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Autore: L_White_S    26/03/2021    0 recensioni
" Non sempre gli angeli nascono con le ali "
Quando i nazisti portano gli ebrei nel campo di concentramento di Auschwitz, il loro scopo non è solo quello di ucciderli…
Quando il re inglese attacca la Francia per riprendersi il trono, la guerra “dei cent’anni” diverrà il pretesto per celare le vere motivazioni del conflitto. Ma cosa hanno in comune questi avvenimenti storici?
Ice – il protagonista – è un ragazzo che si sveglia in un laboratorio ultratecnologico senza memoria. Gli esperimenti condotti lo hanno privato dei ricordi e solo dopo un accurato incidente, studiato – se vogliamo – inizia finalmente a trovare nel buio della sua mente quei flashback che faranno riaffiorare la verità, oltre che la luce.
La saga inizia con la ricerca delle origini di uno “dei dieci”, con un debutto fenomenale.
Si introdurranno domande che sorgeranno spontanee al lettore, quali la nascita del conflitto delle parti, sia di esseri
sovrannaturali che non, e di quanto possa un amore condizionare la vita…
Ice, durante il viaggio dettato dai ricordi, scoprirà una visione demoniaca che lo perseguiterà per tutto il tempo, manovrandolo come un burattino. Ma perché accade questo?
L’amore potrà riportarlo sulla retta via, perché la strada del male, è solo un bivio…
Genere: Fantasy, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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CAPITOLO      3.5
 
 
 
 
 
   Mio Dio.
   Finalmente la giornata era giunta al termine e sia il generale che tutti gli scienziati, compreso quell’effemminato di Michael, erano scesi all’ultimissimo piano: quello dei servizi, del ristoro e degli alloggi.
   Era stata l’esperienza più stupefacente e intensa che Michelle avesse mai fatto e quello era solo il primo giorno.
   Entrato nella sua stanza, piccolina ma super arredata, si era fiondato in bagno per guardarsi allo specchio: non voleva perdersi la soddisfazione di vedersi scioccato dalla scoperta che Axel, la cavia nel laboratorio, fosse un ragazzo con più di due secoli di vita!
   Certo aveva studiato i fenomeni paranormali e si era interessato molto alle creature “non umane” ma venirne a scoprire l’esistenza in quel modo lo faceva sentire piccolo piccolo, quasi insignificante, perché voleva dire che chissà da quali e quanti “individui” era popolata la terra…
   A questo punto poteva benissimo credere anche agli alieni.
   « Una società segreta che tiene un semi-immortale in custodia… Roba da matti ». Esclamò il giovane buttandosi sul letto.
   A quanto sembrava la scienza era riuscita a diagnosticare il virus che attanagliava i vampiri, non riuscendo però a identificarne la natura immortale e i caratteristici “poteri”; ciò poteva significare una sola cosa quindi: la magia e tutte quelle stronzate lì erano vere.
   Ignorando i numerosi pensieri si sfilò il cellulare ma notò con sconforto che a più di trecento metri sotto terra, nonostante tutta la tecnologia all’avanguardia, non era possibile comunicare con l’esterno.
   Aprì la pagina dei messaggi e ne digitò uno:
 
SONO ENTRATO. MI FARÒ PRESTO VIVO.
 
   Inviò il messaggio a un numero non presente in rubrica facendo appello alla sua memoria.
    « Cazzo », disse consapevole di dover attendere il primo spiraglio di segnale, « Vabbè… arriverà ».
   In fondo il laboratorio era a cento metri di profondità, con un po’ di fortuna avrebbe trovato campo. C’era solo da attendere.
   Philip ripensò allora all’obiettivo: prelevare quante più informazioni possibili e distruggere l’Hide dall’interno, questo si era prefissato di fare.
   Quanto tempo era passato da quando l’amore della sua vita lo aveva abbandonato per entrare nella corporazione?
   Perché la sua ragazza lo aveva abbandonato? Non se lo spiegava.
   Aveva addirittura cambiato nome e cognome per mascherarsi e tenerlo lontano dal pericolo ma ora si era volatilizzata nel nulla: doveva scoprire la verità e affondare la Hide Corporation, in un modo, o nell’altro.
 
 
 
   L’intera nottata in discoteca, oltre a provocargli un fortissimo mal di testa, aveva dato nient’altro che esiti negativi.
   Mike aveva buttato una notte intera così, al vento, senza riuscire a scoprire nulla, apparte il fatto che due o tre ragazze, infatuate, avevano voglia di fare del sano sesso selvaggio in un triangolo amoroso.
   Era rientrato alle sei del mattino, poco prima che il sole sorgesse, quando nella hall principale, cinque omaccioni in giacca e cravatta gli bloccarono la strada, come fosse uno qualunque.
   Lo lasciarono in sosta qualche minuto per poi dileguarsi scortando un uomo alto, snello e scuro in volto.
   Sembrava un vero signore, come quelli che si vedono nei film sulla Mafia, ma era troppo prestante e fotogenico per appartenere alla malavita, sembrava più un modello; certo uno di una certa età, certamente era sulla quarantina.
   « Chi è? », chiese Mike al receptionist.
   « Adrien Florenz, un rappresentante del Vaticano; veste bene non trova? ».
   Eccome se non vestiva bene: completo Gucci e scarpe Armani, Rolex a uno e Bvlgari all’altro polso!
   « Quanto soggiornerà? Non vorrei far troppa baldoria nella suite… tra quattro giorni avrò degli ospiti ».
   « Non dovrebbe preoccuparsi di questo; ogni muro è fatto a prova di bomba! Comunque la prenotazione termina entro due giorni, non avrà problemi con i suoi amici! ».
   « Grazie ».
   Rilasciati circa duecento euro al receptionist, Mike prese al volo la chiave 404 e si diresse all’ascensore vuoto a sinistra della stanza. Era quasi mattina e le uniche chiavi appese alle spalle del bancone in pregiato mogano erano due: la sua e la 505. Peccato però che al momento della prenotazione gli avessero confermato che il quarto piano era l’ultimo dell’edificio.
   Perciò, dove andava quell’uomo? In un piano segreto?
   Poi… il Vaticano?!? Cosa c’entrava lo stato della chiesa? Fu a quel punto che la curiosità prese il sopravvento.
   Entrò al volo nella sua stanza e si spogliò completamente, oramai stava facendo giorno e per uscire avrebbe dovuto spalmarsi la crema… no, no, ci avrebbe messo troppo tempo ed era stanco per farlo. Si distese allora sul letto, prese aria a tempi regolari e scrutò il suo Omega. Poi socchiuse gli occhi.
   A poco a poco escluse ogni rumore che gli fu d’intralcio e senza rendersene conto iniziò a fluttuare a pochi metri dalle morbide lenzuola del matrimoniale.
   Origliare era sempre stato il suo forte sin da quando era piccolo, lo faceva sempre tra gli spessi muri del castello al tempo del feudalesimo ma ora sarebbe stato diverso.
   Era concentrato al massimo, il ronzio dell’umidità sui cavi elettrici, i motori delle auto in strada, i passi della ditta di pulizie nei corridoi, il russo degli albergati, ogni rumore escluso, tranne quello che gli interessava…
   « Pronto? È tutto risolto, i due ragazzi sono stati eliminati e la loro auto è stata fatta sparire. Come dice? No, erano dei vagabondi, credo dormissero in auto; non risultano residenze a nome Samia Hassan ed Hasan Hussein e quei due riscontri sono già stai controllati, tutto pulito. Ci vediamo presto signore ».
   Wow! Da quando erano morti i suoi genitori Mike non aveva più provato a origliare, poiché aveva scoperto la loro tragica fine proprio in quel modo, ma a quanto pareva non aveva perso il tocco magico!
   Era incappato nel momento migliore del dialogo e se due più due faceva quattro, quei due giovani dovevano proprio essere i testimoni dello schianto dell’elicottero!
   In ogni caso non capiva il nesso con il Vaticano, che fosse una copertura anche quella? Ma non se ne curava minimamente, forse avrebbe scoperto la verità ancor prima dell’appuntamento con i vampires e sarebbe stato epico se al loro incontro il re fosse stato presente sorprendendoli tutti!
   Ora doveva solo attendere la notte, due vagabondi? Cos’era lui ad Amsterdam? E dove passava ogni notte? In discoteca! Forse quelle umane infatuate gli sarebbero servite a qualcosa dopotutto: non aveva scovato nulla perché non sapeva cosa cercare, ora però aveva metà del bottino in tasca!
 
 
 
 
   Da come si era sviluppata la vicenda, la nottata passata in discoteca era stata magnifica. Era stato guardato con occhi scettici da tutti e seppur quella disco era uno dei locali più in del Cairo, qualche amico di qualche cugino di qualche fratello che lavorava nell’hotel più famoso dell’Egitto si era lasciato scappare che i dipendenti del Palace erano sottopagati e che ogni qualvolta gli venissero rivolte domande erano ben disposti a parlare, in cambio di bei soldoni. Ovviamente.   
   Ecco spiegati i duecento euro di “mancia” al receptionist.
   Quella mattina il rappresentante del Vaticano aveva levato le tende in fretta e furia per tornare in patria, lasciandosi dietro una scia di domande senza risposta; domande alle quali Mike avrebbe presto trovato soluzione.
   Era quasi sera, l’ora ideale per lasciare la gigantesca suite per prepararsi a giocare all’investigatore. Giunto nella Hall, diretto alla reception, avvenne però qualcosa d’inaspettato: con lo sguardo prima e con l’olfatto poi occhiò una di quelle sventole mediterranee che di rado si vedono nei film e ancor più difficilmente per le strade; a lui invece era capitata in albergo! Era al settimo cielo e sapendo quello che di lì a poco lo avrebbe aspettato, concedersi qualche svago non era di certo vietato. In fondo stava morendo.
   Erano mesi che non “mangiava come si deve” e il profumo sobrio dell’egizia era camomilla in grado di alleviare le sue incertezze e paure.
   Si era quasi dimenticato che oltre a saper leggere nel pensiero sapesse anche comandare le menti umane… eh sì, non era un vero combattente ma per tutto il resto era un vero Vampires, di razza pura; non c’era cosa che non sapesse fare.
   Quando passò a pochi centimetri dalla mora, incrociando gli sguardi, la febbre salì a mille tanto che per poco non sfoderò le zanne d’innanzi ai presenti per assaporarla lì, nella Hall.
   Fu attento a ogni minimo particolare: la riccia aveva nel palmo della mano destra la chiave elettronica 444.
   Il quarto piano anche te, èh!
   Non sapeva di preciso da cosa fosse dipeso quell’istinto che via via lo stava riportando sulla strada del vampiro da strada, quello fuori controllo, ma quella sensazione incontrollabile era stupefacente.
   Si voltò ansioso di ammirare le elegantissime scarpe firmate, lo spacco a tutta coscia e il prorompente fondoschiena che sinuoso, si adagiava fiero contro il sottilissimo vestito di lino. Chiuse l’ascensore senza voltarsi e salì.
   Per tutta la durata del tragitto Mike rimase imbambolato, letteralmente a bocca aperta, finché la bellissima femmina – perché quello era il termine che aveva iniziato a bramare prima di possederla – non scomparve.
   Attese che la chiamata fosse verde e schiacciò il pulsante adibito alla discesa dell’ascensore. Il primo a toccare la Hall però fu quello del lato opposto così senza pensarci due volte, si gettò a capofitto dall’altro lato dello scalone e salì.
   Il dolcissimo suono poi lo richiamò alla realtà: era finalmente giunto a destinazione e non appena le porte si aprirono il corridoio si riempì di persone.
   Era ora di cena e ogni riccone presente non vedeva l’ora di assaporare le succulente pietanze preparate dallo chef.
   Con non poche difficoltà riuscì a destreggiarsi tra la folla sopraggiungendo fino alla sua stanza, la sorvolò senza esitazione e s’incamminò verso la 444.   
   Barcollava come un ubriaco e ad ogni passo verso quella bellezza era sempre più saturo di lei; c’era però qualcosa che non andava.
   Quando fu a pochi passi dalla méta, proprio d’innanzi la 442, si voltò entusiasta nel vedere che tutti i presenti erano scesi: chi con l’ascensore, chi a piedi.
   Era solo. Ottimo.
   Arrivato sull’uscio constatò che la porta lo attendeva già aperta e non appena la valicò un boato assordante la fece sbattere contro i montanti, come sbattuta da una tromba d’aria.
   La riccia era ritta sulle lenzuola disfatte con i capelli tutti arruffati, come una gatta in calore, pronta ad accoglierlo quasi avesse percepito il suo istinto.
   In un lampo Mike balzò, sorvolando più di cinque metri, sul letto; la agguantò e sfoderò i lunghi canini.
   Non doveva terrorizzarsi?  
La sconosciuta non lo fece e quando s’impuntò sui gomiti, montandogli sopra per cavalcarlo, sorrise vogliosa, leccandosi prima le labbra e poi i lucenti canini sporgenti.
   Un momento!
   « Oh Santo Dio! ».
   Balzò all’improvviso l’europeo a quella visione.
   « Ecco cos’era quell’istinto! ».
   Stava già gironzolando per la stanza con le mani tra i capelli quando l’egiziana scoprì prima i seni e poi il sesso.
   Ora era sdraiata e con le natiche al vento agitava le gambe.
   Era eccitante l’idea di fare sesso con una sconosciuta, soprattutto dopo aver fatto il voto di castità di cento anni per aver perso Ice!
   Ne erano passati solo cinque da quando aveva iniziato ma lui, che come tutti quelli appartenenti alla sua specie vivevano delle relazioni sessuali prima e sentimentali poi, si sentiva un leone in gabbia. E ora che stava per trovare il sovrano, non avrebbe di certo trasgredito alle regole!
   Anche se a dirla tutta era stufo di quelle gatte morte dell’Europa del nord, tutte bionde con gli occhi azzurri e la pelle come la mozzarella! Questa era una dea: capelli castani tendenti al nero e ricci, occhi bui come le tenebre e una carnagione scura tanto da farla sembrare abbronzata; stupenda.
   Aveva sentito parlare dei vampiri delle altre nazioni, ognuno aveva dei caratteri particolari e ben distinti, ma questa sembrava la madre di tutti gli esseri immortali.
   Si spogliò proprio su di lei, strappandosi i vestiti di dosso così come la pelle, graffiata dalle affilate unghie di entrambi: le loro lingue, vogliose, roteavano e si battagliavano d’innanzi i quattro canini, come fossero cavalieri intenti a proteggere l’entrata del loro castello, mentre i fianchi dei due si muovevano a ritmo alterno, strusciandosi e spingendosi contro i loro sessi.
   Con un impeto la donna prese il giovane per i capelli e lo addentò con violenza, succhiando a ondate dalla vena pulsante del collo, con ingordigia; gli occhi azzurrissimi del giovane si accesero improvvisamente, così come le luci della stanza che andavano e venivano a tempo con il suo respiro.  
   Nella lingua antica la donna – di qualche secolo più anziana di lui ma per nulla appassita – lo supplicò di fare lo stesso con il suo corpo, adagiandosi sul cuscino e voltando il capo mostrando il lucente collo: era sudata, bagnata… e Mike, prima di unirsi a lei, la azzannò come fosse un lupo, incurante di tutto e del suo dovere…
   Poi prese a pompare dentro di lei.
 
   
 
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