«A quanto pare ti piace proprio farti pestare da me, Eren.» sputò il Capitano Levi. «Peccato che stavolta ci siano meno spettatori.» E gli tirò un calcio sulla gamba.
Eren rise di gusto. «Diciamo di sì. Anche se mi piacerebbe non averne.»
In quel momento entrò Connie a fare rapporto sulla morte di Sasha, perché una mocciosa si era introdotta sul dirigibile e… forse era andato tutto a rotoli.
Tutto per colpa di Eren.

Essere rinchiuso in una cella puzzolente, con Hanji che lo fissava, beh... non era questa la sua migliore aspettativa. Si sistemò i capelli alla meno peggio e si specchiò. Il Comandante continuava a parlargli ed Eren aveva la testa piena della sua voce. Qualcuno a dare il cambio sarebbe arrivato prima o poi, vero?
Si avvicinò alle sbarre e Hanji si paralizzò sul posto: sembrava che Eren volesse trasformarsi lì. Il comandante aveva bisogno d’aria, decisamente. Così si allontanò e incrociò Levi nei corridoi.
«Quel moccioso…» stava blaterando tra sé e sé.
Levi la notò e le chiese le chiavi della cella di Eren. Hanji lo fissò un attimo, non capendo.
«Le chiavi, Comandante. Ho voglia di pestarlo.»
Hanji gliele passò, dicendogli semplicemente: «Stai attento, gli manca qualche rotella.»
«Gliele faccio tornare a posto.» rispose Levi, prima di scomparire dietro l’angolo.

Eren alzò lo sguardo quando sentì le chiavi girare nella serratura, notando che Levi stesse entrando. Il capitano evitò di chiudere la porta e appoggiò le chiavi sul bordo del lavandino, per poi sorridergli.
«Come stai?» chiese atono.
«Questo albergo è fantastico, Capitano!» scherzò Eren. «Come dovrei stare?»
«Dimmelo tu.» disse Levi, avvicinandosi a lui.
Eren allungò una mano e afferrò Levi per la camicia, per poi tirarselo addosso.
«Ora potrei darti qualche pugno e scappare, visto che la porta è aperta, ma...» iniziò, accarezzandogli la schiena.
«Ma… cosa Eren?»
«Potevi venire prima.» disse il più giovane, baciandolo.