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Autore: leila91    25/03/2021    25 recensioni
Crowley ha bisogno con urgenza di un dentista e Beelzebub conosce esattamente la persona giusta.
(Human!AU // Dentist!Aziraphale // Florist!Crowley // Love at first sight // Fluff & a bit of smut)
Genere: Comico, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: AU, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ngk!AU'
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2.)... vengono per nuocere.

 


 
“Il Ritz? Davvero? Non ti sembra un po’ esagerato come posto per un appuntamento con una persona che hai visto una sola volta?”
“Lascialo in pace, Hastur. Non vedi che sta cercando di fare colpo?”

Crowley alzò gli occhi al cielo, mentre cercava di concentrarsi sul nodo alla cravatta: era da secoli che non ne metteva una e si stava rivelando una sfida più ardua del previsto.
“Io ho già fatto colpo, grazie tante,” sibilò, compiaciuto, sottolineando con orgoglio il 'già', “e comunque l’idea del Ritz è stata di tua sorella,” continuò rivolto ad Hastur, “pare sia uno dei desideri segreti di Aziraphale, cenare là.”

“Oooh, ma che dolce,” Hastur mise su un tono esageratamente svenevole, “vuole fare una sorpresa al suo angioletto. Come in quella vecchia canzone che-ahio!”

Crowley non lo lasciò finire e gli lanciò addosso una scarpa.
In fondo però se l’era cercata: avrebbe dovuto immaginare che raccontare ai suoi diabolici amici anche la questione del soprannome non sarebbe stata una buona idea.
Tuttavia, per quanto fastidiosi potessero essere Hastur e Ligur, in quel momento Crowley era fin troppo allegro e compiaciuto per darci eccessivamente peso.

Lui e Aziraphale non avevano fatto altro che scambiarsi messaggi per tutta la giornata, e per buona parte della sera prima, scoprendo con piacere che quella sintonia e quell’attrazione iniziale non erano dovute a una sbandata momentanea - o nel caso di Crowley, alla novocaina - ma avevano davvero un fondamento concreto.

Aziraphale era affascinante, intelligente e spassoso: in sintesi, una delle persone più stimolanti che Crowley avesse mai conosciuto.
Il dentista non si era risparmiato diverse battute autoironiche sul suo lavoro - alcune delle quali erano riuscite a far arrossire Crowley -, e aveva condiviso con lui parecchi aneddoti divertenti, la maggior parte riguardanti la sua segretaria a tempo perso, Anathema, che a quanto pare aspirava a diventare un’occultista (qualunque cosa volesse dire.)
Il suo tono invece si era fatto molto più dolce nel raccontare a Crowley del suo figlioccio undicenne, Adam, figlio di alcuni carissimi amici di famiglia.

Crowley non ricordava di aver mai provato tanta attrazione per qualcuno in vita sua, fisicamente, ma ancora di più mentalmente.
Si era sempre rifiutato di credere all’amore a prima vista o alla storia dell’anima gemella, e adesso eccolo lì,  eccitato come un adolescente alla sua prima cotta, all’idea di rivedere quell’angelo.

Si diede un’ultima occhiata allo specchio, il suo occhio critico alla ricerca di qualcosa che non andasse, ma il nodo della cravatta era posto e i capelli in ordine.

Recuperò la giacca e se la gettò dietro la spalla.
“Non aspettatemi alzati. Au revoir!”

“Che significa au revoir?” sentì chiedere a Ligur.
“E’ francese. Forse un vino.” fu la risposta di Hastur.






Aziraphale sperò di non aver esagerato: Crowley gli aveva detto di vestirsi elegante ma senza sbilanciarsi oltre e non aveva lasciato trapelare indizi su dove sarebbero andati a cena.
Il giovane si era appena richiuso il portone di casa alle spalle quando udì il suono di un clacson.
Si voltò in quella direzione e per poco non rimase a bocca aperta come il personaggio di un cartone animato: Crowley era appena arrivato alla guida di una vera e propria Bentley degli anni trenta!
L’uomo si sporse dal finestrino, zazzera rossa e immancabili occhiali da sole.

“Salta su, angelo!”
Esclamò con un sorriso da gatto del Cheshire.
Aziraphale non se lo fece ripetere.
“Crowley, è pazzesca!” esclamò, eccitato, richiudendosi la portiera alle spalle, “ma dove sei andato a recuperarla?”
“Era di mio nonno,” rispose l’altro, compiaciuto, “mi ci è voluto un po’ per rimetterla a nuovo, ma ne è valsa la pena.”
“Anche meccanico? Sei pieno di sorprese, non c’è che dire.” ridacchiò Aziraphale, incantato.
“Oh, angelo, non immagini quante.” gongolò Crowley, con tono furbo..


Giunsero a destinazione una decina di minuti più tardi, grazie a quella che Aziraphale non avrebbe saputo definire che una guida diabolica.
L’eccitazione per l’auto d’epoca si era esaurita in fretta e il giovane aveva passato tutto il tragitto tenendo gli occhi semichiusi e lanciando piccole imprecazioni, che avevano suscitato l’ilarità dell’altro.
“Smettila di ridere e pensa a tenere d’occhio la strad-attento a quel pedone!”
“Quello cammina in mezzo alla strada, saprà cosa rischia.” Notando che l’altro non aveva apprezzato la battuta, Crowley si era affrettato a tornare serio. “Rilassati, angelo, conosco queste vie come le mie tasche.”



Una volta arrivati, da vero gentiluomo, Crowley si precipitò ad aprire la portiera al compagno, godendosi i suoi squittii deliziati nell’accorgersi di quale fosse il ristorante.
“C’è dietro lo zampino di Bee, non è vero?” chiese Aziraphale, con gli occhi che brillavano e ottenendo in cambio un occhiolino assai eloquente.

La facciata del Ritz toglieva il fiato, ma il ristorante dall’interno era ancora più bello di come Aziraphale se l’era immaginato.
Si guardò intorno incantato e improvvisamente a disagio: forse avrebbe dovuto indossare delle scarpe diverse o lasciare perdere il papillon, o-
Un leggero tocco di labbra sulla sua fronte lo riscosse completamente.
Crowley si era piegato verso di lui, quasi avesse percepito il suo nervosismo.
“Sei bellissimo,” soffiò e Aziraphale si chiese come fosse possibile aver incontrato un uomo tanto perfetto.

Un cameriere comparve in quel momento e dopo un piccolo inchino li fece accomodare al loro tavolo.
Si occupò Aziraphale di ordinare per entrambi: ormai era chiaro chi fosse fra i due l’esperto di buona cucina e Crowley lo lasciò fare con piacere, allungando una mano verso di lui quando ebbe finito.

“Mi fa piacere che ti sia ripreso dalla mia, com’è che l’hai definita? Guida infernale,” ridacchiò imitando la voce del compagno.
“Se io sono l’angelo, mi sembra solo che giusto che tu invece faccia la parte del demone,” rispose Aziraphale, impertinente.
Lo sguardo di Crowley si accese di malizia e Aziraphale avvertì una scarica di adrenalina lungo tutto il corpo.
“Significa che ho il permesso di tentarti?” chiese il rosso, con un tono fin troppo allusivo.
“Oh, non ti sarà così facile. In qualità di angelo ho ricevuto un addestramento speciale per resistere alle seduzioni,” stette al gioco Aziraphale, sebbene ogni singola fibra del suo corpo gli stesse urlando di cedere, cedere all’istante e al diavolo la cena.

No, un momento. La cena no.
Controllati, Azi, siete in un luogo pubblico, per l’amor del cielo!


“Se è una sfida preparati a perdere, angelo,” soffiò Crowley, avvicinandosi pericolosamente.
“Vorrei farti presente che ancora non mi hai spiegato il perché di questo soprannome,” ci tenne a puntualizzare Aziraphale, allungandosi a sua volta, ma l’arrivo dei loro piatti interruppe quel momento giocoso.

Aziraphale osservò le due portate, che avevano un aspetto veramente delizioso, con gli occhi che brillavano.
Dovevano essere una vera ghiottoneria, si disse, con l’acquolina in bocca.

Un pensiero improvviso si fece largo nella sua mente e lo portò a piegare le labbra in un ghigno impercettibile.
Alla faccia dell’angelo: quella che aveva appena avuto era decisamente un’idea diabolica.






Quel piccolo bastardo lo stava facendo apposta, Crowley ne era certo.
Ma questo invece di infastidirlo, lo attraeva ancora di più.
Ormai era sicuro di essere cotto a puntino, senza possibilità di ritorno.

Mmmh.”

Ed eccolo di nuovo, l’ennesimo mugugno che andò a infiammare le sue parti basse.
Aziraphale aveva cominciato in quella che sembrava una maniera innocente: un piccolo gemito di apprezzamento non appena assaggiato il suo risotto ai funghi.
Peccato che poi quei versi di godimento fossero continuati a ogni singolo boccone, come se il giovane fosse in preda a be’… un’estasi di ben altra natura.
Crowley stava rischiando di perdere il suo autocontrollo, il cervello partito per la tangente alla sola idea di quali altri suoni sarebbe stato effettivamente capace di emettere Aziraphale, una volta che l’avesse avuto tutto per sé, nell’intimità del suo appartament-

“Mmh, va tutto bene, caro? Mi sembri un po’ accaldato.”
Ngk.
Aziraphale rise di gusto, portandosi la forchetta alle labbra per finire l’ultimo boccone del dessert, una favolosa crepe con crema di pistacchio e contorno di fragole.
“Sempre così eloquente… vuoi forse ammettere la sconfitta?”
Qualche minuto prima Crowley piuttosto si sarebbe dannato, ma adesso…
“Ti conviene finire quel dolce entro dieci secondi, dottore, o rischieremo di farci bandire a vita da qui per oltraggio al pudore,” ringhiò, mentre con la mano faceva segno a un cameriere di portare il conto.
“Uh, ma caro, non sai che mangiare troppo velocemente aumenta il rischio di carie?” Aziraphale si stava divertendo come non mai.
Crowley gli gettò un’occhiata a metà fra l’esasperazione, la furia, e il totale arrapamento.
“Aziraphale, finisci quella dannatissima crepe se non vuoi che ti carichi in spalla all’istante.”
“Per carità, non sia mai.” rispose Aziraphale divertito, e si affrettò a fare come suggerito dall’altro.



Venti minuti più tardi, la meta stabilita era diventata il negozio di Crowley.
Sul retro c’era una dependance che Agnes utilizzava quando non aveva voglia di rientrare a casa e che adesso era diventata ad uso esclusivo del nuovo proprietario.
Nessuno li avrebbe disturbati lì.

Crowley aprì la porta senza guardare, troppo distratto dalle labbra di Aziraphale attaccate al suo collo.
Non si preoccupò nemmeno di accendere la luce, e navigò entrambi a memoria verso il letto a due piazze, facendoci cadere il compagno e intrappolandolo sotto di sé.
Gli occhi di Aziraphale brillavano come stelle, di gioia e desiderio.
A Crowley nel guardarlo per poco non mancò il fiato.
Gli passò dolcemente il pollice contro la guancia,  strusciandosi contro di lui e facendo contemporaneamente sfregare le loro erezioni.
Aziraphale fece le fusa.

“Ti voglio,” soffiò quell’angelo sceso in terra, e quella frase fu il permesso di cui Crowley aveva bisogno.

Si spogliarono in fretta, famelici, come se entrambi non avessero bramato altro dal primo secondo in cui si erano visti.

Aziraphale spalancò gli occhi quando vide il tatuaggio a forma di serpente che Crowley aveva sul collo.
“Un serpente?”
“Uhu,” mugugnò Crowley scendendo con le labbra a baciargli il petto.
Aziraphale gettò indietro la testa e artigliò le dita fra i suoi capelli ramati.
“C-come, come mai?” chiese, con la voce rotta.
“Se in questo momento sei più concentrato sul significato del mio tatuaggio che sul resto, vuol dire che non mi sto impegnando abbastanza,” rispose Crowley, lambendogli i capezzoli con la lingua prima di succhiarli.
Aziraphale gemette e perse momentaneamente il respiro.
Crowley rise, soddisfatto del risultato, poi, dopo che lo ebbe tormentato abbastanza, gli disse: “Snake è il mio soprannome, perchè sono piuttosto bravo a usare la lingua.”

E passò i minuti successivi a dare prova della sua affermazione.



Il mattino seguente, Aziraphale si svegliò con le membra indolenzite e un braccio agganciato attorno alla vita.
Si sentiva completamente in pace col mondo, la vita, l’universo in generale, e sorrise deliziato nel ripensare alla sera prima.
In particolare alla sua conclusione.

Crowley non si era accorto del suo risveglio e stava scrivendo qualcosa col suo cellulare.
Aziraphale gli depositò un bacio sul petto e sentì l’altro sussultare lievemente.
“Buongiorno, angelo,” gli disse sorridendo e stringendolo a sé, “stavo giusto parlando di te.”
“Uh?” Aziraphale alzò un sopracciglio, confuso.
“Stavo spiegando al mio coinquilino come mai non sono rientrato stanotte,” spiegò Crowley, strizzandogli l’occhio e lasciando da parte il telefono. “Meglio se ti risparmio i suoi commenti,” concluse con una smorfia.
A quelle parole il cervello di Aziraphale si attivò e il giovane si diede una manata sulla fronte.
“Gabriel! Mi sono completamente scordato di avvertirlo! Avrà probabilmente chiamato la polizia e-”
Si girò nell’abbraccio per cercare il cellulare, preparandosi a trovare decine di chiamate perse, ma stranamente non fu così.
Crowley non lo aveva perso d’occhio un secondo, divertito.
“Sono sicuro che, se non lo ha capito da solo, ci avrà pensato Bee a spiegargli che fine avessi fatto.”
“Probabilmente hai ragione,” concordò Aziraphale, sollevato.
E improvvisamente, decise il suo stomaco, anche molto affamato.

Una risata scosse Crowley, di fronte a quel gorgoglio che annunciava chiaramente che fosse ora della colazione.
Più tardi, si disse.
Più tardi ci sarebbe stato tempo di concedersi un secondo, e magari anche un terzo round.
Di mostrare ad Aziraphale il negozio, provocarsi a vicenda con altre battute di pessimo gusto sulle rispettive professioni, insomma godersi quel primo week end insieme senza tanti pensieri.
E chissà magari, tra le altre cose, spiegargli finalmente anche il perché del vezzeggiativo angelo.

Per adesso, mentre osservava l’altro rivestirsi intimandogli di fare altrettanto (“Ho fame, Crowley, datti una mossa!”) il rosso si limitò a passarsi la lingua sul dente otturato, pensando con ironia a come una cosa tanto fastidiosa come una carie avesse finito per renderlo tanto felice.

Alla fine quel famoso detto era proprio vero: non tutti i mali vengono per nuocere.












 

Chi trova tutte le citazioni della serie tv vince la mia fornitura di creme al pistacchio.
(Non è vero, dovrete passare sul mio cadavere.)
Come si diceva anche nelle note allo scorso capitolo: fuck the realism, all heil the self indulgence deheheh ^^”.
Traduzione: non prendete questa storia troppo sul serio.
Io spero vi abbia fatti sorridere, vi ringrazio di avermi tenuto compagnia e ringrazio in particolar modo chi ha recensito lo scorso capitolo e chi vorrà recensire questo. Il vostro entusiasmo mi ha resa davvero tanto felice, anche se sono un disastro a dimostrarlo.

Magari in futuro riprenderò in mano questo AU, per ora mi fermo qui :)
Un caldo abbraccio a tutti,

Bennina vostra, che corre a mettere sotto chiave il pistacchio.



(Vuoi leggermi in inglese e lasciarmi un kudos? Mi trovi qui)
 

 
   
 
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