Spalancò gli occhi, quando lo sentì: non si trattava solo di un'allucinazione o di un sogno cosciente, qualcuno stava davvero facendo rumore sotto la sua finestra. Imprecò in una lingua poco comprensibile e si alzò dal letto ancora sbuffando, mentre i suoi capelli sciolti svolazzavano ovunque a ogni passo svelto.
Si affacciò alla finestra, spalancandone l'anta oscurante: a qualche metro di distanza verso il basso, la lunga scalinata che portava alla struttura principale di Scarabia si alzava con i suoi gradini d'avorio, eleganti e arricchiti di una bellissima aiuola con palme giganti, altri piccoli arbusti che resistevano al clima tropicale del suo Dormitorio.
Su uno di quei gradini, c'era ritto e sicuro Azul Ashengrotto, che smise di cantare appena lo vide - e gli sorrise, alzando il cappello al suo indirizzo. Jamil si impose di contare fino a dieci e di non lanciargli alcuna maledizione, prima di parlargli.
-Esattamente, cosa stai facendo qui, a quest'ora di notte, sotto la mia finestra?