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Autore: tsukuyomi_    07/04/2021    1 recensioni
|| NaruHina | Raccolta di 100 capitoli | Presenza di AU ||
Estratto:
{ Capitolo 1: Il biondo mosse il capo in continuazione, su e giù, come a voler spingere la ragazza a continuare nella sua spiegazione, ad illuminare in tal modo la sua oscura incertezza. « ... pungi » terminò, con un angolo delle labbra alzato verso l'alto in un'espressione titubante.
Capitolo 3: " Naruto... hai un semino, proprio qui ".
Capitolo 7: Appoggiò la fronte sulla sua, cercando di comprendere il motivo per cui le guance della ragazza fossero così vermiglie.
Capitolo 20: Lei era bella, bella e delicata, come un meraviglioso fiore. }
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki | Coppie: Hinata/Naruto
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti, Contesto generale/vago
Capitoli:
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NOTE AUTRICEAttenzione: invito tutti quelli che non hanno ancora visionato l'anime "Kamisama Kiss" a saltare la storia, per non conoscere determinati avvenimenti prima del tempo o possibili spoiler nascosti all'interno della trama e cambiati in base alla mia necessità.
Detto ciò, eccoci al nuovo capitolo della raccolta, come per la maggioranza di quelli che l'hanno preceduto, esso va a prendere vita grazie a una meravigliosa fanart (che inutile dirvi mi abbia rapito il cuore)... vi lascio di seguito il link per permettervi di ammirarla come ho fatto io stessa: 
https://www.zerochan.net/3133552
Ciononostante vi lascio alcune chiavi di lettura per comprendere meglio ciò che andrete successivamente a leggere: la ff, oltre a nascere dalla fanart che vi ho lasciato poco più in alto, prende vita anche dall'anime/manga "Kamisama Kiss", ovvero dalla storia di Tomoe e dal successivo incontro con Nanami. Bando alle ciance quindi, passiamo direttamente alla storia!
Buona lettura. 
P.S. continuerà in una seconda parte, visto che non sono in grado a non dilungarmi più del dovuto, ahah. 


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1.0

Era strano. Si sentiva strano.
Lui esisteva da così tanto tempo - a tratti troppo se ci rifletteva con attenzione -, eppure, l'aver incontrato e conosciuto quella donna l'aveva reso incredibilmente diverso ai suoi stessi occhi, a tratti più docile, compassionevole e umano. A quell'ultimo termine quasi non scoppiò a ridere, rischiando di perdere l'attento equilibrio che manteneva stando appolaiato sul ramo più alto della maestosa pianta, la quale si ergeva impavida al cielo. Si lasciò sfuggire dalle labbra un ghigno, socchiudendo gli occhi e lasciandosi cullare dal caldo vento estivo, mentre si perdeva nei propri pensieri e ricordi. 

 
Il cuore fremente le rimbombava come un destriero indomabile e impazzito all'interno della sua fragile cassa toracica, mentre correva instabile sul terreno variabile della fitta boscaglia, cercando senza sosta un rifugio, un luogo dove potersi nascondere da quei tre briganti che l'avevano addocchiata mentre girava serena tra le vie del villaggio più vicino, che aveva lasciato a metri e metri di distanza a partire dalla sua folle fuga. «Dove...? Dove?...» sussurrava la giovane, voltando il capo da un lato all'altro del suo campo visivo, schivando più e più volte massicci tronchi all'ultimo, rischiando di ferirsi. «Dove posso nascondermi?», continuò col cuore in gola, ferendosi il labbro inferiore con gli incisivi, tanto lo stringeva tenendolo imprigionato per la frustrazione che le procurava il momento.
E, finamente, eccolo lì. Dinanzi a lei si ergeva un modesto rifugio e, presa dal momento, quasi non si lasciò ricadere a terra per la gioia che le procurava tale vista, quella flebile sicurezza e speranza. Scosse però il capo, riprendendo il controllo della situazione - non poteva permettersi il lusso di lasciarsi andare nemmeno un sospiro di sollievo, doveva soltanto entrare nell'abitazione e sperare con tutto il suo cuore che non l'avessero seguita sino lì o, almeno, che non la vedessero. 
Ma le sue speranze furono nuovamente vane in quanto non fece quasi neanche in tempo a entrare nel rifugio - in quella sua flebile quanto fondamentale speranza, chiudere la porta alle sue spalle e raggiungere il primo angolo tra due pareti a disposizione della dimora, lasciandosi cadere a terra e, cosa più importante, capire che quel luogo era portatore di nefaste conseguenze, che udì con una semplicità disarmante le loro voci poco distanti, quelle voci che aveva tentato di distanziare con tutta sé stessa, avvicinarsi sempre più.
«Però... che peccato
» disse uno di loro, in un tono tale da palesare tutto il suo possibile malcontento. 
«Non hai tutti i torti,» asserì il secondo uomo, lasciandosi scappare una breve risata «devo ammettere che quella giovane era davvero splendida. Avremmo dovuto seguirla meglio».
«Voi due, razza di incapaci, l'avete fatta scappare, perdendo le sue tracce!» latrò il terzo, pensando di essere seguito da due completi idioti, incapaci di attuare gli ordini più semplici. Sospirò, suo malgrado, rendendosi conto di non poter fare poi molto per risolvere la situazione. «Per il momento entriamo nel nostro rifugio, poi in secondo piano penseremo ai nostri affari».
Quando i tre però aprirono la porta del loro rifugio, quasi non credettero ai loro occhi: dinanzi a loro si trovava la fanciulla che era precedentemente riuscita a scappare dalle loro grinfie e lasciar perdere le proprie tracce, svanendo quasi nel nulla nel bel mezzo della boscaglia. 
«Guarda un po', che piacevole sorpresa...» borbottò il capo dei tre, entrando all'interno dell'edificio - seguito a coda dai suoi due sottoposti, non nascondendo l'espressione di pura goduria che nasceva con estrema naturalezza sul suo viso pieno di rughe e cicatrici. 
La giovane, senza neanche capire come fosse realmente riuscita a far ciò e sorpassare i tre ladruncoli, si ritrovò fuori dal rifugio, indietreggiando senza sosta, continuando a puntare l'edificio con sguardo terrorizzato.
«Tu! Maledetta!
» esclamò furibondo il capo, massaggiandosi con cautela la mandibola, la quale iniziava ad arrossarsi. 
«Lasci fare a noi, Capo, gliela faremo pagare.» Esordì uno dei due sottoposti, uscendo dalla porta con passo sicuro, seguendo l'uomo a cui si rivolse con sicurezza. La situazione stava prendendo celermente una situazione che la giovane, in cuor suo, non desiderava minimamente. La ragazza si schiarì la voce, prendendo tutto il coraggio che aveva in corpo: «Io... io vi posso pagare», si portò la mano al petto, massaggiandolo appena col palmo, tentando di tranquillizzarsi il più possibile «se mi lasciaste andare potrei pagarvi. Qualsiasi somma!»
Un rumore diverso, che proveniva dall'alto delle loro teste, dalla cima di un enorme albero, attirò celermente l'attenzione di tutti. 

«Mi chiedo come mai, voi umani, disturbiate sempre il mio riposo.»
Dinanzi alla giovane comparì una creatura, un demone, un Kami* pronto a proteggerla. La sua folta chioma bionda seguì l'arià che creò la sua rapida discesa, vestito da un elegante lungo abito ambrato che si mosse delicatamente sul suo corpo robusto; teneva stretto tra le mani un ventaglio vermiglio, mentre alle sue spalle, da terra e da sotto l'haori tinto da tenui tonalità chiare, spuntavano nove lunghe code dorate, che elegantemente si muovevano da un lato all'altro, sferzando l'aria intorno alla sua regale figura. Puntò la mano sinistra, libera, verso l'alto, distanziando lentamente le dita affusolate, mentre dalla punta delle lunghe unghie comparvero delle fiamelle turchesi. «Scappate,» ordinò maliziosamente osservando i tre uomini, mentre con l'indice comandò alle fiamme di formare delle sfere di puro fuoco, che diresse verso i malintenzionati - con un gesto secco e deciso -, i quali fuggirono spintonandosi l'un l'altro senza alcun rimorso, pur di scappare da quel demonio. 

 
«E di te cosa me ne faccio?» domandò indeciso, rivolgendo la propria
attenzione alla giovane alle sue spalle, girandosi di tre quarti verso di lei.




 
Kami* : spesso i demoni, o almeno alcuni di essi, possono essere considerati delle divinità, in base a quanto bene fanno in determinati momenti alle popolazioni del luogo. 
 
 


 
   
 
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