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Autore: bimbarossa    04/04/2021    2 recensioni
Se si potesse tornare indietro, vivere di nuovo per rimediare agli sbagli e ai giuramenti infranti, chi non accetterebbe?
Eppure fare la cosa giusta ha quasi sempre un prezzo, perché nel cambiare la storia si possono perdere tante cose.
Oppure trovarne altre che non ci saremmo mai aspettati.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Jaime Lannister, Sansa Stark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fu un'alba piuttosto fredda quella che accolse gli uomini d'armi, il re e gli Stark pronti per la battuta di caccia nella Foresta del Lupo.

Jamie in un primo momento aveva pensato di unirsi a loro, per evitare tentazioni pericolose, torri diroccate e bambini con la tendenza all'arrampicata. Non che i sentimenti per Cersei fossero quelli di una volta, era abbastanza sincero con sé stesso per ammetterlo, ma l'attrattiva che esercitava su di lui non si era esaurita, e aveva il vago sospetto che non sarebbe mai morta del tutto.

Nell'altra vita Cersei lo aveva pregato di unirsi ai cavalieri pronti per la battuta di caccia, ma lui non aveva voluto sentire ragioni, si era comportato da impulsivo come sempre, e Brandon Stark era rimasto storpio per questo.

Forse trovare suo fratello e passare del tempo con lui gli avrebbe evitato di commettere azioni che si sarebbero rivelate il meccanismo scatenante per una guerra tra casate, perciò si diresse verso la biblioteca di Grande Inverno, dove era sicuro di trovarlo.

“È strano che tu mi raggiunga qui. Pensavo che i tuoi interessi fossero rivolti altrove.”

Arrampicato su una sedia che sembrava particolarmente comoda, Tyrion stava sfogliando un grosso volume su come spezzare assedi a castelli impossibili.

“Ti do per caso fastidio, fratello?”

“Assolutamente no.” Tyrion intanto si stava scolando una coppa di vino dell'estate. Il profumo di frutta arrivava persino al naso di Jamie.

“Sai, ieri sera ho fatto una strana conoscenza durante il banchetto, nientemeno che il bastardo di Ned Stark. Un ragazzo insolito, quel Jon Snow. Di sicuro ha sangue Stark, anzi, chiunque sia la madre sembra non avergli lasciato molto addosso. Ah, l'ultimo sorso è il più buono.” Tracannò le gocce di vino rimaste sul fondo attentamente, per non macchiare il libro che stava leggendo. “Mi piace.”

“Cosa? Il vino o Jon Snow?”

“Entrambi.” Stiracchiò le corte gambette e si mise comodo sulla sedia. “Tu, invece? Ad un certo punto della serata te ne sei andato.”

Jamie pensò a Sansa Stark, e al fatto che nell'altra vita lei e Tyrion si fossero sposati; una ragazzina non più grande di Tysha, e che per questo avrebbe potuto aprire o chiudere ermeticamente nei suoi confronti l'anima di Tyrion. Jamie non sapeva come sarebbe potuto andare, perché nell'altra vita Joffrey era morto, Tyrion processato e la sua giovane moglie scappata chissà dove.

“Mi sono imbattuto nella figlia più grande di Stark, sicuramente un incontro meno divertente del tuo.”

“Forse,” Tyrion prese un altro tomo, uno sulla regina Alysanne, “ma adesso dimmi, caro fratello, che cosa ti sta sconvolgendo? Sono mesi che sei strano. Forse è colpa della nostra dolce sorella? L'hai finalmente vista per quello che è?”

Una volta, nel mondo parallelo che aveva considerato realtà fino a poco tempo prima, Tyrion non si sarebbe mai permesso di chiedere delle domande simili, Jamie lo sapeva bene. Forse questa nuova esistenza aveva dato del coraggio anche al Folletto.

“Sconvolto, dici? Noi Lannister non ci sconvolgiamo facilmente. Neanche dalla neve in estate.”

Si voltarono tutti e due verso una delle finestre della biblioteca, il vetro giallastro che creava un alone ambrato grazie ai fiocchi bianchi che cadevano leggeri dall'altra parte.

“Ci pensi mai, fratello, che molta gente ad Approdo del Re non ha mai visto la neve?”

Tyrion, una volta fuori nel cortile caracollò verso la parte più vecchia del maniero, seguito da un Jamie che sapeva benissimo dove si stava dirigendo.

Era lì che aveva trovato Brandon Stark, al suo ritorno a Grande Inverno per lottare con i vivi, ad aspettarlo davanti a quell'inquietante albero-diga nel silenzio ovattato e freddo di quei giorni terribili.

Il parco degli Dei.

Entrare in quella parte del castello l'aveva sempre messo a disagio.

Alberi scuri e alti sfidavano i fiocchi di neve a volteggiarvi attorno, come delle ballerine danzanti bianchissime.

Quel posto non era per loro. Quel posto non era per nessuno tranne che per uno Stark, Jamie se lo sentiva addosso. Così come si sentiva addosso gli occhi dell'albero bianco al centro del parco, persino le sue lacrime rosse come sangue sembravano furenti, arrabbiate verso degli estranei che avevano invaso un territorio proibito.

“Guarda Bran, c'è qualcuno vicino all'albero del cuore!” Una vocetta infantile ma rude echeggiò improvvisamente nell'aria bianca, fitta di neve. Mai come in quel momento a Jamie ogni fiocco sembrava uno diverso dall'altro.

Come gli Stark, pensò divertito, prima mi sembravano tutti uguali.

Adesso invece poteva benissimo distinguere Brandon e Arya Stark, che li avevano quasi raggiunti.

Portavano entrambi delle spadine di legno, e la ragazzina anche un elmetto di sottile metallo in testa.

“Sono il Leone e il Folletto!”

Quello che era in realtà un sussurrò diventò un boato grazie alle folate di quel vento insopportabile, gelido.

“A quanto pare siamo stati scoperti.” Suo fratello aveva un tono tra il divertito e il cospiratorio. “Se ci tratterete con clemenza ci arrenderemo spontaneamente.”

Jamie non poté trattenersi dal ridere vedendo le facce buffe dei ragazzi Stark, e si rese conto che era tantissimo tempo che non rideva.

“Stavamo giocando al duello. Come fanno i veri cavalieri.” La neve tra i capelli di Brandon Stark li faceva sembrare ancora più rossi, come le foglie dell'albero che pareva li stesse osservando là vicino, guardingo e paziente. “Un giorno anche io diventerò un cavaliere, anzi, un membro della Guardia Reale come te, Ser Jamie.”

“Se verrai al Sud con tuo padre e le tue sorelle, mio fratello potrebbe davvero farti vedere le gioie e i sacrifici di una vera Guardia Reale.” Tyrion si era rivolto al ragazzo ma era lui che stava guardando, come a sfidarlo a dire qualcosa.

Le parole però a Jamie Lannister gli si erano congelate in gola.

“Soprattutto sacrifici, sì, quelli sì, ragazzino,” riuscì però a rispondere, con una lentezza che non gli apparteneva. “Come membro della Guardia Reale non avrai moglie, né famiglia, né possedimenti. Se sarai capace di rinunciare a tutto questo potrei anche prendere in considerazione l'ipotesi di farti mio scudiero.”

L'aria intorno a loro era di ghiaccio ma Jamie pensava solo che in un modo o nell'altro il destino beffardo tramite la sua mano, Brandon Stark nell'altra vita aveva comunque perso ogni possibilità di avere una donna, dei figli e una dimora tutta sua.

“Jamie, non spaventare il ragazzo, o quel grosso lupo che si porta dietro potrebbe decidere di non stare più fermo nell'ombra, laggiù. Vedo come mi guarda, vorrebbe fare di me la sua cena, ci scommetto.”

Fu solo allora che si accorse delle due creature grigie nascoste dalla neve che turbinava irrequieta.

I loro occhi splendevano come monete dorate.

“Nymeria e il meta-lupo di Bran non vi farebbero mai del male.” La ragazzina aveva una faccia tra l'irritato e il divertito. “Cosa state facendo qui?”

“Stavamo osservando l'albero-diga. È piuttosto singolare, pare che ti osservi.” Suo fratello Tyrion si strinse nelle pellicce calde.

“Alcuni dicono che sia il volto di Brandon il Costruttore.” Arya Stark aveva un tono saputo. “E che da qui protegge la sua famiglia e i suoi discendenti da migliaia di anni.”

“Senti senti, non male come storia. Noi Lannister ci siamo accontentati solo di caverne piene di leoni e lingotti d'oro.”

“Forse dovremmo tornare dentro. Ci sarà una burrasca, e anche se durerà poco, le tempeste di neve estive sono pericolose.” Il piccolo Brandon stava accarezzando il collo del suo meta-lupo, che uggiolava tra l'estatico e il guardingo. “Se arriviamo in tempo possiamo trovare la vecchia Nan nella sala grande con la merenda e le sue storie spaventose.”

“A me piacciono le storie spaventose. Siamo invitati anche noi?”

Tyrion si stava già avviando verso il chiuso, il caldo e il cibo.

Jamie non dovette nemmeno entrare per sentire l'odore di focacce al miele, panetti imburrati e torta al limone. Vicino alle panche dove la sera prima si era festeggiato il loro arrivo ora c'erano poche persone, più che altro servette, bambini e vecchi. Robert, per la sua battuta di caccia, si era portato al seguito tutti gli altri.

Fu sorpreso invece di trovare due teste bionde già pronte per buttarsi sulla merenda.

“Myrcella! Tommen! Vostra madre vi ha lasciato uscire dai vostri appartamenti per mescolarvi alla gente del nord?” Tyrion lo chiese con tale leggerezza nella voce da non riuscire offendere i ragazzi Stark che stavano ascoltando.

“Mamma ha detto che possiamo restare e mangiare. E anche per sentire le storie dei giganti e dei Figli della Foresta.”

La vecchia raggrinzita che sedeva al tavolo con loro, avvolta in varie coperte spesse per ripararsi “le vecchie ossa” sorrise. Jamie notò che le mancava la maggior parte dei denti.

“Mentre mangiate vi racconterò tutte le storie che vorrete.”

“Anche quelle che fanno paura?”

Brandon Stark aveva addentato una fetta di torta al limone.

“Certo, mio piccolo figlio dell'estate, ma lascia qualche pezzo di quella a tua sorella Sansa. Ci raggiungerà molto presto insieme alla graziosa Jeyne.”

Jamie si sentiva strano. Avrebbe dovuto e voluto essere da qualche altra parte, qualsiasi altra parte, con Cersei, con i cavalieri di Robert e Stark a caccia di cinghiali e lupi, oppure da solo, a meditare di come fosse contro natura essere lì, a Grande Inverno e pensare a tutti i modi del mondo per non buttare un ragazzino da una torre scatenando una guerra.

Però, nonostante tutto questo, si sentiva bene, insopportabilmente allegro, liberato da scomodi pesi sulle spalle, non importa se un'orda di mostri a poche leghe da lì stesse avanzando inesorabile e nessuno ne sospettasse nemmeno l'esistenza; adesso era al caldo, circondato da marmocchi, cibo caldo nello stomaco e una tempesta di neve attorno.

La fine del mondo poteva aspettare.

“Volete che vi racconti la storia del cuoco ratto?” La vecchia sdentata parlava con voce roca, come se nella sua gola ci fossero tante ragnatele, e intanto sferruzzava energicamente. “Un cuoco pieno di risentimento per un re andalo venuto in visita al Forte della Notte che lo aveva offeso decise di vendicarsi, preparando un piano diabolico per ottenere la sua rivincita. Questi con uno stratagemma riuscì ad uccidere il figlio, e poi lo servì cucinato e speziato al re. Rise molto, dentro di sé, pensando di avere finalmente ottenuto la sua vendetta, ma fu tremendamente punito per il suo misfatto, e gli dei lo trasformarono in un orribile topo bianco dalla fame insaziabile, condannato a divorare i suoi stessi figli.”

I bambini era tutti ammutoliti, anche se i giovani Stark si vedeva che avevano già ascoltato quella storia molte volte.

“Ben gli sta, a quel cuoco cattivo. Non avrebbe dovuto uccidere e cucinare il povero figlio del re.” Tommen giustamente si sentiva tirato in causa.

“Mio piccolo figlio dell'estate, gli dei non punirono il cuoco per il suo delitto di sangue, ma per l'aver violato le sacre leggi dell'ospitalità. Credetemi, questo agli occhi degli dei e degli uomini è un crimine ben peggiore. Guai e sventura agli scellerati che dovessero commetterlo!”

“Parole sagge, vecchia.” Tyrion stava ridendo addentando un panino, mentre a Jamie si era gelato il sangue nelle vene.

Nell'altra vita, quella in cui suo padre era stato ben felice di benedire il massacro che erano state le Nozze Rosse, si poteva facilmente affermare che la sua famiglia si fosse attirata le peggiori sventure addosso per quella complicità, e da come era andata a finire, erano stati puniti tutti quanti.

Ebbe una fugace visione del lord suo padre, che a cena vicino allo stufato di cipolle e al vino di Dorne, divorava la sua mano destra, o la lingua di Tyrion e gli occhi verdi di Cersei.

Ancora e ancora, per l'eternità.

“Che storie paurose raccontate qui al Nord. Lady Sansa, piacciono anche a voi?”

Myrcella scosse i riccioli dorati nel fare un cenno di benvenuto alla ragazzina Stark appena entrata.

Ho fatto e disfatto re. Sansa Stark è la mia ultima possibilità di recuperare l'onore.

Questo aveva detto a Brienne, una vita fa, affidandogli Giuramento.

Forse era per questo che ogni volta che la guardava in faccia, in quegli occhi azzurri trasparenti come acqua, sentiva qualcosa, come se qualcuno, non sapeva bene chi, lo chiamasse da molto lontano, ripetendo il suo nome alla stregua di una forma di incantesimo, o di una preghiera.

“Lady Stark, accomodatevi,” si alzò compitamente dalla panca per farle posto, a lei e alla sua amica, e cercò di non sorridere vedendole arrossire entrambe.

“Naturalmente no, a me piacciono le canzoni dei bardi, o le gesta eroiche narrate dai poeti, mia principessa.”

“Non è vero! Sei una bugiarda, anche a te piacciono le storie di paura della vecchia Nan!”

“Sta zitta, Arya!”

“È la verità. Ti ricordi quando giocavamo nelle cripte, con Jon e Robb pieni di farina che ci volevano spaventare pensando che fossero dei fantasmi? Ti sei divertita anche tu, ammettilo, nonostante ti sia spaventata come Bran.”

“Sì, è vero, dopo ci siamo ritornati più volte, a giocare nelle cripte.” Il ragazzino, Brandon, stava appollaiato sulla panca proprio come un corvo scuro.

“Che strani che siete voi Stark. Giocare in posti del genere. Più coraggiosi di te, fratello, quando ti buttavi dalle scogliere di Castel Granito.”

Jamie, a quel ricordo, avrebbe potuto giurare di sentire nelle narici il profumo della schiuma marina, un sentore simile a quello intimo di Cersei.

“Ser Jamie, da Castel Granito si vede il mare, vero? Potreste descriverlo?”

La piccola Sansa possedeva una voce armoniosa, dolce, che invogliava a risponderle.

“Il mare, dite? È vasto, sembra senza fine, e cambia colore, a volte blu come i vostri occhi, oppure nelle giornate nuvolose grigio e scuro come quelli di vostra sorella. Ma la cosa migliore è che davanti al mare è facile, persino troppo facile, sognare.”

Tutti lo stavano guardando, forse per il tono che aveva usato.

“Un giorno governerò una barca, con un equipaggio tutto mio, e salperò verso il Mare del Tramonto per vedere cosa c'è ad ovest di Westeros.”

“Il lord nostro padre ti farà sposare ad un suo alfiere, Arya, o ad un nobile del Sud. Dovrai governare il suo castello, non una barca.”

“Non ci penso proprio, Sansa. Io e Jon ci imbarcheremo insieme a Nymeria e Spettro, vedrai.”

Era strano sentire parlare di futuro i ragazzi Stark, anzi, era quasi nauseante. Sapere che di lì a poco le loro due famiglie si sarebbe sterminate a vicenda trascinando in quella miseranda faida migliaia di uomini gli serrò per un attimo lo stomaco. Forse era lì per impedirlo. O forse stava rivivendo tutto come punizione. Per aver buttato giù da una torre un bambino innocente.

“Myrcella! Tommen! Cosa state facendo qui?”

Mai la voce di Cersei gli era suonata così sgradevole alle orecchie, di solito l'aveva sempre trovata soave, seducente, irresistibile.

“Stavamo facendo merenda mentre ascoltiamo storie paurose. Sai che c'è un cuoco che ha cucinato il figlio del re e poi per punizione è diventato un topo? E lo sai che il cielo è blu perché viviamo dentro l'occhio di un gigante dagli occhi azzurri di nome Macumber? E sai anche che esiste una regina di ghiaccio prigioniera sotto questo castello?”

“Tommen, adesso basta! Vi ho dato il permesso di dividere il desco con i figli di Stark, non di ascoltare assurdità circa giganti e topi.”

Con uno scatto dorato, i due ragazzini seguirono la madre fuori dalla Sala Grande.

“”Peccato che Tommen e la principessa se ne siano andati.” Bran Stark con il taglio della mano raccolse le briciole del pane sgranocchiato e le mise da parte “per i suoi corvi”. “Vecchia Nan, raccontaci la storia della Regina della Notte, quella che vive imprigionata nelle cripte.”

 

Per quanto tentasse, Jamie non riusciva a vedere il volto della donna sotto di sé che stava possedendo.

Non aveva mai fatto l'amore così, nemmeno con Cersei.

Con lei certe volte credeva di morire, di annullarsi nel corpo della gemella, forte ma svuotato di tutto.

Con la ragazza sconosciuta invece si stava sentendo, quasi in una sorta di singolare fragilità, intero, e ansioso altresì di donare alla sua improvvisata compagna questa interezza, non importa se non avesse ricevuto altrettanto.

Spinta dopo spinta, cercando di alzare il volto per vedere chi fosse, poteva notare con la coda dell'occhio le proprie ciocche rimbalzargli sulla fronte, più corte e con qualche filo grigio nascosto nell'oro scuro.

Che cosa stava facendo e con chi?

E poi perché aveva la netta impressione che quella calda luce esotica e gialla non appartenesse a nessun luogo di Westeros?

Stava per venire, e prima che la realtà esplodesse intorno a lui come uno specchio d'acqua che si rompe gettandoci un sasso dentro, ebbe come ultima frazione di consapevolezza l'immagine di lunghi rivoli sul cuscino, capelli di un chiaro rame brunito che gli venivano addosso, mentre la sua faccia ci cadeva dentro.

Aprendo gli occhi, sentendosi accaldato e sudato, si rese conto che si trovava nei suoi appartamenti nel maniero degli Stark.

Perfetto, sono venuto facendo un sogno sconcio come un ragazzino.

Evidentemente si era addormentato davanti al fuoco, e le storie di quella vecchia strega dovevano averlo suggestionato.

“La Regina della notte, la Regina Cadavere, vive giù, nelle profondità delle cripte di Grande Inverno, dove le tombe dei primi Stark sono crollate sotto il peso del tempo. Millenni fa riuscì a far innamorare un Guardiano della notte, che giacque con lei e perse per questo la sua anima.”

Questa parte della storia né Cersei né i bambini Lannister l'avevano sentita, per fortuna. Cersei l'avrebbe trovata volgare, ma evidentemente i ragazzi Stark no, anche se Tyrion poi si era detto convinto che la lady loro madre non sapesse che tipo di racconti e lezioni i suoi figli riuscissero a trafugare grazie a quella stramba vecchina.

“Alcuni dicono che quest'uomo fosse un Bolton, o un altro lord del nord, ma era uno Stark, uno dei vostri avi miei piccoli figli dell'estate, date retta a me. E da quel momento gli Stark, per rimediare hanno intrappolato la glaciale regina costruendole un castello attorno, per non farla fuggire, di modo che non non ci sia più una Lunga Notte. Ecco perché...”

“Ci deve essere sempre uno Stark a Grande Inverno, vero vecchia Nan? Dobbiamo sorvegliare la regina della Notte.”

Arya Stark praticamente aveva saltellato sulla sedia agitando lo spadino di legno.

Quella storia inquietante e sinistra gli rimbombava ancora nelle orecchie, tanto che il vento che ululava fuori dalle grandi finestre a diamante pareva davvero molto somigliante ai lamenti di una donna intrappolata sotto i suoi piedi, laggiù nel buio del centro della terra.

Passandosi la mano destra sull'accenno di barba lungo una guancia ricordò quell'orribile giorno, sugli spalti di quello stesso posto che ora risuonava tranquillo fino alle sue viscere dove forse la Regina Cadavere attendeva in silenzio un modo per uscire, il giorno in cui i vivi avevano combattuto contro i morti, nell'altra vita a cui non sarebbe più tornato, di questo ne era sicuro.

Tutti loro, nel sud, non avevano il minimo sentore di quello che stava accadendo, del tremendo pericolo che si stava affacciando oltre la Barriera; neppure Ned Stark, se fosse andato da lui in quel momento ad avvertirlo, gli avrebbe dato credibilità, non più di quanta gliene aveva data quel giorno trovandolo seduto sul Trono di Spade con Aerys morto ai suoi piedi.

E quindi? Come poteva mettere in avviso l'umanità?

Si sentiva senza speranza, inseguito dagli incubi, e mai così solo.

 

 

 

Vorrei ringraziare coloro che hanno recensito, seguito o letto questa storia, nonostante il pairing di Jamie e Sansa non sia molto diffuso, specialmente in Italia.
Grazie davvero, mi fate felice non sapete quanto

  
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