We are the others

" [...] Marco sorrise e decise di salutarlo.
- Ehi Armin, come va?-
Il ragazzo biondo si voltò verso di loro, accogliendoli con un sorriso stanco e felice.
- Ciao Marco, ciao Jean. È bello vedere delle facce vive e familiari.-
Jean trattenne una risata, regalandogli una pacca sulla spalla e seguendolo verso il deposito di osservazione.
- Allora, cosa dobbiamo aspettarci?-
L’amico si stropicciò gli occhi e scorse indietro la miriade di fogli compilati.
- Beh, direi di tutto.-
Il castano lo guardò confuso, decidendo di afferrare la cartellina e provare a decifrare la scrittura del collega, già di suo poco leggibile. Sbuffò in modo seccato, restituendogli il fascicolo e mettendo le mani in tasca: era pronto a tutto, qualsiasi cosa pur di non tornare così velocemente ad affrontare la burocrazia.
Armin li guardò e, senza proferir parola, aprì la porta che li separava dai cadaveri, regalando ai due uno spettacolo degno di un covo di zombie. Erano otto cadaveri maschili in tutto, disposti su otto tavoli chirurgici in acciaio e decisamente ridotti in condizioni pessime, molto peggio rispetto a quello che i due avevano pensato. [...]"
ATTENZIONE! gli avvertimenti possono variare nel corso della storia.