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Autore: ChrisAndreini    25/03/2021    1 recensioni
Una figlia di papà rigida e viziata
Un insicuro amante dei film d'autore
Una ragazza abile a non farsi notare
Un caotico fervido sostenitore di diritti LGBT+
Una entusiasta e goffa artista
Un musicista appena arrivato in città
Un laboratorio al quale sono costretti a fare gruppo nonostante le marcate differenze
E una tempesta inaspettata che li colpisce donando loro mistici poteri
Il caos è inevitabile, così come i sentimenti
Genere: Fantasy, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Una notte da leoni

 

Kenneth era il tipo di persona che arrivava sempre ad una festa elegantemente in ritardo. Non è che facesse una qualche entrata trionfale, ma non gli piaceva aspettare e preferiva arrivare quando le persone interessanti erano già lì.

Adam, al contrario, era eternamente in anticipo. Viveva secondo il famoso motto agaliriano che “la puntualità è dei gentiluomini, l’anticipo è dei re” e sebbene non avesse intenzione di diventare un re o qualcosa del genere, preferiva di gran lunga aspettare invece di far aspettare gli altri, per non mancare di rispetto a nessuno.

Quindi, dato che alla festa di inizio anno Kenneth e Adam andarono insieme, arrivarono con una certa puntualità, quando c’era già un po’ di gente, ma ancora qualche posto libero dove sedersi.

Posto che Adam prese immediatamente, dato che di essere obbligato a ballare non se ne parlava proprio.

-Devo dire che Carrie non mi piace affatto, ma con i rinfreschi è al top- Kenneth, al contrario, si gettò immediatamente sui drink, e raggiunse Adam solo dopo aver preso una quantità industriale di alcool.

-Kenneth, non so se è il caso di bere troppo, oggi- Adam provò a dissuaderlo, nervosamente.

Kenneth piegò la testa confuso.

-Perché? Cathy è venuta solo per fare da autista, sarebbe irrispettoso non ubriacarci come spugne e rendere il suo sacrificio inutile- ridacchiò, bevendo uno shottino in un sorso.

Adam provava molta pena per Catherine, costretta a venire solo in veste di “amica sobria con la patente”. Si sarebbe offerto di guidare, ma non aveva l’auto con sé, e non era molto educato proporsi di guidare l’auto di un altro.

-L’alcool è infiammabile- provò a suggerire a Kenneth, sottovoce e cercando di non farsi sentire da nessuno. Dubitava che si sarebbe capito il messaggio implicito, ma non voleva rischiare.

La consapevolezza dei poteri magici che avevano sviluppato era ancora terrificante per lui, ed era anche imbarazzante, considerando che i suoi si erano manifestati in una coroncina di fiori. Ma che razza di potere fa apparire una coroncina di fiori quando il tuo migliore amico ti cade addosso?!

Adam cercò di non pensarci, dato che non voleva rischiare di esternare altre prove floreali davanti a Kenneth, e al resto del mondo, quindi si limitò a cercare di evitare che Kenneth bevesse e mandasse a fuoco l’edificio per sbaglio.

Ma Kenneth non sembrò capire il significato nascosto della frase dell’amico, perché lo guardò con occhi socchiusi per qualche secondo, si guardò intorno, prese un altro shottino, e poi scosse la testa.

-Scusa, non ti seguo, in che senso l’alcool è infiamm…- e poi gli venne l’illuminazione -Ohhhhh, giusto! Hai paura che venga fuori la torcia umana che c’è in me!- suppose poi, quasi eccitato all’idea.

Adam strinse i denti, e annuì leggermente, riflettendo nel frattempo su quanti personaggi con poteri di fuoco esistevano al mondo, dato che Kenneth ne citava sempre uno diverso ogni volta che si riferivano ai suoi poteri.

Gli prese l’alcool dalle mani.

-Esatto, forse dovremmo andarci piano- provò a consigliargli.

Kenneth ci pensò, poco convinto.

-Ora che ci penso… se i poteri sono collegati alle emozioni, potrebbe essere un problema rimorchiare qualcuno. Ho letto parecchie fanfiction su una coppia con poteri di fuoco dove la situazione si scaldava fin troppo letteralmente- commentò, pensieroso, facendo ad Adam un occhiolino complice.

Per tutta risposta, Adam arrossì di scatto, distolse lo sguardo e prese uno shottino perché la sola immagine di Kenneth che “scaldava la situazione” con qualcuno era impossibile da affrontare da sobrio.

-Che tenero, ti imbarazzi ancora per queste cose- Kenneth fraintese completamente, e lo punzecchiò divertito.

-Nessun ragazzo in camera- gli ricordò Adam. Dopotutto Kenneth non aveva ancora rimorchiato nessuno dalla fine delle vacanze estive, ed era meglio rispolverare le regole della convivenza.

-Ehi, amico lo so! Nessun ragazzo e nessuna ragazza quando siamo entrambi in camera- recitò Kenneth, con sicurezza.

Adam lo guardò allarmato.

-…Nessun ragazzo e nessuna ragazza in camera, punto- lo corresse, prendendo un altro shottino, perché era molto più forte di lui.

Era dalla festa di fine anno che non uscivano insieme la sera.

Quella serata sarebbe stata disastrosa, Adam se lo sentiva.

-Sì, sì, certo. Tranquillo- Kenneth gli diede qualche pacca sulla spalla, e prese un drink dai vassoi che passavano in giro -Però, sai, se ti andasse di scaldarti con una ragazza mentre io sono a dormire da Catherine o qualcosa del genere sentiti libero. Non ti giudico. Occhio non vede, cuore non duole- gli diede qualche gomitata complice, mentre finiva il drink praticamente in un sorso.

Sì, una disastrosa, disastrosa serata.

Adam si coprì il volto con le mani nella speranza che non si notasse il rossore.

-Lo sai che non mi piacciono le avventure di una notte- borbottò, incapace di dire molto altro -Cioè, non che io giudichi le tue scelte di vita, solo che…- si affrettò a sottolineare. Sapeva che Kenneth era molto permaloso quando si toccava la sua vita sentimentale.

Non sembrava però offeso, per fortuna.

-Sì, sì, lo so, tranquillo. Ma prima o poi te la troverò una ragazza, e allora mi ringrazierai per darti il via libera- Kenneth sembrava estremamente soddisfatto da sé, e prese un altro drink.

-La sobrietà è fuori discussione, vero?- borbottò Adam, notando l’accumularsi di bicchieri vuoti. Kenneth aveva una buona tolleranza all’alcool, soprattutto vista la sua altezza, ma molto meno di quanto pensasse.

-Certo che è fuori discussione. È dalla festa di fine anno che non usciamo insieme a ubriacarci e rimorchiare qualcuno, dobbiamo recuperare. Oh, guarda, quella ragazza sembra una seria. Vado a parlarci- Kenneth prese un altro drink dai vassoi e iniziò ad avviarsi verso la ragazza, prima che Adam potesse pregargli di non farlo. 

Osservò la situazione da lontano, nervosamente, e si svolse esattamente come le solite volte.

Kenneth si avvicinava alle ragazze, le ragazze ridacchiavano, lo adocchiavano interessate, poi Kenneth indicava Adam, e il sorriso sui loro volti si congelava, guardavano il ragazzo distante molto poco convinte, e Kenneth si affrettava a parlare con enfasi e sicurezza nella speranza di far tornare loro interesse, ma raramente ci riusciva.

Certo, riceveva comunque i loro numeri, ma Adam non se la sentiva proprio di imporre a qualcuno che chiaramente non era interessato a lui la propria presenza.

Non era quel tipo di ragazzo.

Come da copione, Kenneth ritornò qualche minuto dopo con due numeri di telefono scritti su un tovagliolo, e li porse verso Adam.

-Allora, quella con gli occhiali mi sembrava la più giusta per te, l’altra era un po’ fredda- spiegò, porgendo all’amico il tovagliolo.

Adam lo prese con ben poca convinzione e lo mise in tasca, sospirando e rassegnandosi a prendere un altro shottino.

-Forse è meglio arrendersi- provò a scoraggiare Kenneth dal riprovarci. Sia perché ormai era stanco di essere sempre guardato con giudizio dalle ragazze, sia perché c’era un motivo più che valido per non uscire con nessuno, al momento.

Ma non poteva rivelarlo a Kenneth.

-Sciocchezze, un giorno la troverò la ragazza giusta per te, devo solo raffinare la mia tecnica. Ma pagherò i miei debiti, come i Lannister… anche se ora come ora sono palesemente un Targaryen- Kenneth ricominciò con i riferimenti al Trono di Spade, e Adam sorrise tra sé, contagiato dalla sua tranquillità, che già iniziava ad essere contaminata dall’alcool nel suo corpo.

Ignaro di essere con un piede nell’ubriacatura, Kenneth prese un altro drink.

-Kenneth, e se per oggi non cercassi una ragazza per me? Almeno oggi?- Adam provò nuovamente a scoraggiare l’amico dall’adempiere alla sua parte dell’accordo.

Kenneth lo squadrò, confuso, ma alla fine decise di cedere.

-Okay, dopotutto è la prima volta che usciamo insieme da parecchio. Possiamo passare l’intera serata solo noi due!- propose quindi, prendendolo sottobraccio con entusiasmo, e finendo il drink.

Con il cuore che batteva fin troppo furiosamente nella cassa toracica, il volto ormai del colore del fuoco di Kenneth, e la consapevolezza di essersi scavato maggiormente la fossa, Adam si arrese a prendere l’ennesimo shottino, anche se si impose che fosse l’ultimo.

Perché se anche Kenneth si fosse ubriacato, Adam non poteva permettersi il lusso di fare altrettanto. 

Non dopo l’ultima volta che avevano passato una serata insieme solo loro due…

 

Catherine malediva il giorno in cui aveva preso la patente, perché da allora Kenneth non faceva che sfruttarla per avere il passaggio in auto ad ogni serata.

E la parte peggiore era che la maggior parte delle volte finiva per non tornare in macchina con lei, e la ragazza restava lì come un’idiota, avendo sprecato la giornata, e rientrava maledicendo il cugino con termini ben poco carini, promettendo a sé stessa che non gli avrebbe mai più fatto alcun favore.

Ma alla fine era sempre lì quando lui le chiedeva il passaggio.

Almeno quella volta c’era anche Adam con lui, quindi, se anche Kenneth fosse scomparso, avrebbe avuto comunque qualcuno da accompagnare.

Ma non cancellava il fatto che avrebbe sprecato completamente la serata seduta in un angolo ad armeggiare con il telefono completamente ignorata da tutti.

Dai, almeno nessuno avrebbe attaccato bottone, quindi era libera di leggersi qualche fanfiction o controllare i commenti sotto l’ultimo video di Black Cat.

Erano sempre uno spasso da leggere, e quella sera il video era sulla serie TV delle Winx, ci sarebbero stati tantissimi commenti interessanti.

-Cathy! Non ci credo che sei venuta!- una voce, l’ultima che Catherine avrebbe voluto sentire in quel momento, ritardò i suoi piani asociali.

-Carrie…- salutò la ex compagna di scuola, che le si avvicinò saltellando.

Era incantevole, sprizzante di energia, e sorridente come al solito, forse ancora di più.

Il suo sguardo brillante era uno che Catherine conosceva molto bene. Mandò le sue condoglianze mentali al povero sventurato che la mangiatrice di uomini aveva sicuramente puntato e probabilmente già agganciato.

-Ti prendo qualcosa da bere? La festa sta andando alla grande! Sono così felice che sei venuta anche tu, non vieni mai a queste feste! Devo dirlo a Queenie, sarà verde di invidia!- batté le mani entusiasta, con sguardo malefico.

Catherine la guardò con indifferenza.

-Sono l’autista di Kenneth- spiegò brevemente, in tono impassibile.

-Sì, beh, non dobbiamo dirlo a Queenie, giusto. Vuoi un drink?- Carrie propose di nuovo, prendendo qualcosa da un vassoio vagante e porgendoglielo.

Catherine mascherò bene l’espressione di giudizio, e si limitò a ripetere.

-Sono l’autista, non posso bere- specificando una cosa che sarebbe dovuta risultare ovvia.

-Suvvia, un drink non ti ucciderà- Carrie provò a convincerla, spingendoglielo in mano.

Catherine lo posò su un altro vassoio vagante.

-Preferisco non rischiare- scosse la testa, distogliendo lo sguardo da Carrie come dallo scoraggiarla dal continuare la conversazione.

Ma Carrie non era molto brava a capire i segnali, e si sedette accanto a lei, sospirando stancamente.

-Certo che è difficile organizzare, ma sono felice che tutto stia procedendo bene- commentò, guardandosi intorno soddisfatta -Tu che facevi qui in un angolo- chiese poi, adocchiando il telefono che Catherine teneva ancora in mano nella remota speranza di poterlo sbloccare presto per tornare a fare le sue cose.

Purtroppo l’avrebbe sbloccato per altri motivi.

-Niente di che- rispose, alzando le spalle e mostrando i commenti di Black Cat.

-Uhhh, nuovo video? Su cosa?- Carrie le rubò il telefono dalle mani e iniziò a scorrere i commenti.

-Oh, un commentary su una serie. Poco interessante! Voglio i gameplay! Quando lo riporta Yandere Simulator?!- commentò, rilanciando il telefono a Catherine, preso per un pelo, e stravaccandosi meglio sulla sedia.

Catherine si trattenne dal commentare qualsiasi cosa, e si limitò a bloccare nuovamente il telefono e metterlo in tasca.

-Oh, Noah! Eccoti finalmente!- l’esclamazione di Carrie, rivolta verso qualcuno che si stava avvicinando a loro, attirò immediatamente l’attenzione di Catherine, che alzò di scatto la testa verso il povero ragazzo che la mangiauomini aveva puntato.

Cavolo!

Perché proprio Noah?

Non meritava di finire nella trappola di quella malefica ragazza.

No, Catherine doveva tenersi fuori.

Non le doveva interessare il futuro di un tipo che dopotutto neanche conosceva poi così bene.

-Ho preso da bere al tavolo- Noah porse uno dei due drink che aveva in mano verso Carrie, con un sorrisino imbarazzato.

Catherine lanciò un’occhiata incredula verso Carrie.

Davvero aveva mandato il ragazzo al tavolo in fondo alla stanza per prendere dei drink quando aveva predisposto vassoi che passavano in mezzo a tutti proprio per non costringere le persone ad affollarsi al tavolo?! Che brutto test, e crudele sfruttamento. 

Catherine scosse appena la testa, convinta di non essere notata, ma rimase sorpresa quando Noah si girò verso di lei, e sgranò gli occhi, sorpreso.

-Catherine? Pensavo non saresti venuta- si rivolse a lei ignorando per un attimo Carrie, sorridendo sinceramente, e porgendole inconsciamente il drink preso per sé stesso.

Catherine lo guardò come se fosse pazzo.

Davvero si stava rivolgendo a lei in tono così amichevole, davanti a Carrie?! Oh no, era rischiosissimo. Non poteva permettere che Carrie la vedesse come una minaccia.

-Aspetta, vi conoscete?- infatti Carrie si mise subito sull’attenti, avvicinandosi a Noah e squadrando i due con curiosità e attenzione.

-Non molto, siamo solo nello stesso gruppo in un laboratorio- si affrettò a spiegare Catherine, per far presente che no, tranquilla Carrie, non si stava affatto mettendo tra lei e la sua preda.

-Oh, davvero? Fico! Che bello, quindi conosci già la mia migliore amica!- Carrie cambiò immediatamente atteggiamento, e tornò completamente amichevole, dando una ben poco apprezzata pacca sulla spalla della fantomatica “migliore amica” che non l’aveva mai considerata tale, ma non l’aveva neanche mai corretta.

-Migliore amica?- chiese Noah, molto sorpreso, soprattutto nel notare l’espressione chiaramente a disagio e a tratti disgustata di Catherine.

-Sìì, dai tempi delle superiori! Eravamo compagne di banco. L’ho aiutata parecchio durante i compiti in classe. Eri un po’ una schiappa, vero?- la prese in giro, ridacchiando.

Catherine rimase impassibile, e annuì appena. Non le importava minimamente che Carrie cercasse di abbassarla agli occhi di Noah. Dopotutto, più il ragazzo prendeva le distanza da lei, meglio sarebbe stato per tutti.

-Dai, povera, non mi sembra molto carino- borbottò Noah, guardando Catherine dispiaciuto.

Catherine scosse leggermente la testa, guardandolo allertata. Non era il momento di fare il gentiluomo, Carrie poteva fraintendere e non era il caso.

-Beh, dai, ognuno ha i suoi punti forti. Cathy per esempio è una genia informatica! Quando andavamo in sala computer era la migliore, senza dubbio- Carrie capì l’errore e tornò sui suoi passi, mantenendo la voce gioiosa e incoraggiante.

Poi guardò Catherine come se si aspettasse qualcosa.

-Sì, beh, tu eri senza dubbio la seconda della classe in quella materia- tessé le sue lodi, sempre abbastanza impassibile, ma cercando di risuonare autentica.

Era vero che Carrie era brava in informatica, dopotutto.

-Io sono negato con i computer- ammise Noah, osservando la situazione come se si stesse chiedendo se qualcosa gli sfuggisse. Iniziava a non essere molto convinto da Carrie.

E Catherine non avrebbe saputo dire se fosse una cosa buona o cattiva, a questo punto. 

-Oh, ci ha unito anche essere grandi grandi fan di Black Cat! La conosci? È una youtuber famosissima- Carrie cambiò argomento, e i suoi occhi si illuminarono.

Catherine fu felice che cambiasse argomento e smettesse di parlare di lei.

Anche se forse Black Cat non era l’argomento migliore a cui passare.

-Sì, la adoro! Sono il suo fan numero 1- Noah, al contrario, adorò il nuovo topic.

Il sorriso di Carrie si fece più radioso che mai.

-Mettiti in fila, perché io la seguo dagli inizi. Sono il membro fondatore della sua fanpage più famosa su instagram- Carrie iniziò a vantarsi, scuotendo la folta chioma soffice come una nuvola.

-Blackittens united?- chiese Noah, curioso.

-No, “Unmaskatted”- Carrie fece il gesto fittizio di togliersi la maschera. Catherine vide chiaramente il sorriso di Noah crollare.

Carrie non sembrò notarlo, e si affrettò a spiegare.

-La pagina che si occupa di cercare indizi per capire la sua vera identità. Che scava e nota ogni singolo dettaglio della sua vita personale alla ricerca della verità- spiegò, entusiasta.

-Oh… ho visto un video dove Black Cat faceva una reaction ad alcuni post- commentò Noah, senza sapere bene che dire.

-Sì, l’ho visto anche io. Molto divertente!- Carrie ridacchiò -Segui la pagina?- chiese poi, speranzosa.

-Eh… no, a dire il vero. Non sono molto interessato all’identità di Black Cat- ammise lui, un po’ a disagio.

-Davvero?- Carrie era incredula.

-Beh, non mi cambia niente chi sia. Mi piace comunque. Alla fine è la sua personalità che conta, non la sua identità- spiegò Noah.

Catherine trattenne a stento un sorrisino.

-Aww, carino. Ma sei fuori dalla competizione per chi è più fan. Il mio impegno mi mette al primo posto- Carrie gli diede una pacca sulla spalla. Noah accennò un sorriso che non gli raggiunse gli occhi. Sembrava leggermente offeso.

-Sto scherzando, ovviamente, ognuno è fan a suo modo- Carrie però ritornò subito sui suoi passi.

Proprio in quel momento una ragazza molto ben vestita che Catherine conosceva come membro del corpo studentesco si avvicinò al trio, e disse qualcosa all’orecchio di Carrie.

-Oh, capisco. Scusatemi un secondo, Queenie vuole parlarmi. Questioni di organizzazioni. Fraternizzate tra voi!- Carrie diede ad entrambi una pacca sulla spalla, prima di seguire la ragazza.

-Ma non troppo, o mi ingelosisco- aggiunse poi, ridacchiando per far capire che stava scherzando.

Catherine sapeva che era mortalmente seria.

Così riprese il telefono e ignorò completamente il ragazzo che comunque aveva tutta la sua pietà.

-Alla fine sei venuta- Noah però non aveva capito l’antifona, e provò ad attaccare bottone.

-Sono l’autista di Kenneth- spiegò Catherine sottovoce.

-Oh, capisco… quindi anche tu fan di Black Cat?- Noah provò a continuare la conversazione.

-Sì- rispose Catherine monosillabica, cercando di non far vedere che stava parlando con lui.

-Segui la pagina di Carrie?- Noah continuò ad indagare, curioso.

-No. Non ho Instagram- Catherine scosse la testa.

-Oh, okay- 

Ci fu qualche secondo di silenzio.

-Per me sei più fan tu, rispetto a lei- alla fine Catherine non riuscì a trattenersi dal rassicurare Noah, che sembrava essere stato parecchio turbato dall’accusa di Carrie.

-Uh?- il ragazzo si girò verso di lei, sorpreso.

-Se Black Cat non vuole far vedere il suo aspetto ha i suoi motivi, e rispettare la sua privacy ti rende più fan di chi vuole scoprire la verità a tutti i costi- insistette Catherine.

Noah le sorrise, rasserenato.

Sembrava un cagnolino a cui avevano appena dato un dolcetto.

Era davvero adorabile.

Catherine evitò di guardarlo per non rischiare di arrossire o altre stranezze del genere.

-Sai, lo penso anche io. Il rispetto viene prima di tutto- le diede man forte, felice che il suo stato di grande fan gli fosse riconosciuto, e sfiorando il punto vicino al gomito dove si poteva scorgere il tatuaggio con il simbolo di Black Cat.

-È importante rispettare gli altri, anche se non condividi del tutto la loro visione del mondo- continuò Catherine, iniziando a guardarsi intorno nella speranza di trovare Kenneth o Adam e avere la scusa per allontanarsi da Noah. Non poteva continuare a parlare con lui, si stava esponendo troppo.

E non riusciva a smettere.

Per qualche motivo, quel ragazzo la faceva sentire a suo agio. Non era una cosa positiva!

-Esatto!- Noah annuì vigorosamente.

Finalmente Catherine scorse Kenneth, chiaramente ubriaco e intento a parlare in modo veemente con Zoey, la cameriera che li aveva cacciati dalla tavola calda quando i loro poteri erano esplosi, e che al momento era stata assunta per portare bevande in giro. 

-Scusami un attimo, devo andare da mio cugino- Catherine approfittò al volo della situazione per salutare distrattamente Noah e correre in fretta via da lui.

Okay, forse non era il gesto più rispettoso del mondo, ma aveva i suoi motivi per volergli stare lontano.

Ed erano davvero molto validi, fidatevi.

Beh… almeno nella sua ottica.

In quanto a Noah, rimase qualche minuto seduto solo in un angolo bevendo un drink, finché non fu nuovamente raggiunto da Carrie, che gli si sedette accanto e fece di tutto per stargli il più vicino possibile.

-Scusa il ritardo! Queenie è insopportabile! Non riesco a credere che un giorno sarà mia cognata. Mio fratello deve davvero trovarsi di meglio- sbuffò, e prese un drink al volo da uno dei vassoi.

-Che ha fatto di male?- chiese Noah, distrattamente, ripensando ancora alla conversazione avuta con Catherine.

Avrebbe voluto avere più occasioni di parlare con lei, dato che sembrava molto più interessante di quanto apparisse in superficie, ma era scappata come una furia.

-È un’insopportabile perfettina!- si lamentò Carrie.

 

-Sei un’insopportabile perfettina!- Carrie glielo aveva anche detto in faccia, mentre Queenie si lamentava dello sforo del budget e di alcune pecche dell’edificio, che non aveva superato gli ultimi controlli di sicurezza e che non era abbastanza ampio da ospitare tutte quelle persone.

E, obiettivamente, aveva completamente ragione a farglielo notare.

Certo, forse sarebbe stato più carino non fare i suoi reclami a metà serata, quando non c’era assolutamente nulla che si potesse fare per risolvere i problemi, ma Jack non aveva nulla da dire contro il perfezionismo della sua ragazza.

Solo che era sempre molto difficile per lui prendere una parte quando si trattava di Carrie e Queenie.

Da un lato sua sorella, a cui voleva bene nonostante un po’ lo preoccupasse, alle volte. Dall’altro la sua ragazza che oltretutto aveva quasi sempre ragione.

Era meglio non immischiarsi per non finire con una donna che gli faceva il muso e lo guardava storto per giorni.

Quindi lasciò le due a litigare e prese una bottiglia di birra, per avere qualcosa da fare.

Si fermò dopo il primo sorso ricordandosi che doveva guidare quel giorno, e sospirò, rigirandosi la bottiglia tra le dita e cercando un luogo dove buttarla.

Certo, era un peccato sprecare una bibita, ma doveva essere responsabile prima di tutto.

Alla fine notò un cestino vicino al tavolo, e decise di andare a buttare la birra proprio lì. Era un’ottima scusa per allontanarsi il più possibile dalle due ragazze, dopotutto.

-Hey vicino!- una voce femminile poco distante lo fece sobbalzare proprio mentre era in procinto di buttare la bottiglia.

Si girò di scatto verso la fonte da cui proveniva, e si ritrovò vicino ad una ragazza della sua età che aveva incrociato qualche volta davanti al portone dell’appartamento che aveva affittato un mese prima. Ci aveva messo un sacco a convincere i suoi genitori a farlo trasferire altrove, più vicino all’università. Non ne vedevano il motivo, e obiettivamente non aveva molto senso, ma Jack aveva bisogno di allontanarsi da quella casa soffocante, e da tutte le regole impostegli per mantenere l’immagine di buona famiglia.

Quella ragazza era la figlia maggiore dei vicini dell’appartamento di sinistra, che gli avevano portato un cesto il giorno in cui si era trasferito.

-Oh, ciao! Eva, giusto?- cercò di ricordarsi, sperando di non sbagliare.

A sua discolpa, erano quattro figlie.

-Ava, ma tranquillo, sei andato più vicino di molti altri- lo corresse la ragazza, con una risatina.

-Stai lavorando?- Jack notò che portava un vassoio in mano, e aveva la divisa da cameriera che Carrie aveva imposto a tutti i lavoratori. Sarebbe stato normale imporre un’uniforme, se quella di Carrie non fosse stata tanto scomoda e ridicola.

-No, voglio bere tutti questi drink da sola e finire in coma etilico- rispose lei, sacrale e sarcastica.

-Domanda stupida- le concesse Jack, alzando le mani.

-Più che altro questa uniforme è la più riconoscibile dell’universo. E sappi che ne ho fatti di lavoretti strani, ne ho viste tante di uniformi assurde- si lamentò lei, offrendo nel frattempo i drink alle persone accanto.

-Mi dispiace, purtroppo mia sorella ha fisse un po’ strane- si scusò Jack da parte di Carrie.

-E il potere di realizzare tutte le sue fisse. Tranquillo, non mi lamento. È solo un lavoro… oh, la butti quella?- Ava notò la bottiglia che Jack teneva ancora vicino al cestino.

-Oh, sì, mi ero scordato che oggi devo guidare- spiegò, un po’ abbattuto.

-Beh, è un peccato- Ava mise il pesante vassoio in equilibrio su una mano sola, prese la bottiglia con l’altra, e la bevve in un sorso, lasciando Jack parecchio disorientato.

-Prometti che non lo dici a tua sorella? Di solito non bevo sul lavoro- Ava gli fece un occhiolino complice, e lanciò la bottiglia nel cestino, centrandolo con precisione.

Jack era davvero strabiliato.

-Promesso- annuì in un sussurro.

-Grande! Mia sorella Zoey ha delle bibite analcoliche comunque, se vuoi favorire e hai sete- Ava indicò una ragazza poco più giovane che era impegnata in quella che sembrava un’accesa discussione con Kenneth poco lontano. Catherine e Adam stavano provando a separarli.

Jack decise di aspettare prima di andare in quella direzione.

Non aveva mai avuto assolutamente nulla contro Kenneth, ma era il ragazzo di Queenie, quindi le poche conversazioni che avevano avuto non erano mai andate a finire molto bene.

E Jack preferiva sempre evitare conflitti.

-Grazie per il consiglio, ti lascio lavorare- la salutò notando la folla di persone che iniziavano ad accalcarsi nella loro direzione per prendere un drink.

-Ci becchiamo al portone, o al balcone- lo salutò lei, con un cenno e un occhiolino, prima di tornare ai suoi doveri.

Sembrava una ragazza simpatica.

-Eccoti qui, dov’eri finito?- la voce impaziente della sua ragazza distolse Jack dall’osservarla ulteriormente, e il giovane si voltò di scatto verso Queenie, cercando di non sembrare colpevole.

Dopotutto non c’era nulla per cui essere colpevoli.

-Oh, hey, ero andato a buttare una cosa- spiegò, un po’ imbarazzato.

Queenie incrociò le braccia.

-Hai bevuto?- chiese, avvicinandosi al suo viso per controllare se sapesse di alcool.

Jack cercò di non pensare al fatto che erano secoli che i loro volti non erano così vicini… e teoricamente stavano insieme.

-Ho preso un sorso di birra light, poi mi sono ricordato che oggi devo guidare. Tranquilla, sono ancora completamente sobrio- cercò di rassicurarla, dandole un leggero bacio sulla guancia.

Queenie si irrigidì e si ritirò inconsciamente, guardandolo storto.

Jack si impose di allontanarsi a sua volta.

Uff, certo che era davvero difficile stare con Queenie.

-Spero per te che sia vero, Carrie ha messo troppi drink a questa festa. Lo sai che i decessi a causa di incidenti stradali stanno aumentando a causa delle feste universitarie?! E New Malfair è salita nelle classifiche dello stato- Queenie iniziò una lunga filippica sui pericoli del bere e guidare. 

E non aveva torto, Jack lo sapeva. Queenie raramente aveva torto.

Però era pesante.

-Non ho bevuto, sono decisamente lucido- la rassicurò ulteriormente, a voce bassa, così bassa che Queenie non lo sentì, e continuò a rimproverarlo.

-L’ultima volta che ho controllato avevamo addirittura superato Harriswood! E lo sai che a Harriswood fanno le corse clandestine di auto!- il discorso iniziò ad allontanarsi da Jack e andare più sul generale, e al ragazzo andava benissimo così.

Lanciò un’occhiata alle bibite analcoliche e annuì fingendo di ascoltare quello che Queenie stava dicendo.

Quando tornò a guardare la sua ragazza, per poco non sobbalzò notando che l’aveva affiancata Aria, che pendeva dalle sue labbra.

-Santo cielo, davvero a Harriswood succedono queste cose? E pensare che avevo valutato l’idea di andare all’università lì!- esclamò, interrompendo il monologo.

Queenie sobbalzò leggermente, e si voltò verso di lei, accorgendosi solo un quel momento che era entrata nella conversazione.

Se Jack si fosse intromesso così in un discorso, sapeva con assoluta certezza che Queenie si sarebbe offesa.

Ma quella era Aria, era ovvio che la ragazza si rilassasse e accennasse un sorrisino.

-Oh, fortuna che non sei andata! Le gang lì sono pericolose. Soprattutto visto che è una piccola città. Succede di tutto- insistette, dimenticandosi completamente di Jack e concentrandosi del tutto su Aria.

Ottimo, magari poteva scappare e prendere una bibita analcolica. Grazie Aria! Jack non era mai stato così felice di essere il terzo incomodo tra lei e la propria ragazza.

Uff… un giorno di quelli doveva davvero lasciare Queenie.

Ormai la loro era più una facciata che una vera e propria relazione.

-Io sapevo solo che c’era stato lo scandalo della principessa Veronika, l’anno scorso- ammise Aria, appoggiandosi alla spalla di Queenie per ascoltarla meglio.

Queenie non si ritirò.

Queenie si ritirava sempre quando Jack provava ad iniziare un contatto.

-Lo ricordo. Su Instagram dicevano tutti che le somigliavo, e mi prendevano per lei- osservò Queenie, rigirandosi una ciocca di capelli tra le dita.

-Ma che dici?! Tu sei più carina!- flirtò Aria, non molto velatamente.

Jack adocchiò finalmente Zoey, e praticamente le corse contro, cercando di non farsi notare mentre scappava dalla conversazione che nonostante tutto non gli faceva molto piacere ascoltare.

-Posso fare qualcosa per te, Jack?- chiese Zoey, porgendo il vassoio.

-Sono analcoliche, vero?- indagò Jack per sicurezza. Si fidava di Ava, ma magari aveva cambiato vassoio in quei minuti, chi lo sapeva?

-Sì, e le scorte sono limitate. Per fortuna sei tipo la terza persona che si rifornisce da me in tutta la serata, quindi penso che avanzeranno- spiegò Zoey, ridacchiando.

-C’è troppo alcool a questa festa, e l’edificio è troppo lontano dalla città- borbottò Jack tra sé, dimostrando di essere completamente dalla parte di Queenie quando si era lamentata.

-Già, speriamo che tutti abbiano la decenza di chiamare un taxi- gli diede man forte Zoey, offrendogli un succo di frutta.

Jack annuì.

-Jack, mi stai per caso evitando?- quando Queenie lo raggiunse, Jack non riuscì a non sbuffare, seccato.

-Avevo sete. È un succo di frutta!- si affrettò a mostrare che non c’era alcool lì dentro.

-Sì, confermo. Tutte bibite analcoliche- confermò Zoey -A proposito, Queenie, mi puoi dire cosa è successo l’altro giorno? Sei scappata come una furia dopo che tu e il tuo gruppo avete distrutto il tavolo- aggiunse poi, verso la ragazza, molto sospettosa.

-Aspetta, cosa?- Jack non sapeva nulla di quella storia.

Queenie impallidì, all’improvviso Jack iniziò a sentire freddo. Qualcuno aveva aperto una finestra?

-È tutta colpa di Kenneth- rispose a Zoey. Si voltò poi verso Jack, che la guardava interrogativo -Non è successo niente, non preoccuparti- il suo tono era improvvisamente molto più gentile. Gli prese timidamente la mano -Ti va di ballare?- propose, sorridendo amabilmente.

Tattica per impedire che Jack indagasse? Probabile. Ma era parecchio che non facevano qualcosa insieme, quindi il ragazzo accettò.

Tanto valeva provare a divertirsi, dato che non era il caso di lasciarla adesso.

Alla fine la serata non fu così disastrosa, nonostante fosse uno dei pochi ad essere sobri.

 

Adam era felice che Catherine fosse stata l’autista della serata, perché nonostante i suoi propositi, era ben lungi dall’essere sobrio.

Ma non era neanche abbastanza ubriaco da fare qualcosa di cui si sarebbe pentito, quindi, quando finalmente lui e Kenneth tornarono al dormitorio (e con “tornarono” si intende “quando Adam trasportò un super ubriaco Kenneth a mo’ di principessa”) aveva ancora abbastanza facoltà mentali da mantenere le distanze dal migliore amico.

Anche se lui non era dello stesso avviso, perché mentre si faceva trasportare, era aggrappato a lui come un koala su un eucalipto, con il volto premuto sulla sua spalla.

-Odori di pino. È per via del tuo potere o usi un profumo speciale? Perché è davvero buonissimo- commentò all’improvviso in tono sornione. Adam per poco non lo lasciò cadere a terra, e si affrettò a lasciarlo sul letto prima di accendere la lampada sulla scrivania.

Non si vedeva nulla in quell’oscurità, e il lampadario era troppo luminoso per il povero Kenneth.

Non rispose nemmeno alla sua domanda, così quest’ultimo continuò a parlare, massaggiandosi le tempie e cercando di recuperare lucidità mentale.

-Oggi ci siamo divertiti, vero? Tranne con Zoey. Non se la prende con Queenie, non è giusto- le dita di Kenneth iniziarono ad irradiare calore.

Adam si voltò verso di lui e lo guardò allertato.

-Non è molto il caso di parlare di Queenie- gli fece notare, indicando le mani.

Kenneth se le guardò, rimase parecchi secondi in silenzio, in uno stato di profonda contemplazione, poi ridacchiò leggermente tra sé.

-Mi sono appena accorto che Queenie è Icy- commentò, ridacchiando sempre più forte.

-Che?- chiese Adam, che in quanto alla lore delle Winx era decisamente poco ferrato.

-Io sono Bloom, tu sei Flora, e Queenie è Icy, la mia nemica. Tutto torna! Siamo noi il vero remake, mica quella roba di Netflix!- spiegò Kenneth, senza fornire ad Adam un vero e proprio contesto per la sua spiegazione.

Il coinquilino provò ad ignorarlo, e si cambiò d’abito in fretta, mettendosi in pigiama.

-Mai pensato di ignorare Queenie e basta?- borbottò tra sé, certo che però il suo consiglio sarebbe rimasto inascoltato.

-No, perché io odio Queenie! Ma non perché è omofoba, cioè, anche perché è omofoba. Queenie è una tremenda omofoba che fa tanto la “woke” ma poi non accetta niente e nessuno tranne quando magari le fa comodo perché dai, com’è possibile che Aria le piaccia così tanto? Cioè è ovvio che le piace tanto, e quindi fa quella che accetta perché le piace e… che stavo dicendo? Ah, sì, non è che Queenie la odio… no, aspetta, sì, Queenie la odio! La odio tanto. Perché è omofoba… ma non la odio per questo, la odio perché è ipocrita, ecco. Sì, perché è la persona più gay dopo di me, e solo perché io sono la bandiera arcobaleno fatto a persona.  Cioè, è così chiaramente omosessuale, Queenie, e fa tante storie a me! Ma come osa?!- mentre parlava male di Queenie, provocando piccole nuvolette di fumo quando iniziava a scaldarsi troppo, Kenneth si stava lentamente spogliando per mettersi in pigiama e poi sotto le coperte, e Adam era molto combattuto tra il provare ad aiutarlo, dato che sembrava ogni secondo in procinto di cadere, o voltarsi per non rischiare di vedere qualcosa che era meglio non vedesse.

-Perché sei così convinto che Queenie sia omosessuale?- si ritrovò a chiedere, molto confuso.

Sapeva la visione di Kenneth, che le dava sempre dell’ipocrita, ma non vedeva in Queenie un’omosessuale repressa, anzi, sembrava la classica ragazza etero reginetta della scuola.

Quasi uno stereotipo vivente.

Forse troppo? Adam non era abbastanza esperto né di persone, né di sentimenti, per dirlo.

Ma Kenneth… come mai ne era così certo?

-Adam, piccolo figlio dell’estate- Kenneth, a petto nudo e con una calza sola, gli si avvicinò incerto e gli mise una mano sulla spalla.

Adam fu felice che l’unica fonte di luce fosse la lampada sulla scrivania che aveva acceso da poco e ci metteva parecchio tempo ad illuminare bene la stanza, perché il suo primo e unico istinto fu quello di fissare insistentemente il petto dell’amico, e sapeva benissimo che era un pensiero tutt’altro che platonico.

Perché quando Kenneth era così ubriaco diventava anche così sfacciato?!

…no, Kenneth era sempre sfacciato.

Ma quando era ubriaco era ancora peggio, soprattutto per Adam controllarsi.

Provò a scansarsi, ma la presa di Kenneth era ferrea, e finì per trasportarlo con sé.

-Io ho un potere- continuò la spiegazione, avvicinandosi di più e sussurrandogli all’orecchio.

Il fiato di Kenneth contro il suo orecchio, caldo e dall’odore fruttato, fece diventare Adam più rosso di quanto già non fosse.

Riusciva ad avvertire fisicamente i fiori che iniziavano a crescergli addosso, ma cercò di trattenere il respiro e non pensarci.

-Sì, lo so, abbiamo tutti un potere, ma non capisco cosa c’entri- doveva pensare ai poteri, i poteri sono spaventosi, pensa a questo e non al tuo coinquilino seminudo e aggrappato a te.

-Sì, è vero, sono Leo Valdez, ma a parte questo, ho anche il gaydar più sviluppato del mondo. Io sono il presidente della comunità omosessuale, il messia! E se una persona è omosessuale, io lo capisco da metri di distanza- spiegò, in tono sacrale, facendo un enfatico gesto con la mano e sollevando una fiammata che fece sobbalzare Adam e gli diede l’occasione di sfuggire alla sua presa.

Valutò però con attenzione le parole di Kenneth.

-Quindi capisci la sessualità di una persona? Con certezza? Anche quando magari questa persona inizia ad avere qualche dubbio, o non è fuori dall’armadio?- chiese, un po’ balbettante, sperando di non dare chiari segni delle proprie emozioni, ma fallendo miseramente.

Fortuna che quando Kenneth era ubriaco raramente ricordava con precisione quello che accadeva. Adam l’aveva scoperto a sue spese.

Erano passati mesi eppure non riusciva ancora a pensarci con serenità.

-Beh… sì e no? Cioè, vale principalmente per l’omosessualità… i bisessuali, pansessuali e gente così sono più difficili da capire. Tipo Aria ha dei vibes, e infatti è pan, ed è chiaro, ma c’è un tipo che ho conosciuto su un sito d’incontri l’anno scorso che pensavo fosse etero dalla faccia, ma poi ho letto il profilo e ho capito che era bi- spiegò Kenneth, con più sicurezza -Però lo so che tu sei etero, tranquillo- poi si avvicinò ad Adam e provò a dargli qualche pacca sulla testa.

Era troppo basso per raggiungerla senza perdere l’equilibrio già quasi nullo, quindi alla fine si limitò alla spalla.

-E se non fossi etero?- sussurrò Adam, più rivolto a sé stesso che a Kenneth, che però lo sentì, e lo guardò sorpreso.

-Oh, pensi di essere bi?- chiese, senza nessuna traccia di giudizio.

Adam non era ancora pronto ad esporsi troppo, ma forse poteva partire con una piccola mollica di pane, sperando che Kenneth la mangiasse.

-Non lo so- ammise, incerto, con il cuore che batteva a mille.

Kenneth rimase immobile qualche secondo, poi annuì, fece dietro front, e si sedette sul proprio letto.

Proprio quando Adam iniziava a credere che avrebbe completamente ignorato la questione sollevata dal coinquilino, gli fece cenno di sedersi accanto a lui.

Adam esitò.

Lo scenario iniziava a somigliare troppo a quello dopo la festa di fine anno, per i suoi gusti.

Ma quella volta almeno era sobrio… o quasi.

Quindi decise di assecondarlo, sedendosi però al limite del letto.

Kenneth gli si avvicinò, non lasciandogli molto spazio di manovra, e gli diede qualche altra pacca sulla spalla.

-Va tutto bene, sei comunque super valido- lo rassicurò, incoraggiante.

-Sì, lo so… ma non so se…- Adam esitò, era molto meglio non parlare a Kenneth dei suoi dubbi, perché sapeva che poi Kenneth avrebbe proposto cose che era meglio non portare alla luce, e Adam non voleva fare un bis di quanto già successo.

…o lo voleva fare?

Il problema vero stava proprio nei propri sentimenti, ed enorme confusione.

-Capisco… beh, se vuoi ti cerco qualche ragazzo che può essere il tuo tipo. Finora mi sono concentrato sulle ragazze, ma magari se ti trovo un bravo ragazzo capirai meglio i tuoi dubbi- propose Kenneth.

Adam cadde dalle nuvole.

-Cosa?- chiese, sorpreso. Si aspettava che Kenneth dicesse un’altra cosa.

Il coinquilino non sembrò rendersi conto della strana atmosfera, e della leggera delusione del compagno.

Si sdraiò sul letto, continuando a parlare.

-Speriamo di non avere cotte per gli stessi ragazzi, non voglio litigare con te per cose così stupide- iniziò a commentare, pensando a come sarebbe cambiata la loro vita sentimentale nell’eventualità che Adam fosse bisessuale. Ne parlò con grande naturalezza, ma ad Adam cominciò comunque a battere il cuore.

-Guarda, non credo di essere bisessuale, sono solo forse un po’ confuso- provò a fare dietro front, ma Kenneth era troppo concentrato sui propri pensieri, e aveva già chiuso gli occhi.

Si avvicinava sempre più in fretta al regno di Morfeo.

-Nah, non credo che litigheremmo, dato che ti lascerei… tutti i ragazzi che vuoi. Lo so che tu sei… relazioni serie, io invece… avventure di una notte. Hai la priorità… tu. Tanto non mi innamoro… io- lo rassicurò, facendogli solo più male.

-Kenneth, lascia perdere…- la voce di Adam era più urgente e acuta. Si alzò di scatto dal letto, e pregò con tutto il cuore che si dimenticasse della conversazione appena avuta.

Sapeva che Kenneth non voleva una storia seria. Lo sapeva benissimo.

Ma comunque non era così piacevole sentirlo di nuovo.

-Sta solo… atten…- Kenneth ormai era più addormentato che sveglio -…a non inna… di me- sussurrò, prima di crollare addormentato.

Adam non aveva sentito molto bene tutte le parole, ma capì perfettamente il contesto della frase.

Sospirò, coprì al meglio Kenneth con una coperta leggermente bruciacchiata, e si buttò sul proprio letto, a faccia in giù contro il cuscino, ricordandosi a malapena di togliere gli occhiali.

Che razza di situazione!

Lo sapeva che quella serata sarebbe andata uno schifo, ma non si aspettava che il finale l’avrebbe ferito così tanto.

Perché purtroppo aveva già sentito l’avvertimento di Kenneth una volta.

E l’aveva anche già infranto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Ho due premesse prima di passare all’angolo autore vero e proprio: 

1) Grazie davvero, davvero tantissimo a tutti quelli che stanno commentando e leggendo, non mi aspettavo tale partecipazione

2) Vi siete accorti di ciò che accomuna tutti i titoli dei capitoli?

Ma domande strane a parte, passiamo all’angolo autore vero e proprio.

Molto incentrato su Kenneth e Adam, anche se ci sono momenti anche delle altre coppie, e tornano Carrie e Jack.

Allora, ho notato che tutti amate Kenneth, e non vi biasimo. Volevo finire il capitolo con un’altra frase meme di Kenneth, ma alla fino ho optato per una specie di confessione di Adam, e sappiate che di solito per arrivare a questo punto in una relazione ci metto almeno una ventina di capitoli, quindi spero vi piaccia comunque.

Poi, non pensavo che il punto di vista del secondo paragrafo sarebbe stato di Catherine, perché volevo tenerla un po’ nel mistero, ma alla fine non mi sono trattenuta, perché è un personaggio che mi piace molto.

Mentre Jack… volevo illustrare ancora meglio il suo rapporto con Queenie e in generale il suo carattere.

Devo dire che mi fa pena, poraccio.

Ma anche Adam non scherza, con Kenneth.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, per il momento sto ancora andando un po’ a braccio ma prometto che farò uno schema più approfondito per i prossimi capitoli.

Un bacione e alla prossima :-*

 

 

 

 

Nel prossimo episodio: Il gruppo deve presentare l’idea per il corto

   
 
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