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Autore: Mari Lace    28/03/2021    4 recensioni
What if? in cui Draco si è unito all'Ordine a fine sesto anno. Harry non sconfigge Voldemort un anno dopo, la guerra si protrae e Draco collabora con la Resistenza e in particolare con Neville.
Ma cosa potrebbe succedere se Neville perdesse la pazienza e avesse Bellatrix alla sua mercé?
«Harry ha fatto abbastanza» sibila Neville gelido. «Non si rende conto che di questo passo moriremo tutti prima di poterci anche solo avvicinare a Tu-Sai-Chi».
«Sì,» replica Draco, senza scomporsi, «è così. Potter è un caso perso. Ma la soluzione non è tradir—»
«È questo che pensi stia facendo? Tradire?»

[Inserisco l'avvertimento OOC per sicurezza, dato che si tratta di uno scenario basato su cambiamenti piuttosto seri, ma ho fatto del mio meglio per tenere i personaggi (o meglio, questa loro versione) IC.]
Genere: Angst, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Draco Malfoy, Neville Paciock
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Da VII libro alternativo
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Nothing left to lose
Nothing left to lose

 


«Paciock, so che sei arrabbiato, lo capisco. Ma devi fermarti. È un errore».

Neville non abbassa la bacchetta, continua a puntarla sulla donna dietro alle sbarre. Lei si contorce a terra, ma non per questo cessa di ridere. Draco dubita che la maledizione Cruciatus possa aggravarne lo stato mentale, ma non è la salute della donna a preoccuparlo. Poggia una mano sulla spalla di Paciock e si sente rassicurato dal leggero sussulto che provoca: è comunque una reazione.

«Fermati finché puoi» insiste, rafforzando la presa.

«Stanne fuori, Malfoy» sibila Neville per tutta risposta, con una voce che Draco riconosce a stento. «È tardi per schierarti con tua zia».

Se con quelle parole intendeva ferirlo, il tentativo fallisce miseramente; gli verrebbe più che altro da ridere, se la situazione fosse meno grave. Schierarsi con sua zia.

«Mia zia non esiterebbe a uccidermi, lo sappiamo entrambi. Non si tratta di questo, lo sai. So che lo sai». Ha la sgradevole sensazione che suonino un po’ disperati, tutti quei lo sai, ma forse un po’ inizia ad esserlo, disperato, e non riesce a impedirselo – non ha idea di come si sentirebbe se uno dei suoi pochi punti fermi gli voltasse le spalle ora. Devi saperlo, Paciock.

Bellatrix smette di contorcersi – non di ridere –, ma Neville non abbassa la bacchetta. Si volta verso di lui con lentezza esasperante e gli scansa brusco la mano. Il gesto in sé non lo colpisce, ma l’odio che legge nel suo sguardo lo gela. Non l’ha mai visto così (se non, per un solo istante, quando ha appreso la morte dei suoi genitori).

«Lo so?» domanda piatto. Nella voce non c’è traccia del solito sarcasmo. «Allora cosa ci fai qui, Malfoy? Perché vuoi fermarmi?»

«Per impedirti di fare un’enorme idiozia» replica freddo, senza distogliere lo sguardo. «Se prendi questa strada ora, potresti non riuscire più a tornare indietro».

È ironico che proprio lui si trovi a fare questo discorso, ma è proprio perché ha vissuto qualcosa di simile che può capire cosa prova Paciock. È per questo che sa che deve fermarlo.

«L’odio non fa per te, Paciock».

Neville gli risponde con una risata priva di calore. «Sei certo di volermi fare la predica?»

«Le Maledizioni Senza Perdono… usarle ti cambia. Può farti star bene, ora, ma più avanti…»

«Taci, Malfoy» lo interrompe secco. Non finge neanche più di essere divertito. «Bellatrix Lestrange ha usato la Cruciatus sui miei genitori finché non sono impazziti. Li ha condannati a una vita al San Mungo per un capriccio. Ha ucciso centinaia di persone… o forse per te non contano, perché molti erano Babbani?» fa una pausa, forse per riprendere fiato. «L’ha usata anche contro di me, quella maledizione, la prima volta che mi ha visto. Quindi dimmi: perché, esattamente, non dovrei renderle il favore? Perché Harry Potter insiste che non possiamo ucciderla senza processo?»

Draco si acciglia. «San Potter è un idiota» sentenzia senza l’ombra di un ripensamento. «Avrebbe dovuto ucciderla nel momento in cui la sua squadra è riuscita a disarmarla. Ma non lascerò che sia tu a farlo – non così. Sappiamo entrambi che verrà condannata allo stupido processo di Potter, è questione di un paio di giorni».

«Non lascerai?» ripete Neville, e stavolta c’è effettivamente un’eco di divertimento nel suo tono. Il volto assume un ghigno sinistro, la bacchetta si alza verso di lui.

Perché lo sto facendo?

Draco deglutisce, ma conosce bene la risposta alla sua domanda. A rimetterlo sulla strada giusta tre anni prima, la strada che da allora non ha mai smesso di percorrere, è stato l’uomo davanti a lui. Ha un debito di riconoscenza con Paciock che non può semplicemente ignorare, neanche se è il suo istinto di sopravvivenza a urlargli di farlo.

«”Combatti con noi”» mormora, fissandolo negli occhi a mo’ di sfida. Si chiede se lo colpirebbe davvero – non giurerebbe di no. «Me l’hai detto tu. Adesso vuoi tirarti indietro? Spaccare la resistenza opponendoti apertamente a Potter?»

«Harry ha fatto abbastanza» sibila Neville gelido. «Non si rende conto che di questo passo moriremo tutti prima di poterci anche solo avvicinare a Tu-Sai-Chi[1]».

«Sì,» replica Draco, senza scomporsi, «è così. Potter è un caso perso. Ma la soluzione non è tradir—»

«È questo che pensi stia facendo? Tradire

Una forza invisibile spinge Draco indietro, impedendogli di rispondere subito.

«Harry è un simbolo» riprende Neville, lo sguardo stranamente vuoto. Draco non si sente visto. «L’eroe che sconfiggerà Voldemort, forse. Ma dov’era mentre Hogwarts era in mano ai Carrow? Dov’è stato per un intero anno e perché si rifiuta di parlarne? Eppure» continua con una smorfia, «si rifiuta di dire qualsiasi cosa ma pretende di comandare».

«Paciock—»

«Seamus lotta tra la vita e la morte, in questo momento. Ma a te non importa, giusto? E perché dovrebbe?»

Ah, già. Finnigan. Quando la squadra di Potter è tornata con Bellatrix prigioniera, Draco non ha prestato molta attenzione ai feriti – ha anche pensato che se la fossero cavata con pochi danni, lì per lì. L’unico ferito davvero grave era, appunto, Finnigan. Draco non ci ha mai parlato, e in fondo Paciock ha ragione: gli importa poco. È un’accusa ingiusta, però. Stringe un pugno, irritato dalla piega che sta prendendo la conversazione.

«L’unico motivo per cui sei qui è che sei preoccupato per la tua sicurezza» continua il compagno, senza smettere di tenerlo sotto tiro con la bacchetta, e quelle parole gelano Draco molto più di tutte le precedenti. «Pensi che se mi oppongo a Harry l’Ordine ne uscirà indebolito, vero? Ti spaventa l’idea di non avere più un rifugio sicuro».

Il tono di Neville è spietatamente calmo; l’idea che la persona con cui ha condiviso missioni e scontri per tre anni sia un vigliacco preoccupato solo da sé stesso non sembra turbarlo poi molto.

Lo fa arrabbiare – è peggio di qualsiasi umiliazione ricevuta da suo padre, da Potter o da Granger; è peggio della rabbia disperata che ha provato verso sé stesso e la missione affidatagli da Voldemort durante il sesto anno. Adesso, sì, Draco si sente tradito.

La mano corre alla bacchetta, ma quasi si stupisce di riuscire a impugnarla senza che l’altro lo fermi.

«Ti senti quando parli?» sibila, dominando a stento la rabbia. È sempre stato bravo a reprimere le emozioni, a occludere la sua mente agli altri, ma adesso non crede di volerlo fare. «Sono stufo di giustificarti. Smettila di essere così cieco e apri gli occhi, Paciock: vendicarti non gioverà minimamente alla causa».

«Allora che aspetti a colpirmi?»

Draco inarca un sopracciglio quando l’unica risposta che riceve è una provocazione. Non è più tanto certo di capire che cosa passa per la testa del suo ex-compagno.

«Se è l’unico modo per instillarti un po’ di buon senso, non esiterò» replica, prendendo la mira. Inspira ed espira, cercando di calmarsi e schiarire i pensieri. Le sensazioni del sesto anno sono un ricordo che percepisce lontano, sebbene tre anni non siano poi molti: un confuso miscuglio di nervosismo e stanchezza, accompagnato dal crollare di ogni certezza, è quasi tutto ciò che riesce a rievocare. Quello, e l’impressione di sprofondare sempre più nella sua stessa oscurità Imperio dopo Imperio. Ricorda la disperazione con cui ha quasi scagliato Crucio contro Potter; cosa sarebbe successo, se fosse riuscito a colpirlo? Non è mai stato in grado di darsi una risposta. Espira di nuovo, dicendosi che Paciock sta attraversando qualcosa di simile. Non basta a perdonargli le accuse infondate.

«Sei ancora in tempo per rinsavire» si costringe a dire comunque, senza smettere di fissarlo.

«Non ho paura di te, Malfoy. Non l’ho mai avuta» ribatte Paciock, agitando di colpo la bacchetta.

Un riflesso maturato missione dopo missione permette a Draco di reagire ed evocare uno scudo l’attimo prima che l’incanto rosso lo colpisca. Guerra sia, si dice abbassando lo scudo per passare a sua volta all’attacco, sopprimendo l’amarezza portata da quella decisione.

Flipendo!

L’incantesimo non-verbale manca Paciock di pochissimo, ma lo Schiantesimo di risposta centra Draco in pieno petto e lo getta contro il muro. Impreca mentalmente.

Neville alza nuovamente la bacchetta, ma il duello viene interrotto da una risata agghiacciante.

«Patetico» commenta infine Bellatrix Lestrange, che – Draco lo realizza davvero solo in quel momento – ha seguito tutta la scena dalla cella. È nuovamente in piedi. «Sei patetico come tuo padre, Draco» recita con voce carica di disprezzo. Poi sembra colta da un ripensamento, e aggiunge con una voce che – suppone – vorrebbe essere zuccherosa: «Ma non è troppo tardi, Draco. Dimostrami che sei in grado di distruggere Paciock. Il Signore Oscuro ti perdonerà, se fai questa piccola cosa».

Silencio. Draco non esita un istante a rivolgere la bacchetta contro la sorella di sua madre, né deve pensarci due volte prima di zittirla. “Il Signore Oscuro ti perdonerà”… lo crede davvero così ingenuo? «Non voglio il suo perdono» decreta con voce ferma. Si rialza, ignorando il dolore al petto. «Vincula magna» scaglia poi, verbalmente, per immobilizzare del tutto la prigioniera.

Quasi si aspetta che Paciock approfitti di quel momento per colpirlo nuovamente, ma quando si gira trova l’altro che lo osserva immobile. La bacchetta, tuttavia, è ancora puntata contro di lui.

Scuote la testa, stanco. Salazar, che stanno facendo?

«Se continui su questa strada» dice, lanciando un ultimo sguardo alla donna dietro le sbarre, «potresti finire come lei. Sei certo di volerlo?»

Neville non risponde subito, si limita a fissarlo in silenzio finché Draco non abbassa la bacchetta. Per quanto gli secchi ammetterlo, sa che non avrebbe comunque chance contro di lui – probabilmente.

«So che il percorso che sto prendendo è tinto di nero» inizia finalmente Neville. Draco non riesce a decifrare il suo tono. Neville si avvicina d’un passo, poi di due. «Ma vedo il traguardo. So dove sto andando e non ho intenzione di perdermi».

Draco lo squadra dubbioso. Da quando se l’è ritrovato accanto nella resistenza ha notato le tendenze da leader di Paciock – al primo anno non ci avrebbe scommesso uno zellino –, tendenze che spiegano perché sia quasi tentato di credere alle sue parole. Sta per dire che anche lui credeva di sapere dove stesse andando, ma Neville lo precede.

«So cosa stai pensando, Malfoy» riprende infatti. «Ma io e te non siamo uguali. Io sto scegliendo questa strada, non mi sto perdendo».

A ferirlo non è l’implicazione, ma piuttosto la determinazione che avverte in quelle parole. Non importa cosa dica, Paciock non ha nessuna intenzione di dargli retta e questo diventa dolorosamente più chiaro ogni secondo che passa.

«Prima ti ho giudicato male» aggiunge Neville, senza tuttavia ancora abbassare la bacchetta. «Ma non puoi fermarmi, Malfoy; è per il bene di tutti, non mi farò più indietro. Farò quel che devo. Fatti da parte. Quando avrò finito con lei, andrò a confrontare Harry».

C’è qualcosa che gli dà i brividi, nel modo in cui pronuncia l’ultima frase. Può davvero vincere la battaglia contro l’odio di Paciock? Non ne è tanto convinto.

«Paciock, anche se ora ti sembra giusto—»

«Non ho più niente da perdere, comunque».

Quelle continue interruzioni iniziano davvero a seccarlo. «Tu pensi di non avere niente da perdere?» domanda, caricando ogni parola con tutto lo scetticismo di cui è capace. Scuote la testa, senza più preoccuparsi della reazione che potrebbe scatenare. «Ho abbandonato tutto, ho abbandonato i miei genitori e le mie certezze per unirmi a un gruppo che non mi accetterà mai a pieno. Mi vedi lamentarmi, Paciock?»

Neville fa per aprire bocca, ma stavolta è Draco a non avere alcuna intenzione di fermarsi. «Hai dei compagni che guardano a te, che si fidano. Come si sentirebbero, vedendoti ora? Cosa penserebbero se ti avessero visto scagliare la Cruciatus?»

«È anche per il loro bene» risponde asciutto Neville. Draco crede di aver visto un barlume di dubbio attraversare il suo sguardo, ma non è certo di non averlo solo immaginato (sperato).

«Più andrai avanti su questa strada, più sarà difficile scusare ogni mossa. Te lo dico di nuovo: fermati finché puoi».

«Fatti da parte».

Draco stringe la presa sulla bacchetta, ma non la alza. Se non fosse così codardo, si volterebbe e prenderebbe su sé stesso il peso che non vuole cedere all’amico.

Non ci riesce.

Neville sospira pesantemente. «Petrificus totalus».

Draco avverte il suo corpo irrigidirsi senza poter fare nulla per opporsi. Un ulteriore cenno della bacchetta di Neville e viene spostato di lato contro la sua volontà. Non può protestare neanche più a voce; inutile.

«Non volevo arrivare a tanto, ma non mi hai lasciato scelta». Draco trova ironico che sia la frase più calda che abbia sentito da Paciock quella sera. Forse è davvero dispiaciuto di averlo dovuto bloccare – non che cambi molto, comunque.

È quando si trova a sperare che Potter (seguendo il suo stupido istinto da eroe, magari?) appaia nel sotterraneo, che realizza davvero la gravità della situazione. Ha voluto fermarlo – da solo – e ha fallito.

Paciock non guarda verso di lui, quando punta per la seconda volta la bacchetta contro Bellatrix Lestrange. «Avada Kedavra». Non sorride, quando finalmente abbassa l’arma e incrocia i suoi occhi muti.

«Abbi pazienza, Malfoy» l’esorta poi, con una voce che d’incoraggiante non ha niente. «Tornerò a liberarti appena avrò finito» decreta, dandogli le spalle.

Draco, agghiacciato, non può far altro che osservarlo raggiungere la porta e chiudersela dietro senza l’ombra di un ripensamento.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NdA

Questa storia, come accennato nell’introduzione, si basa su un what if? dove Draco passa sotto la protezione dell’Ordine a fine sesto libro, trovandosi un anno dopo a lasciarsi coinvolgere dai combattimenti della resistenza incoraggiato (per così dire) da Neville.

Non è uno scenario che ho approfondito a fondo, ho scritto solo alcune OS sciolte sfruttandolo e non credo che sia necessario leggerle per comprendere questa. Se qualcuno fosse curioso, comunque, si tratta di OS scritte in occasione del writober 2020. Si trovano nella relativa raccolta, vi linko qui quella a cui appartiene la battuta “Combatti con noi” che Draco cita all’inizio di questa OS.

Come chiunque conosca la canzone avrà notato, questa storia nasce dall’ascolto di “Nothing left to lose”, canzone che viene dalla serie animata di Rapunzel (serie che ancora non ho visto, ma questo non mi ha impedito di spoilerarmene alcune canzoni). La canzone mi è piaciuta subito molto e ho sentito il bisogno di scriverne; volevo Draco come Varian e di questo ero certa, a Neville invece sono arrivata solo come terza opzione (e ha subito spazzato via le precedenti). Mi mancava, questo what-if, sono contenta di averlo ripreso!

Segnalo solo per completezza che “Vincula magna” è un incantesimo di mia invenzione; volevo un incantesimo che legasse l’avversario e non fosse Petrificus totalus.

Spero che la lettura sia stata piacevole!

A presto,

Mari



[1] Penso che Neville pronuncerebbe senza esitazioni “Voldemort”, ma in questo scenario il suo nome è tabù come nel settimo libro, quindi lo omette non per paura ma per non rivelare la sua posizione.

  
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