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Autore: la luna nera    02/04/2021    3 recensioni
La Duke of Kent Music Academy è una delle più prestigiose scuole di musica dell'intero Regno Unito. Per Charlotte e Sophie, selezionate per un semestre di studi, è un'occasione unica e partono assieme all'insegnante per questa avventura. Ma l'Accademia non è solo musica e melodia, è anche un luogo in cui esistono storie inghiottite dallo scorrere del tempo.
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mancava poco al tramonto del sole. Sophie stava camminando con aria sognante sotto il porticato che conduceva verso l’ala dei dormitori. Teneva in mano la custodia contenente il violino, mentre nell’altra mano stringeva un pezzo di carta. Giunse nella sua camera, Charlotte non c’era e questo le strappò un debole sorriso perché poteva godere di qualche ulteriore istante di solitudine. Poggiò il violino in fondo al letto accarezzando leggermente la custodia, poi si avvicinò al comodino, ne aprì il cassetto, estrasse una scatolina, la prese fra le mani e vi nascose all’interno il foglio che teneva in mano. Ripose tutto al suo posto, si avvicinò allo specchio e rimase ferma per alcuni secondi a guardare la sua immagine riflessa.
“Dai, coraggio vecchia mia, manca poco a….”
In quel momento Charlotte entrò in camera sorprendendo l’amica a parlare da sola. “Ehilà! Manca poco a che cosa?”
L’altra si voltò si soprassalto, come una bambina colta in flagrante con le mani sul barattolo della Nutella. “Oh, ciao…”
“Ciao!” Rispose l’altra sorridente. “Allora?”
“Tutto ok.”
“Sicura?”
“Certo. Perché me lo chiedi?”
“Entro in camera e ti trovo a parlare con lo specchio, dovevamo incontrarci con gli altri e ci hai dato buca…”
“Già!” Si portò la mano sulla fronte. “Accidenti, me ne sono proprio dimenticata!” Era la sacrosanta verità.
“E cosa avevi da fare di così importante da dimenticarti di noi?”
Sophie si sedette sul letto, si sentiva a pezzi emotivamente: tenere nascoste tutte le cose che sapeva sui fantasmi, sulle ricerche degli amici e far finta di non essere al corrente di nulla era davvero difficile. “Sto accusando tantissimo stress per il concerto finale, non riuscivo a suonare decentemente e la professoressa Kelly mi ha trattenuta in sala prove assieme agli altri e….” Sospirò profondamente.
“Ti ha fatto perdere la cognizione del tempo, ho indovinato?”
“Già.” Sospirò l’altra profondamente. “Per fortuna manca poco alla fine del semestre e se da un lato so già che sentirò la mancanza di tutto questo, dall’altro non vedo l’ora che sia finito così non avvertirò più lo stress che ci stanno mettendo addosso.”
Conoscendo l’amica, Charlotte non pensava potesse accusare così tanto la tensione per il concerto finale. “E’ strano.” Si trovò lo sguardo sorpreso dell’altra. “Abbiamo suonato a tantissimi concerti ed eventi, mai ti avevo vista così ansiosa.“ Le strinse forte le mani. “Sophie, noi siamo amiche, puoi fidarti di me: se c’è qualcosa che posso fare per te, dimmelo per favore, altrimenti non so come aiutarti.”
“Grazie Charlie.” La strinse forte. “Se proprio vuoi fare qualcosa per me, ricordi quella filastrocca che canticchiavamo prima dei compiti in classe?”  Vide lo stupore impossessarsi del viso dell’altra. “Aveva il potere di ridonarci il buonumore ed ora ne abbiamo tanto bisogno con tutte queste pressioni addosso.”
Capì subito che non aveva né voglia né intenzione di confidarsi con lei, forse era solo lo stress a farla apparire strana? Forse tutte le supposizioni sul suo conto erano infondate ed erano nate pure quelle dalla pressione che avvertivano? Il volto di Sophie appariva stanco, si stava impegnando tantissimo, voleva dare il meglio di sé a qualunque costo e non si sarebbe certo fermata lì. Decise di non insistere oltre, frugò fra i ricordi d’infanzia e tirò fuori quella filastrocca capace di far riaccendere il sorriso sui loro volti per poi andare a dormire con tranquillità. Almeno ci avrebbe provato.
 
 


 
 
Oliver poggiò la tazzina vuota sul bancone della caffetteria, mancava circa mezz’ora all’inizio delle prove e si incamminò con tranquillità verso la sala prove. Non avevano ancora deciso se accettare o meno la proposta di collaborare con la Stanford, non tutti infatti si fidavano della donna che, sì, aveva ammesso molte cose, ma non si era sbilanciata fino in fondo e si era limitata solo a confermare ciò che avevano scoperto senza aggiungere altro. Lui era molto combattuto: erano dannatamente vicini alla meta e potevano collaborare con una sensitiva, ma il tempo di permanenza in accademia era sempre meno e dovevano decidere alla svelta se fare quel passo o no. Capiva pure le preoccupazioni di Gary circa l’incolumità di Charlotte, per questo aveva idea di chiedere chiarimenti alla prof assieme ai due amici che stavano sopraggiungendo.
“Ehi bro, ti abbiamo fatto aspettare troppo?” Ethan si avvicinò salutandolo amichevolmente.
“Oh no, giusto il tempo di bere un buon caffè.”
“Sapete dove poter trovare la tipa?” Gary era ansioso di parlare a quattr’occhi con la Stanford.
“Di solito prima delle lezioni stanno nella sala insegnanti, è quella porta laggiù. Andiamo?”
Ma una volta raggiunta la stanza, non vi trovarono l’insegnante. C’era invece O’Connor che salutò i tre studenti con un sorriso. Questi era finalmente stato messo al corrente dei loro movimenti da Sophie che gli aveva pure confidato i suoi timori sulla proposta di collaborazione avanzata dalla sensitiva. Chiesero se aveva incontrato la Stanford, ma lui non l’aveva proprio vista quella mattina. Li invitò piuttosto a seguirlo in una delle sale prove per affrontare alcuni passaggi del brano Skyfall di Adele che, a suo dire, dovevano essere approfonditi.
La chiacchierata con la prof sensitiva doveva essere rinviata.
E se O’Connor l’avesse fatto di proposito per impedir loro di incontrarla?
 
 





 
 
 
“Dunque è uscita allo scoperto con quei ragazzi.” Il direttore non appariva particolarmente dispiaciuto.
“Sono stata costretta a farlo, ma non ho rivelato più di quanto loro non abbiano già scoperto. E’ stato tutto molto strano, sembrava che Arthur volesse farmi scoprire, ha sollevato una sedia che non mi ha colpita alla testa grazie ai ragazzi che mi hanno avvisata giusto in tempo. Pure loro hanno rischiato ed ho dovuto pregare lo spirito perché ponesse fine al poltergeist. “
“A questo punto che intende fare? Manca poco alla conclusione del semestre, non credo abbia voglia di compiere mosse azzardate proprio ora, tutti gli studenti avvertono tantissimo la tensione e non mi sembra il caso di dar loro altri grattacapi.”
“Oh, certo che no. Capisco perfettamente, però….”
“Però?”
“Mi permette di tentare almeno un ultimo contatto con i due spiriti?”
“No.” La risposta del direttore fu lapidaria. “Non voglio correre rischi inutili. E soprattutto non voglio che quei sei ragazzi corrano rischi inutili. Esigo che li persuada dal continuare le loro ricerche.”
“Sta scherzando?!”
“Assolutamente no. Faccia come meglio crede, prenda tempo, racconti loro qualche storiella, ma li tenga lontano dal pericolo. Sono stato chiaro?”
Non aveva affatto gradito l’imposizione di Cowen: lei aveva tutt’altro in mente, voleva smascherare gli amanti clandestini, non necessariamente davanti a tutti, ma voleva smascherarli e attingere a tutti i suoi poteri di sensitiva per liberare gli spiriti dal limbo nel quale erano relegati e dimostrare finalmente il suo valore di medium. Sua madre e sua nonna prima di lei avevano compiuto grandi cose ed erano riuscite a donare la pace a decine di anime inquiete intrappolate fra le mura di manieri e castelli abbandonati. All’epoca esistevano pochi esperti del settore che potevano dimostrare con prove concrete l’esistenza dei fantasmi, oggi c’erano dei Ghost Hunter hi-tech dotati di sofisticate apparecchiature in grado di rilevare suoni, rumori, persino immagini di entità extracorporee, erano insomma in grado di dare la risposta alla domanda: esistono i fantasmi? Se Arthur e Mathilde fossero stati liberati dai due amanti segreti una volta concluso il semestre ed il concerto, lei non avrebbe mai avuto il suo tanto sospirato momento di gloria. Sì, ci sarebbero state altre occasioni, ma perché farsi sfuggire questa?
“Certo, direttore, è stato chiarissimo.” Lo salutò in modo freddo ed uscì dall’ufficio. Lei era ben decisa ad andare fino in fondo e non sarebbe certo stato lui a fermarla. Per prima cosa avrebbe tentato un contatto con gli spiriti, magari invitando a partecipare Oliver Mitchell ed i suoi amici al fine di smascherare O’Connor e la sua amante segreta una volta per tutte. Poi si sarebbe inventata qualche storiella per giustificare le aggressioni dei ragazzi da parte di Arthur, era certa che non sarebbe stato con le mani in mano, lei lo percepiva molto bene. Sarebbe stato semplice far ricadere la responsabilità sulla loro intraprendenza e voglia di scoprire e ficcare il naso in questioni proibite, il resto poi sarebbe venuto da sé.
 




 
 
I giorni scorrevano fra una prova e l’altra, fra un’emozione e mille tensioni, fra un’apparente tranquillità e suggestioni più o meno fondate. I ripetuti tentativi di Oliver ed Ethan di parlare con la Stanford erano andati a vuoto, era come se qualcosa o qualcuno volesse impedire loro di incontrarsi e discutere della proposta di collaborazione. Era forse meglio concentrarsi completamente sulle prove e lasciar perdere?
Oliver ripose il suo flauto traverso nella custodia dopo averlo accuratamente pulito. Il tempo stringeva e non c’erano stati più eventi strani o fenomeni inspiegabili: perché? Provò a distrarsi navigando in internet senza sapere cosa cercare, ma solo con la remota speranza di pensare ad altro.
All’improvviso il suo cellulare squillò, lo prese in mano cercando di capire chi lo stesse chiamando, dato che quel numero era sconosciuto. Tuttavia decise di rispondere perché poteva essere pure qualche scuola di musica a cui aveva inviato il curriculum. Ma non era nessuna scuola di musica: con sua enorme sorpresa all’altro capo del telefono c’era Sandra Stanford. Stava invitando lui e i suoi amici a prendere parte ad una seduta spiritica quella sera stessa. Non si aspettava una tale proposta!
Prendere o lasciare?
 
 
 




“Bene ragazzi, molto bene.” La professoressa Kelly concordava appieno con il collega O’Connor sull’esito dell’esecuzione di Romeo and Juliet appena conclusa. “Devo dire che avete raggiunto un livello di perfezione che oserei definire raro.”
“Beh, allora ci meritiamo una pausa, non trova?” Ethan ne aveva proprio bisogno. “Andiamo a prendere qualcosa da bere e riprendiamo fra mezz’ora?”
“E sia.” Confermò la donna. “Ve la siete meritata.”
“Anzi, ce la siamo meritata.” Aggiunse O’Connor preparandosi ad uscire. Ma con la coda dell’occhio notò Sophie armeggiare al violino. “Qualcosa non va?”
“Ehm…sì. Temo che non sia accordato come dovrebbe, forse è una mia impressione ma preferirei controllare.” 
“D’accordo. Ti portiamo qualcosa?” Propose Ethan.
“Un caffè, grazie.”
Guardò poi il prof facendogli capire che doveva andare con loro, restare lì con lei sarebbe stato troppo rischioso. Aspettò di essere da sola e si mise in piedi davanti alla finestra con lo sguardo perso nel vuoto. Quella del violino che non andava era solo una scusa per restarsene in solitudine, non le andava di stare in compagnia coi nervi a fior di pelle, con la tensione di dire qualcosa di inappropriato e far sospettare qualcosa. Ethan era un volpone e qualche dubbio probabilmente gli era venuto, perciò preferì far andare Thomas in caffetteria assieme agli altri e non alimentare i sospetti. Fuori nel parco dell’accademia vide Charlotte in compagnia di Gary. Quanto invidiava la sua amica!  Lei poteva starsene in compagnia del ragazzo senza doversi nascondere al contrario di lei che aveva avuto la sfortuna di innamorarsi dell’insegnante ed essere da questo ricambiata. Poggiò delicatamente la mano sul vetro della finestra sospirando con rassegnazione, ma quando tirò su lo sguardo vide riflessa un’immagine che non era affatto la sua! Indietreggiò spaventata, aveva la fortissima sensazione che quella figura evanescente dai lunghi capelli neri fosse Mathilde e dovette far ricorso a tutto il suo autocontrollo per non mettersi ad urlare e darsela a gambe.

I know how you feel, my dear friend. Never give up, I am by your side.

Quanto doveva aver sofferto quella sfortunata ragazza! Le sembrava molto dolce e le sue parole, per come le aveva percepite, erano intrise di una fortissima malinconia. Tuttavia la stava incoraggiando a non mollare perché almeno il suo sogno d’amore non finisse in tragedia come il suo. Si voltò verso la porta e proprio in quell’istante davanti a lei comparve Thomas, comparve quello che per lei era l’unico motivo valido per resistere ed andare avanti nonostante le mille difficoltà incontrate sino a quel momento, senza contare quelle che si erano aggiunte negli ultimi giorni. Senza riflettere Sophie gli si buttò fra le braccia e lo strinse forte. “Io non so per quanto riuscirò a nascondere tutto.” Stava per scoppiare in lacrime.
“Shhh, calmati per favore.” Le accarezzò i capelli e la allontanò dolcemente da sé. “Oramai manca poco, coraggio, non possiamo mollare adesso. Ricordati Liverpool, ricordati il contratto di lavoro che mi hanno offerto e l’appartamento in affitto che ti ho fatto vedere l’altra sera. Resisti ancora qualche giorno e poi saremo liberi di vivere la nostra vita.”
Fece due profondi respiri per tranquillizzarsi. “Scusa.” Lo guardò negli occhi. “Ogni tanto crollo e… e… Non lo so, avrei solo voglia di urlare al mondo intero che ti amo più della mia stessa vita mentre devo tenermi tutto dentro, mentire a me stessa e a tutte le persone che mi stanno accanto, sentirmi sporca, falsa e bugiarda con chi invece mi vuole bene come Charlotte.”
“Sistemeremo tutto, abbi fiducia.” Le sorrise spettinandole i capelli. “Allora, fammi vedere cos’ha il tuo violino che non va.”
“Il mio violino?” Si ricordò poi di ciò che aveva detto per declinare l’invito ad andare in caffetteria con gli altri. “Oh, beh… a dire il vero non ha nulla.” Lo prese ed iniziò a fare alcune scale. “Sai, poco fa Mathilde è apparsa lì, riflessa sul vetro della finestra, mi ha detto di non mollare e che mi starà vicina fino all’ultimo momento.”
“Davvero?”
Annuì in silenzio. “Sai, ho la sensazione che mi mancherà quando tutto sarà finito.”
“Già.” Fece una breve pausa. “Coraggio, adesso suonami qualcosa.”
“La nostra canzone può andare?” Aprì lo spartito di Romeo and Juliet ed inizò con l’introduzione, ma fu interrotta poche battute dopo dall’ingresso di Ethan nella sala prove.
“Ecco il caffè Sophie.” Si avvicinò all’amica porgendole il bicchierino.
“Grazie mille Ethan, sei stato gentilissimo.” Accettò la bevanda con entusiasmo sotto lo sguardo apparentemente indifferente di O’Connor.
“Il violino? Hai risolto il problema?” Notò il professore intento a consultare il tablet, sembrava far finta di niente, tanto era concentrato sul dispositivo.
“Sì, sì, è tutto ok, grazie.”
“Che cosa c’era che non andava?”
“Ecco…”  E ora cosa poteva inventarsi?
Per sua fortuna il telefono suo e di Ethan segnalarono in contemporanea l’arrivo di un messaggio: era di Oliver, aveva scritto nel gruppo dedicato alle loro indagini paranormali.
Stasera la Stanford terrà una seduta spiritica. Ci ha invitati tutti a partecipare. Vuole tentare un contatto con Arthur e Mathilde.
I due ragazzi si guardarono negli occhi senza batter ciglio. L’insegnante continuava a consultare il tablet per i fatti suoi, ma teneva l’orecchio ben teso pronto a captare qualsiasi segnale.
Ethan fece un cenno a Sophie, poi digitò rapidamente un messaggio nel gruppo: Dopo le prove al solito posto.
 




 
 
“Che si fa?” Chiese Gary
Oliver sbuffò. “Non lo so. Insomma… sì, ok, dare la caccia ai fantasmi mi fa schizzare l’adrenalina alle stelle e l’occasione che ci si presenta è ghiotta. Però… non lo so, qualche timore ce l’ho.”
“Io ne ho più di uno.” Confermò l’altro. “Insomma, se la tua ragazza si mettesse a dar la caccia ai fantasmi con una pseudo insegnante che ci ha messo i bastoni fra le ruote fino a pochi giorni fa, per di più i fantasmi in questione non si sono mostrati troppo amichevoli, tu che faresti?”
Ne seguì un silenzio totale, interrotto solo dal lieve rumore dell’acqua del laghetto nel quale si trovavano i due maestosi cigni. Stavano a pochi centimetri dalla riva, sembrava fossero interessati ai loro discorsi. Uno dei due, avvolto nel silenzio, si avvicinò a Sophie e la sfiorò leggermente con il becco.
“Ehi, vuoi fare amicizia?” La ragazza si accovacciò fino a trovarsi quasi faccia a faccia con l’animale. Fu allora che scorse nei suoi occhi una figura biancastra che riconobbe immediatamente come Mathilde. Ebbe un sussulto, ma fu bravissima a non farsi scoprire dagli altri.
I am by your side, my dear friend. Go!
Di nuovo Mathilde le aveva parlato e l’aveva incoraggiata a non mollare, ad andare avanti senza paura che tanto lei le sarebbe sempre stata vicino.
“Se avete paura, vado io.”  Sophie si trovò gli occhi di tutti incollati addosso, una volta che fu di nuovo in piedi ed ebbe pronunciato quelle parole. “Che ho detto di strano?”
“Oh, no, niente niente.” Ethan fu il primo a rispondere. “Ci hai solo colti di sorpresa, non è così ragazzi?”
“Beh sì, insomma… Tu hai sempre avuto paura di affrontare queste cose e sinceramente non mi aspettavo una tale cosa proprio da te.”
“Ecco… Diciamo che prima di terminare il semestre voglio anch’io uscire un po’ dalle righe e fare qualcosa che difficilmente potrò fare in una circostanza diversa.”
“D’accordo. Allora rispondo alla prof e…”
“Aspetta.” Gary lo fermò. “Non hai risposto alla mia domanda.”
“Alla tua…” Oliver si era completamente dimenticato. “Oh, sì, hai ragione.” Si fece pensieroso per alcuni secondi. “Proporrei che a partecipare alla seduta spiritica siano solo quelli che se la sentono. Far indagare solo Charlotte e Sophie forse è un azzardo ed effettivamente potrebbe essere troppo rischioso. Che ne dite?”
Si guardarono in faccia.
“Abbiamo iniziato assieme quest’avventura e assieme la finiremo.” Ad Ethan piacevano le frasi ad effetto. ”Io ci sto. Dimmi dove e quando e sarò lì bello e pronto a far due chiacchiere con gli spiritelli.”
“Hai sempre voglia di fare lo spiritoso.” Sophie scosse la testa. “Sei irrecuperabile.”
Scrisse un breve messaggio alla prof per comunicare la decisione chiedendo ora e luogo dell’appuntamento. “Alle 22:30 in biblioteca.” Comunicò Oliver leggendo la risposta della Stanford giunta nel giro di pochi secondi. “Ci attende lì, poi raggiungeremo una stanza segreta e tenteremo il contatto con Arthur e Mathilde.”
“Wow, eccitante.” Ethan pareva entusiasta. “Beh, allora io vi saluto: vado a farmi bello per la serata.”
“L’ho detto e lo ripeto: sei irrecuperabile.”
“Voi che fate?”
“Io vengo.” Sophie, fra lo stupore di tutti, confermò la sua adesione.
“Beh, a questo punto...” Charlotte era leggermente titubante, ma vedendo l’amica così decisa, si fece coraggio. “Ok. Gary, tu non mi lasci da sola, vero?”
“Certo che no.” Confermò l’altro. “Emily, manchi solo tu.”
La ragazza dai rossi capelli era rimasta in totale silenzio fino a quel momento. “Ehm, eh… A questo punto manco solo io e… va bene.”
“Se hai paura non preoccuparti, non devi sentirti obbligata a venire.” Oliver cercò di tranquillizzarle.
“No, no. Ci sarò.” Aveva superato tanti di quegli ostacoli che voleva superare pure l’ultimo e dimostrare che era cresciuta anche sotto quel punto di vista. E poi aveva promesso a se stessa e a Jason che la vecchia Emily fifona, paurosa e pasticciona apparteneva al passato.
 





 
 
 
L’orologio dell’accademia batté il colpo che sanciva lo scoccare delle 22:30. L’aria era immobile ed interrotta solo dal canto fugace degli uccelli notturni. Sei figure si muovevano furtivamente nell’oscurità, mentre nei corridoi dell’edificio regnava solo uno strano ed impalpabile silenzio. Nessuno era in giro tranne loro. Con passo felpato raggiunsero l’ingresso della biblioteca, un cenno di intesa e quella porta venne aperta. Se quell’ambiente sprigionava un fascino sinistro durante il giorno, di notte pareva ancora più inquietante. Tutto era avvolto dall’oscurità, tutto tranne un angolo illuminato dalla flebile luce di una candela posata sul tavolo.
“Ben arrivati.” Una voce femminile a loro nota li salutò con cortesia.
“Grazie.” Ethan rispose a nome di tutti.
La Stanford, seduta presso l’unica fonte di luce, si mise in piedi, prese in mano la candela e mosse tre passi verso di loro illuminando il gruppo. “Siete tutti.” Restò sorpresa. “Bene, molto bene.” Percepiva tensione nell’aria, evidentemente nutrivano più di un timore per quanto stavano per vivere. “Volete seguirmi?”
Si incamminò versò uno scaffale, sfiorò una decorazione e si aprì una porta proprio come nel più classico dei film fantastici. “Prego, da questa parte.”
Entrarono in un ambiente di cui ignoravano completamente l’esistenza, era avvolto dalla penombra, non c’erano finestre ma solo candele sparse ovunque. Al centro era sistemato un tavolo rotondo coperto da una lunga tovaglia rossa con un candelabro a tre bracci e nient’altro.
“Non ho preparato sedie, non sapevo sareste venuti tutti. Mi fa piacere però che siate presenti, più energia avrò a disposizione, maggiori saranno le probabilità di successo.” Girò attorno al tavolo, portandosi dalla parte opposta rispetto all’ingresso. “Prego, disponetevi attorno al tavolo, prendetevi per mano e concentratevi.” Verificò che tutti avessero assecondato le sue indicazioni, dopodiché congiunse le mani. “Bene, cominciamo.”
La donna congiunse le mani mantenendo lo sguardo fisso sui ragazzi, inspirò profondamente per tre volte ed iniziò a recitare le formule per invocare il suo spirito guida. “Si dissolvano le nubi del tempo, si aprano i cancelli dell’ignoto perché tu possa venire a me nella tua sostanza, nella tua energia. Vieni, o mio fedele compagno, ascolta la mia preghiera e porgi la tua mano affinché tu possa guidarmi verso la luce.”
Improvvisamente tutti avvertirono delle correnti gelide sferzare ogni angolo della stanza, le fiamme delle candele tremolavano vistosamente senza spegnersi. Sapevano di non dover lasciare le mani l’uno dell’altro e di rimanere concentrati, ma la tensione avvertita saliva vertiginosamente e nell’aria percepivano tutti qualcosa di strano, fastidioso e quasi opprimente.
“Grazie, grazie mio fedele compagno.” Proseguì la medium “Grazie per aver ascoltato la mia preghiera. Ti supplico ora, vieni in mio soccorso, donami il tuo aiuto perché possa conferire con Sir Arthur Chapmann e Miss Mathilde White…” Tossì un paio di volte, contemporaneamente la temperatura della stanza crollò repentinamente e le fiammelle delle tre candele presenti sul tavolo aumentarono di intensità. Sophie iniziava a percepire brividi ovunque, evidentemente entrambi gli spiriti stavano arrivando.
“Vi prego di accettare i miei umili omaggi e i più sentiti ringraziamenti per aver accolto la mia richiesta.” Fece tre respiri profondi. “Vi chiedo ora di ascoltare queste mie parole, parole semplici e piene di speranza, speranza che mi porta a desiderare la vostra libertà, libertà che vi spetta di diritto a fronte della grande ingiustizia che avete patito.” E man mano che andava avanti con l’invocazione, le fiamme delle candele si facevano sempre più grandi iniziando a consumare la cera in modo vistoso e piuttosto rapido. “Vi scongiuro, ditemi chi ha risvegliato le vostre nobili anime richiamandole in questa dimensione, ditemi chi ha osato farvi ripercorre i dolorosi momenti della vostra vita terrena. Fatemi i nomi ora, vi prego, perché possa aiutarvi a trovare pace!” Il silenzio però era ovunque, non arrivava alcun segnale dagli spiriti, nemmeno una minima percezione mentale da parte della sensitiva. L’unico effetto tangibile era il progressivo consumarsi delle candele le cui fiammelle avevano consumato quasi completamente la cera. “Pronunciate quei nomi, fatelo ora, vi prego! Datemi conferma delle mie percezioni, forse qualcuno è qui presente adesso? E’ qui? Ora?!”
Evidentemente quell’ultima domanda pronunciata con voce troppo irrispettosa non era stata gradita dalle entità presenti: le fiamme avvolsero i candelabri fino a raggiungere la tovaglia.

Fu questione di un attimo: l’incendio divampò e in pochi secondi avvolse l’intera stanza.
 
 






 
 
 
Buon venerdì a tutti!
E grazie di tutto cuore per essere ancora qui nonostante il mostruoso ritardo. Questa volta credo di aver battuto ogni record….
E’ sempre più difficile organizzare vita quotidiana (già di per sé monotona, grigia e pesante da un anno a questa parte) e vita su EFP. L’ispirazione si fa piatta come i giorni che si susseguono sempre uguali, ma finalmente sono riuscita a portare a termine il capitolo e sto già lavorando al nuovo che molto probabilmente sarà l’ultimo.
La Stanford non molla e nonostante i dubbi dei ragazzi, riesce a convincerli a prendere parte ad una seduta spiritica. E’ presente anche Sophie che, confortata dalla presenza di Mathilde, accetta di prendervi parte. Ma qualcosa non va come dovrebbe e scoppia un incendio: che succederà?
 
Ancora grazie per la vostra pazienza, so che forse il capitolo non è perfetto, ma non sono riuscita a far di meglio.
Buona Pasqua a tutti e a presto!
 
Un abbraccio
La Luna Nera

 
  
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