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Autore: meiousetsuna    27/03/2021    4 recensioni
Storia partecipante al Contest "Let’s cliché!" indetto da _Vintage_ sul forum di EFP
Il contest consiste nello scrivere di un cliché, tra i quali ho scelto "il ballo della scuola"; cosa potrebbe rappresentare di più il nostro telefilm?
[ambientazione: what if? della IV° stagione - commedia romantica, bromance]
dal testo:
“La proposta di Caroline è antiquata, la mia è fashion”. Rebekah stava fissando tutti i maschi presenti spogliandoli con gli occhi mentre si dava un ritocco col lucidalabbra color pesca. Potendo, sarebbe passata a farlo letteralmente con le proprie mani pur di avere la loro attenzione.
“Gli anni ottanta sono il revival di moda in questo momento. Sono i preferiti di chiunque, non dovremmo indossare abiti recuperati dal baule della trisnonna, ma glamour, avremmo la musica di Madonna, di George Michael, dei Culture Club, di…”
“Bon Jovi”.
Non c’erano dubbi su chi avesse pronunciato quel nome. Gli occhi di Stefan brillavano di estasi mistica come se avesse invocato il nome del Signore. Sì, la vampira originale sapeva che tasto toccare con lui, e chissà che vivere in quel paese maledetto non avesse trasmesso misticismo anche nella testa degli abitanti

have fun,
Setsuna
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Caroline Forbes, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore | Coppie: Caroline/Tyler, Damon/Elena
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Storia partecipante al Contest "Let’s cliché!" !" indetto da _Vintage_ sul forum di EFP – Cliché: Il ballo della scuola
La storia si ispira a un mix dei vari balli scolastici – di fine anno e altri “eventi speciali”–, riferendosi per molti dettagli alla IVª stagione

You can’t stop the beat

Un conto era svolgere alla perfezione il proprio dovere di Reginetta uscente, con l’aria di chi non dà il minimo peso al fatto di cedere la corona alla prossima eletta; un altro era eseguire il medesimo compito lottando con la sua acerrima rivale per quel che riguardava l’organizzazione dei festeggiamenti.
No, la realtà era appena un pochino differente da così, ammise tra sé e sé Caroline; una vampira altamente funzionale non inganna neppure se stessa. C’erano vari dettagli che stavano mettendo a dura prova la sua pazienza; tanto per cominciare nessun’altra ragazza meritava il titolo quanto lei. Insomma, chi aveva gestito per quattro turni consecutivi sia il contest di Miss Mystic Falls, sia il party del Giorno dei Fondatori che il ballo di fine anno? Chi vantava più crediti extrascolastici, una buonissima media, e per dirla chiaramente era bella, bionda, alta e con gli occhi azzurri? Come se potesse leggerle nel pensiero, dall’altra parte della sala assemblee, quell’odiosa Rebekah le indirizzò un’alzata di spalle che poteva solo tradursi con un ‘rassegnati’. Doveva calmarsi, trarre un respiro profondo – non che le servisse propriamente, ma le abitudini sono dure a morire – e far valere le sue ottime ragioni.
“Ascoltate, ho preparato un breve elenco dei diversi punti che dimostrano quanto il mio progetto sia il migliore”.
Alla parola ‘breve’, la maggior parte dei presenti alzò gli occhi al cielo, qualcuno con maggiore ostentazione. Stefan aveva serrato le labbra, facendo comparire delle rughe di espressione sulla fronte che mostravano il suo grado di stress, ma non emise un fiato per contraddire la sua amica. Quelle che avrebbero dovuto essere come sorelle per lei non stavano tenendo un atteggiamento più propositivo. La verità era che a Bonnie non era mai importato di quelle formalità, mentre Elena aveva altro per la testa. In condizioni normali il suo spirito sportivo sarebbe stato stuzzicato dalla competizione innocua con Care, che divideva con lei il primato della popolarità, ma in quell’occasione era semplicemente preoccupata che tutto degenerasse in un disastro. Damon si sarebbe presentato con o senza invito facendo innervosire il fratello, Rebekah avrebbe fatto di tutto per mettersi in mostra ai suoi occhi scatenando la gelosia malata di Klaus, e così via in una spirale pericolosa. A volte provava a riflettere sul perché le più grandi tragedie tendevano ad accadere sempre durante i balli, come non ci fossero gli altri trecentosessantadue giorni dell’anno. Il punto è che la loro ridente cittadina era teatro di tutte le calamità conosciute sulla faccia della terra. Per prima cosa, i supposti attacchi di animali feroci erano così frequenti che la stampa si riversava dalle loro parti almeno una volta la settimana: il caso voleva, però, che gli inviati fossero tutti abbastanza stupidi da credere alle loro fandonie, anche se restava il mistero del ladro della banca del sangue… per fortuna i suoi concittadini erano altruisti donatori, altrimenti si sarebbe creata qualche situazione drammatica. Inoltre la Mystic Falls High School, il Mystic Grill, e il Mystic Falls Founder's Hall erano ormai più popolati di vampiri, streghe, licantropi, cacciatori e persino ibridi che di regolari esseri umani. Era già strano che il “The Mystic Falls Daily” non avesse una troupe fissa accampata in quei luoghi; l’unica salvezza sarebbe stata – forse – accamparsi nel Mystic Wood.
“La proposta di Caroline è antiquata, la mia è fashion”. Rebekah stava fissando tutti i maschi presenti spogliandoli con gli occhi mentre si dava un ritocco col lucidalabbra color pesca. Potendo, sarebbe passata a farlo letteralmente con le proprie mani pur di avere la loro attenzione.
“Gli anni ottanta sono il revival di moda in questo momento. Sono i preferiti di chiunque, non dovremmo indossare abiti recuperati dal baule della trisnonna, ma glamour, avremmo la musica di Madonna, di George Michael, dei Culture Club, di…”
Bon Jovi”.
Non c’erano dubbi su chi avesse pronunciato quel nome. Gli occhi di Stefan brillavano di estasi mistica come se avesse invocato il nome del Signore. Sì, la vampira originale sapeva che tasto toccare con lui, e chissà che vivere in quel paese maledetto non avesse trasmesso misticismo anche nella testa degli abitanti. Giovanni* era stato il guilty pleasure del giovane Salvatore e di quella crocerossina di guerra di Lexie per un’intera notte, una indimenticabile, e nulla poteva surclassare quel ricordo. Aveva anche passato una breve fase di circa vent’anni a chiedersi se fosse proprio eterosessuale e infine aveva deciso di sì, specie dopo aver incontrato Elena. Però certi dettagli era meglio seppellirli in una tomba, operazione che come vampiro non gli riusciva difficile.
Seriamente!?” La voce acuta di Caroline interruppe qualsiasi cenno di assenso del povero comitato scolastico.
“Le spalline imbottite, le calze tagliate per farne fiocchi per capelli, il trucco con i glitter e della musica col campionatore invece di un’orchestra classica, abiti da sogno e champagne? Inoltre con la mia proposta faremo risparmiare denaro al Comune riunendo tre feste in una, è ovvio che abbia ragione io!”
Le due bionde si squadravano colme dell’odio più bieco mentre uno a uno gli altri ragazzi del comitato sgattaiolavano via in silenzio, tanto lo conoscevano il loro ruolo: erano semplici comparse intimorite di applaudire una o l’altra proposta, che si sarebbero fatte andar bene la scelta dell’élite della scuola.
“Elena, dì qualcosa”.
La vampira passò nervosamente una mano tra i capelli liscissimi, tanto per darsi un tono. Alla fine ogni problema, ogni disputa, la vedeva come l’ago della bilancia, ruolo del quale era sì stanca, ma che col suo atteggiamento incerto che la portava a dare ragione alternativamente un po’ a tutti non le era consentito di abbandonare.
“Ecco, un’idea ce l’avrei. La palestra è grandissima, la potremmo separare in due metà e tenere due feste contemporaneamente… siccome sarà più impegnativo potremmo chiedere dieci dollari a tutti gli studenti, da versare nella cassa del team che preferisce. Nella squadra vincitrice saranno eletti il Re e la Reginetta del ballo”.
“Primo! Questa definizione è sessista, si dice Regina. Secondo, come faccio ad allestire solo metà palestra per ricreare l’atmosfera di Via col Vento? Le nostre danze richiedono più spazio di quello che serve a dimenarsi un po’ a casaccio”.
Matt e Jeremy osarono timidamente alzare la mano, volendo ricordare che ‘allestisco’ significava che loro due, Tyler – se i Michaelson lo avessero lasciato tornare in città – e Stefan sarebbero stati i principali facchini tuttofare non retribuiti, riempiendosi di polvere, colla, lustrini, e questa volta doppiamente! Intanto la Forbes si sarebbe limitata a dare ordini e assillarli affinché li eseguissero alla lettera, senza lamentarsi, e più velocemente di quanto umanamente possibile; in effetti, quest’ultima era una richiesta ragionevole. Damon sarebbe giunto a cose fatte per prenderli in giro, forse contribuendo con una generosa quantità di alcolici dalla superba cantina dei Salvatore, che non sarebbe stato possibile offrire a scuola, tranne un flûte di champagne per la festa storica e una coppetta di punch all’arancia per quella moderna. Notizia che avrebbe accolto con uno dei suoi sorrisi maliziosi, per poi dover provvedere al consumo delle bottiglie in eccesso.
“D’accordo, ci sto”.
Caroline porse la mano a Rebekah dando chiaramente a intendere che l’avrebbe lavata col disinfettante, atteggiamento ricambiato in modo chiaro dalla rivale.
“Vinca il migliore”.
Un vento gelido attraversò la stanza, malgrado le finestre chiuse e il naturale tepore del mese di maggio in quella zona della Virginia. Ma si sa, nulla era normale da quelle parti…

♥♥♥

Un tè alla vaniglia non è mai a sproposito, pensò Bonnie, mentre seduta comodamente sul letto della sua amica del cuore cercava di darle una mano, facendo contemporaneamente merenda.
“È piuttosto appariscente, non trovi?”
Elena era profondamente cambiata da quando aveva completato la trasformazione, perché l’anno precedente non avrebbe neppure sognato di accapigliarsi con Caroline per un abito da ballo. Per fortuna adesso non rischiavano più di venire alle mani per un vestito rosso, per quanto sensuale e pezzo unico nel negozio, visto che la bionda avrebbe avuto un costume d’epoca. Il vestito fasciava la giovane vampira con i suoi strati di organza traslucida leggermente arricciata in vita e con la fodera di seta, mentre la scollatura diagonale metteva in evidenza il seno prorompente. I fiori tropicali erano un po’ eccessivi per il gusto sobrio della strega, ma non aveva il coraggio di ammetterlo, non desiderando un anticipo della ricostruzione della battaglia di Willow Creek** in casa Gilbert. Elena mosse qualche passo di prova sulle décolleté col tacco da nove, sue fide alleate in ogni circostanza formale; queste, dello stesso carminio dell’abito, erano rivestite di raso. In verità il colore era molto più adatto a lei, con i suoi capelli castani e la carnagione mediterranea che a Care, ma Bonnie sentiva che il punto non era quello.
“Con questo attirerò l’attenzione, è provocante, inusuale, mi sento più adulta che con l’altro. Forse è troppo, ma d’altro canto non è colpa mia se devo trovare due vestiti! Giusto, Bonnie?”
“Elena, puoi ancora rifiutarti di prendere parte a tutti e due i balli, mi sembra. Io non mi sarei fatta mettere spalle al muro, sai che preferisco quello anni ottanta, anche perché…”
“Ci sarà mio fratello”, Elena sorrise dolcemente all’amica “lo so, sei sempre troppo buona. Ma in questo modo potrò non parteggiare”.
‘Lo sanno anche i muri’ fu la frase silenziosa che attraversò la mente della Bennett. Intanto la vampira si era velocemente cambiata, indossando un secondo abito, blu, con un corpetto a cuore tempestato di piccoli cristalli, spalline larghe, gonfiato da strati e strati di sottogonne di tulle. Un inusuale paio di scarpe a mezzo tacco completava la mise.
“Questo è classico, in pratica non posso sbagliare, è come se fosse quello che si aspettano da me, sarebbe piaciuto a mia madre. Il blu è da brava ragazza”.
“Elena… stiamo parlando di vestiti, vero?”
L’amica la guardò con espressione interrogativa, ma che non nascondeva il disagio che provava per la domanda.
“O di Damon e Stefan? Lo sai che con me puoi parlare”.
“Bonnie, io non so che fare, perché tutti pretendono che prenda posizione? Damon vuole assolutamente essere il mio cavaliere per il primo valzer in costume, e Stefan che scopra le meraviglie del suo decennio preferito, ma non posso dividermi a metà! Ti ricordi quando il nostro problema era davvero che vestito indossare? Prima che succedesse tutto questo”.
Elena si accoccolò tra le bracca dell’amica, sentendosi al riparo; lei era stata la presenza più stabile e disinteressata che aveva avuto vicino, almeno quella che le era rimasta. Il sorriso della zia Jenna e il fare paterno di Alaric le mancavano tantissimo: in fondo era un’eterna diciottenne rimasta sola troppo presto.
“Qualsiasi scelta farai saremo insieme, sai che Caroline ti vuole bene quanto me, anche se in questi casi fa più paura di Klaus. Io sarò con te, Jeremy e Stefan, lei avrà Tyler, almeno credo… e Damon. Pensa se dovrà essergli riconoscente, non è buffo?”
Elena ridacchiò a mezza bocca mente si immaginava la scena, anche se la miscela poteva rivelarsi davvero esplosiva.
“Hei, Bonnie, se preferisci unirti alla festa di Caroline va bene, ok? Così non dovrai avere a che fare con i Michaelson”.
“Elena, non ho mai partecipato alle feste dei fondatori, nemmeno alla sfilata dei carri, lo sai, e questa sarebbe molto simile”.
“Non ho mai capito perché, anche se la signora Lockwood è molto pressante, lo so”.
“Non mi avrebbe fatta sfilare con voi vestita da Rossella O’Hara, Elena, sono afroamericana. Rovino il suo quadro storico”.
Elena spalancò la bocca, riavendosi di colpo dalla malinconia che l’aveva assalita.
Cosa? Stai scherzando, vero?”
La strega scosse la testa, con un’aria amareggiata.
“No, è così, me l’ha fatto capire in molto modi, sai come può essere quando vuole avere ragione”.
“Ma è un cliché orribile! Parlerò con le famiglie dei fondatori, è così ingiusto, tu hai diritto di partecipare come tutti, non siamo nel diciannovesimo secolo!”
“Elena, non mi importa, davvero. Come hai detto, abbiamo altre priorità. Mi vestirò da Withney Huston e avrò un gran successo, non vale la pena parlarne ancora. Per te sceglierei il vestito blu, è più in tema, e Care non avrà un attacco di nervi. E per l’altro?”
Elena era ancora scioccata da quella rivelazione; non che non sapesse di vivere in uno Stato un po’ arretrato per quello che riguardava l’integrazione, ma non pensava proprio che a casa del sindaco Lockwood stesse sventolando la bandiera della Confederazione, mentre un grammofono perfettamente restaurato suonava un’incisione di “Dixieland”, magari la prima mai prodotta. Ma insistere sarebbe stato indelicato.
“Volevo riutilizzare il vestito verde, ma è quello che indossavo la sera che è arrivata Katherine. Damon mi odierebbe. Ne noleggerò uno semplice nel negozio di articoli teatrali, non m’importa”.
Elena era lievemente arrossita, segno che la Bennett colse al volo.
“Va bene, Elena. Va tutto bene”.

♥♥♥

Mystic Falls forse era una piccola cittadina, ma in alcune cose era semplicemente grandiosa. Quando il comune aveva costruito la scuola non aveva certo risparmiato sulle dimensioni, specie della palestra, che non aveva niente da invidiare a quella di un campus universitario. La metà sinistra era toccata a Caroline, la quale aveva tracciato una precisa linea di demarcazione con del nastro adesivo rosso; nessuno si era illuso di non doverla considerare al pari del filo spinato, magari attraversato dall’elettricità.
Su questo confine erano posizionate due scatole, una di legno borchiato e l’altra di plastica multicolore, che avrebbero raccolto le offerte dei partecipanti. L’effetto era stupefacente, e sia gli studenti che gli insegnanti, i membri del consiglio e le principali personalità invitate alla festa, rimasero a bocca aperta.
La scenografia preparata da Caroline effettivamente saltava all’occhio per prima: le pareti erano illuminate a giorno da finti candelieri con lampadine a forma di candele, che era più che evidente che fossero state “spontaneamente” offerte dai Lockwood, che potevano spendere a piacimento per un’occasione del genere. Sul fondo, una piccola orchestra classica di sei elementi accoglieva gli invitati con le note di “Bonnie Blue Flag”, mentre le ragazze, elettrizzate dai magnifici abiti, trascinavano dei meno felici accompagnatori poco a loro agio nello smoking elegantissimo richiesto per l’ambientazione. Le cravatte di seta nera stringevano il collo, e mangiare con i guanti bianchi era una vera tortura, però questo celebrava la storia alla base della loro città e non si sarebbero tirati indietro, da valorosi eredi di tali importanti predecessori.
In tutto questo, Caroline spiccava come la più classica bellezza del Sud che si potesse desiderare. Il suo era ovviamente l’abito di Rossella O’Hara nella scena del party dei Wilkies, bianco panna con i nastri di velluto verde e i fiori ricamati in tinta, e una pettinatura a boccoli che esaltava il suo viso grazioso. Gli ospiti venivano salutati con un inchino, e poi dirottati a servirsi dal ricco buffet posizionato alla sinistra dell’allestimento. C’erano tacchino, pudding al cioccolato, gelato alle pesche, maiale alla brace con le verdure, e minuscoli tramezzini invitanti avvolti in tovagliolini ricamati. Le coppe d’epoca per lo champagne erano arrivate da casa Salvatore, così come le bottiglie, mentre dei succhi di frutta simulavano il vino: il preside era stato categorico. Sul lato destro, una lunga fila di sedie dipinte d’oro fungeva da punto di raccolta delle ragazze; era così romantico essere servite dal proprio cavaliere e porgere il carnet per prenotare i balli! Quel sogno lo dovevano alla Forbes, ed era chiaro chi avrebbero votato come Reginetta.
Ma dall’altra parte non avevano scherzato. Il lato opposto era una vera e propria discoteca nel perfetto stile del decennio reganiano. Un’enorme postazione da DJ occupava il fondo della palestra, e decine di palle prismatiche pendevano dal soffitto altissimo. Non c’erano dubbi su chi si fosse spaccato la schiena per appenderle… Matt era così provato che piuttosto che restare lì con Rebekah che lo stalkerava era migrato dall’altra parte, pur dovendo indossare quel completo ridicolo e sapendo di trovarsi col vampiro che più odiava. Il rinfresco anni ottanta offriva mini hamburger, patatine, pizzette – le radici italiane dei Salvatore l’avevano imposto – , dolcetti cosparsi di M&M’S, e taniche di Coca-Cola che avrebbero potuto essere usate come piscine. Il pavimento di legno era coperto da un rivestimento con lucette catarifrangenti, e le pareti decorate con porporina rosa. Rebekah era bellissima con la riproduzione del vestito di Madonna nel video di “Like a Virgin”, tutto di pizzo bianco con i guanti tagliati sulle dita e i gioielli a croce. Quando Matt l’aveva notata indossarli era stato quasi dispiaciuto all’idea di vederla prendere fuoco, ma lei aveva sorriso lasciva.
“Dracula era un povero vecchietto, Matty occhi blu. Forse potresti incendiarmi tu”.
Ma il pezzo forte, in realtà era Stefan; i jeans rockabilly e il chiodo di pelle nera gli stavano davvero bene, per non parlare della prevedibile maglietta con la scritta “Bon Jovi World Tour 1985 – c’ero anch’io”, che doveva aver lavata con acqua di sorgente dell’Everest e conservata sotto naftalina come il più prezioso dei trofei. I celebri capelli erano modellati abilmente col gel e per quanto tra lui a la vampira originale non corresse buon sangue – in alcun senso – erano una coppia che pareva appena uscita da un video di MTV.
Jeremy detestava ballare, sapendo di non essere bravo, quindi si era offerto di fare il buttafuori, cameriere, aiuto DJ, qualunque cosa; e poi, naturalmente, avrebbe trovato tempo per Bonnie. Quando l’aveva vista con una minigonna vertiginosa, la maxi maglia fucsia fermata in vita da un’altissima cintura elasticizzata e un grande fiocco sui capelli cotonati aveva pensato di essere decisamente troppo poco per lei.
“Bonnie, sto azzerando la tua possibilità di essere eletta, sai che la Reginetta è quasi sempre in coppia col suo accompagnatore…”
“Intanto non è vero, sei in gran forma. Ma ti prego, togli quegli occhiali a specchio, sono terribili!”
Il cacciatore non se l’era fatto ripetere due volte, eliminando con piacere quel gadget che non era affatto di suo gusto. Si erano avvicinati sorridendo, allacciandosi in un ballo lento intervallato da baci e risatine. La strega era molto riservata, però non poteva resistere; inoltre quella sera poteva abbassare la guardia e divertirsi, il suo sesto senso non presagiva nulla di brutto, almeno nel settore paranormale!
Dall’altra parte, Caroline era sui carboni ardenti. Le sembrava di aver reclutato meno persone di quelle del gruppo rivale, e non aveva nessun modo di esercitare controllo sulla situazione.
“Tutto a posto, Vampire Barbie? Ti vedo tesa”.
Poteva portargli rancore, detestarlo, cercare di mettere zizzania tra lui e la sua amica, ma quello che non poteva fare era negare che Damon Salvatore fosse un’apparizione da mozzare il fiato. Solo un autentico gentiluomo della Virginia sapeva indossare come lui lo smoking tradizionale*** con i pantaloni di lana sottilissima che fasciavano le gambe, il panciotto di seta grigia e la camicia candida chiusa da un’impeccabile cravatta col nodo alto. I capelli neri avevano delle piccole ciocche inanellate sulle tempie e il vistoso anello di famiglia con il lapislazzuli improvvisamente non sembrava più eccessivo. Però lo scherno che leggeva in quegli occhi di ghiaccio era difficile da mandare giù.
“Perché lo chiedi?” Il cristallo delle coppe vibrò all’unisono con l’acuto della vampira.
“Il tuo lupo domestico non ha il coraggio di farsi vedere? Eppure Klaus non c’è, sentirei odore di cane bagnato”.
Caroline si domandò quale fosse il limite esatto da mantenere per sembrare una vera lady… e questo le lasciava spazio solo per risposte educatissime.
“Tyler arriverà tra poco, ho preferito essere sicura che questo ballo non diventasse una carneficina, se non ti spiace! Non tutti hanno lo stesso concetto di divertimento che hai tu”.
“Eppure per un periodo non ti è dispiaciuto, se non ricordo male”.
La bocca spalancata dall’indignazione di Caroline faceva il paio col sorriso storto di Damon; lui non ce la faceva proprio a rinunciare a provocarla, e il fatto di essere colpevole lo sfiorava appena di striscio. Bè, per lo meno era quello che voleva far credere, doveva mantenere la sua fama di grosso vampiro cattivo inalterata, ma la verità era che innamorarsi di nuovo dopo centocinquant’anni l’aveva ammorbidito. All’inizio si era comportato in modo orribile con Care, ma poi le aveva salvato a vita due volte, ma questo ricordo pareva sfuggire alla memoria selettiva della Forbes. Probabilmente avrebbe risposto con un commento velenoso, ma in quell’istante la sua amica preferita li raggiunse quasi di corsa.
“Scusate se ho fatto tardi, non riuscivo a decidere con quale vestito cominciare e…”
L’abito era uno dei pochi rimasti disponibili per il noleggio, perché i più appariscenti erano terminati subito, ma era quello che rendeva Elena incantevole, almeno agli occhi del suo cavaliere. Era giallo chiaro, con una delicata decorazione di margherite, e i lunghi capelli castani erano acconciati in riccioli sciolti.
“Sei splendida, ma non è una novità. Questo è per te”.
“Un corsage di magnolie. Quello per una damigella del Sud?”
“L’unico adatto. Adesso andiamo a mostrare a queste persone inutili come si esegue un vero ballo”.
“Damon, sei il solito, e hai fatto anche scappare Care!”
Elena voleva apparire arrabbiata, ma non lo era, e questo offriva al bruno un certo vantaggio. Dopo averle messo al polso il piccolo bouquet, le sfiorò le dita, facendola arrossire.
“E sentiamo, cosa dovremmo ballare?”
“Il Virginia Reel”.
Damon si inchinò profondamente baciandole la mano. Quando sollevò la testa, a Elena parve diventato un’altra persona. Glielo aveva detto il giorno in cui si trovava in punto di morte per il morso di licantropo: ‘Avrei voluto che mi conoscessi nel milleottocentosessantaquattro, ti sarei piaciuto’.
Quello era il Damon umano, il ragazzo troppo ingenuo e passionale che si era lasciato irretire da Katherine segnando la propria fine. Non poteva nasconderle la dolcezza con la quale la guardava, il turbamento, provocato dal salto nel tempo, che lo stava assalendo. Lei era la sua seconda possibilità, la sua ragione di vita. La Gilbert si lasciò condurre nella fila delle donne, poi – grazie alle lezioni di ballo prese per gli innumerevoli party dei Fondatori – eseguì senza ostacoli la combinazione di tre passi avanti e indietro, il cambio di peso veloce, i giri e il Dos-à-Dos, e la Cavalcata passando sotto l’arco formato dalle braccia dei ballerini. Molte coppie stavano danzando, ma per loro non esisteva nessuno in quel momento, e senza volerlo si trovarono al centro dell’attenzione. Erano bellissimi, anzi perfetti, e per Caroline questo significava una sola cosa, cioè la sconfitta. Era impossibile per lei, che faceva coppia con Matt, rivaleggiare col fascino dei due vampiri e la coroncina che sentiva parte integrante del proprio capo diventava un miraggio sempre più lontano… il sogno di poterla ricevere di nuovo per tre anni consecutivi, era un primato che non avrebbe più raggiunto.
Elena era indubbiamente entusiasta vicino a Damon, Tyler non aveva neppure mandato un messaggio, e dall’altra parte Stefan sembrava incollato alla vampira originale.
“Elena, non volevi partecipare anche all’altra festa?”
Caroline sapeva che Elena poteva sentirla anche se non gridava, ma la sua amica le sembrava una farfalla caduta nella rete del ragno, e infatti in quel momento non le prestava ascolto. Il party anni ottanta, d’altronde, non brillava quanto il suo, ormai era chiaro. La musica era bella, ma non avevano un punto di forza pari al loro Reel, quindi c’erano due possibilità, una peggio dell’altra! La vittoria di Rebekah, che sarebbe di certo stata la Reginetta, o quella di Damon e della sua amica traditrice, se avesse sbagliato nel contare i voti a occhio.
Piangere era una reazione da bambina, e l’ultima cosa che Caroline avrebbe desiderato sarebbe stato essere giudicata e presa in giro dai compagni, ma era difficile resistere. La cosa migliore era prepararsi un bel discorso ipocrita di celebrazione e uscirne a testa alta! Ma dall’altra parte stava succedendo qualcosa; Rebekah cercava di trattenere Stefan per la manica, ma lui si era avvicinato al DJ per dirgli qualcosa. Improvvisamente la musica disco si azzittì, mentre il vampiro prendeva in mano un microfono.
“Per favore! Ho una richiesta… vorrei domandare all’orchestra di fermarsi per qualche minuto”.
Tutti erano girati nella sua direzione, aspettando con curiosità, qualcuno più infastidito dall’interruzione del festeggiamento.
“Penso che abbiamo sbagliato, e che insieme ci divertiremmo di più. Caroline Forbes, vuoi unirti a me?”
La bionda era senza parole, la cosa meno probabile che potesse succederle in assoluto.
“Coraggio”.
Stefan strinse il microfono, schiarendosi la voce; era da tanto che non cantava, ma quello era il momento giusto.
Turn around…”****
Un silenzio perfetto lo circondava, reso denso dal fiato trattenuto di centinaia di persone.
“… look at what you see”.
All’inizio il rumore di battimani fu appena accennato, timido, ma pochi secondi dopo la maggior parte degli studenti, da tutte due le parti, si era aggiunto. Caroline prese un respiro profondo; era il suo amico Stefan che la stava invitando a unirsi a lui, quel ragazzo che non aveva considerato mai meno che epico.
Senza una parola accettò il microfono che le veniva porto come se fosse un sacro scettro, e schiarì la sua voce piacevole e limpida.
In her face, the mirror of your dreams”.
Un primo passo, un altro, e i due vampiri si incontrarono sulla linea rossa che li aveva divisi tutta la sera. Stefan porse la mano, e quando Caroline vi posò la sua la festa esplose. Il vinile di Limalh a tutto volume faceva da sottofondo, ma anche i musicisti conoscevano il brano, ed era bellissimo vedere i violinisti che avevano raggiunto il centro della pista esibirsi tra i ballerini con gli abiti da discoteca.
Make believe I'm everywhere, given in the light”.
Stefan fece eseguire una piroetta a Caroline, in modo da far volteggiare gli strati di mussola della sottoveste col cerchio, per poi passare la sua mano sinistra dietro il proprio collo, tenendola stretta.
Written on the pages, is the answer to a never ending story…”
“Ma guardali quei due, sono ridicoli, e i duetti sopravvalutati”.
Elena si voltò verso Damon, perdendosi nei suoi occhi azzurri che brillavano in un modo che contraddiceva completamente le sue parole.
“Sei fiero di lui, e forse dovresti abituarti a Care come cognata, se Tyler dovrà farsi indietro”.
“Blondie non è all’altezza di mio fratello! Non che lui sia granché, con quell’aria da eroe tragico; guardalo bene, cosa ci avete trovato tutte? È il modello del Prozac, eppure…”
“Deve essere il fascino dei Salvatore, non risparmia nessuno. Ma io ho scelto il mio”.
Damon fece scorrere le dita sul viso di Elena col gesto che apparteneva loro, prima di baciarla come se fosse l’ultimo giorno della sua lunghissima vita.
“Ti propongo di mandare tutti al diavolo e correre a casa prima che quei due ci raggiungano, non ci tengo a fare altri tipi di competizione, che per inciso vincerei”.
Damon!”
Elena non riusciva a restare seria mentre una gioia che non conosceva più da tempo le riempiva il cuore; aveva lottato contro tutto e tutti, attraversato momenti di sconforto nei quali pareva che nulla avesse più senso o uno scopo, ma alla fine era giunta dove era scritto nel destino: il suo finale felice era  sempre stato Damon. Senza staccarsi dal suo abbraccio applaudì con tutte le forze mentre due palloni enormi appesi al centro del soffitto si aprivano contemporaneamente, riversando sui ragazzi migliaia di paillettes dorate giganti e coriandoli rosa a forma di cuore. Ormai gli studenti si erano mischiati, specialmente da quando il DJ aveva optato per Careless Whisper, un lento romanticissimo che metteva d’accordo tutti. Fanciulle ottocentesche danzavano tra le braccia di ragazzi con giacche vistose e improbabili pettinature, e altre, cloni delle cantanti più famose, si erano unite ai compagni con i completi da sera. Non c’era bisogno di annunci ufficiali, era lampante che Caroline e Stefan erano i nuovi Regina e Re del ballo, contro ogni previsione che aveva visto Elena e Damon al loro posto.
“Questa credo sia tua”.
Caroline avrebbe riconosciuto quella voce tra mille; alle sue spalle c’era Tyler, con uno smoking moderno, l’unico della festa.
“Non sapevo se avrei potuto passare il confine di Mystic Falls, ma di una cosa ero certo. Se ti avessi raggiunta sarebbe stato per incoronarti di nuovo, non avresti lasciato vincere nessun’altra”.
“Ty!” La vampira gli saltò al collo, raggiante.
“Ma Klaus? No, non dirmelo, voglio solo godermi la serata con te… e anche la notte! Ma quella…”
“Una corona di cartapesta non era abbastanza per te, così ti ho preso questa”.
Una stupenda coroncina di Swarovski che scintillavano come autentici diamanti si posò sui capelli chiari, mentre quella di cartone dell’anno precedente atterrò tra le mani di Stefan, che la afferrò con un sorriso caloroso.
“Senza rancore, non ne ho comprata una anche per te. Dopo la foto posso rubarti la Regina?”
“Certo che puoi, dovrò raggiungere Rebekah, credo che stia piangendo nel bagno delle donne; è quella che è, ma in fondo la capisco, la sua è la peggiore famiglia di sempre. Ha paura di essere abbandonata”.
“Ed è qui che mio fratello l’eroe mostra le sue mosse migliori”.
Stefan aveva visto Damon ed Elena avvicinarsi, e non si aspettava nulla di meno, anzi. Guardò la ragazza con la nostalgia speciale che si prova per le cose perdute ma che sono ancora a portata di mano, poi Damon. Era giunto il momento di seppellire l’ascia di guerra, la verità era che Elena ormai da tempo era innamorata di suo fratello, e che lui aveva affrontato qualsiasi prova per conquistarla; invece il sentimento che restava tra loro era un forte affetto. Rebekah poteva essere una scelta difficile, ma era rimasta legata al suo ricordo dal 1920, forse poteva darle una chance.
“Hei, Stef. Prima di posare per la tua centesima foto dell’annuario e di andare a recuperare Klaus Barbie potremmo divertirci un po’, che ne dici? Diamo scandalo per questi buoni paesani?”
“Cosa intendi, Damon? Vuoi rovesciare un secchio di sangue in testa a Caroline?”*****
L’intonazione del minore tradiva un buonumore sommesso, che sfuggiva appena dal suo timbro di voce trattenuto, ma che suo fratello riconosceva più di ogni altro essere vivente al mondo.
“Un ballo io e te sarebbe sconveniente”.
Stefan rise di gusto, abbracciando Damon mentre gli ultimi coriandoli a cuore si posavano sulle loro spalle.

Fine

Note: Desidero ringraziare Vintage per questo bel contest, che ha riportato a galla il mio immenso amore per i vecchi fasti di TVD, - e sui vorticosi “cambi di coppie” - cavalcando l’onda del revival della musica anni ottanta che trovo molto divertente, e che mi permette di dire la mia su una faccenda. Ho trovato orribile che Bonnie non sia mai salita sul carro della sfilata, solo lei tra ragazze popolari della scuola; non so con quale sconsideratezza l’abbiano fatto nel 2010.
Il titolo: si tratta della canzone più famosa del musical “Hairspray”, che termina… con un cliché sull’abolizione dei cliché! La protagonista “non Barbie” la surclassa nel Prom, e così la ragazzina di colore, pur essendo negli anni sessanta: ci crediamo, o è solo il finale buonista americano?
Anti-cliché della CW! Che sia Supernatural o The vampire Diaries, i fratelli – di cui uno guida una Chevrolet degli anni sessanta – alla fine sono uniti da un legame più bello di quelli romantici!
*E sì, Bon Jovi è all’anagrafe Giovanni Buongiovanni.
**La “vera” battaglia che si è combattuta alle soglie della città.
***Lo smoking fu creato nel 1850 per fumare in un salottino senza infastidire le signore; per questo era meno impegnativo delle giacche a coda di rondine, difficili da pulire. Il suo aspetto era abbastanza diverso dall’attuale.
****La deliziosa scena del duetto di Suzie e Dustin: più anni ottanta non si puòThe Neverending Story – versione Stranger Things
*****Questo è “Carrie”, del favoloso Stephen King
Virginia Reel

 

  
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