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Autore: Smeralda Elesar    29/03/2021    1 recensioni
Nonostante abbia trascorso molto tempo sulla Terra, Gorthan non può ignorare chi è in realtà e da dove proviene.
Gli evroniani sono fatti per vivere in una certa struttura sociale, ed esserne stato tagliato fuori a volte sembra più doloroso del solito.
Per Gorthan è arrivato il momento di fare i conti con paure profonde.
// Fa parte della serie "La ballata dell'esule e dell'eroe"//
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gorthan, Paperino aka Paperinik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La ballata dell'esule e dell'eroe'
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'Ikaros



Terra mia
Cuore mio
Malattia
Dell'addio


(Notre-Dame de Paris – Condannati)



-Quando vieni quassù di solito vuol dire che hai qualche problema con te stesso. Non è vero?-

Gorthan si voltò verso il papero che era appena apparso alle sue spalle.

Sicuramente era salito sulla terrazza apposta per cercare lui, e non aveva senso negare la verità.
-Sí-
-Vuoi parlarne?-
-Perché dovrei?-
-É una cosa terrestre. Di solito parlare dei propri problemi con qualcuno fa stare meglio: aiuta a trovare prima la soluzione. Ne so qualcosa, sa quanti compiti di matematica ho risolto insieme ai miei amici! Vuoi provare?-

Gortan soppesò attentamente la proposta.

In fondo perché no? Aveva già provato così tante cose terrestri che una in più o una in meno non avrebbe potuto nuocergli. O no?

Paperinik si era seduto su uno dei serbatoi dell'acqua e lo aspettava.

Era curioso come riuscisse a trasmettergli un immediato senso di non-minaccia, di totale assenza di pericolo per sé, e forse soprattutto per questo Gortan lo raggiunse e si sedette accanto a lui.

Sapeva già che i terrestri avevano la bizzarra abitudine di raccontare i loro problemi a qualcuno che reputavano degno di fiducia, e così cominciò a raccontare dal principio.

Raccontò di come era stato scoperto, a partire dall'emozione non classificata del soldato semplice, e poi di Zoster che avrebbe voluto arrestarlo e farlo processare per tradimento.

Non riusciva a ricordare di aver mai provato tanta paura!
Paura dei superiori e bisogno di sottomettersi che provenivano dalla sua natura evroniana, ed anche paura per autoconservazione che proveniva dalla sua mutazione.
Non era giusto! Lui non aveva tentato di nascondere la sua mutazione per egoismo, aveva provato a controllarla perché non fosse d'intralcio all'impero!

E raccontò di come era stato diviso tra due istinti.

Lui non voleva essere resettato! Non voleva perdere quello che aveva appreso!
E nemmeno voleva finire al Pozzo.
Ma non poteva opporsi a loro, erano troppi, e così era scappato.
Sarebbe stato giusto accettare la sua punizione, ma... dimenticare tutto? Perdere tutto?
Perdere la sua identità, che aveva appena acquisito, non ancora studiato, sconosciuta, estranea, eppure già così preziosa.
Sarebbe stato suo dovere schiacciare la scintilla che si sentiva dentro, e non ci era riuscito.

E la cosa peggiore: il malessere, il senso di colpa, sentirsi sbagliato, l'odio verso ciò che amava, che lo aveva incantato, incatenato e cambiato tanto a fondo, e l'odio verso sé stesso che lo aveva permesso.

E raccontò il dolore, il senso di smarrimento per essere stato escluso dalla società a cui, nonostante tutto, sentiva ancora di appartenere.

-Accidenti, per essere un popolo che va a caccia delle emozioni degli altri siete piuttosto complicati anche voi!-

-Solo io lo sono. Gli altri sanno benissimo qual'è il loro posto, sanno cosa fare e come comportarsi, e lo fanno. Solo io sono un errore in più di un senso!-

Il papero terrestre era perplesso, confuso, e tuttavia cercava di capire.

-Non puoi... non so... chiedere scusa ed amici come prima con gli altri evroniani?-

Gorthan ruppe in una risata amara.

-Ti ho mai menzionato che Evron non conosce il perdono? So di non avere nessuna speranza, se non, forse, curare la mia mutazione e dimostrare che sono riuscito nell'impresa-

-E vorresti farlo? UNO potrebbe aiutarti-

-No! … Sì! Desidero nello stesso tempo due cose completamente opposte tra loro, e non saprei rinunciare a nessuna delle due! Desidero tornare strisciando ad Evron e rinnegare di aver mai conosciuto tutti i colori della vita terrestre, ed allo stesso tempo adesso so quanto sia bello il dolore per amare qualcosa. Tu non sai cosa farei! Potrebbero chiedermi qualsiasi cosa, ed io la farei pur di tornare al mio posto! La farei, e poi il rimorso mi consumerebbe per il resto dei miei giorni, perché i tributi richiesti da Evron sono per me intollerabili ormai. Oppure dovrò vivere per sempre desiderando un ritorno impossibile ad una patria che mi rifiuta. Capisci cosa sono diventato? Qualsiasi cosa scegliessi sarebbe veleno per me, potrei scegliere solo da quale coppa bere-

Da quando aveva cominciato ad esprimersi come un terrestre? Tutto quell'uso del linguaggio figurato veniva di sicuro dalla letteratura romantica, e Gorthan avrebbe saputo citare ogni autore che aveva riconosciuto nel suo stesso discorso.

I suoi pensieri stavano andando in corto circuito!
Gli succedeva sempre quando si fermava a pensare a quelle cose, per questo di solito lo evitava accuratamente.
Conosceva troppo bene il vortice di angoscia in cui poteva essere risucchiato!

-Mi dispiace- gli disse Paperinik.
-Perché dovrebbe?-
-So che ti fa stare male-
-Come fai? Tu non puoi sentire le emozioni-
-No, non le percepisco ma le comprendo. Tu invece al contrario, le percepisci ma non le comprendi. Che bell'accoppiata che siamo!-

Era vero.
Ed il fatto che lui percepisse la volontà di aiutarlo da parte del terrestre lo faceva sentire strano.
Come il sollievo che si prova a medicare una ferita fisica.

Si rifugiava nelle emozioni del terrestre per non farsi schiaccire da qualsiasi cosa ci fosse dentro di lui.

Quando Paperinik gli posò una mano sulla spalla sentì uno strappo violento.
Quella del terrestre era un'emozione che riconosceva a istinto come nutrimento, ma sapeva cosa poteva succedere se non avesse controllato le sue capacità di assorbirla.

Si scostò con uno scatto brusco.

-No! Tu non sai cosa posso fare! Quando sono così instabile potrei risucchiare tutte le tue emozioni e ridurti ad un coolflame. Allontanati da me... io non voglio farti del male-

Non riusciva a credere a quello che aveva detto, e neppure Paperinik, a giudicare da come lo guardava sconvolto ed a becco aperto.

Rimasero a fissarsi in perfetto silenzio, ed in quel momento Gorthan credette di afferrare fugacemente cosa intendevano i terrestri per “imbarazzo”.

Aveva appena ammesso a voce alta di non voler fare del male a chi avrebbe dovuto voler coolflamizzare più di tutti i terrestri messi assieme.

Non che prima avesse avuto reali intenzioni ostili nei suoi confronti, ma usare le parole rendeva tutto diverso; aveva appena tracciato un'altra linea netta.

-Che eroe sarei se avessi paura di farmi male?-

Esasperante.

Gorthan non riusciva a definirlo in altro modo se non esasperante, nel suo proposito di sostenerlo sempre e comunque, come gli eroi dei racconti di cavalieri e draghi che a qualsiasi costo fanno ciò che ritengono giusto.

Credeva che simili comportamenti esistessero solo nella fantasia dei terrestri, che amavano idealzzare persone e situazioni, ed avere invece la prova che poteva essere reale era... esasperante!

Però funzionava.

Tutto ciò che fino a quel momento aveva urlato, era crollato ed andato in rovina dentro di lui adesso si era calmato, e solo perché sapeva di... non essere solo?

Non era la presenza fisica, era qualcosa di più.

Gorthan sentiva provenire dal terrestre un richiamo costante, che se fosse stato a parole sarebbe stato “Vieni qui dove sei al sicuro”.

Nella sua lunga vita non aveva mai sentito nulla del genere diretto a lui, né da parte di un suo simile né da parte di un'altra specie.

Sospirò pesantemente e crollò con la testa tra le mani.

-Tu sei... illogico- riuscì solo a dire.

-Oh, be', non è la cosa peggiore che mi hanno detto. Pensavo peggio-

Suo malgrado Gorthan sorrise. Quel papero terrestre aveva dentro molto più di quanto si potesse immaginare.

Forse... forse... sarebbe valsa la pena di provare a rinunciare ad Evron, per avere dalla sua parte un vero eroe?

Il pensiero di non avere più Paperinik che voleva aiutarlo gli era intollerabile quanto essere stato tagliato fuori dalla società evroniana.

-Come ti senti ora? Va meglio?-

-Non so se definirlo meglio. Ho capito delle cose-

-Davvero? Posso sapere cosa?-

Gorthan era indeciso. Si sentiva in bilico: se avesse parlato avrebbe tracciato un'altra linea, avrebbe assecondato la sua mutazione e sarebbe stato ancora un po' diverso.

Non era una scelta facile da fare, e tutte queste scelte da fare in continuazione, senza una guida, un ordine superiore, qualcuno che gli dicesse che ciò che faceva era giusto, era troppo difficile.

La libertà, la scelta, il libero arbitrio, erano cose splendide e terribili.

-Va bene, non preoccuparti, puoi anche...-

-Io ho paura- lo interruppe Gorthan.

-Paura? Un evroniano grande e grosso come te? Per cosa?-

-Perché tutto questo è bello, ed io lo sento ma non lo capisco, ed ho una paura terribile che finirà per travolgermi. Conosci la storia di Icaro, non è vero?-

-Mi ricordo qualcosa... c'entrava della cera?-

-Oh, sì! Icaro, per avvicinarsi troppo al sole, non si accorse che le sue ali si stavano sciogliendo e finì per precipitare in mare ed annegare. Io ho paura che, per avvicinarmi troppo alla bellezza terrestre, finirò per perdere chi sono e... ed allora... non so nemmeno io cosa potrebbe accadermi!-

Non ricordava di essersi mai mostrato così vulnerabile davanti a qualcuno. Non ricordava nemmeno di esserlo mai stato, a dire la verità.

Ma forse anche quello andava bene.

-Sì, è tutto terribilmente complicato, mi dispiace per te. Non so come aiutarti, quindi se posso fare qualcosa dimmelo tu, d'accordo?-

Gorthan si voltò verso di lui.

Era... bello... era bello che gli occhi del terrestre, neri come l'ossidiana, fossero carichi di determinazione per difendere lui.

Si trovava sempre spiazzato quando Paperinik si offriva di aiutarlo.

Sapeva che voleva aiutarlo, lo sentiva costantemente, ma quando la sensazione diventava anche parole che poteva ascoltare era diverso.

-Stai già facendo più che abbastanza per me-

C'erano tante altre cose da dire, ma Gorthan non sapeva ancora trasformarle in parole, e per questo preferì rimanere in silenzo quando Paperinik gli augurò una buona notte e tornò nell'ascensore per scendere.


***

UNO bloccò l'ascensore tra un piano e l'altro.

-Ehi! E questo cosa significa?- protestò Paperino.
-Significa che dobbiamo parlare di una cosa importante, signor difensore della Terra-

-Anche tu hai crisi esisenziali?-

-No, io ragiono con altri parametri, e secondo questi parametri abbiamo un problema con Gorthan-

-Se è il fatto che ci è rimasto male per come lo hanno trattato gli altri evroniani lo so già-

-A parte quello, il problema è un'altro. È che tu ti stai affezionando a lui-

Paperino rimase a becco aperto, la luce verde di UNO che lo illuminava fino a dentro le tonsille.

-Ma che stai dicendo? Io?!-

-Sì, proprio tu. Pensaci: non stai più in guardia in sua presenza, ti preoccupi del suo benessere nel fornirgli nutrimento, ti dispiaceva che lui fosse solo a Natale e chiedi spesso come sta. Stai cominciando a considerarlo non solo un ospite particolare o un alleato, ma un amico. Devo ricordarti quanto può essere pericoloso?-

Paperino aprì un paio di volte il becco per rispondere ma non riuscì a trovare argomentazioni convincenti.

Accidenti, era vero!

Non stava più in guardia in presenza di Gorthan, non solo perché sapeva che UNO avrebbe silurato l'evroniano nel caso che avesse tentato di aggredirlo, ma perché sapeva che Gorthan non lo avrebbe fatto.

Era finito a fidarsi di lui.

-Magari potrebbe essere davvero un amico. Non sarebbe il primo amico alieno che ho, no? Hai presente Xadoom?- riuscì a dire alla fine.

Se UNO avesse avuto un corpo biologico probabilmente si sarebbe premuto le dita sulle tempie in quel momento.

-Paperinik, questa cosa non funziona così. Sai bene quano le vostre razze siano diverse. E Gorthan, mi dispiace, ma è una bomba pronta ad esplodere. È confuso dalla sua malattia ed è confuso dalla rudimentale capacità di produrre emozioni che poi non sa gestire; ed infine la lealtà verso Evron è scritta così profondamente nella sua natura che temo che, se dovesse trovarsi a scegliere tra le due, sceglierebbe Evron, oppure si imporrebbe di tradirlo e ne soffrirebbe in modo atroce-

Paperinik non si era aspettato che la conversazione prendesse quella piega.

Insomma, lui era convinto che andasse tutto quasi bene, ed invece UNO gli aveva appena scaricato addosso una tonnellata di cose incredibilmente pesanti oltre quelle che aveva già affrontato con Gorthan.

-Non ti sembra di esagerare? Insomma... è davvero così terribile secondo te diventare amici di qualcuno?-

-Se il qualcuno in questione siete tu e Gorthan sì. Sto cercando di metterti in guardia. Ci sono molte probabilità che la vostra amicizia finisca molto male, e finirete a soffrirne entrambi. Pensaci. Sarebbe meglio che voi manteneste le distanze, soprattutto tu-

-Ehi! Perché proprio io?! Ne parli come se avessi fatto qualcosa di male!-

-Perché sei tu il problema, con le tue emozioni biologiche. Gorthan non sa nulla di amicizia o di legami sentimentali. Non cercherebbe qualcosa che non sa che esista, e tu faresti meglio a non insegnarglielo-

Ancora una volta la lucida analisi non biologica di UNO era stata fin troppo accurata, e Paperinik si trovò senza argomentazioni a sua difesa.

-Io... e va bene, starò attento, ok?-

-Sarà meglio, papero mascherato, per te e per lui-


***


Come ogni volta che Paperinik si allontanava, Gorthan sentiva il vuoto.

Si rese conto che, anche quando non assorbiva le emozioni del terrestre, in qualche modo gli piaceva averle accanto.

Atipico anche quello.

Considerare le emozioni non solo nutrimento, ma anche... altro? Cosa?

Se non per dare a lui energia vitale, perché avrebbe dovuto apprezzare le emozioni?

Era illogico, come era illogico il fatto che cercasse di controllarsi quando invece le assorbiva.

Non sapeva come sarebbe evoluta quella parte della sua mutazione. Negli ultimi tempi aveva notato che non risucchiava più le emozioni indiscriminatamente quando non aveva il serbatoio, ma che in un certo senso sceglieva quelle che preferiva.

Era come se, non avendone più un vero bisogno per nutrirsene perché poteva sopravvivere con quelle che produceva lui stesso o che raccoglieva in giro con il serbatoio al minimo, fosse diventato schizzinoso.

Il risvolto pericoloso era che, quando un'emozione gli sembrava particolarmente desiderabile, tutto il suo istinto di predatore scattava all'improvviso, e lui non sapeva cosa un mancato assorbimento prolungato avrebbe potuto causare.

Ancora peggio, non poteva controllarlo, per questo aveva messo in guardia Paperinik.

Peccato che il terrestre, con la sua pochissima logica ed il suo universo di emozioni, non avesse dato ascolto al suo avvertimento.

Sapeva che rischiava e non gli importava. Era stupido e meraviglioso!

Gorthan non riusciva a fare a meno di pensare alla favola di Oscar Wilde.

Era un racconto straziante, in cui un piccolo, fragile usignolo cantava a squarciagola per tutta la notte con una spina contro il cuore, pur di far sbocciare una rosa rossa da un roseto congelato.

Anche se Paperinik ignorava deliberatamente i suoi avvertimenti, Gorthan non poteva ignorare allo stesso modo la paura di fargli del male.

Lui era un predatore, e che gli piacesse o no le emozioni che il terrestre produceva erano il suo nutrimento.

Anche senza le capacità estrattive del serbatoio, anche senza gettarsi istintivamente a divorarle, non poteva fare a meno di assorbirle in minima parte, e non sapeva quali effetti avrebbe potuto avere a lungo andare l'assorbimento di emozioni sul terrestre.

E se avesse danneggiato la sua capacità di sentire?

Avrebbe dovuto chiedere ad UNO di aiutarlo a studiare questo fenomeno, perché non voleva nemmeno pensare di danneggiare in qualsiasi modo il suo... amico?

Si chiese se il suo non voler fare del male a Paperinik, e non volere che neanche altri gliene facessero, si potesse considerare una rudimentale forma di amicizia nata dalla sua mutazione.

Gorthan non riusciva a deciderlo.

Non era nella natura evroniana formare legami personali, per questo lui non sapeva nulla di amicizia.

Sapeva solo che il terrestre lo faceva stare bene in un modo che lui non capiva, che l'idea che Paperinik fosse ferito o soffrisse gli provocava un intimo moto di rifiuto.

Sapeva, dentro di sé, che se avesse saputo che Paperinik era in pericolo lui lo avrebbe difeso.

Forse, anche contro Evron.

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Cantuccio dell'Autore


Benritrovati!

Qua stiamo tra un saggio esistenzialista, un trattato di psicologia, Notre-Dame de Paris, ed ancora altra roba che non riesco ad elencare. E sono solo cinque pagine!

All'inizio volevo concentrarmi sul dolore di Gorthan e sul fatto che sentisse la mancanza dell'appartenere ad Evron, ma poi sono spuntate altre tematiche e sarebbe stato un peccato non portarle avanti.

Il che vuol dire che io come sempre mi complico la vita da sola.

Vi lascio il testo completo della fiaba di Oscar Wilde “L'usignolo e la rosa” https://www.inkroci.it/racconti-brevi/i-racconti/racconti-classici-brevi/l-usignolo-e-la-rosa.html

E vi lascio anche la canzone di Notre-Dame all'inizio https://www.youtube.com/watch?v=3qMGo_L4By8

Grazie per aver letto, ci risentiamo presto con un'altra sorpresa.


Makoto


   
 
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