per Eliza, che dopo un po’ di indecisione accettò.
Le coppie poterono baciarsi senza problemi. Le bambine erano entrate per giocare all’inizio dei balli e gli animali si erano sparpagliati lì intorno.
 
 
 
Ottenuto il permesso dei genitori, le sei piccole si buttarono sul tappeto e si lanciarono alcuni cuscini presi dal divano. Per fortuna non avevano cerniere, quindi non c’era pericolo che finissero loro negli occhi rischiando di rovinarli. Non si erano parlate un granché, ma ai bambini di quell’età a volte basta poco per conoscersi e trovarsi bene gli uni con gli altri.
I draghi e gli Arylu di Mackenzie, Hope, Lucy e Lune erano scappati in cucina, lontani da quelle piccole furie che lanciavano cuscini a destra e a manca, mentre le altre due bambine avevano lasciato i loro animali a casa.
“Avrei voluto farvi conoscere Vulcan.” Mahel riprese fiato. “Ma la mamma ha detto che non è carino presentarsi a casa di una persona con il tuo animale senza chiedere se puoi o no e lei si era dimenticata di domandarlo, perciò…”
“Idem” si limitò a mormorare Harmony.
“Li vedremo un’altra volta” le rassicurò Lune con la sua voce vellutata. “S-sono belli?”
Molto, io li ho visti entrambi a scuola scrisse Mackenzie.
“E tengono compagnia” assicurò Mahel.
“Già, come tutti i famigli” intervenne Harmony.
“Vulcan immagino sia un Pyrados, ma Kermit?” domandò Lucy, curiosa.
“Uno Slimius.”
La proprietaria sorrise, fiera di lui e di quella scelta.
“Non voglio offendere nessuno, ma posso chiederti come mai hai preso uno di quei cosi bavosi?”
“Il fatto è, Lucy, che mi sono sempre piaciuti quei rospetti e non ho visto l’ora di averne uno tutto mio.”
“Giochiamo?” domandò Hope, con la sua solita dolcezza.
“Sì, sì! Giochiamo, per favore?” le fece eco Lune.
Se le più grandi, ormai, avevano un’età in cui piaceva loro parlare per conoscersi oltre che giocare, le minori preferivano divertirsi.
“Va bene, facciamo in questo modo adesso.” Harmony si alzò e si schiarì la voce. “Ci divideremo in due squadre. Io, se non vi dispiace, starò con Mackenzie e Lune, e ci metteremo una squadra da una parte e l’altra da quella opposta del salotto. Ci lanceremo i cuscini e chi verrà colpito sarà eliminato. Vince chi riesce a far fuori per primo tutti i componenti dell’altra squadra. Non ci si colpisce in testa o sul viso.”
Le altre approvarono, anche Hope benché non fosse riuscita a capire l’intero discorso.
Le bambine si divisero in fretta. Fu Mackenzie la prima a colpire piano, mirò alle gambe della sorellina. Hope non barcollò appena.
“Brava, piccola!” esclamò Mahel alla sua compagna, lanciò un cuscino verso Harmony e questa finì a terra. “Sei eliminata.”
Le altre due bambine risero con lei e l’elfa, alzandosi con uno sbuffo, andò in cucina dove cagnolini e draghetti stavano correndo, svolazzando ed emettevano piccoli ruggiti o ringhi a seconda della specie. Si sedette al tavolo e guardò il gioco. Lune cercò di attaccare Mahel, ma questa si gettò in avanti e schivò il colpo. Fu il turno di Mac di non essere presa proprio dalla fata del vento, perché riuscì a scartare di lato. Dopo un po’, però, Lucy prese Mahel al fianco e la mandò fuori gioco perché questa si sbilanciò e scivolò.
“Ce l’avete con me” dichiarò, facendo finta di lamentarsi.
Quando ruzzolò a terra, tuttavia, scoppiò a ridere sentendosi una sciocca e con lei tutte le altre, anche quelle della sua squadra, vedendo che l’aveva presa bene. Mackenzie ricevette un colpo sulla schiena, non capì da chi. Essere colpite non faceva male a nessuna delle piccole, ma a volte le coglieva di sorpresa e sobbalzavano per lo spavento, soprattutto se le cuscinate arrivavano alle spalle. Alla fine furono Lune e Hope a rimanere ancora in gara. Nonostante la giovanissima età, erano state più forti di quanto le altre si sarebbero aspettate, avevano allargato le gambe per non cadere o schivato i colpi con più velocità delle compagne.
“Caspita, ci sanno fare” commentò Lucy.
Hope lanciò un cuscino verso Lune, questa provò ad andare indietro, ma colpì il divano con la gamba e non riuscì a fare un’altra mossa perché l’oggetto la prese sullo stomaco.
“Vinto, vinto!” La bambina batté le manine e corse ad abbracciare Lucy e Mahel. “Vinto!” ripeté, come se le altre non avessero capito.
“Bravissima, sei stata grande” si complimentarono le sue amiche, ma le maggiori decisero che la vittoria apparteneva a tutte e sei perché l’importante era stato divertirsi.
Tornarono fuori a mangiare e bere per riprendersi dalla fatica e raccontare ogni cosa ai genitori e si precipitarono di nuovo dentro con in braccio ognuna un cucciolo di Bucky e Darlene, mentre i due scoiattoli adulti le osservavano dalla finestra.
Sono troppo carini, vero? chiese Mackenzie, sentendo il cuore sciogliersi per la tenerezza.
“Dolcissimi, sì” concordò Mahel. “Spesso ho visto i cuccioli di scoiattolo, toccato qualche adulto ma un piccolo mai, è la prima volta e per questo oggi è un giorno importante.”
“Cosa facciamo adesso?” domandò Lune, impaziente di iniziare un’altra attività.
Decisero di guardare i cartoni.
 
 
 
Mentre gli animali correvano, si inseguivano e ogni tanto piluccavano dal buffet grazie alla generosità delle persone, i presenti alla festa non smettevano di ballare. Si fermarono solo per ascoltare le bambine parlare dei loro giochi, ma quando queste tornarono dentro ripresero. A Demi sarebbe piaciuto che tutte e sei passassero più tempo all’aria aperta, ma si rendeva anche conto che per delle bimbe della loro età doveva risultare noioso ascoltare walzer e altri balli del genere. Quando erano uscite avevano mosso qualche incerto passo, ma forse perché a loro non piaceva o perché il ritmo non le prendeva erano sparite di nuovo all’interno. Eliza, un po’ discosta dagli altri, le guardava da fuori facendo attenzione che non si ferissero o non rompessero nulla, ma anche i genitori si giravano spesso.
“Demi, perché non ci fai sentire qualcos’altro? Una tua canzone, magari. So che sei una cantante, mia figlia me l’ha detto” commentò la mamma di Mahel, versandosi dell’acqua.
“Sempre se non ti stanca” intervenne Sky. “Questa è una festa anche per te.”
“Non è un problema, lo faccio volentieri. Non mi sembra di lavorare, giuro. Se volete io posso cantare e voi ballare seguendo il ritmo” propose la ragazza.
Tutti accettarono. Andrew prese sottobraccio Eliza per fare coppia con qualcuno.
“Le bambine stanno vedendo la televisione, non dovrebbe succedere niente” spiegò la donna, ma tutti i genitori si voltarono verso la finestra.
Era vero, si trovavano sul divano e sembravano tranquille, anche se soprattutto con le più piccole non si poteva mai sapere.
“Possiamo fidarci a distrarci per qualche minuto?” chiese Isla dando voce alla domanda che si ponevano tutti, ma quando il marito la rassicurò si sentì più calma.
“In questi giorni ho cantato parecchio. Ovvio, le canzoni sarebbero più belle con la base sotto, ma farò del mio meglio” promise Demetria.
“Siamo sicuri che andrai benissimo, cara” disse Carlos.
Le coppie erano lì, in attesa di cominciare, e lei doveva ancora scegliere cosa far sentire.
Fantastico!
Eccola, quella era la canzone perfetta. Sì, visto il contesto non ne trovò una migliore. Non era la più bella che aveva cantato, ma le piaceva e sperò che anche gli altri la apprezzassero e soprattutto che riuscissero a ballarla in qualche modo.
When your soul finds the soul
It was waiting for
When someone walks into your heart
Through an open door
When your hand finds the hand
It was meant to hold
Don't let go
Someone comes into your world
Suddenly, your world has changed forever
 
No, there's no one else's eyes
That can see into me
No one else's arms can lift
Lift me up so high
Your love lifts me out of time
And you know my heart by heart
 
When you're one with the one
You were meant to find
Everything falls in place
All the stars align
When you're touched by the cloud
That has touched your soul
Don't let go
Someone comes into your life
It's like they've been in your life forever
[…]
La sua voce, delicata e grave all’inizio, si alzò durante il ritornello aumentando anche di potenza. Non capirono prima che lei traducesse, ma molti rabbrividirono nel sentire quella ragazza che cantava come un angelo che qualcuno, da lassù, pareva aver mandato apposta per loro. Le madri di Mahel e Harmony, con gli occhi lucidi, corsero ad abbracciarla, Kaleia scoppiò in singhiozzi forse anche a causa degli ormoni e tutti continuarono a complimentarsi come ormai era consuetudine.
“Grazie, ragazzi. Soprattutto perché voi apprezzate tanto che io lo faccia, quando invece io sono convinta di poter sempre migliorare e, a volte, penso di non impegnarmi quanto dovrei.” Demi bevve qualche sorso d’acqua. “Non so quanto ancora io e la mia famiglia resteremo qui, ma volevo ringraziare tutti, anche quelli che ho conosciuto solo stasera, per i bei momenti o giorni che abbiamo trascorso assieme.”
Tossì più volte e i suoi occhi si riempirono di lacrime annebbiandole la vista, mentre la gola le si seccò all’improvviso.
“Sì, un grazie è anche poco” proseguì Andrew con un filo di voce. “Non dimenticheremo mai quest’esperienza e, chissà, forse un giorno torneremo.”
“Cosa vi costringe ad andarvene?” domandò la mamma di Mahel.
I due spiegarono ogni cosa a partire dalla sera del martedì in cui si erano addormentati a casa fino al sogno di Mackenzie che ancora stavano vivendo. Chi non ne era a conoscenza fu sconvolto.
“Accidenti, è una cosa incredibile!” esclamò Oberon.
“Non immagini quanto lo sia stato per noi. In ogni caso io, Demi e le bambine stiamo vivendo tutto questo come se fosse comunque reale.”
“Quindi non sapete quando vi sveglierete” commentò Aster.
“Esatto. Ma speriamo sia il più tardi possibile” disse Demetria.
Dopo qualche minuto di silenzio, Andrew parlò ancora e cercò di cambiare argomento.
“Notteterna è molto famosa, qui?”
“Sì, ci vengono un sacco di persone” asserì Marisa. “Tutti amano questo festival e lo aspettano con trepidazione. Da voi c’è una cosa del genere?”
“Ci sono fiere nei paesi o nelle città, di tante cose diverse” spiegò Demi. “Una volta io e Andrew siamo andati a quella del cioccolato nel centro di Los Angeles.”
Raccontò che la città in cui abitavano aveva un clima mite anche d’inverno, benché ogni tanto facesse più freddo e nevicasse ed era proprio in quelle occasioni che qualche fiera del cioccolato veniva organizzata all’aperto, altrimenti ce n’erano ma al chiuso. A tredici anni ci era andata con il suo migliore amico e le rispettive famiglie.
“E com’è stato? Racconta” la incalzò Noah, curiosissimo come gli altri.
Lei sorrise.
“C’erano solo quattro o cinque centimetri di neve, ma era suggestivo camminare sulle strade ancora bianche mentre questa continuava a scendere. Abbiamo visto alcune bancarelle che vendevano cioccolato di tutti i tipi: al latte, fondente, alle nocciole, ma anche al peperoncino, all’arancia e al caffè. Io ho provato un po’ di tutto, ma quella al peperoncino è stata orribile, così come l’altra all’arancia. Mai più!”
Tutti risero.
“Ma per il resto non è stata affatto male” continuò il suo ragazzo. “Siamo tornati a casa con una borsa a testa di cioccolato e cioccolatini e ne avevano una anche le nostre sorelle. L’unica pecca era il prezzo: tutto troppo caro. Per il resto, la fiera è stata ben organizzata e non c’era troppa gente.”
“Noah!” trillò Sky battendo le mani. “So dove dobbiamo andare quest’anno. Ci sarà qualcosa di simile a Eltaria, no?”
L’umano scoppiò a ridere.
“Credo di sì, amore. Mi informerò.”
“Porti anche me?” piagnucolò Kaleia all’orecchio di Christopher. “Il bambino ne ha già voglia.”
Lui la baciò su una guancia.
“Se c’è, di sicuro.”
“Anch’io voglio andarci!” asserì Aster.
“Per te questo e altro, querida.”
 
 
 
“Ho iniziato a leggere un romanzo, in questi giorni” fece sapere Sky.
Tu, un romanzo? Ma stai bene?”
La maggiore diede alla sorella un colpetto scherzoso sul braccio e, offesa, si difese:
“Ehi! Guarda che anche se apprezzo i libri di magia più di tutti, non disdegno la narrativa. I romanzi d’amore, se ben scritti, possono essere gradevoli da leggere.”
“Concordo” disse Demi. “A me piacciono, anche se da un po’ mi sto avvicinando al fantasy e devo ancora capire se lo apprezzo o meno.”
Le tre ragazze parlarono dei loro libri preferiti, delle trame, degli stili di scrittura, di ciò che apprezzavano o meno in un romanzo.
“Mi piacciono i libri nei quali tematiche delicate vengono trattate con attenzione e tatto, cosa che purtroppo spesso non succede.”
Soprattutto nelle fanfiction pensò la cantante dopo aver pronunciato quelle parole, ma non lo disse perché altrimenti, ne era sicura, sarebbero arrivate a parlare di nuovo della saga, mentre lei voleva continuare a considerare tutti i suoi personaggi come persone reali.
In fondo nel sogno poteva toccarle, parlarci, sentire il loro profumo, come avrebbe fatto nel mondo reale e temeva che Sky e Kaleia si sarebbero offese se avesse parlato di loro come di due fate di una saga.
“Vero, in alcuni libri se ne parla in maniera superficiale, o scherzandoci su” disse Kaleia.
“O dando addirittura informazioni errate, che è la cosa che odio di più” aggiunse Sky.
“Già, e che ne dite dei cliché? Intendo, tutte quelle idee trite e ritrite?”
Comprendendo, le due fate fecero una faccia schifata.
“Sono belli se usati bene, se si riesce a trasformarli prendendo un’idea già vista e aggiungendo qualcosa di originale, ma bisogna farlo con attenzione” disse Sky e le due furono d’accordo.
“Esatto; e, almeno sulla terra, questo spesso non avviene.”
 
 
 
Era ormai mezzanotte e le bambine iniziavano a essere stanche. Hope e Lune, abituate ad andare a letto ancora prima delle sorelle, cominciavano a sbadigliare, ma resistevano al sonno per rimanere più tempo possibile con le compagne.
“Torniamo fuori?” Harmony abbassò lo sguardo. “Tra un po’ sarà ora di andare a casa, immagino.”
Mackenzie aveva raccontato la storia del sogno a tutte loro e adesso ognuna delle sei temeva che sarebbe potuto finire da un momento all’altro.
“Che… che dobbiamo fare?”
Incerta, Lucy non sapeva se abbracciare Hope e Mackenzie e dire loro addio o aspettare. Se quella notte Mac si fosse svegliata, il giorno dopo non si sarebbero viste e non avrebbero avuto la possibilità di salutarsi, pentendosi per sempre di non essersi mosse prima. O magari le bambine sarebbero rimaste lì ancora diversi giorni, o settimane, o mesi, chi lo sapeva? Come reagire, allora? Tutte avevano gli occhietti pieni di lacrime, anche Hope che aveva capito solo in parte, ma nessuna muoveva un muscolo.
Mackenzie fece sobbalzare tutte quando si alzò. In quel momento, come se sentissero che arrivava qualcosa di importante, gli animali che erano fuori grattarono o lanciarono richiami per entrare. Poco dopo il salotto era pieno di Arylu, una gatta, scoiattoli, volpi, Pyrados e uccelli che si misero tutti intorno alle bambine le quali ora, in piedi, guardavano la loro compagna in attesa. Che Mac avesse sentito che si stava svegliando? Che quelli fossero i loro ultimi momenti insieme? Ma perché non scriveva niente? Forse non poteva, se il sogno stava finendo. Ma proprio quando Lucy si avvicinò per abbracciarla tracciò, con mani tremanti, scritte sul suo block notes.
La bambina prese le mani delle compagne dopo aver poggiato il quadernino sul divano, dove le più grandi lessero ad alta voce:
Facciamoci una promessa. Promettiamo che niente e nessuno ci separerà mai, nemmeno il mio risveglio o il fatto che, quando sarò nel mio mondo, avremo vite diverse. Promettiamo di non dimenticarci e che un giorno ci ritroveremo.
Le mani delle sei bambine si strinsero di più, mentre i loro cuoricini battevano forte come non avevano mai fatto nella loro vita. Non riuscivano nemmeno a capire cosa stavano provando, era un misto di gioia per quella promessa e per il loro legame, tristezza per ciò che, prima o poi, sarebbe accaduto e anche ansia perché non sapevano quando sarebbe successo. Tremavano loro gambe e braccia, tanto che faticavano a stare ferme.
“Sì, sì, sì, promettiamocelo!” esclamò Lucy, quella che si lasciava prendere dall’eccitazione più di tutte.
“Vicine o lontane, rimarremo sempre insieme” proseguì Harmony in tono solenne.
“E anche se alcune di noi si conoscono poco, saremo comunque amiche e ci vorremo sempre bene” concluse Mahel.
A volte i bambini considerano amici altri bimbi che conoscono da pochi minuti o da qualche ora, come nel loro caso. Dovevano ancora capire che quando si cresce le cose sono diverse.
“Promesso.”
Hope e Lune lo urlarono insieme. Tutte le piccole si spostarono per formare un cerchio, non lasciandosi mai le mani. Quella era una promessa importante. Si trattava di un giuramento di sei bambine, di sei amiche, con gli occhi e il cuore pieni di sogni e un sorriso radioso sul volto e che nulla, nemmeno i dolori passati, presenti e futuri, neanche la vita con le sue batoste e delusioni sarebbe mai stata in grado di rompere.
 
 
 
CREDITS:
Ed Sheeran, Perfect
Taylor Swift, Long Live
Demi Lovato, Heart By Heart
 
 
 
 
 
 
 
NOTA:
la fiera del cioccolato è inventata. Ho letto di alcuni eventi a Los Angeles ma non ho trovato alcun dettaglio che spiegasse com’erano organizzati, c’erano solo le date e il luogo, quindi abbiamo inventato qualcosa di plausibile.
   
 
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