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Autore: DonnieTZ    31/03/2021    3 recensioni
[Destiel] [Human!AU]
Dean ha una vita semplice: un lavoro all'officina di Bobby, i venerdì sera al Roadhouse, una storia lunga un anno alle spalle e il desiderio (irrealizzabile?) di avere una famiglia tutta sua, un giorno.
Poi un certo Castiel Novak porta a riparare la sua macchina e "semplice" non è più la parola che Dean userebbe per descrivere la sua esistenza.
O forse sì?
Perché perfino la cosa più complicata, profonda e sconvolgente della vita può rivelarsi quella giusta.
***
Questa storia è fluffosa e spensierata. Insomma, è la family!fic di cui avevo bisogno, in questo periodo incerto.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Famiglia Winchester, Gabriel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Cas arriva che Dean è chinato nel bagno, con Sam che incombe su di lui per tenere il fascio di luce della torcia diretto nel punto giusto e Benny alle sue spalle che passa gli strumenti. Riuscire a farli collaborare per quei lavori è stato un miracolo, ma la vita di Dean è apparentemente piena di miracoli, nell’ultimo periodo. Il problema alle tubature è risolto, sono alla fase degli ultimi controlli, e Dean è così preso che sobbalza quando la voce di Cas arriva rauca dalla porta.
«Ho portato il pranzo,» dice soltanto.
Dean si volta come gli altri due, e non può trattenersi dal sorridere come uno stupido. 
Quant’è bello vederlo…
Porta una maglietta e i jeans dell’ultima visita alla casa, e Dean si ritrova per l’ennesima volta sorpreso dalla solidità del corpo di solito nascosto da camicie informi e pantaloni del completo. La sua espressione, però, sembra tesa e stanca, anche se resta sorridente mentre accoglie i saluti di Sam e Benny.
«Cosa si mangia?» chiede mentre si alza – le ginocchia che scricchiolano per ricordargli che non è più così giovane –, posticipando tutte le domande che vorrebbe fargli.
«Sono passato al Roadhouse.»
«Grazie, Castiel,» dice Sam, seguendolo fuori dal bagno.
Si avviano tutti lungo il corridoio, ma prima di arrivare alla cucina dove già si alza qualche voce – Garth e Rufus fra gli altri – Cas ferma Dean per il braccio.
«Posso… posso parlarti un attimo, Dean?» chiede, serio.
Sam lancia nella loro direzione un’occhiata curiosa; Benny un sorriso furbo.
«Andate, vi raggiungiamo fra un attimo,» dice Dean ai due, prima di tornare sui suoi passi insieme a Cas per trovare un angolo in cui parlare.
Una ansia scomoda gli si gonfia dentro. “Parlare” non è mai un buon segno. Non lo è stato con Lisa, non lo è stato con le persone prima di lei. Se quella storia dovesse finire ancora prima di iniziare, Dean non è certo di uscirne intero. Ed è un pensiero spaventoso, visto che è tutto così nuovo e incerto.
«Tutto bene?» chiede, passandosi una mano sulla nuca, prima di ricordarsi quant’è impolverata per come gratta sulla pelle. 
«È stata una mattinata… intensa. Ma non volevo parlarti di questo.»
Lo stomaco di Dean si chiude e nemmeno la prospettiva degli hamburger del Roadhouse è più allettante.
«Spara, Cas, non tormentarmi.»
«Mi chiedevo come dobbiamo comportarci davanti ai tuoi amici. Non vorrei metterti in difficoltà.»
Il sollievo che prova in quel momento strappa a Dean una risata. Batte una mano sulla spalla di Cas e si gode la sua espressione perplessa.
«Credevo stessi per dirmi che hai cambiato idea o qualcosa del genere, Cas. Mi hai fatto perdere dieci anni di vita.»
«Oh… mi dispiace.» La sua espressione si fa corrucciata. «Non cambierò idea, Dean.»
«Va tutto bene. Vieni.»
Dean lo prende per mano e gli sembra di tornare di nuovo all’adolescenza, quando anche solo quella piccola intimità poteva farlo sentire invincibile.
Entra in cucina che le loro dita sono ancora intrecciate.
«Io e Cas usciamo insieme,» dichiara. «E spero mi abbiate lasciato un hamburger con doppio bacon.»
Per sedersi è costretto a lasciar andare la stretta delle loro mani, ma non importa, perché Cas si siede al suo fianco e ha un sorriso addosso che gli tende le labbra rosa e gli increspa la pelle ai lati degli occhi.
I presenti stanno zitti solo un attimo, poi Garth spezza il silenzio congratulandosi per lunghi – lunghissimi – secondi.
«…quindi, sì, sono contento per voi ragazzi, davvero.»
«Ora capisco perché ci hai chiamato per i lavori.»
«Ti sembra? Lo farei per chiunque, Rufus. È per il buon vicinato e cose così.»
«Certo, certo.»
Dean arrossisce fino alla punta delle orecchie, subendo le bonarie prese in giro dei sui amici, ma l’atmosfera torna presto alla normalità e tutti si mettono a mangiare e a parlare dei lavori. 
Credeva di dover dare molte più spiegazioni, ma agli altri non sembra fare troppa differenza con chi lui esca, e di certo preferisce parlare della casa.
«Sta andando tutto bene, quindi?» chiede conferma Cas, spostando lo sguardo dai ragazzi a Dean.
«Direi di sì. Il bagno e il tetto erano i lavori più grossi e oggi pomeriggio dovremmo finire. La prossima settimana vediamo di sistemare la veranda e riverniciare, ma dobbiamo affittare l’attrezzatura.»
«D’accordo.»
Vanno avanti a parlarne per un po’, si scambiano dritte e aneddoti, e Dean tiene la gamba salda contro quella di Cas, il calore dei loro corpi che si mescola nonostante la barriera dei jeans.
Pensa che vorrebbe baciarlo, vorrebbe baciarlo, vorrebbe baciarlo…
E un’idea si forma nella sua mente, prendendo consistenza e facendosi sempre più dettagliata.
Alla fine del pranzo, si prende qualche attimo da solo con Cas con la scusa di aiutarlo a buttare i rifiuti.
«Allora… Come sta Jack?» chiede. «Gabriel mi ha detto che è stata una mattinata difficile.»
«Il vicino ha deciso di tagliare l’erba e il rumore l’ha sopraffatto un pochino. Quindi è diventato più sensibile ai tessuti e vestirsi è stato più complesso del solito. E quando ce l’abbiamo fatta, non trovava più Felix. Così ho deciso di restare a casa con lui.»
«Felix?»
«L’ape che gli hai regalato.»
«Oh.»
Per qualche motivo, quell’informazione penetra a fondo e scalda il cuore di Dean. Jack gli manca. Gli manca passare del tempo con quei due, anche senza fare niente di speciale.
«Credi che domani potrebbe aver voglia di fare un giro da Cain? Può aiutare?»
Cas passa un tovagliolo di carta sul tavolo, prendendosi qualche attimo per pensarci.
«Penso di sì. Stava già meglio, quando me ne sono andato. Però non posso prevedere come starà, quindi…»
«Ehi, nessun problema. Stasera fammi sapere, sono certo che a Cain non darà fastidio se passiamo un’oretta da lui. Se poi Jack non vorrà restare, torneremo a casa.» E poi, soppesando i propri piani. «Ehm… e penso che tu possa tornare a casa oggi pomeriggio. Voglio dire, ho tutto sotto controllo qui e… insomma… intendo…»
«Dean?»
«Così magari questa sera sei libero? Per un appuntamento, dico.»
Cas si blocca a metà di un movimento, e Dean riesce a leggergli in viso la sorpresa nonostante la sua espressione non cambi poi troppo. Inclina la testa di lato in modo adorabile e il cuore di Dean si ribella al suo compito e inizia a cambiare ritmo.
«Mi farebbe piacere, Dean.» Cas colma i pochi passi di distanza che li separano, nella sua futura cucina. «Ma sei sicuro che non c’è bisogno di me, qui?»
«Nah. Ti abbiamo aggiornato su tutto, non abbiamo sforato dai costi di cui ti ho parlato, non ci sono novità di nessun tipo.»
Cas è sempre più vicino, e Dean si trova a orbitare attorno al calore del suo corpo. L’estate è ancora bollente fuori dalla finestra, Dean deve puzzare, le sue mani sanno delle salviette umide che ha usato prima e dopo aver mangiato, ma niente importa quando entrano in collisione.
Passa un istante, e si stanno baciando. 
Dean si aggrappa alla maglietta di Cas, se lo stringe contro con il braccio, cerca un appiglio qualsiasi per non annegare in quel bacio. E Cas sembra fare lo stesso, una mano sul suo fianco e una fra i suoi capelli, a stringere appena, promettendo molto, molto di più per il futuro.
Si dischiudono, si completano, respirano la stessa aria. Uno di loro fa un suono soddisfatto che parte dal fondo della gola, ma Dean non saprebbe dire chi sia stato davvero.
Si staccano solo quando un piccolo colpo di tosse li riporta alla realtà. Sam è sulla porta, rosso dal collo alla fronte, imbarazzato come poche altre volte Dean l’ha visto nella sua vita.
«Scusate. Siamo pronti a chiudere il buco in bagno, hai detto che vuoi dare tu il via libera, e… ma può aspettare.»
Sam scompare – scappa, per la precisione – e una realizzazione sembra calare su Cas.
«Forse dovresti parlare con tuo fratello, Dean. Ti sei presentato in cucina dichiarando che usciamo insieme, ma penso che vorrebbe parlarne in privato, non credi? Soprattutto visto quanto successo quando tu hai saputo di lui e Gabriel.»
«Oh, quello.» Dean lascia finalmente andare la sua presa sulla maglietta di Cas, e lo accarezza con la scusa di dispiegare il cotone che ha appena stropicciato. «Già fatto, Cas. Non devi preoccuparti. Prima di venire qui gli ho detto tutto. Beh, non tutto tutto, ma gli ho spiegato che mi interessi e che proveremo a stare insieme e tutta quella roba lì.»
Cas lo scruta come fa a volte, facendo scomparire il resto del mondo. Dean si perde nel blu dei suoi occhi, galleggia in pace in quell’immensità, si sente visto, capito, voluto.
«Sei incredibile, Dean.»
E lo bacia ancora, più a fondo, lasciandolo senza fiato. 

 
***

Dean conta i minuti, sperando di fare in tempo a lavarsi, vestirsi e passare a prendere Cas. Ha chiesto la collaborazione di Garbiel – che lo ha preso in giro allo sfinimento – e Sam – che gli ha fatto un sorriso felice come non ne vedeva da tempo – e alla fine è tutto pronto per la sua sorpresa.
Tutto tranne lui.
Si infila in casa in fretta, senza preoccuparsi troppo di spargere vestiti in giro, già nudo appena si fionda in bagno. Fa una doccia fredda, perché non dà tempo all’acqua di scaldarsi, e presto è davanti allo specchio con un asciugamano stretto in vita, a sistemarsi i capelli. Dovrebbe radersi, ma lascia perdere, sperando di non dare l’impressione che non gli importi di… beh, di fare colpo.
Perché gli importa. Oh, se gli importa.
Alla fine si infila i jeans buoni che usa per i venerdì al Roadhouse e una maglietta scura, ed è pronto. Anche se il cuore minaccia di battergli fuori dal petto e non farlo arrivare vivo a casa di Gabriel.
Parcheggia l’Impala vicino al marciapiede, davanti al vialetto dei Novak, e non fa in tempo a scendere che Cas sta già spalancando la porta.
Dean esce e gli va incontro.
«Ehi.»
«Ciao, Dean.»
«Tutto bene?» chiede, guardando il modo in cui i capelli di Cas sparano in tutte le direzioni e le sue guance sono arrossate.
«Sì, sì. Gabriel ha deciso che essere insopportabile fosse una buona idea.»
Dean sbuffa una risata, perché anche lui si è subito la sua dose di quella tortura, poche ore prima, e si prende del tempo per studiare Cas.
Porta i pantaloni di un completo e una camicia bianca, ma niente cravatta e due bottoni aperti a rivelare il collo.
«Stai molto bene,» dice, tornando con lo sguardo sugli occhi incredibilmente blu di Cas.
Il sole sta tramontando, quindi le sue iridi sono piene di riflessi gialli e arancioni. È stupendo, così, e Dean vorrebbe fargli una foto e portare quell’immagine sempre con sé.
«Mi… mi ha aiutato Gabriel. Ero preoccupato che ci volesse una cravatta o una giacca, ma lui ha detto di no.»
«No, no. Niente di così raffinato. A meno che tu non preferisca… sono certo di poter trovare un posto, da qualche parte, se-»
«Dean.» Cas posa la mano sul suo avambraccio, fermando quel rigurgito di parole. «Qualsiasi cosa tu abbia organizzato mi va bene.»
«Oh. Bene, sì, d’accordo. Allora andiamo?»
Dean fa scivolare la mano in quella di Cas, anche se devono solo fare qualche metro verso la macchina, e poi gli apre la portiera come il gentiluomo che nessuno crede che sia. 
Dentro l’Impala, l’atmosfera sembra rilassarsi più strada percorrono.
«L’ho sentita arrivare, per questo sono uscito. Penso che riconoscerei questo suono ovunque, ormai.»
Cas sta accarezzando Baby in punta di dita, e Dean deve soffocare ogni pensiero audace, ricordandosi che è il loro primo appuntamento e che vuole fare le cose per bene.
«È musica, mh?»
«Sì, lo è.» E, dopo un solo istante: «Mi dici dove stiamo andando?»
«Nah. Altrimenti che sorpresa è? Però prima vorrei fare un salto alla casa, se non ti dispiace. Sai, per fare il punto dei lavori e tutto.»
«Certo, Dean. Ci sono stati problemi?»
«No, no, macché. Sta filando tutto liscio, niente è marcio o invaso da termiti o ammuffito. È una casa solida, te l’ho detto. Forse a te non sembrerà di aver fatto un affare, ma credo proprio che sia andata così.»
«Bene, ne sono contento. Voglio che Jack trovi un posto da chiamare casa.»
«E tu?»
«Io credo di averlo già trovato.»
A quella frase, il calore si diffonde dietro lo sterno di Dean, come ogni volta che Cas dice qualcosa del genere con il suo tono neutro da dato di fatto. Non sa se sta parlando dell’intera cittadina, del conforto di avere un membro della famiglia vicino, di… loro. Ma ci spera. Spera parli di tutto quelle cose e di molto di più.
«Eccoci.»
«Dean!»
Cas si precipita giù dall’auto, avvicinandosi alla casa senza neanche guardarsi indietro. Dalle finestre, si nota la luce tremolante del fuoco.
«Oh no! Dobbiamo… dobbiamo chiamare i pompieri, potrebbe essere pericoloso entrare!» continua.
Ha già in mano il cellulare quando il palmo di Dean si posa piano sullo schermo per fermarlo.
«No, no, va tutto bene,» dice, fra il divertito e l’imbarazzato.
«Che succede?»
«Uhm, ecco, Sam probabilmente sta aspettando di sentire la porta per svignarsela sul retro. Gli ho chiesto di… di preparare una sorpresa, ecco.»
Cas sembra ancora allarmato, ma le spalle si rilassano e piano gli spunta in viso un sorriso titubante.
«La casa non sta andando a fuoco?»
«La casa non sta andando a fuoco,» promette Dean.
«Scusami. Sono sempre pronto al peggio.»
«Non è vero. Ehi, guardami.» Dean cerca lo sguardo di Cas e lo trova subito, come se fossero fatti per osservarsi. «Non è vero. Non ho pensato che potesse preoccuparti, scusa. Spero… spero ti piaccia lo stesso. Non sono bravo con queste robe romantiche.»
Cas si lascia andare a una risata di sollievo. È un suono così alieno e così bello allo stesso tempo, che Dean non può fare a meno di baciarlo per provare a rubare un po’ di quella felicità. Alla fine, quando si separano, Cas gli prende la mano e lo guida verso la casa.
«Vediamo questa sorpresa,» dice, più deciso, facendo scivolare brividi di aspettativa giù per la schiena di Dean.
Come da copione, la porta sul retro scatta solo quando loro si chiudono alle spalle quella d’ingresso. Non lascerebbe mai delle candele incustodite, non dopo la storia della sua famiglia.
Si lasciano alle spalle l’atrio ed entrano in sala, verso la fonte di luce. Cas stringe un po’ di più la presa sulla sua mano, quando vede cosa lo aspetta. Per terra ci sono tovaglie e coperte, stese in modo accogliente come solo Sam saprebbe fare. Al centro, c’è una cena preparata da Gabriel, con tanto di dolce protetto da un copritorta in vetro. E poi, posate su supporti per raccogliere in sicurezza la cera, ci sono candele su candele.
«Dean…»
«Troppo?»
«No,» lo sgrida Cas, spostando l’attenzione dalla scena a Dean. «No, è perfetto,» dichiara.
E si baciano ancora, con più foga, con più passione, finché non devono riemergere per respirare e darsi una calmata. Dean si rende conto di non aver mai provato con così tanta intensità e così tanto insieme: desiderio, sì, ma anche affetto e stima e voglia di futuro. Se la felicità è tutto quello, allora gli sembra troppo grande per contenerla. Per fortuna c’è Cas con cui spartirla.

 
***

Mangiano parlando di tutto, come se conoscersi non fosse un processo esauribile e ci fossero sempre più sfaccettature da mostrare all’altro. Dean sta tagliando la torta quando Cas rivela finalmente un dettaglio a cui non aveva più pensato dopo quel primo venerdì al Roadhouse.
«…e gli anni dell’università sono stati interessanti,» dice, concludendo un discorso iniziato poco prima.
«Interessanti?» chiede Dean, distribuendo le fette di torta di mele.
«Sì, interessanti.»
«Oh, adesso devi spiegare. Cosa può essere interessante per un cervellone che alle superiori prende solo A? Gruppi di studio? Fare le ore piccole sui libri?» lo prende in giro Dean, prima di riempirsi la bocca della delizia preparata da Gabriel.
«Le orge.»
Dean rischia di soffocare a quella frase, ma cerca con tutte le sue forze di non sputacchiare torta in giro per la tovaglia o – peggio – addosso a Cas.
«Come scusa?» chiede, quando finalmente riesce a mandare giù il boccone e a respirare.
Cas non sembra scherzare, ma non sembra neanche imbarazzato. Sembra solo cercare le parole giuste per spiegare qualcosa di complesso.
La loro prima sera insieme, davanti a un film mai partito, si sono conosciuti a livello superficiale. Dean sa che a Cas piacciono i documentari sulla natura, che non ha particolari preferenze musicali, perché dipende dalla singola canzone – motivo per cui Dean dovrà fargli una cassetta –, e che legge davvero di tutto, compresi i romanzi erotici di cui Gabriel dev’essere appassionato. Sa che gli piace girare per musei o passare il pomeriggio al parco, ma che non gli dispiace stare a casa e trascorrere una serata tranquilla con Jack. Ha scoperto che il suo colore preferito è il verde, anche se gliel’ha detto con una certa titubanza nella voce, come se dietro quella frase si nascondesse un segreto.
Sa di Jack, e di quanto siano stati difficili per entrambi gli ultimi anni.
Quindi vuole sapere di più.
Vuole sapere tutto.
«La mia famiglia è molto religiosa. È il motivo per cui Gabriel se n’è andato appena ha compiuto diciotto anni ed è il motivo per cui i miei anni all’università sono stati pieni di sperimentazioni. Durante il secondo semestre hanno scoperto che mi vedevo con un compagno di corso e… sono stato messo davanti a un ultimatum. Potevo decidere di andare in “terapia”,» Cas fa le virgolette nell’aria e lo stomaco di Dean si contrae, «oppure niente più soldi per studiare e niente più famiglia.»
«Merda, Cas…»
Dean allunga la mano e la posa sulla nuca di Cas, stringendo appena, occhi negli occhi, dandogli tutta la sua attenzione. È assurdo pensare che esistano famiglie così, per cui l’amore non vale niente rispetto alle apparenze o rispetto a qualche distorta visione della fede. Famiglie per cui è meglio perdere un figlio che amarlo incondizionatamente.
Non saprà mai come sarebbe andata con John, se gli avesse detto di lui e Cas, ma da qualche parte spera che un giorno avrebbe accettato. Forse Sam l’avrebbe fatto ragionare. Forse lo avrebbe fatto ragionare il ricordo di Mary. O forse l’alcol gli avrebbe impedito perfino di capire.
«Cos’hai deciso?» chiede.
Dean non vuole pensare a Cas che viene obbligato alla terapia di conversione, o come diavolo si chiamano quei centri di tortura.
«Ho chiamato Gabriel e gli ho chiesto aiuto.» Cas si fa più vicino a Dean e si lascia stringere dal suo braccio. «Mi ha detto che compiuti ventuno anni ci spettava parte dell’eredità dei nonni. I miei non ci avevano mai detto niente, non sono neanche sicuro lo sapessero, ma Gabriel era stato contattato subito dopo il suo compleanno, per questo lo sapeva. Disse che mi avrebbe prestato lui quanto mi serviva per l’università e che non dovevo preoccuparmi di altro che non fosse “mandare quei due al diavolo”.»
«Sto iniziando a rivalutare tuo fratello.»
«Oh, lui non lo vorrebbe. Gli piace dare una certa immagine di sé.»
«Sei stato forte, Cas,» mormora Dean, pieno di meraviglia. «Sei sempre così forte.»
Cas posa la mano sulla sua coscia e stringe appena, come per un ringraziamento silenzioso.
«Ho passato un periodo di lutto, come se avessi davvero perso i miei genitori. E dopo… dopo mi sono sentito libero come mai prima. Sono sempre riuscito a tenere alti i miei voti, ma ogni momento senza esami o senza corsi lo passavo a sperimentare.»
Dean arrossisce, perché quello significa che Cas deve avere una bella dose di esperienza alle spalle, mentre lui di uomini non sa niente di niente.
«Mi sento un ragazzino inesperto,» confessa, allontanandosi un po’ per tornare a concentrarsi sulla torta.
«Dubito che tu lo sia davvero.»
«Non ho il tuo bagaglio di avventure. Immagino siano stati anni folli. Hai parlato di… di orge, no?» dice Dean, cercando di sembrare noncurante, nonostante la leggera titubanza nella sua voce.
«Se ti preoccupa il mio stato di salute-»
«Cosa? No, no. Che c’entra? Cioè, voglio dire, è importante parlarne e tutto, ma non penso che avere esperienza significhi per forza non averla fatta in sicurezza.»
«Bene.» Cas sembra davvero sollevato. «Perché sono sempre stato attento da quel punto di vista. Ma se ci fosse qualcosa di cui parlare te l’avrei detto subito, perché prendo la questione seriamente. L’ultimo test l’ho fatto prima della nascita di Jack, poi non ho più avuto rapporti.»
«Più? Nel senso che… che sono passati sei anni?»
«Sì.»
«Wow, è parecchio tempo.»
«Tutto quello sperimentare durante l’università mi è servito a capire cosa desidero con molta sicurezza. Voglio una relazione monogama e ho bisogno di un legame emotivo perché il sesso mi piaccia fino in fondo. E con questo non intendo che avere rapporti occasionali sia sbagliato o che averli avuti, in passato, mi abbia lasciato insoddisfatto. È solo quello che preferisco in questa fase della mia vita.»
Cas lo guarda, dopo quel discorso, come aspettandosi che Dean si apra allo stesso modo. E, fosse chiunque altro, Dean non lo farebbe mai: si terrebbe tutto dentro, fingendo che non ci sia poi molto di cui parlare.
Ma quello che ha davanti è Cas, e Dean si concentra per trovare qualcosa da dire che valga la pena di essere raccontato.
«Alle superiori, una volta, ho indossato l’intimo della mia… beh, chiamiamola ragazza,» sputa fuori.
Cas lo fissa, la testa inclinata di lato.
«Me lo stai dicendo perché vorresti replicare?»
«Cosa? No! No…» Dean mangia l’ultimo boccone di torta per non dover guardare Cas negli occhi. «Forse. Sì, forse. Voglio dire, no, no.»
Cas sbuffa una risata.
«Possiamo provare tutto quello che vuoi, Dean. Quando sarà il momento e se ti sentirai pronto.»
Cas allunga la mano verso di lui e gli passa le dita fra le ciocche, rilassandolo sotto quel tocco intimo.
«Non so perché te l’ho detto,» dice, con la voce più calma. «Forse perché tu mi hai raccontato tutte quelle cose e volevo ricambiare.»
«Non devi ricambiare se non vuoi, Dean. Ma mi piace quando ti racconti. Riesci sempre a sorprendermi.»
«Voglio che tu mi conosca, ma mi aspetto sempre che la gente se ne vada, presente? Che io, non lo so, ci metta tutto me stesso per poi essere lasciato da solo come un idiota.»
«Ti prometto che farò di tutto perché questo non accada, Dean. Hai la mia parola.»
Dean lascia andare un sospiro e si perde nelle carezze che Cas gli sta riservando. Durano lunghi minuti, tanto che tutta la stanchezza della giornata gli piomba addosso e Dean si ritrova con la testa posata sul grembo di Cas, a farsi riempire di delicate attenzioni.
«Ci ho pensato, sai?» dice, la voce calma di chi è in pace con se stesso.
«A cosa?» chiede Cas, quando la spiegazione non arriva subito.
«Al sesso. Con te. Ci penso.»
«Ne sono contento.»
«Tu ci pensi?»
«Certo, Dean. Provo desiderio sessuale, in generale, e ti trovo molto attraente. Ma sono consapevole che per te questa sia la prima relazione con un uomo e-»
«La prima e l’ultima,» lo corregge Dean, guadagnandosi un bacio sulla punta del naso che lo riempie di una strana gioia infantile. Come Cas riesca a piegarsi in quel modo è un mistero, ma ogni bacio è il benvenuto.
«Certo,» lo asseconda Cas. «Come stavo dicendo, sono consapevole che questa sia la tua prima – e si spera ultima -relazione con un uomo, e credo sia meglio rispettare i tuoi tempi. Penso che l’importante sarà parlarne.»
«Non mi piace parlarne, preferisco farlo,» borbotta Dean, come un bambino che fa i capricci.
«Dovrai farci l’abitudine, Dean,» è il rimprovero che segue.
E Dean mentirebbe se dicesse che quel tono non gli provoca dei brividi lungo la schiena.
«Beh, è argomento per il terzo appuntamento, direi, mh?»
Cas fa la sua piccola risata, ma non smette neanche per un secondo di tenere lo sguardo abbassato su di lui o di passargli le dita fra i capelli.
E Dean pensa che quello deve proprio essere il suo paradiso personale.






 
Lo avevo promesso ed è qui!!!
Il famoso, sudatissimo, primo appuntamento.
Credevo sarebbe successo qualcosa ;) ;) ;) ma lo slow burn persiste, per il momento.

Volevo ringraziarvi collettivamente per i pareri (e le rassicurazioni) sul precedente capitolo. Che preziosità che siete. Domani mattina passo a rispondere con calma a tutte le recensioni, non temete, ma ho preferito prendere tempo per scrivere e pubblicare questo capitolo senza farvi aspettare oltre. Intanto ecco un grosso, enorme GRAZIE.

Ah, un piccolo avvertimento, le cose (prima o poi, quando 'sti due si decideranno) si faranno fisiche. Io di solito scrivo bottom!Dean, ma vista la specifica fic penso che in questo caso saranno entrambi versatili. Di certo, perché mi conosco e non posso farne a meno, ci sarà un pochino di dom!Cas, ma niente per cui ci sia davvero bisogno di estese negoziazioni di kink o altro. Ne parleranno, ma credo che sarà una roba abbastanza organica, come per i discorsi che hanno appena fatto al loro appuntamento. In pratica a Dean piacerà essere "manovrato", e Cas "manovrerà" volentieri. XD
Comunque, come sempre se vi è già capitata una mia fic per le mani, non sarà niente di estremamente esplicito o crudo, perché mi diverto di più a scrivere scene... emotive? Va beh, insomma, volevo avvertire per sicurezza.

In ogni caso siamo a 31k di storia, quindi congratulazioni a voi per essere arrivat fino a qui!!! Se ci sono desideri, proposte, cose che vorreste per qualche motivo vedere in questa storia, provate a dirle... non si sa mai che ci stiano bene e io decida di regalarvele perché mi sopportate con pazienza. <3



 
   
 
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