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Autore: Animer_otaku    25/03/2021    0 recensioni
«...come hai potuto?!»
«Potrei farti la stessa domanda.»
[Crossover!AU]
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Don, Gilda
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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PROMESSA

 






 

«Come…?!» Per un attimo non riuscì nemmeno ad andare avanti. Don batté con violenza i pugni contro la parete in legno e lì rimase, troppo furente anche solo per staccarsi. «...come hai potuto?!»

«Potrei farti la stessa domanda.» La voce pacata e velata da una sfumatura di tristezza, Gilda rimase immobile e non distolse lo sguardo.
Il tardo pomeriggio scivolava verso la sera. Gli ultimi cadetti entravano alla rinfusa nella struttura che fungeva da refettorio, facendo riecheggiare il campo di un allegro brusio. Dalla strada sterrata che conduceva fuori dall’area militare venivano i rumori dei carri che portavano via i soldati che si erano già ritirati. «E avrei dovuto fartela già qualche giorno fa.»


«Lo sai benissimo perché ho deciso di unirmi all’esercito e fra tre anni al Corpo di Ricerca!» Un violento tremito scosse il corpo di Don. Il ragazzo lasciò la testa crollare sulla superficie in legno tra i due pugni contratti. «Te l’ho già detto a Trost, Gilda! Nell’attacco di due anni fa abbiamo perso il Wall Maria e un terzo dell’umanità! Non posso restarmene a non fare nulla mentre il mondo va in pezzi e i giganti continuano a vincere!»

«E allora, perché io non potrei fare lo stesso?»
Aveva preso la sua decisione appena due giorni dopo la decisione di Don. Non era stato facile.
“Se alla fine si sacrificasse davvero per me, non vorrebbe che io gettassi via così la mia vita.”
“Potrei davvero essere di una qualsiasi utilità?”
“Sono in grado di farlo?”

La sua famiglia aveva pianto. Ma alla fine, quando il giorno di presentazione del 104esimo Corpo cadetti era arrivato, anche lei aveva riferito il suo nome e la sua città all’istruttore Shadis. Qualche colonna di ragazzi sconosciuti l’aveva celata fino ad allora. Don non si era accorto di nulla finché per il campo di addestramento non era risuonato “Gilda Grace Field, del distretto di Trost!”. In quel momento si era voltato e, pochi metri più indietro, con gli occhi sbarrati dallo stupore aveva visto la ragazza dai capelli verdi. Capire fin da subito a quale Corpo mirasse non era stato tanto difficile.

«Perché almeno tu devi sopravvivere!» Don si voltò e con uno scatto la afferrò per le braccia. La ragazza trasalì dalla sorpresa. «Te l’ho già detto a Trost, Gilda, se voglio entrare nel Corpo di Ricerca non è soltanto per liberare il mondo dai giganti e proteggere l’umanità in generale! E’ per proteggere te!» Gli occhi di Don si velarono di lacrime. Le sue mani le strinsero piano e allo stesso tempo con forza le spalle mentre il capo gli cadeva verso il basso, come se fosse stato troppo stanco per continuare a guardarla. «Non voglio che tu rischi la vita. Ma non posso proteggerti se tu...»

«Pensi che io accetterei di vivere in un mondo in cui tu ti sei sacrificato per me?» Dopo qualche giorno, alla fine anche lei era riuscita a comprenderlo.
La ragazza si liberò dalla sua presa e gli prese il volto tra le mani, costringendolo a guardarla negli occhi. In volto, Don era disperato. Gilda sentì un groppo in gola e si affrettò ad andare avanti. «Mi dispiace, Don. Ma non posso accettarlo. Non lascerò che tu metta a rischio la tua vita per me, se io non posso fare altrettanto. Non ero riuscita a capirlo subito perché ero rimasta troppo scossa dalla tua decisione. Ma adesso lo so.»

Cadde il silenzio mentre i loro volti diventavano indecifrabili e i due si fissavano con forza, senza riuscire a cedere. 

Il volto del ragazzo si fece scuro. «Non fingerò di disapprovare la tua decisione, Gilda. Ma è la tua vita, non posso né voglio dirti cosa fare.»
Poi, senza alcun preavviso, Don la abbracciò. Gilda spalancò gli occhi, sorpresa, ma poi lo strinse di rimando. Don le accarezzò i capelli tagliati a caschetto e poggiò il capo sulla sua spalla, desiderando di non vivere in quel mondo.
«Mi dispiace.»

«Sono stato io a iniziare tutto. E' solo colpa mia, Gilda.»
Rimasero abbracciati a lungo. Due lacrime scesero lungo il volto di entrambi mentre dimenticavano il tempo che passava.


Erano cresciuti in fretta. Avevano dieci anni quando il Wall Maria era caduto; Don e Gilda avevano sempre vissuto a Trost, ma il contatto con i profughi, il razionamento delle risorse e i giganti che erano giunti fin sotto le mura del loro distretto li avevano fatti maturare fin troppo velocemente. Ormai era qualche mese che, dopo essersi conosciuti per una vita e aver avvertito qualcosa iniziare a cambiare nel loro rapporto di amicizia, si erano fidanzati.
Don era sempre stato un ragazzo inquieto e impulsivo. Gilda aveva pianto quando, qualche giorno prima, a volto livido il ragazzo le aveva annunciato la sua decisione. Quando aveva capito che tre anni dopo si sarebbero di fatto detti addio, dalla disperazione non era nemmeno riuscita a parlare.
Solo pochi giorni dopo, quando Don era già partito alla volta del campo di addestramento nel Wall Rose, anche lei ce l'aveva fatta e aveva lasciato Trost.


«Andiamo a mangiare. Il refettorio ha orari precisi.» Gilda fece un piccolo sorriso e sciolse l’abbraccio. I due ragazzi si fissarono e gli occhi di entrambi caddero sul volto dell’altro, dove le lacrime avevano fatto il loro corso, ma nessuno disse nulla. «Ho sentito che ci sono anche altri ragazzi da Trost. Emma e Norman, se non sbaglio. Proviamo a cercarli.»

«Allora andiamo!» Deciso, testardo e impulsivo. Don la prese per mano e la condusse via, voltandosi per un breve attimo verso di lei. E, finalmente, per la prima volta dal giorno in cui le aveva annunciato la sua decisione, le restituì lo stesso sorriso di sempre. Gilda si sentì invadere dalla tenerezza e gli restituì uno sguardo felice mentre attraversavano di corsa il campo.
Per un po’, furono soltanto i due ragazzi di Trost che si amavano.

Avevano ancora tre anni. L’addestramento non era sicuro e si era sentito parlare di cadetti deceduti durante le prove, ma per quei tre anni Gilda si sentiva ancora fiduciosa. Dopo, sarebbe venuto il difficile.
Erano in molti a morire alla loro prima missione oltre le mura. Se avessero superato la loro prima missione avrebbe significato molto, ma in ogni caso sarebbe sempre stati in pericolo al di là delle mura. E anche se non avessero perso la vita, ci sarebbero comunque state la paura, il ricordo dei compagni persi e le ferite del corpo come dell’animo.
Dovevano guardare in faccia alla realtà: nessuno di loro avrebbe vissuto a lungo dopo essere entrato nel Corpo di Ricerca. Ma in quel momento né Don né Gilda vi badarono.

“Resterò con lui.”
Entrarono nella struttura che fungeva da refettorio, ritirarono la loro razione e cercarono i ragazzi di cui Gilda aveva parlato. Emma e Norman li accolsero con un sorriso; seduto al loro stesso tavolo, un ragazzo di nome Ray si limitò a un cenno del capo, ma al di là dell’aria seria non sembrò averli in antipatia. Quando ricordarono che quel giorno Shadis non gli aveva chiesto il suo nome e tornò loro alla mente da quale distretto provenissero gli unici esenti, la serietà di Ray non apparve più tanto strana. Tuttavia, durante la cena sembrò di indovinare qualche momentanea schiarita sul suo volto ai discorsi allegri e infuocati di Don e alla gentilezza di Gilda. Emma si dimostrò testarda e vivace almeno quanto Norman pacato e cordiale.
In appena un’ora avevano trovato dei nuovi compagni.

“Se lui si sacrificherà per me, io mi sacrificherò per lui.” Si separarono davanti alle porte dei dormitori. Don le augurò la buonanotte con un sorriso. Gilda gli sorrise di rimando e seguì Emma all’interno dei dormitori femminili. Arrivò il coprifuoco e poco a poco anche i bisbigli e le chiacchiere da un letto all’altro iniziarono a spegnersi.
Al fianco di Emma già addormentata, la ragazza dai capelli verdi si strinse nelle coperte.
Sapeva benissimo che sacrificarsi l'uno per l'altra significava andare incontro a morte certa; ma in quel momento non volle pensarci.
Si sarebbero aiutati e protetti a vicenda. Sarebbero rimasti l’uno al fianco dell’altra.


“Sarà la nostra promessa.”












 

Angolo autrice:
Ciao a tutti!!^^
Che dire, non so se essere più felice per aver scritto qualcosa su Don e Gilda (che ribadisco per la 1924827484729milionesima volta essere la mia OTP di TPN uWu), o per aver scritto il mio primo crossover^^ (FESTAAAAA).
AoT è stato il primo anime che ho visto e di cui ho concluso il manga, semplicemente adoro quel capolavoro^^ Nonostante i contesti diversi ho sempre visto parecchie somiglianze tra AoT e TPN, forse è stato per questo (assieme al fatto che Don ed Eren hanno entrambi come doppiatore italiano Alessandro Campaiola che, come patita di doppiaggio, amo e penso abbia fatto un ottimo lavoro >.<) (spero di poterlo citare qui su EFP essendo una persona tutto sommato famosa, altrimenti incrocio le dita e mi scuso in anticipo, preferirei non venire buttata fuori da questo sito perché ho violato privacy a caso AHAHA) che mi è venuto da abbinare questi due fandom.
Beh, non ho molto altro da dire (a parte il fatto che adoro sempre più questi due patati UWU) e non voglio tediarvi ulteriormente… Per cui vi saluto e spero vi sia piaciuta, un abbraccio!!^^

 

Animer O:)

   
 
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