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Autore: Ivy001    22/03/2021    1 recensioni
Ho immaginato ad un finale della quinta stagione, con una teoria tutta mia.
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Morti, signor giudice! Sono tutti morti”  - ribadisce, in lacrime, una giovane donna dai capelli corti e scuri, seduta di fronte alla corte, in tribunale, con i polsi ammanettati, affiancata da un paio di guardie e un avvocato.

“Non abbiamo trovato cadaveri all’interno della Banca, chi ci garantisce che lei, signorina Silene Oliveira, alias Tokyo, non stia mentendo?” – domanda, sospettoso, il magistrato.

“La polizia gioca sporco. Loro li hanno trovati eccome i cadaveri! Non nella Banca, però ma a pochi passa dal luogo in cui hanno catturato me. Vi fidate così tanto di chi si è macchiato di orrori contro un ragazzo torturandolo nella peggiore maniera, o sparando ad una donna disarmata, distruggendola psicologicamente per una vicenda personale legata a suo figlio? Hanno commesso dei reati… noi invece nessuno! E chi è che state accusando? Me, l’unica superstite di una rapina andata male, costruita soltanto per salvare il mio compagno dagli orrori dei servizi segreti, dello Stato spagnolo… chi andrebbe interrogato sarebbe il caro colonnello Tamayo, così come il colonnello Prieto! Tutti sapevano, tutti hanno taciuto. Che dire del complotto con Gandia, che ha giustiziato a sangue freddo, con il consenso dei superiori, la stessa donna che fu sparata da un cecchino? I cattivi non siamo noi, i cattivi sono loro” – così dicendo, Tokyo muove le sue carte contro i nemici. Sa bene che mettere in pessima luce le figure istituzionali della nazione, non la giova. Però probabilmente smuovere le coscienze di tutti è la cosa che potrebbe salvarla.  

Al suo fianco, la sua legale, vestita elegantemente di nero, con tanto di chignon, che raccoglie la sua chioma rossa, ascolta attenta quanto appena pronunciato dalla sua assistita.

“Avvocato, lei dovrebbe tenere a freno la lingua biforcuta della sua cliente” – la rimprovera il giudice.

A quel punto, la donna si alza in piedi e prende parola – “La qui presente signorina Oliveira ha esposto il nocciolo della questione, vostro onore! Vi ha raccontato ogni singolo momento trascorso nella Banca di Spagna, ogni attimo di tensione tra i membri, ogni atto di guerra che la Polizia ha mosso contro di loro, ogni gesto, ogni emozione, perfino quella legata alla morte ingiusta di Agata Jimenez, a cui hanno fatto seguito le morti di tutti gli altri. Vi invito a pensare con lucidità che questa storia ha del paradossale. Come mai chi è chiamato a difendere i cittadini, chi lavora in nome della giustizia, è pronto ad uccidere, ad eliminare e torturare. Dove è la civiltà in tutto ciò?”

Le affermazioni dell’avvocato spiazzano i presenti, nonostante è udibile in fondo all’aula la voce di alcuni poliziotti che si ribellano.

“SILENZIO” – grida il giudice, richiamando all’ordine.

Osserva con attenzione lo sguardo di Tokyo, la quale non cede e si mostra fin troppo convinta delle sue dichiarazioni. Nessun tentennamento, nessun  cedimento che avrebbe potuto giovare alla sua condanna definitiva. E lo stesso comportamento è evidente nell’avvocato.

“La corte si riunisce per deliberare. Chiediamo di attendere il responso, che verrà esposto domattina” – è ciò che viene comunicato.

Prima di congedarsi, però, l’avvocato della rapinatrice offre alla corte le prove della morte dei Dalì, a suo dire occultate dalla polizia.

E una volta sola con il suo legale, Tokyo può sentirsi libera di abbattersi.

“E se non credessero a nulla?”

“Tranquilla, stai seguendo bene le istruzioni. Vedrai che le prove che ho orchestrato contro di loro e i tuoi racconti dettagliati, ci daranno ragione”

“Senza cadaveri è impossibile credere alle mie parole”

“Anche di questo non ti dovrai preoccupare. Ricordi che sono una ladra e ho “lavorato” con esperti, tra cui il mio ex marito che tu conosci bene. Come ho saputo fingermi avvocato, ho saputo organizzare la presunta morte dei Dalì. Andrà tutto bene, e semmai dovessero esserci intoppi, sarò io a tirarti fuori dal carcere” – così dicendo, le due si alzano in piedi, lasciando che l’accusata venisse condotta da alcune guardie nella sua momentanea cella.

“Grazie Tatiana, grazie di cuore” – sono le ultime parole che Silene rivolge alla complice.

Ebbene sì, è Tatiana la persona che in veste di presunto avvocato difende la causa di Tokyo.

Uscita dal tribunale, si mette in contatto con qualcuno di molto essenziale.

“Allora? come procede?”

“Domattina avremo il responso. Vi raggiungo per aggiornarvi di persona”

“Si, sai dove siamo, ti aspettiamo”

Chiusa la telefonata, la rossa raggiunge in automobile la meta.

Percorre svariati metri, guardandosi intorno, per appurare di non trovare nessuno che ipoteticamente potesse seguirla. E una volta sinceratasi di questo, entra nel nascondiglio del professore.

“Eccoti, raccontaci come sta Tokyo e come procede?” – Tatiana viene subito accolta da un gruppo numeroso di gente che la tempesta di domande.

I Dalì, tutti sani e salvi, rinchiusi in quel tugurio per precauzione.

“Sta bene, voi piuttosto? Siete pronti a passare per morti? Perché la vostra compagna ha raccontato esattamente questo, di essere l’unica superstite della rapina”

“Come possono crederlo? Non ci sono corpi” – a riflettere su ciò è Denver.

“Di questo mi sono occupata personalmente” – spiega la ex ladra.

“In che modo?” – chiede, confuso, Rio.

“Diciamo che avevo dei conti in sospeso con alcuni nemici e li ho sistemati per benino”

“Che cosa? Li hai uccisi? Ma è terribile” – esclama, sconvolta, Stoccolma abbracciandosi al marito.

“Meglio loro o meglio voi?” – Tatiana mostra una tale freddezza nella dichiarazione palese dell’utilizzo di corpi altrui spacciati per i loro, che rabbrividisce perfino Marsiglia, noto come sicario.

“Ho fatto in modo che la polizia li trovasse in una vecchia cascina, poco distante Madrid. Lì è scoppiato un incendio… boom… qualcosa andato storto e sono tutti morti! Ovviamente non rimane nulla all’interno. Ed ero certa che per verifiche utili, la polizia avrebbe richiesto l’intervento della scientifica.  Hanno appurato la presenza umana ma hanno tenuto celato il tutto. Io ho agito in anticipo e ho raccolto quanto serviva, disseminando anche alcuni indizi qui e lì, maschere, tute, perfino forcine per capelli, o scarpe rotte, e ho dato il tutto al giudice. Non potete dire che non sono un genio” – spiega la donna, ridacchiando subito dopo.

“Tokyo è stata brava. Si è fatta scoprire esattamente nel posto stabilito” – interviene il professore – “a pochi passi da quel casale. Così per la polizia è stato facile trovare il luogo dell’incendio e cadere nella trappola. Non hanno aperto bocca sulla vostra “morte” e questo sarà il loro più grave errore”

“Accipicchia, ho i brividi!” – aggiunge Nairobi, di fronte ad un piano talmente perfetto da far concorrenza a quello messo in atto alla Zecca.

“Vi informo che secondo il racconto di Tokyo, stabilito da Sergio, Gandia si è liberato, ha ucciso Nairobi, poi da lì è partito il piano finale che vi ha condotti all’uscita, alla fuga e alla conseguente “morte”!” – precisa Tatiana.

“Ah ok, quindi io ero già morta da un po'” – sdrammatizza Nairobi, riferendosi ad eventi irreali che l’hanno vista come prima defunta della banda.

Bogotà, seduto accanto a lei, aggiunge – “I migliori sono sempre i primi…anche a morire” – la lusinga, mostrando una dolcezza tale che la gitana non resiste e lo bacia di fronte a tutti.

Tra i fischi e gli applausi dei presenti, la finta avvocatessa riprende le fila del discorso – “Domani dovrete essere pronti alla fuga”

“Ti unirai a noi, suppongo” – dice Lisbona.

“No, ma vigilerò da qui per voi”

Ovviamente Sergio sa che Tatiana ha optato per quella decisione cosciente che, se la giustizia condannerà Tokyo, dovrà essere lei a tirarla fuori dalla prigione.

“Adesso è bene che vi organizziate. Appena avrò notizie domani, sarete i primi ad esserne al corrente”

Quella notte è un incubo per tutti i Dalì. L’ansia e il terrore di un fallimento e della possibile perdita di Tokyo, li spaventa.

Nairobi è quella maggiormente coinvolta per l’assenza della sua migliore amica e fatica a dormire.

“Hey, cerca di riposare che domani sarà una giornata faticosa” – le consiglia Bogotà.

“Non posso sapendo che Tokyo è in galera, dietro le sbarre, in una notte così fredda. Per di più rischiamo di non vederla se dovesse andare tutto male”

“No, non pensarlo nemmeno. Tatiana è una che sa come agire, una mente tanto arguta da far spavento” – la rasserena, invitandola ad accucciarsi sul suo petto.

La Jimenez si accoccola a lui e speranzosa sul futuro aggiunge – “Dovrà salvarsi assolutamente perché, tu non lo sai, ma lei sarà la madrina di Ibiza”

“Ibiza? E chi sarebbe?”

Il sorrisetto malizioso della donna spiazza Bogotà. A quel punto Nairobi gli sussurra all’orecchio – “Vuoi essere il padre del mio bambino?”

Lo sguardo sconvolto del saldatore fa ridere Agata – “Non pensavo di spaventarti così”

“Nessuno spavento, è che io…ho sette figli già…”

“Non ne vuoi più, ok chiaro” – la risposta non era quella che lei attendeva. Si allontana da lui con freddezza e molta amarezza. Teme che quel sogno di diventare madre possa essere irrealizzabile.

Ed è allora che le parole del suo uomo sembrano andare in un’altra direzione rispetto a quella da lei temuta.

“Ne ho sette ma non mi dispiacerebbe averne altri”

Nairobi si volta verso di lui  - “Sei serio?”

“Mai stato tanto serio. Io ti amo e non posso non desiderare altro”

La Jimenez si getta tra le sue braccia, costringendolo a stendersi sul pavimento freddo, con il corpo di lei schiacciato al suo.

“Non vedo l’ora di stare soli io e te” – commenta lui, arrossendo.

“Adesso lo siamo” – lo provoca, mordicchiandogli il lobo dell’orecchio. Con una mano si libera di una camicetta indossata al momento della fuga dalla Banca, rubata a una degli ostaggi.

“Non mi sembra il caso di farlo qui” – spiega il saldatore, accaldato dalla situazione ed eccessivamente eccitato dalla visione di Nairobi a cavalcioni su di lui, pronta ad essere totalmente sua.

E Nairobi gli sorride fiera. E’ la reazione che desiderava appurare – “Ti ho messo alla prova, caro il mio Bogotà! Secondo te mi sarei concessa tanto facilmente!?” – ridacchiando, torna ad accucciarsi e, con il batticuore del suo uomo da sottofondo, si addormenta finalmente, con la speranza che all’indomani la faccenda si chiuda bene e che Tokyo possa ricongiungersi ai Dalì.

Per Silene Oliveira la notte in carcere è più cupa del previsto. Teme di dover trascorrere il resto della vita tra quelle sbarre.

“Ragazzina, non temere. Domani sarà tutto finito. Il mondo vi ama, semmai dovesse vincere la Polizia, ci sarà una rivolta” – le dice la compagna di cella, un’anziana signora evidentemente fan della Banda.

“Io penso che Prieto e Tamayo abbiamo troppo potere e che a perdere sarò solo io”

“La gente ha un potere che non immagini. Potrebbero far cambiare idea perfino al giudice che si occupa del tuo caso. Fidati, sono sicura che tu, qui dentro, non rimetterai piede” – la consola la sconosciuta, augurandole poi la buonanotte.

Su quelle parole, Tokyo sorvola, pensando fosse irreale che per la rivolta della folla si scagionasse una rapinatrice ricercata da tempo. E così, con un presentimento negativo e l’ansia alle stelle, si lascia andare ad un pianto disperato.

Non immagina minimamente cosa accadrà l’indomani…in fondo, mai sottovalutare i piani di Tatiana!

Sono le nove in punto del mattino seguente e la corte si riunisce per il verdetto finale.

Sono presenti due schieramenti: le istituzioni rappresentate dai due colonnelli, con avvocati e grandi sostenitori tra la polizia, e dall’altro lato Tokyo, forte del solo sostegno dell’avvocato.

“Tranquilla!” – ribadisce Tatiana all’amica, stringendole la mano.

“Siamo in netta minoranza. Vinceranno loro” – si deprime la ragazza.

“Sii positiva! Hanno le prove che li incastrano, perciò fino a prova contraria sei tu ad avere in pugno la vittoria”

Il giudice dopo una lunga analisi della situazione, giunge alla conclusione.

“Abbiamo verificato le prove dell’accusa e quelle della difesa. Molte cose non tornano. La Polizia nega la morte dei rapinatori, affermando che questo è l’ennesimo piano del Professore. Però quello che nessuno sa è che i rilievi nel casale in questione, portano tracce umane”

“Cosa? Ma è impossibile. Quali rilevamenti? Sono fantasie di quella pazza, quando lo capirete! Vi sta raggirando, come hanno raggirato noi per giorni” – esclama Prieto. Sa fingere bene lo stupore di fronte a quella rivelazione. Dopotutto è assurdo, chi mai può averlo messo al corrente?

“Silenzio!” – lo rimprovera il giudice, poi continua – “Vorrei invitarvi tutti a constatare cosa sta accadendo fuori da questo tribunale adesso”

Confuse dalla richiesta, ambo le parti si avvicinano alle finestre dell’aula.

“Mio Dio” – esclama Tokyo, scambiandosi uno sguardo con la sua complice, molto fiera di quanto ha davanti: una platea di gente con tute rosse e maschere di Dalì grida Giustizia con cartelloni e striscioni.

“Visto? C’è gente che vi ama e che ti difenderà. Adesso il giudice non può non tenerne conto”

In tale istante, le tornano in mente le parole dell’anziana signora del carcere. Aveva ragione, il mondo non sarebbe rimasto fermo di fronte a quella ingiustizia.

Al contrario della rapinatrice, i due colonnelli sono disgustati e soprattutto preoccupati di quello che hanno appena visto.

“Signor giudice, se c’è bisogno di volanti e poliziotti li contattiamo senza esitare. Queste manifestazioni sono patetiche. La gente non è più lucida ormai! E la colpa è di questi criminali…” – si infuria Prieto.

La sua reazione, però, non è ben accettata dall’alta carica giuridica.

“Inutile negare, colonnello, che i Dalì non hanno mai recato male a nessuno. Avranno preso del denaro e fatto ostaggio di tanta gente, però… non hanno versato una sola goccia di sangue. E sono sempre più convinto che invece la morte di tutti i rapinatori sia stata la vostra mossa estrema”

“Cosa sta dicendo?E’ impazzito!” – esclama Tamayo, agitandosi.

“Le chiedo di calmarsi e zittirsi. Ormai la sentenza è stata decisa… e la corte ha stabilito per l’accusata Silene Oliveira una pena di sei mesi da scontare prestando servizi alla comunità e per altrettanti mesi agli arresti domiciliari”

“COSA? MA STIAMO DANDO I NUMERI? UNA RAPINATRICE,UNA PERSONA RICERCATA PER DUE ANNI DAL MONDO INTERO, LA PASSA LISCIA COSI’?”- c’è sconcerto tra la parte che si considera offesa.

“Quanto a voi… abbiamo previsto altro. Il sangue che avete versato, seppure senza impugnare armi, ma dando direttamente l’ordine, vi costerà caro”

Tatiana e Tokyo ascoltano soddisfatte i risultati del loro lavoro di finzione.

“Ottima recitazione, complimenti” – le dice l’avvocato a fine udienza, abbracciandola.

“Se non fosse stato per te” – aggiunge la ragazza.

“Adesso dovremmo trovare un modo per farti lasciare la Spagna..” – pensa Tatiana, alquanto delusa da quell’esito. Lei aveva previsto la totale scarcerazione ed è scioccata che il piano non abbia condotto al risultato voluto.

“No, nessun altro casino ti prego. Sconterò la mia pena e solo allora, che sarò totalmente libera, mi ricongiungerò con i miei amici! Adesso per la mia testa calda, la mia impulsività e le tante cazzate fatte che hanno messo a repentaglio i miei compagni, merito questo”

“Ma che dici? Non puoi mica ridurti a fare…”
“Si invece, farò tutti quello che mi diranno di fare. Perfino spazzare via dai marciapiedi gli escrementi dei cani randagi… voglio tornare ad essere libera!”

Tatiana ascolta le parole di Tokyo apprezzando molto di quello che dice. Una come lei non avrebbe mai voluto per se stessa tali punzioni, eppure da quella giovane c’è da imparare.

“Complimenti, sei coraggiosa nel prendere questa decisione”

“So solo che è bene agire così; nessuno dovrà rischiare niente. E tra un anno preciso andrò dal mio Rio per non lasciarlo più!”

I Dalì sono prossimi alla definitiva partenza, condotti da un enorme camion presso la meta finale.

“Ci imbarchiamo di nuovo verso chissà dove, prof?” – domanda Helsinki.

“Stavolta vivremo tutti assieme, siamo una famiglia e la famiglia non può separarsi!” – spiega Sergio, stringendo a se Lisbona.

In tale istante, quando si ritrovano nei pressi di un porto dove è prossima una nave alla partenza, Nairobi teme per Tokyo.

“Professore, ma Tokyo? Ci hai detto che avremmo trovato lei e Tatiana qui”

“Mi dispiace ragazzi”
“Cosa? Mi dite che la mia fidanzata è in galera e noi l’abbandoniamo?” – Rio è incavolato e non vuole salire a bordo.

Lo stesso vale per Agata.

“Ragazzi, fate meno gli stupidi. Tatiana ha contattato Sergio” – interviene Palermo – “Tokyo sarà dei nostri tra un anno. Avrà la libertà assoluta”

“Io resto qui!” – sostiene determinato il ragazzo.

“No, Rio! Se rimani a Madrid, rischi di farti scoprire e il caso verrà riaperto. A quel punto capiranno il trucco e Tokyo finisce dritta in carcere senza più sconti” – Marquilla è amareggiato dalla punizione inflitta alla compagna di squadra, però sa bene che Tatiana è al suo fianco, pronta a darle una mano.

“Non è sola”

Seppure a malincuore e con il cuore distrutto, l’intero gruppo sale sulla nave diretto verso una nuova destinazione: Palawan.

“Pala…che?” – ripete Denver, sentendo il nome dell’arcipelago sul quale dovranno accamparsi.

“Ho molti amici qui, non abbiamo bisogno di cambiare nome, né identità. C’è tutto ciò che serve” – spiega il professore.

Mostra ai compagni tutto quello che c’è da conoscere del luogo, mentre Nairobi, rimasta in disparte osserva il mare.

“Amore, che succede?” – chiede Bogotà.

“Oltre questo mare non si vede nulla, solo acqua… sicuro di voler vivere così?”

“Io voglio vivere con te, e basta! Dove non importa, l’importante è stare insieme” – le sorride, baciandola teneramente.

Quello che accade da lì a dodici lunghi mesi è un susseguirsi di eventi che vedranno Lisbona e il professore fidanzarsi ufficialmente, Monica e Denver scambiarsi di nuovo le promesse matrimoniali, Helsinki e Palermo innamorarsi, e soprattutto Nairobi e Bogotà diventare genitori.

“Eccola, è arrivata la nave” – esclama Rio, correndo incontro all’imbarcazione appena giunta.

I Dalì al completo attendono che da lì scenda qualcuno di molto atteso.

“TOKYO” – gridano felici.

La ragazza piangendo si riunisce alla famiglia e promette loro – “Non ci lasceremo più amici miei. Stare lontana da tutti voi per un anno, è stata la pena peggiore che potesse capitarmi nella vita”

“E lo stesso vale per noi” – sostiene Nairobi, porgendole poi una piccola creatura di appena due mesi tra le braccia.

“Non ci credo! E’ Ibiza?” – chiede, commossa, Selene.

“Si, stava attendendo di conoscere la sua madrina e ora finalmente può farlo”

Rio, approfittando di tanta gioia e felicità, richiama l’attenzione su di sé.

Si inginocchia di fronte alla sua compagna e le fa la fatidica proposta.

Adesso sì che la vita può davvero tornare a scorrere, adesso sì che i Dalì possono considerare conclusa l’esperienza più adrenalinica e devastante che il mondo ricorda e che ha dato la giusta svolta al loro futuro.

 
 

 

 

 

 

 

   
 
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