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Autore: tbhhczerwony    08/04/2021    1 recensioni
[zamasu centric | vent fic, di nuovo]
dal testo:
E ancora, la vocina nella sua testa si faceva sentire, inavvertitamente lui caricò dell’aura nella sua mano destra.
E ancora, la vocina nella sua testa gli disse di fare ciò che voleva davvero. Ci era cascato, ovviamente.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gowasu, Zamasu
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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tra una pausa e l'altra, durante la stesura della mia long-fic, mi sono ritrovato a scrivere un'altra... cosa--su zamasu. ormai è proprio diventato un personaggio in cui mi ci ritrovo quando ho bisogno di sfogarmi un po' durante i miei momenti no. mi ero preso una pausa dai social, ma anche dalla scrittura e dal disegno perché proprio per questo mood ero bloccato. quindi come la precedente one-shot, questa fanfic l'ho scritta direttamente in italiano. è strano, ma quando mi sento così non ho proprio testa di tradurre i miei pensieri. non saprei nemmeno come descriverlo, per questo ho scelto di scrivere un'altra fic su zamasu. scusatemi se magari la tematica vi turba--ma spero comunque che vi facciate una buona lettura! <3
 




 
Ancora



 

Ma ancora una volta Zamasu si ritrovò a pensare. Nonostante le lunghe chiacchierate fatte con Gowasu non era ancora convinto di poter fidarsi appieno dei mortali. Le persone intorno a lui prendevano per pazzo, per un folle. Quando era un Kaio del Nord, gli altri dei cardinali pensavano davvero che lo fosse. Le sue idee erano troppo bizzarre per essere una persona sana, così pensarono, così dissero. Diventando apprendista di Gowasu, le cose non erano cambiate poi tanto—l’unica differenza era che Gowasu non gli aveva mai parlato con tono discriminatorio. E anche se l’avesse fatto, non ne avrebbe avuto ragione. 

E ancora, Zamasu sentiva quella vocina nella testa. Alzò appena lo sguardo verso Gowasu, intento a bere il tè insieme a lui. Zamasu non aveva nemmeno voglia di bere il suo. 

E ancora, la vocina nella sua testa si faceva sentire, inavvertitamente lui caricò dell’aura nella sua mano destra.

E ancora, la vocina nella sua testa gli disse di fare ciò che voleva davvero. Ci era cascato, ovviamente. 

Si alzò dalla sedia, andando a posizionarsi dietro Gowasu. Per un momento ebbe come una visione—non era mai successo prima. Una, dove riuscì nel suo intento di uccidere Gowasu con una spada di energia. Dopodiché un’altra ancora, dove un guanto da forno comparve nella sua mano e Beerus lo uccise. 

Ma ancora, la vocina nella sua testa gli disse di farlo comunque. Cosa aveva da perdere? Poteva solo realizzare il suo sogno di creare un mondo nuovo.

No.

Abbassò il braccio, l’aura caricata nel braccio scomparve.

Perché comunque sapeva che le cose non sarebbero cambiate. Avrebbe potuto trovare un altro modo di risolvere le cose. Così si sarebbe messo solo nei guai—nonostante fosse quello che da una parte voleva. Non sapeva nemmeno lui cosa fare, in una situazione simile. 

Non poteva farsi controllare dai suoi impulsi, non era questo il lavoro di un futuro dio. E se anche nel suo mondo i mortali si fossero fatti guerra a vicenda? E se anche nel suo mondo i mortali sarebbero stati uguali a come lo erano in quel momento? Sarebbe stato tutto inutile, fatica sprecata. 

«Zamasu, cosa fai qui?» sentì la voce di Gowasu.

«Eh? No, niente. Mi scusi» 

Zamasu indietreggiò di qualche passo.

«Torno in camerata, non mi sento bene» gli disse subito dopo.

Il Kaioshin lo lasciò andare, Zamasu tornò all’interno del tempo per andare nella sua stanza. 

Stare solo poteva servirgli per riflettere meglio. Si accucciò sul suo letto, quasi come se volesse cercare una protezione—da sé stesso. Lasciò scendere una singola lacrima dall’occhio destro, inumidendo quella parte del cuscino. Doveva togliersi quei pensieri dalla testa. 

Tirò un sospiro e chiuse gli occhi, stringendo appena le coperte tra le mani. Si convinse che andava tutto bene. Fare meditazione gli sarebbe servito in quel momento. 

La vocina sembrava non disturbarlo più. Ritrovò finalmente un po’ di pace con sé stesso.

 
   
 
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