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Autore: Earth    01/04/2021    3 recensioni
"Timeo le si aggrappa al collo e lei sente il sangue sulle sue mani macchiarle la pelle. «Loro» la voce del principe sembra venir fuori da un sogno «Sono ancora qui» da un incubo."
~ di ghiaccio e fango.
{Storia partecipante al contest: I due lati della neve indetto da LuceV sul forum di EFP}
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Castelli di sale e di sabbia '
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963 parole 
 
 
 
Bagliori

 
C'è neve.
Neve nell'aria ad appannarle lo sguardo, neve sulle colline a confondere l'orizzonte, neve tra gli alberi a cancellare i sentieri, neve sui corpi senz'anima dei guerrieri al suolo.
Neve dappertutto.
A quell’ora Zura sarebbe dovuta già essere oltre la Valle Rocciosa, accampata con il resto dei superstiti alle pendici del Valico della Volpe. Invece è ancora lì – di nuovo lì – con gli stivali che le si incastrano del fango.
“Maledetto”  pensa, mentre il cuore le riempie la gola e i suoi occhi non fanno altro che scandagliare cadaveri. “Basta che mi distraggo un secondo e tu decidi di scomparire”.
Nei ricordi spasmodici dello scontro Timeo era sempre negli angoli del suo campo visivo: si coprivano le spalle a vicenda – come sempre, come in tutta la vita – ma poi i cavalieri di Dulcamara avevano – ovviamente – barato.
E loro erano stati costretti a ritirarsi – a scappare.
Ricorda di essersi accorta dell'assenza di Timeo solo quando erano già lontani. Lo credeva a coordinare le ultime fila. E invece non c’era. E potevano anche permettersi di perdere quella battaglia, ma Zura non poteva permettersi di perdere il principe. Così era tornata indietro – da sola, aveva insistito, perché doveva essere veloce e soprattutto perché se i cavalieri di Dulcamara se ne accorgevano li avrebbero uccisi, sicuramente.
Ma adesso il respiro è gelido e lei continua ad avanzare in quella landa senz'anima.
E mentre la coscienza le dice che dovrebbe andarsene – che ci ha provato, che non fa niente, che è troppo stanca per fare ancora solo un altro passo – qualcuno la chiama.
«Zura» è un sussurro flebile, ma la fa fermare e tremare: è Timeo.
Si volta ed è un attimo di spaventoso silenzio, poi i suoi occhi lo trovano.
Il principe è seminascosto in un piccolo avvallamento, mezzo sdraiato per terra, l'armatura disfatta, si tiene il fianco con una mano. Lei gli è accanto in un istante.
Vorrebbe prenderlo a pugni, ma Timeo ha lo sguardo acquoso e il respiro singhiozzante di chi sta lottando per non svenire.
«Siano ringraziati i Cieli ti ho trovato» gli dice mentre lo aiuta a rialzarsi «Un minuto. Mi distraggo un minuto e tu ti fai quasi ammazzare.»
Timeo le si aggrappa al collo e lei sente il sangue sulle sue mani macchiarle la pelle. «Loro» la voce del principe sembra venir fuori da un sogno «sono ancora qui» da un incubo.
«Qui ci sono solo cadaveri, e se non vogliamo unirci a loro conviene che collabori» cerca di dirgli mentre si spostano lenti verso il fondo della piana.
Lui continua a bisbigliare parole sconnesse a cui Zura non fa caso: vuole solo andare via da quel posto terrificante, vuole solo essere al sicuro – la Valle Rocciosa, il Valico della Volpe.
Ma hanno fatto pochi passi quando sente sotto le scarpe qualcosa che scricchiola. Poi c'è un fischio: una trappola.
(Il braccio di Timeo è attorno alle sue spalle, lei ne stringe il polso scivoloso.)
Lui la tira verso il basso e si acquattano al suolo.
Zura vorrebbe alzare lo scudo e sentire il tonfo della freccia nemica contro il metallo, ma lo scudo non ce lo ha più: l'ha perso mentre battevano in ritirata, quando il suo cavallo l'ha disarcionata.
Incassa la testa nelle spalle e una preghiera le sale dagli occhi stretti: che li manchino.
E la freccia colpisce qualcosa. È un suono secco e sordo. Per un attimo Zura è ferma nel terrore. Ha gli occhi ancora serrati quando prova a sentire tutta se stessa: le mani rattrappite dal freddo, i piedi bagnati, la fronte sudata, la schiena indolenzita dal troppo camminare e i muscoli delle gambe che le bruciano. Nulla di nuovo. E un sospiro quasi le sfugge: non lei, la freccia non ha colpito lei.
Allora apre gli occhi e c'è sempre neve scomposta attorno a loro. Sente la fronte di Timeo contro la sua spalla e lo scruta svelta: il principe è sempre mezzo incosciente ma la freccia non ha colpito nemmeno lui.
Li hanno mancati. E quello che sente gonfiarle le guance adesso è quasi un sorriso di sollievo.
Ma quando fa per alzarsi – puntellando il ginocchio nel fango ghiacciato – vede un'ombra.
Un disegno sottile che macchia la neve e li sfiora. Si volta e quello che incontra è il blu. Il blu profondo e denso del vessillo di Dulcamara.
C'è un cavaliere ad un passo da loro.
Sta ritto nell'armatura nemica, con un braccio sollevato oltre l'elmo e la mano libera dal metallo che muove le dita lente nell'aria grigia. Un disco brilla sopra le loro teste – sopra le teste di tutti e tre – e la freccia che ha sentito fischiare è incastrata lì, tra i fili di bagliore dello scudo di luce.
Zura scruta l'uomo – il mago cavaliere – che ha fatto si che li mancassero. E lo conosce. Il suo cervello glielo sta gridando, ad un ritmo incalzante e vertiginoso.
Ne ricorda i capelli chiari e il profilo affilato.
La linea delle labbra del cavaliere nemico è severa e inquieta; non li guarda quando parla: «Non dovete stare qui.» Non è un consiglio, né una richiesta: è un ordine. Anche la sua voce Zura la ricorda, anche se è un po' più roca di quella nelle memorie di palazzo.
«Andatevene» il cavaliere scruta l'orizzonte opaco come se riuscisse a scorgerci qualcosa di diverso dal grigio appannato del cielo e dal bianco silenzioso delle colline – e le ultime campagne hanno insegnato bene a Zura che gli uomini di Dulcamara vedono davvero qualcosa di diverso dal niente nella nebbia.
«Presto» le dice afferrandole il braccio «seguite il fiume fin sotto la collina dei cedri, lì Fabero s'è rifugiato con qualche soldato» continua «raccoglieteli e fuggite prima dell'alba. E state zitti» e li tira in piedi, a lei e a Timeo febbricitante.



 

Earth's note: A volte nei meandri dimenticati dei pc, se si cerca bene, si ritrovano delle robe. Questo pezzo mi pareva abbastanza suggestivo (?) e quindi ho trovato giusto condividervelo ^^ pareri? ( Siate buon* please). 
 
   
 
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