Tokyo
è seduta in riva al mare, riscaldata da un sole, quel
dì, più caldo che mai.
Respira
a pieni polmoni il sapore della libertà, una
libertà costata la vita di persone
a cui voleva bene.
Se
soltanto ripensa a quanto vissuto negli ultimi anni, il senso di colpa
torna a
schiavizzare i suoi pensieri.
Ma
adesso è lì, sull’isola di Coron, nelle
Filippine, distante dalla sua terra, da
ogni ricordo legato ad essa, bello o brutto che sia, in fuga da chi
continua a
ricercarla, per sbatterla definitivamente in galera.
Quando
ha messo piede su quella magica spiaggia, ben nove anni fa, avvolta dal
silenzio
e dalla brezza marina, ha pensato di trovarsi in paradiso; si guardava
attorno
constatando che lì avrebbe vissuto di mera solitudine.
Niente
Professore, niente banda dei Dalì al completo, niente Rio!
Sì, neppure il suo
compagno, il ragazzo che amò disperatamente e per la cui
cattura fu organizzata
la seconda rapina, è sopravvissuto.
Oggi,
Tokyo risiede stabilmente in quell’isola, ringraziando ogni
giorno chi non c’è
più che ha regalato a lei una seconda vita: la banda, il cui
sacrificio le ha
permesso di scappare appena in tempo, prima della cattura da parte
della
polizia.
Se
c’è una cosa che però la Oliveira ha
volutamente deciso di fare è ricompattare
i Dalì, appellandosi alla
seconda
generazione.
“Ehi,
zia, a cosa stai pensando?”
- le domanda
un ragazzino di 18 anni, dai capelli neri come la pece e la carnagione
olivastra, sedendosi accanto a lei.
“Alla
tua mamma, Axel!” – risponde, accarezzandogli
dolcemente il viso – “A tutta la
Banda”
“Siete
stati una famiglia molto unita”
“Non
immagini quanto, tesoro” – aggiunge, trattenendo le
lacrime.
Respira
profondamente, socchiudendo gli occhi, mostrandosi quanto
più forte possibile.
“Però
se oggi hai creato una nuova squadra è perché
l’amore che vi univa non è morto
e continua ad esistere tramite noi!” – commenta
Axel, mostrando un lato
amorevole degno della dolcezza di Nairobi, una dolcezza che solo chi la
conosceva bene poteva cogliere.
“Sono
stata fortunata ad avervi intercettato tutti, e che abbiate avuto
fiducia e
siate venuti fin qui, in un luogo sperduto!”
“Siamo
una bella squadra, zia Tokyo, e io sono felicissimo di aver accettato,
quel
famoso giorno, di quasi dieci anni fa, la richiesta di una presunta
parente che
mi cercava…i miei genitori adottivi non sospettarono nulla,
però io avevo delle
idee. Pensai addirittura a mia madre, anche se la tv, i giornali, lo
scandalo
legato alla sua atroce morte, è giunta alle mie orecchie in
tempi molto brevi”
“Sei
un ragazzo maturo, Axel e lei sarebbe fiera di te”
“Io
invece vivrò senza nessun ricordo di
lei…” – si incupì il
diciottenne, intento
a incidere qualcosa sulla sabbia bagnata , con un legnetto.
“Ti
amava più di se stessa, te lo assicuro. Ha lasciato a te
tutto il denaro che
abbiamo stampato e portato via dalla Zecca e partecipò a
quella rapina per racimolare
i soldi necessari e venirti a prendere. Non ha smesso un solo giorno di
averti
come unico scopo della sua vita” – racconta Silene,
nostalgica al ricordo della
migliore amica.
Con
dolcezza, condividendo lo stesso umore dell’adolescente, lo abbraccia dandogli quel
calore materno che fino
a qualche tempo fa era convinta di non avere.
Con
il figlio di Nairobi, invece, si rese conto del contrario. Per di
più, accanto
ad Axel si sente a casa, percepisce quella sorella in ogni momento. La
somiglianza fisica gli ricorda che Agata Jimenez non è
andata via, ma è proprio
lì, accanto a lei.
Il
momento dolce viene interrotto dall’arrivo improvviso di un
gruppo di ragazzi,
intenti a ridacchiare tra loro.
“Ecco
i chicos de oro” – sorride Axel, riferendosi agli
amici, diventati ormai suoi
fratelli e sorelle. Buffo, li chiama esattamente come Nairobi
definì tempo
addietro i saldatori di Bogotà.
“Zia
Tokyo, vorremmo che venissi con noi dentro casa!” –
dice una ragazza dai lunghi
capelli castani.
“Certo,
Paula!” – risponde la donna, mettendosi in piedi,
prendendola per mano. Anche
la figlia della Murillo è cresciuta e diventata molto simile
a Lisbona. Hanno
addirittura gli stessi occhi.
“Non
avrete mica combinato qualche guaio, vero Cincinnati?”
– la domanda di Tokyo viene
rivolta direttamente al figlio di Denver e Stoccolma, noto per fare
casini.
“Tranquilla,
tutto ok! Puoi fidarti” – rispose una ragazzina dai
capelli castani e gli occhi
azzurri come il mare.
“Bene,
Ana. Di te mi fido più dei maschietti” –
con tono scherzoso, indicò i
giovanotti presenti.
“Solo
perché nostra sorella è femmina, non vuol dire
che tu debba sempre crederle” –
intervenne Drazen, uno dei tanti figli di Bogotà.
I
sette, ormai più che maggiorenni, sono stati rintracciati da
Tokyo, mediante i
serbi, amici del professore, i quali hanno agito per lei in Europa e
fuori dal vecchio
continente.
Così
la Oliveira ha radunato una bella squadra, assumendo il ruolo di Capo,
così
come anni addietro fece il Professore.
A
differenza di Sergio, lei non deve istruire nessuno per alcuna rapina.
Lo scopo
era quello di radunare la famiglia, e risentire quel calore e quella
gioia del
vivere provati con i Dalì.
Quando
arrivarono sull’isola, anni e anni prima, Silene promise che
avrebbe raccontato
loro dei genitori e dei momenti trascorsi insieme.
Il
primo che la raggiunse fu proprio Axel, seguito a distanza di pochi
giorni da
Cincinnati e Paula, diventata una sorta di sorella maggiore per il
ragazzino.
Solo
qualche mese dopo, la numerosa prole di Bogotà si
unì alla nuova Banda.
Diretti
verso l’ingresso di casa, Axel si trattiene in riva al mare,
gettando il
legnetto con cui aveva tracciato linee sulla sabbia bagnata, tra le
placide
onde.
Prima
che le queste cancellassero quanto realizzato, il diciottenne legge ad
alta
voce la scritta incisa – “ Siamo la resistenza e la
resistenza non molla mai”
Volge
lo sguardo al cielo e invia un bacio in alto.
“Sono
sicura che vegliano su di noi” – Axel riconosce la
persona rimasta sulla
spiaggia, intenta ad osservarlo mentre lascia andare quel dolore che
custodisce
silenziosamente.
“Ivana,
pensavo fossi andata con gli altri” – si imbarazza
il figlio della Jimenez.
La
giovane, sua coetanea, avanza verso di lui e sorridendogli gli regala
un tenero
bacio sulla guancia.
“Zia
Tokyo ha raccontato che mio padre e tua madre si sono
innamorati…chissà che non
possa accadere lo stesso di nuovo…” –
una vera frecciatina che mostra quanto la
biondina dagli occhi azzurro cielo abbia un interesse amoroso.
Ivana
sembra indossare i panni di Nairobi, con la sua determinazione nel
prendere ciò
che vuole, contrariamente ad Axel, impacciato, che arrossisce di fronte
ad una
palese dichiarazione, più somigliante al Bogotà
degli ultimi tempi.
E’
il caos proveniente dalla casa di Tokyo ad interrompere il silenzio
creatosi
tra loro.
“Avranno
già stappato lo spumante! Andiamo” –
dice la ragazza, consapevole di non essere
ricambiata dall’amico.
Mentre
Axel nella sua testa pensa e ripensa – “Non sono
alla sua altezza. Lei è così
matura, così bella, così intelligente…
non vorrei fraintendere le sue azioni.
Ha cinque fratelli pronti a prendermi a pugni..” - combatte contro i suoi
stessi pensieri. Poi
però, qualcosa, non sa bene cosa, gli dà la
spinta finale. Riesce a mettere in
stand by la testa, affidandosi al cuore.
Raggiunge
la figlia di Bogotà, qualche metro più avanti e
le prende la mano.
Ivana
si immobilizza trovandosi di fronte, a pochi centimetri, la persona che
le
piace.
La
scena ricorda alla perfezione il primo bacio tra i loro genitori. Un
incontro
di labbra che racchiude un sentimento che diventa sempre più
forte. Nel loro
caso, ad interromperli è la voce di Cincinnati, ben udibile
seppure molto
distante.
“Piccioncini,
zia Tokyo voleva dirvi che siete bellissimi insieme e che questo
è il più bel
regalo di compleanno che potevate farle” – li
prende in giro.
E’
Julian a precisare – “Guai a te se la fai
soffrire”
“Ben
detto” – intervenne Yaris.
“Benvenuto
in famiglia!” – aggiunge Eric, riferendosi ad Axel.
“Adesso
sì che possiamo dire che nostro padre e Nairobi sono tornati
insieme…” –
conclude Ana, emozionata e felice
per
sua sorella minore.
Così,
di fronte ad una bella torta e dello spumante, i nuovi Dalì
festeggiano Tokyo, la
quale è sempre più grata a chi non
c’è più per averle dato la
possibilità di
rinascere.
Solo
così può veder diventare adulti i loro figli,
pezzi dei loro cuori che da anni ,ormai,
hanno uno spazio speciale anche nel suo.