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Autore: Lisaralin    03/04/2021    3 recensioni
[The After Years]
In una notte rischiarata dalle stelle del deserto, la fedele Harley veglia sul sonno del suo re.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gilbert Chris von Muir
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Fedeltà
 

Le notti sono fredde e terse nell’oasi di Kaipo, e il cielo è uno spettacolo meraviglioso. Vasto, traboccante di stelle. Come se l’Eidolon Shiva avesse scosso i suoi veli nell’aria, cospargendola di polvere di diamanti.
Tale manifestazione di bellezza tuttavia è sprecata agli occhi di Harley. Ha sollevato lo sguardo soltanto per un attimo, giusto il tempo di sfilarsi gli occhiali per ripulirli con un fazzoletto e respirare una gradita boccata d’aria. Il suo cervello ha registrato la notte scintillante, le cime delle palme che ondeggiano placide nel vento, la sabbia soffice sotto i suoi stivali. Ma è troppo stanca perché tutto ciò susciti in lei una qualsiasi emozione. 
Stanca, e preoccupata. E carica fino all’inverosimile di sensi di colpa.
Uno dei due soldati che montano la guardia ai lati dell’edificio china lievemente la testa, rivolgendole un saluto rispettoso. La sua sagoma si staglia nitida contro la cupola luminosa del cielo, l’armatura che manda lievi bagliori ad ogni minimo movimento.
“Sua Eccellenza Harley. Si prenda pure qualche ora di riposo. Penseremo noi a vegliare su Sua Maestà.”
La segretaria di stato del re di Damcyan scuote la testa. I capelli, di solito strettamente legati in un’acconciatura alta, stanno iniziando a ricaderle in ciocche disordinate sulle spalle. Si impone di raddrizzare la schiena e di bandire ogni traccia di debolezza dalla sua figura. Ha già causato abbastanza problemi al suo signore.
“No, grazie. Non riuscirei a dormire nemmeno se lo volessi.”
“Sua Maestà non corre alcun pericolo” insiste la guardia, pur mantenendo un tono rispettoso. Mentre lo osserva aguzzando gli occhi ad Harley pare quasi di udire gli ingranaggi della sua stessa memoria scricchiolare faticosamente dietro la fronte corrugata. Lo sforzo è del tutto inutile. Non riesce ad associare un nome a quel volto tuttavia familiare. 
È uno dei bambini, di questo almeno è sicura. Uno delle decine di orfani di Damcyan lasciati indietro insieme a cumuli di macerie dalla sanguinosa guerra di Golbez. Nemmeno due ore dopo la sua incoronazione (una cerimonia spartana e frettolosa, appropriata allo stato di emergenza) Re Edward aveva già emanato il suo primo decreto reale e aperto le porte del castello a tutti i bambini rimasti senza famiglia a causa del conflitto. Loro lo avevano ricambiato con un affetto incrollabile e la determinazione cristallina di riportare Damcyan al suo antico splendore.
Al suo posto, il suo signore avrebbe ricordato il nome del giovane soldato senza un attimo di esitazione.
Lei è sempre stata più a suo agio tra formule e numeri che con le persone.
“È solo esausto per gli sforzi compiuti, ma vedrete che domani mattina sarà di nuovo in piedi e pronto a ripartire.”
‘Gli sforzi compiuti’ è un modo molto approssimativo ed incredibilmente eufemistico per dire ‘si è avventurato da solo nella tana di un Formicaleone e ha affrontato un gruppo di banditi solo per recuperare la Perla delle Sabbie necessaria a curare la sua stupida assistente, che ha avuto l’idea di geniale di farsi venire la febbre del deserto nel bel mezzo di un’importante missione diplomatica.’
Vegliare sul suo sonno le sembra ben poca cosa, in confronto. Il dovere minimo di un qualsiasi ministro con un briciolo di dignità.
“Ne sono certa. Il nostro re ha affrontato di peggio. Noi altri possiamo solo seguire il suo esempio e mostrare altrettanta tenacia.”
Nel suo entusiasmo, il giovane soldato di Damcyan non nota l’imbarazzo di Harley e continua a passarvi sopra con un tritacarne.
“E anche il suo esempio, Eccellenza Harley. La sua fedeltà al nostro amato sovrano infonde coraggio e determinazione in tutti noi.”
La segretaria lo ringrazia, ma senza incontrare il suo sguardo. Il giovane le rivolge un energico saluto militare e torna a scrutare il mare di dune che si staglia ininterrotto oltre i cancelli di Kaipo. Sotto la luce delle stelle la sabbia assume un colore lattiginoso e vagamente spettrale. Le fa pensare alle storie che si raccontano sui lunariani, il popolo misterioso e avanzatissimo da cui si dice discenda Re Cecil, il sovrano di Baron. L’aria frizzante del deserto le si insinua subdola sotto la tunica, costringendola a stringersi nelle braccia e a reprimere un brivido. Per l’ennesima volta maledice quella stupida febbre che l’ha resa così debole.
Quando rientra, Re Edward è ancora addormentato. Mormora nel sonno, come spesso gli succede, rigirandosi senza posa tra le coperte.
Di solito è un nome ricorrente a sfuggirgli dalle labbra quando i suoi sogni sono agitati, ma stavolta Harley non distingue parole intelligibili nel suo quieto mormorio. Ne è grata.
Ed estremamente sollevata.
È un bene che Re Edward si lasci alle spalle il passato. Un buon sovrano deve guardare avanti, pensare al futuro del suo popolo, non languire all’ombra di ricordi che non potranno mai più ritornare.
Si siede sul bordo del letto e allunga delicatamente una mano, scostandogli i capelli umidi dalla fronte. Sarà la stanchezza, o forse la preoccupazione, ma le ci vuole qualche minuto per rendersi conto di quanto quel gesto sconfini paurosamente da qualsiasi protocollo o limite di decenza consentito.
Ritira la mano di scatto, trattenendo il respiro. Le sembra che il suo corpo, muovendosi, faccia scricchiolare le assi di legno del letto in modo assordante, e per un attimo è sicura che gli occhi chiari di lui si apriranno di scatto per domandarle spiegazioni.
Ma Re Edward continua a dormire, perso nei suoi sogni imperscrutabili. Harley gli augura con tutto il cuore che siano sogni felici.
Sorride mestamente al pensiero che il giovane soldato l’abbia appena definita la persona più fedele al re. Non c’è niente di più sbagliato. “Fedeltà” non è neanche lontanamente la parola adatta descrivere il marasma di sensazioni che si agita dentro di lei. Per la verità non ha nemmeno il coraggio di pensare con quali altri termini sostituirla. Le vengono in mente “egoismo” e “inappropriatezza”, ma un angolino ancora lucido del suo cervello le sussurra che sono solo paraventi. Deboli e patetiche scuse.
Re Edward sospira e si volta di nuovo tra le coperte, rivolgendo il viso verso di lei. Harley gli sfiora di nuovo la fronte con le dita - sta solo controllando che la febbre sia scesa del tutto, in fin dei conti - e sospira di sollievo sentendola fresca e rilassata.
Lui sì che saprebbe trovare le parole giuste. Lo ha fatto in centinaia di canzoni. La sua musica è l’unica forza che sia mai riuscita a farle scollare la testa dalla scrivania, sollevare gli occhi da registri e documenti per vagare con la fantasia sull’onda di quelle note vibranti di colori.
Poco importava che le canzoni non fossero mai rivolte a lei. E perché avrebbero dovuto, del resto?
Così come non avrebbe dovuto rischiare la vita da solo per recuperare quella stupida Perla delle Sabbie. Un gesto sconsiderato e fuori da ogni protocollo.
Si concede un ultimo istante per prendere un bel respiro e riordinare i pensieri, poi si alza in piedi. Liscia le pieghe della tunica stropicciata e sistema ben dritti gli occhiali sul naso. Rassetta i capelli, riporta all’ordine ogni ricciolo ribelle sfuggito all’acconciatura. Lo specchio vagamente ossidato sulla parete di fronte le restituisce l’immagine di una studiosa composta e professionale, con appena un velo di occhiaie a tradire la malattia recente.
Non è suo compito cullarsi in illusioni dorate, o attribuire alle azioni del suo signore significati che sicuramente non hanno. Se Re Edward si comporta così è perché ha un animo nobile e generoso, pronto a mettere a rischio la propria vita per chiunque dei suoi sudditi.
È per questo che tutti lo amano.
Dalle finestre inizia a filtrare la tenue luce dell’alba. Un richiamo risuona nel cortile, e Harley riconosce la voce del giovane soldato che smonta dal turno di guardia e lascia la postazione a un collega più attempato.
Quando il re si sveglierà li troverà pronti a ripartire, pronti a difenderlo fino all’ultimo uomo se le voci preoccupanti che giungono da Baron dovessero rivelarsi fondate.
E Harley, la più fedele, sarà in testa a tutti loro.

 
  
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