Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Madeleine_Smith_Choppi    04/04/2021    7 recensioni
[Loving you is a losing game]
Loro non c’erano più e niente li avrebbe mai riportati indietro. Nessuna vendetta, nessun rimpianto. Nessuna rabbia, nessun urlo e nessuna lacrima avrebbe mai riportato indietro la sua famiglia.
Era forse un sadico gioco del destino? Per quanto ci provasse, per quanto si arrabbiasse e allenasse, per quanto diventasse più forte ogni giorno che passava, a Levi, sembrava sempre di perdere.
E in fondo, era quello che era successo. Avevano perso.
.
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E quello forse, era stato l’ennesimo gioco del destino.
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[LevixErwin]
[Attenzione: Presenza di sangue // Presenza di scene di sesso accennate]
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Erwin Smith, Farlan Church, Hanji Zoe, Isabel Magnolia, Levi Ackerman
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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ARCADE
[Loving you is a losing game]

 
 


Levi Ackerman non era un uomo baciato dalla fortuna.
Lo aveva capito dal primo giorno in cui le sue sinapsi avevano iniziato a vedere come girava il mondo da quelle parti – dalle sue parti – .

Nonostante ciò non si era mai lamentato. Non fino alla morte dell’unica famiglia che aveva avuto: sua madre.
Era molto bella sua madre. Snella, anche se relativamente bassa , ma austera nonostante la sua professione. Era una madre dolce nonostante tutto, che nei suoi pochi anni di vita aveva sempre cercato di dargli tutto ciò che era in suo potere.

Erano poveri. Confinati nei ghetti di quella città sotterranea, in uno squallido bordello, da cui Levi usciva solo per lasciare lavorare la madre.
Ma lui non ci aveva mai veramente fatto caso, perché l’amore di Kuchel rendeva tutto più sopportabile. Lei lo aveva amato dal primo giorno, se lo ricordava bene, di quando gli tagliava i capelli troppo cresciuti con affetto. Di quando gli rimboccava le coperte o lo stringeva durante la notte.
Ricordava il tocco delle sue dita gentili sulla sua fronte, mentre gli pettinava le ciocche dei capelli e del suo sorriso che illuminava quella piccola stanza ogni mattina.

Levi non era il frutto di un amore, ma solo di un misero amplesso. Eppure Kuchel non lo aveva mai fatto sentire in quel modo.
Lei lo aveva sempre amato.

Ma Levi non era un bambino fortunato. Se ne accorse nel momento in cui lei smise di respirare. La sua pelle iniziò a raggrinzirsi, ritraendo le labbra e mostrando i denti e le gengive pallide e maleodoranti. Il contorno occhi era scavato e scuro, violaceo.
Aveva sofferto, nei suoi ultimi giorni. Levi avrebbe voluto avere il potere di fare qualcosa, ma l’unica cosa che poté fare, fu restare al suo fianco a guardarla sfiorire.
I capelli della donna gli restavano tra le dita, staccandosi dalla cute quando provava ad accarezzarla. In quel momento la paura di restare solo lo avvolse.
Loro due erano creature sole. Rigettate dalle società a causa del loro cognome.

Glielo aveva detto milioni di volte sua madre: – “Tu sei Levi” – “Solo Levi” –
Levi Ackerman, un bambino dai grandi occhi grigi, non chiedeva nulla di grande dalla vita. Avrebbe voluto lavorare da adulto per dare un po’ di pace alla madre e portarla via da quel posto.

Ma quando Kuchel chiuse gli occhi per l’ultima volta senza più riaprirli, ogni piccolo desiderio in lui si spense.
Si accasciò in un angolo della stanza, attendendo la morte.
 

 
///
 


Levi Ackerman non era mai stata una persona fortunata e questa convinzione si fece sempre più prepotente in lui, che in quegli anni, nel bene o male era sopravvissuto.

Forse doveva tutto a quel bizzarro conoscente della madre, che lo aveva preso sotto la sua ala per un breve periodo di tempo – giusto quello di imparare a difendersi e cavarsela da solo – per poi lasciarlo a se stesso in quella fogna di città.
Non si era fatto troppe domande, solo una effettivamente. – Perché?–  

Perché ?

Perché lo aveva salvato per poi abbandonarlo comunque?
Aveva forse un qualche debito con la madre?
Che tipo di rapporto avevano avuto realmente ?

In ogni caso, smise di farsi quelle domande quando nella sua vita tornò una parvenza di normalità.
Era un adolescente come tanti, con la sola differenza che in quella cittadina buia e umida, era riuscito a creare quella che probabilmente poteva definire vere amicizie. Erano i suoi collabori,  che col tempo si erano trasformati in una strana famiglia.


Levi Ackerman, non aveva problemi a definirsi per quello che era: un criminale.
Un ladro.
Un truffatore, forse.
Non importava.
Avrebbero fatto qualsiasi cosa per fuggire da quel posto dove la luce del sole non arrivava mai, dove le persone diventavano cieche e malate e si moriva giovani. Dove la delinquenza non era una scelta ma l’obbligo tacito se si desiderava sopravvivere.
Ma Loro non volevano solo sopravvivere. Loro volevano alzare la testa da quel buco decisamente troppo stretto e puzzolente.

Levi, Farlan e Isabel avevano fame di libertà. E l’avrebbero ottenuta ad ogni costo.

Quello che non sapevano però, è che l’avrebbero pagata con la vita. Una serie di scherzi del destino – solo così potevano essere definiti – li avevano portati a ritrovarsi nel corpo di ricerca, una squadra di uomini e ragazzini che venivano lanciati fuori dalle mura per combattere dei giganti affamati di carne umana. Nonostante ciò non si erano tirati indietro, il premio era troppo allettante.  Sarebbe stato solo un lavoro come un altro, probabilmente più pericoloso ma nulla che loro non potessero affrontare. O almeno così pensavano.

Ma il destino – evidentemente – la pensava in modo totalmente diverso.
Levi, improvvisamente si ritrovò di nuovo solo. Gli occhi grigi persi tra i corpi smembrati dei suoi unici amici – della sua famiglia – .
Poteva vedere il suo riflesso distrutto in quelle pozze di sangue dove pezzi di carne galleggiavano. Poteva ancora sentire il rumore delle ossa che si spezzava sotto i denti di quel gigante, il rumore della gola che ingoiava il corpo di Farlan, ormai senza vita.

Cosa c’era di sbagliato in lui?
Perché erano morti loro? Perché?
E a cosa era servito smembrare ogni lembo di carne di quel gigante? A cosa era servito arrivare in superficie?
A cosa era servita la libertà?
Perché tutte le persone a cui si era affezionato erano morte?
A cosa era servito inveire contro Erwin?

Loro non c’erano più e niente li avrebbe mai riportati indietro. Nessuna vendetta, nessun rimpianto. Nessuna rabbia, nessun urlo e nessuna lacrima avrebbe mai riportato indietro la sua famiglia.

Era forse un sadico gioco del destino? Per quanto ci provasse, per quanto si arrabbiasse e allenasse, per quanto diventasse più forte ogni giorno che passava, a Levi, sembrava sempre di perdere.
E in fondo, era quello che era successo. Avevano perso.  
Sentì la rabbia montargli in corpo quando vide la causa di tutto quello in piedi davanti a sé.
Provò ad attaccarlo, senza nemmeno vederlo davvero, accecato da ogni frammento del suo cuore. Dall’immagine del volto martoriato e senza vita di Isabel.
Dal sorriso dei due amici che gli avevano rivolto appena la sera precedente.

A cosa sarebbe servito veramente squarciare il petto di Erwin Smith? Era anche quello un gioco perso in partenza, in fondo.
Non c’era nessun premio da vincere. Non più.
Solo la solitudine.
Perché era sopravvissuto solo lui? Perché erano morti quasi tutti, tranne lui?
Che cosa avrebbe fatto?

Forse era stata l’assenza di quelle risposte nella sua mente, che lo portarono a seguire Erwin. Non aveva più nessuno scopo. Per colpa sua erano morti i suoi amici e probabilmente una parte di sé.
Erwin gli tese la mano, i capelli biondi incollati al viso dalla pioggia incessante. Il mantello verde impregnato di sangue, così come gli stivali coperti di fango e terra – “Non farlo, non rimpiangere nessuna scelta o sarai incapace di prendere qualsiasi decisione in futuro” –
Ricordava come le sue parole gli avevano smosso qualcosa dentro.
Uno scopo.
Uno scopo più grande.

La libertà.


 
Lo avrebbe fatto anche per loro. Osservando il cielo che tanto Farlan e Isabel avevano desiderato. Avrebbe aiutato Erwin a liberare l’umanità dalla piaga dei giganti, per la libertà, per uscire dalle mura. Per loro e per Kuchel che non era mai uscita da quella città sotterranea e che lì era morta.
 


///
 


Gli anni erano trascorsi.
Levi Ackerman, quel bambino dagli occhi troppo grandi per quel viso magro e pallido era diventato un uomo e un soldato.
Un ottimo soldato, il più forte dell’umanità, l’uomo di ghiaccio e impenetrabile che camminava al fianco di Erwin Smith e Hanji Zoe. Stava dedicando la vita alla missione di Erwin. C’era qualcosa nel suo modo accorato di parlare, nella sua personale missione, ad averlo spinto a seguirlo.

Non lo avrebbe mai ammesso, ma a volte quell’uomo gli faceva quasi paura. Era una persona gentile tanto quanto spietata nei suoi piani. Troppi erano i compagni caduti, nella folle ricerca di quel qualcosa che spiegasse le origini dei giganti.
Levi, a volte si era chiesto se, giunto il momento, sarebbe stato disposto a sacrificare anche i suoi amici più cari. E non si sorprese quando il destino li mise davanti all’ennesimo bivio, dimezzando la squadra.
Ogni missione comportava più addii della precedente.
 

Levi Ackerman aveva imparato ad annegare il dolore dentro di sé.
Addii silenziosi si ripercorrevano nella mente, con la ferma convinzione che mai più si sarebbe dovuto affezionare così tanto a qualcuno, o avrebbe seriamente rischiato di ritrovarsi l’anima in pezzi.
E quello forse, era stato l’ennesimo gioco del destino – pensò – rigirandosi tra le lenzuola calde e bianche, illuminate dalle fioche fiamme di un paio di candele.

Odiava ammetterlo, ma voleva bene a tutta la sua squadra. Voleva bene a quella pazza maniaca innamorata dei giganti, che aveva sempre cercato di tenere lontano da sé. Ma la sua forza d’animo – che a volte gli ricordava quella di Isabel – il suo ottimismo e la sua spiccata intelligenza, l’avevano inconsciamente portata nelle sue grazie. O almeno nella tolleranza.
E poi c’erano i nuovi membri della squadra. Ragazzini appena usciti dall’addestramento, con votazioni più alte delle precedenti annate. Intelligenti ma alcuni di loro decisamente immaturi.
Alcuni di loro avevano visto l’inferno.

Levi non lo avrebbe mai ammesso, ma quando poggiava lo sguardo disinteressato sul trio formato da Mikasa, Eren e Armin, rivedeva la sua adolescenza; rivedeva quel trio con cui aveva condiviso ogni cosa, tra cui il desiderio di un futuro migliore.

Ma il gioco più infame del destino, era sicuramente quello che lo aveva portato in quel letto che non gli apparteneva.
Tra quelle braccia che aveva odiato più di qualsiasi cosa nella sua esistenza e che aveva protetto ad ogni costo nel tempo.
Erwin, lo stringeva ogni notte. Quando la luna era alta nel cielo e le candele erano spente e consumate. Il silenzio regnava nelle stanze degli ufficiali e i ragazzini si ritrovavano nei loro dormitori.

Non ricordava nemmeno più come fosse iniziato. Come si fosse ritrovato con le labbra di Erwin a marchiargli il collo, le sue dita concentrate nello slacciargli con flemma ogni singola cinta dell’imbracatura e la schiena stesa nel letto del maggiore.
Ma sapeva bene che era un gioco perso in partenza. Aveva già fatto i conti con il destino innumerevoli volte, fino a perdere il conto di quanti fossero i volti a cui aveva detto addio.

No, Levi Ackerman, non era un tipo sentimentale.
O almeno, non era il tipo da esternare i suoi sentimenti. E andava benissimo così. Il destino ci vedeva fin troppo bene e sapeva dove colpire.
Ma, si chiedeva quanto mancasse allo scadere del tempo prima dell’ennesima sconfitta.
Quanti giri avrebbero compiuto ancora le lancette prima di ritrovarsi da solo in quel letto troppo grande, senza i lenti baci di Erwin a zittire i suoi pensieri sempre più pressanti ?
Quanto tempo sarebbe passato ancora, prima del prossimo addio? Prima della prossima scelta da non rimpiangere?
Quanto tempo avrebbe avuto ancora per aggirare le regole del gioco, avvinghiando le gambe alla schiena di Erwin ?
Quanto tempo avrebbe avuto, per sentirsi ancora vivo ad agni spinta che il biondo assestava nel suo corpo, facendolo inarcare,  per cercare la sua mano calda e stringerla nella sua?
Quanto tempo gli restava, prima che non potesse più permettersi di affondare le unghie nelle spalle muscolose dell’altro e sentire il suo sapore sulla lingua?

No, Levi Ackerman non era una persona dolce. Ma aveva un cuore che cercava di proteggere con tutte le sue forze. Ma forse era stanco di quel gioco.
Era stanco di perdere.

Eppure, la consapevolezza che non ci fosse via d’uscita dal destino, lo coglieva ogni sera, prima di addormentarsi tra le braccia dell’amante che gli sorrideva gentile.
Erwin gli parlava sottovoce dopo ogni amplesso, come se potesse leggere l’irrequietezza che si celava sotto la sua maschera di perfetta indifferenza.
No, l’amore non faceva per loro. L’amore non era una cosa di cui potevano permettersi il lusso in quel gioco crudele che manovrava le loro vite, come appese a fili sottili guidati da un sadico Dio.

Levi ed Erwin lo sapevano bene. Loro, che avevano perso tutto e avevano ritrovato qualcosa solo insieme.

Ne erano ben consapevoli: Amare era un gioco perso in partenza.
 


E Levi aveva perso.

Se ne accorse in una notte di luna piena, il viso dormiente di Erwin era appena illuminato dalla fioca luce proveniente dalla finestra. Le sue dita lo stringevano per i fianchi stretti e le loro gambe giacevano avviluppate tra le lenzuola sfatte.
La realizzazione fece più male di un proiettile in pieno stomaco.


In fin dei conti, Levi Ackerman era solo un essere umano. Un essere umano che attendeva inerme il destino.
 


 
Dopotutto lo aveva sempre saputo, amare era un gioco perso in partenza.
E loro, avevano perso
.
 



 

Note dell’autrice:
Non so cosa sia, sinceramente ... è frutto della mia insonnia e dei troppi video di AOT che mi sparo nei momenti vuoti. Oggi mi sento triste ed è uscita sta cosa, su Levi. Io non shippo particolarmente nessuno in Aot, però non so, nella mia testa, Erwin sarebbe la persona giusta con cui Levi potrebbe permettersi di essere umano – ogni tanto – .
Beh che dire, spero che questa cosina vi sia piaciuta, anche se non è il massimo dell’allegria. XD
Ne approfitto per farvi gli auguri di buona pasqua * Buon abbuffamentos di cibos*
(NB: probabilmente ci saranno degli errori ma non ho riletto, quindi magari più avanti farò una rilettura, ma ora mi andava di pubblicarla, altrimenti sapevo che non lo avrei più fatto)
Grazie per aver letto
-Mad
   
 
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