Storie originali > Generale
Ricorda la storia  |      
Autore: Sakkaku    30/03/2021    4 recensioni
Dal testo:
«Vero che mi presterai il tuo parka fino a casa?»
«No» rispose Ward sogghignando «Devi smetterla di uscire di casa senza una giacca solo perché, se poi hai caldo, ti annoia doverla tenere in mano.»
«Per questo dico sempre a te di prenderla. Almeno sono più libero e posso coprirmi solo quando avrò freddo.»

Partecipa alla challenge "Fammeli shippare!" indetta da Kim_ sul forum di EFP.
Genere: Demenziale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Scommesse e Promesse

 

Dopo il quinto starnuto consecutivo, l'occhio destro si lasciò sfuggire una lacrima.
«Perché piangi Tim?» gli chiese Eric.
«È solo una lacrima. A volte succede quando starnutisco troppe volte» spiegò Mitchell «E poi, ti sembra che piango a caso senza motivo?»
«Potrebbe essere» rispose l'altro con un'alzata di spalle «Piuttosto, sei sicuro di voler uscire?»
«Sì, ormai siamo pronti. Muoviti ad indossare il giubbotto. Ti aspetto fuori.»
“Dice a me di mettere la giacca, quando lui esce di casa solo con la felpa e la sciarpa” Ward scosse la testa rassegnato.
Timothy era fatto così.
Dopo aver indossato il suo parka foderato in pile, si affrettò a raggiungere il compagno, prima che lo chiamasse sul cellulare per intimargli di muoversi.
I due camminarono fianco a fianco, senza parlare. Eric avrebbe voluto tenere per mano Timothy, però lui si vergognava e usava la scusa che era una cosa da adolescenti camminare mano nella mano. Oltretutto, se avesse voluto gesticolare, sarebbe stato limitato. Quando arrivarono al parco, vennero accolti da un tappeto naturale giallo, arancione e rosso.
«Guarda se questa non è una meraviglia! Di sicuro non esiste niente di più bello, vero?»
«Tu lo sei» rispose prontamente Ward.
«Era una domanda retorica, mica dovevi rispondere veramente. Idiota» lo riprese Mitchell, senza riuscire a rimanere serio e sorridendo mostrando le fossette che il compagno adorava.
L'autunno regalava foglie con diverse sfumature, i colori erano inferiori rispetto a quelli regalati dalla primavera e dai suoi fiori, però entrambi possedevano un loro fascino.
Timothy voleva mangiare un gelato sulla panca a dondolo, quindi il fidanzato esaudì la sua richiesta. Sapeva fin troppo bene che Timothy avrebbe preferito sedersi su un'altalena e farsi spingere, ma si accontentava della panchina in legno, perché non poteva di certo rubare il gioco ad uno dei bambini. Durante il tragitto verso casa, l'aria iniziò a farsi più fredda, dopotutto il sole era quasi del tutto tramontato. Nonostante ciò, Timothy si fermò ad osservare l'esibizione di un musicista di strada.
“È sempre così, non può fare a meno di ascoltare. Lui resterà fermo, finché non sarà terminata l'esibizione, perché gli dispiace se il musicista si ritrova a suonare senza un pubblico” Eric sospirò e rimase qualche passo indietro. Mitchell sembrava un bambino, ascoltava la melodia con la bocca leggermente socchiusa. Quando il flautista finì la sua esibizione, applaudì sorridendo entusiasta.
«Grazie, sei veramente gentile» lo ringraziò il musicista «Tieni, devi avere le mani ghiacciate» aggiunse, porgendogli uno scaldamani.
Prima che Timothy potesse prendere l'oggetto che il flautista gli stava offrendo, fu completamente avvolto da un morbido plaid e avvertì il petto di Eric contro la propria schiena.
«Non è necessario. Il mio parka è abbastanza per tenerlo al caldo» disse freddamente Ward lanciandogli uno sguardo torvo.
Il musicista alzò le mani come in segno di resa e mise nuovamente lo scaldamani nella tasca del proprio giubbotto.
«Sei stato scortese» borbottò Mitchell, rimanendo immobile per bearsi di quel calore che avvolgeva il suo corpo.
«Tu sei troppo ingenuo» gli soffiò all'orecchio Eric.
«Come torniamo a casa? Non possiamo camminare in questo modo» ridacchiò il fidanzato cambiando discorso.
«Di certo non ti cederò il mio parka» precisò Ward «Fa freddo anche per me, sai.»
«Sei così egoista! Bene lasciami andare che chiedo al flautista di...»
Non finì la frase che si ritrovò faccia a faccia con il compagno.
«Che cosa stavi dicendo?» lo spronò a continuare la frase, sollevando un sopracciglio.
«Che mi darai la tua giacca» disse convinto Timothy.
«E cosa te lo fa pensare?» chiese Eric.
Per tutta risposta Mitchell fece sgusciare le mani, in modo da poter alzare il cappuccio che usò per coprire entrambi. Successivamente lo baciò, mordendogli il labbro inferiore prima di separarsi da quel contatto.
«Vero che mi presterai il tuo parka fino a casa?»
«No» rispose Ward sogghignando «Devi smetterla di uscire di casa senza una giacca solo perché, se poi hai caldo, ti annoia doverla tenere in mano.»
«Per questo dico sempre a te di prenderla. Almeno sono più libero e posso coprirmi solo quando avrò freddo.»
«Quindi preferisci che mi ammali io?»
«Certamente!» disse Timothy «Se dovessi prendere un semplice raffreddore, non sapresti nemmeno cosa fare. Molto probabilmente andresti in panico e mi porteresti al pronto soccorso.»
Eric rimase in silenzio, perché il compagno non aveva tutti i torti. In effetti, tendeva ad ingigantire il problema quando lo vedeva stare male. Si ritrovò a sospirare e a sfilarsi il giubbotto.
«Allaccia per bene la cerniera! Guai a te se ti lamenti di avere caldo!» lo avvisò Ward.
Mitchell annuì sorridendo soddisfatto. Inaspettatamente, prese per mano il fidanzato ed infilò entrambe nella tasca.
«Almeno ti andrà in ipotermia solo una mano» scherzò Timothy.
«Devi smetterla di guardare serie tv mediche» sospirò Eric alzando gli occhi al cielo.
Appena entrarono dalla porta, Punk era già sulla soglia ad attenderli, miagolò e zampettò verso la cucina, continuando a miagolare come indispettito.
«Oh» esclamò sorpreso Ward «La ciotola dei croccantini è vuota. È colpa di quel mascalzone di Kirby, vero? Ha mangiato tutta la pappa senza lasciarti niente, tesoro?»
«Perché dev'essere sempre colpa del mio gatto?»
«Perché si precipita sulla ciotola ed è prepotente con Punk.»
«Vuoi sul serio riprendere questo discorso?»
«No. Stavo solo parlando con il mio miciottolo, vero? È lui che si è intromesso nel nostro discorso» Eric si era abbassato a coccolare il felino, dandogli qualche biscotto.
«Continua a viziarlo in quel modo. Sta solo recitando. Quando siamo usciti era lui con il muso nella ciotola non Kirby» borbottò Timothy allontanandosi pestando i piedi rumorosamente.
«È adorabile quando si arrabbia, vero Punk?» il gatto guardò il suo padrone e miagolò nuovamente, continuando a fare le fusa. «Forse è il caso di farci perdonare, cosa dici?»
“Idiota, ti fai prendere in giro così facilmente da un micio e poi hai il coraggio di dare a me dell'ingenuo. Idiota” pensò Mitchell togliendosi il parka e lanciandolo con furia sul pavimento.
Quando la giacca colpì le piastrelle, emise uno strano suono. Incuriosito, si mise a frugare nelle tasche, senza trovare nulla.
«Prima mi chiedi il giubbotto perché hai freddo, poi lo lanci senza ritegno sul pavimento ed ora vuoi rubare ciò che contiene?» lo schernì Eric.
«Stavo solo controllando di non aver rotto niente» cercò di scusarsi il fidanzato «Non credevo avessi qualcosa in tasca. Anche se non ho trovato niente.»
«Questo perché non sai dove guardare» si avvicinò e, dopo aver aperto la cerniera della tasca interna, estrasse una scatoletta.
«Chi te l'ha data?» chiese Timothy osservando con sospetto il pacchetto.
«Il commesso del negozio dove l'ho comprato. Tieni. Aprilo.»
Con sospetto il compagno prese la scatoletta e l'aprì. Rimase sbigottito nel vedere il contenuto.
«Che cosa sarebbe? Che razza di regalo...?»
«Non è per te. È per Kirby» gli spiegò Ward, cercando di non ridere per l'espressione incredula che si era dipinta sul volto del fidanzato. «Ti lamenti sempre che prendo regali solo a Punk, così ho comprato un collare nuovo per il tuo gatto.»
«Tu...»
Eric sospettava che, da lì a poco, sarebbe stato insultato oppure ringraziato. Con sua grande sorpresa, invece, vide gli occhi di Timothy essere ricoperti dalle lacrime.
«Si può sapere perché...»
La sua frase venne interrotta dalle labbra del compagno che si appoggiarono sulle sue. Fu un contatto lieve, eppure trasmetteva gratitudine. Ward appoggiò le mani sulle spalle e lo allontanò. Si voltò di lato e starnutì.
«Per un attimo ho pensato di punirti, perché sembrava mi stessi respingendo» disse Mitchell «Hai avuto un valido motivo, per cui meriti un premio.»
«Che genere di premio?» chiese Eric sorridendo maliziosamente.
«Ti presterò il mio pigiama di flanella con Stitch» rispose Timothy con un grande sorriso con tanto di fossette «E ti servirò a letto una zuppa di miso e tofu, come piace a te.»
«Prima o poi taglierò quelle odiose fossette» bofonchiò il compagno «Ogni volta mi impediscono di arrabbiarmi con te.»
«Se farai il bravo e mangerai tutto senza fare i capricci o mettere il broncio, potrei prendere in considerazione di concederti un ulteriore premio» soffiò quella frase nell'orecchio di Eric, strofinando volutamente le labbra sul lobo, prima di allontanarsi sghignazzando.
«Tim!» lo chiamò ad alta voce il fidanzato «Mi tratti come un malato, solo per uno starnuto. Dopo sarei io quello che ingigantisce ed esagera.»
Nonostante tutto, si cambiò ed indossò il pigiama come da indicazioni ricevute.
«Cosa diavolo ci fai con quel cellulare in mano?» domandò preoccupato Ward.
«Ti ho appena scattato una foto!» esclamò trionfante Mitchell «Tua sorella ha scommesso che non sarei mai riuscito a farti indossare quel pigiama ed ora devo dimostrarle il contrario.»
«Quindi mi hai mentito. Dov'è la mia zuppa?»
«Non ho ancora iniziato a prepararla. Stavo aspettando sulla soglia che indossassi il pigiama. Sai che la mia priorità è vincere ogni scommessa.»
«Mi hai ingannato!» protestò il compagno voltandosi e mettendo il broncio.
«Hai ragione. Ammetto di essere colpevole e attendo il verdetto della mia condanna» disse Timothy appoggiandogli le mani sul petto, mentre scuoteva la testa sulla sua schiena. «Spero solo che il giudice sia clemente, perché avrei una mezza idea su come farmi perdonare.»
«Il giudice ti assolve, ma vuole farti sapere che sei un demonio» sospirò Eric.
Sapeva perfettamente che il fidanzato alle sue spalle stava sorridendo soddisfatto, lo poteva percepire dalle sue mani che iniziarono ad intrufolarsi sotto la maglia di flanella e che presero ad accarezzargli l'addome, prima di iniziare una lenta salita. Eric diventava completamente succube di Timothy quando agiva in quel modo intraprendente e dominante. Si lasciò trascinare dalle attenzioni che riceveva dal compagno. Senza opporre resistenza, si lasciò condurre sul letto. Ad un certo punto, capovolse la posizione, mettendosi a cavalcioni sul compagno e prendendo il controllo della situazione. Iniziò a lasciare baci umidi sul collo di Mitchell.
«Eric...» sussurrò affannosamente Timothy cercando il suo sguardo e fissandolo negli occhi ardenti «Lascia fare a me. Prometto che dopo vado in cucina a preparare la cena. Promesso.»
Dopodiché ribaltò nuovamente la posizione e coprì entrambi con la coperta.


 

Sdraiati sul letto, Ward circondò entrambe le spalle del fidanzato con il proprio braccio. Mitchell si aggrappò ad esso con le mani. Gli piaceva stare appoggiato al suo petto e restare abbracciati stretti in quel modo.
«Quando hai intenzione di preparami la zuppa?» chiese Eric spezzando il silenzio. «Ho fame.»
«Stai scherzando?»
«Me l'hai promesso. Oltretutto ho indossato il tuo pigiama peloso, come mi hai detto. Oppure era solo una scusa per fregarmi e vincere la scommessa con Dolly e farmi ammalare?»
«Io...» Timothy sbuffò sonoramente «Pensavo che avresti cambiato idea sulla zuppa e che avremmo ordinato messicano.»
Eric non poté fare a meno di sorridergli dolcemente, abbassandosi per essere alla sua stessa altezza, sempre senza sciogliere l'abbraccio.
«Sei veramente un piccolo furfante» lo apostrofò prima di baciarlo «Comunque devi mantenere le tue promesse. Soprattutto considerando che hai vinto una scommessa grazie a me.»
«Ancora cinque minuti, ti prego!» lo supplicò il compagno guardandolo come se fosse un cucciolo abbandonato sul selciato.
«D'accordo» si arrese Ward, iniziando ad accarezzargli i capelli.
“Cosa posso farci? Continuerò ad accettare le tue richieste, perché è poco importante se corrisponde a perdere. Se questo ti farà sorridere e ti renderà felice, sono disposto a farlo.”
«Posso dormire un pochino?» mugolò Mitchell.
«Dobbiamo cenare, non possiamo saltare un pasto importante.»
«Puoi prepararla tu? Sono stanco.»
«Neanche per sogno» rifiutò Eric «Hai promesso di servirmi la cena a letto ed ü quello che farai.»
«Sei un'idiota!» sbuffò Timothy «Preferisci vedermi dietro i fornelli piuttosto che restare abbracciati? Sei un cretino! Ti detesto! Meriti di ammalarti e restare a letto per settimane!»
Dopodiché si alzò di scatto, sotterrando il compagno sotto la coperta. Si vestì in fretta e di pessimo umore andò in cucina. Appena su solo, Ward prese il cellulare e ordinò cibo messicano. Indossò il proprio pigiama per poi appoggiarsi alla testiera del letto, in attesa.
«Ecco la tua zuppa da anziano malato» disse Timothy entrando nella stanza.
«Imboccami. Sono malato, l'hai detto tu.»
Il compagno lo fulminò mentre appoggiava il vassoio sul comodino. In quel momento suonarono il campanello.
«Ci mancava solo uno scocciatore alla porta, non bastavi tu» si lamentò Mitchell.
Quando vide il fattorino del messicano, il suo malumore svanì immediatamente. Prese la busta e tornò in camera saltellando.
«Mi hai ordinato la cena! Sei un tesoro, lo sai?»
«Fino a poco fa, dicevi di odiarmi» gli fece notare Eric.
Timothy si sedette vicino a lui, poi fece strofinare i loro nasi.
«È impossibile per me odiarti» asserì il compagno.
«Allora promettimi una cosa.»
«Cosa?»
«La prossima volta che vuoi vincere una scommessa con mia sorella, dimmelo prima, ok? Di qualsiasi cosa si tratti, voglio saperlo.»
«Promesso.»
«Sancisci la promessa. Altrimenti non ci crederò.»
Timothy si sporse a baciarlo e il fidanzato lo avvicinò a sé, cingendolo per i fianchi.
«Adesso dovremmo mangiare o la cena diventerà fredda» disse Eric «Dopo, sarà mia premura ringraziare il cuoco.»
Si fissarono intensamente, rispecchiandosi negli occhi dell'altro, poi entrambi scoppiarono a ridere. Successivamente, accesero la televisione e iniziarono a mangiare, assaggiando l'uno il cibo dell'altro.
Punk e Kirby osservarono i loro padroni. Secondo loro, entrambi si stavano comportando da imbecilli. I due felini scossero la testa e decisero di andare in un'altra stanza a dormire o fissare il muro in cerca di qualcosa di visibile solo ai loro occhi.


 


Buonasera a tutti! ^^
Sono passati un paio di mesi dall'ultima volta che ho scritto e pubblicato qualcosa.
Sono consapevole che il risultato è piuttosto demenziale. D'altra parte, ci tenevo a partecipare a questa challange di Kim, per cui mi sono impegnata (anche se forse non si noterà).
Non sono sicura se ho fatto bene a "dare una spolverata alla tastiera", casomai fatemi sapere se è il caso di sotterrarla e dimenticarmi della sua esistenza.
Se vi chiedete perché ho fatto un piccolo salto temporale verso la fine è semplice: sono praticamente negata per descrizioni erotiche e romantiche, prendetela come una cosa positiva per i vostri occhi! xD
Se siete arrivati fino alla fine, non posso far altro che complimentarvi con voi per il vostro immenso coraggio! Bravi! :3


 

  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Sakkaku