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Autore: Son of Jericho    06/04/2021    1 recensioni
Affrontare un addio fa sempre male, qualsiasi cosa venga detta. Ma è il doverlo fare una seconda volta, la vera tortura infernale. Non puoi essere preparato.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un altro addio
 

 

Cosa mi impedisce di lasciar cadere le lacrime?
 

Sta succedendo di nuovo. Non è una sensazione, non è un sogno e nemmeno una scusa della mia immaginazione per poter scrivere qualcosa. E’ un “io vado”, con nessuno che può fermarti. Io ci ho provato una volta, ed è finita come peggio non avrebbe potuto.

Un altro addio.

Il primo si era portato dietro un dolore lancinante, inimmaginabile, soffocante. Un sapore aspro in gola, difficile da buttar giù. Credo alla fine di averci fatto semplicemente l’abitudine. Non è passato, non si è addolcito. Ho lasciato che si depositasse lì, mentre fingevo di essere abbastanza forte da sopportarlo.

Questo si svolgerà nel silenzio più totale. Mio e tuo.

Io non posso dire niente, non voglio. E se ci provassi, mi diresti che non devo.

Ma il silenzio non fa meno male. E’ la scelta più saggia, in memoria del passato e con un occhio al futuro. Ma è un silenzio assordante, che rimbomba più di mille urla. Non saremo più due estranei. Lo sappiamo fin troppo bene.

E ho paura. Tra le tante cose, ho paura che da un momento all’altro, il mio petto decida che non ce la fa più.

Ridicolo. E’ ridicolo, come ogni momento in cui ho pensato che sarebbe andata bene anche senza di te, o che addirittura sarei stato meglio. Non importa quanto avessi tentato di preparare la mia mente a quel saluto. Certi meccanismi non funzionano e basta.

La frase “se le vuoi bene davvero, lasciala andare” è una stronzata.

Non si può lasciar andare un’idea che ti sei fatto mille volte, uno sguardo che hai incrociato ogni giorno, una mano che ti ha aiutato e tenuto in piedi quando ne avevi bisogno, un sorriso che ti ha sempre sciolto tutto ciò che hai dentro. E’ dura lasciar andare il sogno di un futuro da costruire insieme, anche a costo di dover correre contro il vento. Sai, quello dei film? La casa in periferia, lo steccato bianco, il bambino che gioca e il cane che corre e scodinzola in giardino.

E alla fine, lasciar andare anche il rimpianto, nel vedere che quel futuro lo stai costruendo con qualcun altro.

E allora mi chiedo di nuovo: cosa mi impedisce di lasciar cadere le lacrime?

Manca poco, ormai.

Questo è tutto ciò che sei riuscita a dirmi. Manca sempre meno. Forse 10 giorni, forse di più, forse di meno. Non lo sai nemmeno tu quale sia l’ultimo termine. O non lo vuoi rivelare.

Ma sai una cosa? Forse è meglio così. Potrebbe risparmiare l’agonia di un conto alla rovescia per i giorni che rimangono.

Potrei svegliarmi una mattina, e tu non ci sei più.

La gola riprenderebbe a bruciare. Tornerebbe quel senso di smarrimento, che non mi farebbe nemmeno capire dove mi trovo. Senza sapere quanto durerà. Con il rischio di esplodere, ancora una volta.

La vita è piena di addii. Alcuni li causiamo, alcuni li accettiamo, altri cerchiamo di evitarli a tutti i costi, altri ancora ci fanno impazzire. Lo si dice per amore e per odio. Ma quello che deve ripetersi, quello che non hai visto arrivare la prima volta e che credevi non si sarebbe più ripresentato, quello è il più bastardo tra gli scherzi.

Sono passati anni dal primo. Temevo di averti perduta, l’avrò ripetuto in tutte le salse. Invece così non è stato, non fisicamente almeno. Potevo vederti di nuovo là, vicina, quasi a portata di mano. Ma nell’animo, nella realtà, era come se quella non fossi più tu. Smarriti. Una parte di te era rimasta altrove, mentre una di me era già pronta a saperti lontana.

Non so cos’altro raccontare a quel tizio che mi fissa allo specchio. Vuole sapere se questo sarà anche peggiore, se anche tu stai soffrendo come me, cosa farò, come affronterò il tempo all’orizzonte. Dannazione, me lo dica lui come mi devo sentire.

Le cose sono cambiate, e non smetteranno di farlo.

Dammi la mano un ultimo istante, anche se non ti posso accompagnare. Non l’ho fatto allora, non lo farò nemmeno adesso.

Non mi dici niente, mi guardi a malapena negli occhi. Un sospiro carico di malinconia, una battuta per allentare la tensione.

Ci siamo già passati. Stavolta non c’è spazio per gli “e se”.

Fa paura anche immaginare cosa ritroverai, sempre che ci sia qualcosa per te da ritrovare. Non sai ancora quando o se tornerai. Magari, per rendere inutile anche questo addio.

 

Cosa mi impedisce di lasciar cadere le lacrime? Adesso lo so.

Niente.




 


Angolo dell'autore:
Non credevo sarei finito a scrivere una cosa del genere. Non ne avevo intenzione. E non perché non avessi niente da dire, ma perché mi ero promesso di non farlo, non di nuovo.
Ma come ha detto una persona una volta, ogni scrittore o presunto tale ha la propria musa. E quando quella che credevi tale se ne va, non una ma due volte, lascia un senso di vuoto difficilmente colmabile. Ho avuto dei flashback dolorosissimi, durante il paio d'ore in cui, dal nulla, ho composto questo brano - che non chiamerei brano, però non so proprio come definirlo.
Per cui, grazie a chiunque sia arrivato fin qui spendendo un po' del suo tempo e dandomi fiducia. Grazie infinite.
Un saluto,

S.o.J.

   
 
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