Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Lady_Moon_    08/04/2021    0 recensioni
Tutti conosciamo la famosa storia di Elsa, prima principessa e poi regina di Arendelle. Ma se a quella storia mancasse un tassello? Se noi non avessimo visto qualcosa che la nostra cara eroina ha avuto vicino a sé durante tutte le sue avventure? Se uno spiritello allegro, dai capelli d'argento e dagli occhi turchini, le fosse sempre stato accanto? Elsa infatti non ha solo la capacità di creare neve e ghiaccio. Può anche vedere Jack Frost, lo spirito dell'inverno che ha poteri magici simili ai suoi e un cuore puro, pieno d'amore da donarle.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elsa
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Erano passati ormai tre anni da quel giorno. Ogni volta che lo spirito ci ripensava sentiva un peso sullo stomaco, tutta la gioia lo abbandonava e una forte tristezza lo assaliva. Durante i suoi incubi sentiva la voce della principessa che lo cacciava dalla sua stanza e implicitamente anche dalla sua vita. Per scappare da questi incubi giocava sempre di più con i bambini. Li ispirava con piccoli fiocchi di neve magici che faceva svolazzare sui loro occhi, creava correnti di vento per farli viaggiare ancora più veloce sui loro slittini e li aiutava nelle battaglie di neve o a costruire i pupazzi. Quando giocava e scherzava si riteneva soddisfatto e l’allegria dei bambini lo faceva stare bene come non mai. Stava così spesso con i bambini che a volte li sentiva pronunciare il suo nome, sottovoce, come se fosse un segreto tra lo spirito e il piccolo. Ogni volta che ciò accadeva si sentiva un po’ più reale. Era una sensazione così bella che decise che avrebbe girato il mondo per farsi conoscere e far sì che tutti potessero vederlo come un vero guardiano.
Quel giorno si era rintanato in una grotta su una montagna, dopo aver giocato tutto il mattino con dei bambini vivacissimi che lo avevano stremato. Si era coricato con le braccia dietro la testa e il cappuccio alzato fin sugli occhi per dormire, quando una voce bassa e possente scosse la montagna.
- JACK FROST! – pezzi di roccia, neve e ghiaccio caddero dal soffitto della caverna. Jack scattò in piedi per lo spavento.
- Cosa succede? Chi mi cerca? – chiese il ragazzo allarmato, girando su sé stesso per capire da dove provenisse quella voce. Ma nella caverna non c’era nessuno. Un portale si aprì dietro di lui e ne uscì un uomo grosso e muscoloso, con una folta barba bianca. Indossava un enorme cappotto rosso, bordato con una pelliccia candida e un colbacco nero.
- Ehi North! Come va amico? – il ragazzo salutò allegramente l’uomo, che però non rispose. Lo guardava con le braccia conserte e le sopracciglia aggrottate, come un padre che ha beccato il figlio nel mezzo di una marachella.
- Ehm. Scusa se non ti faccio accomodare, ma sai com’è mi sono appena trasferito in questa grotta e non ho ancora avuto tempo di arredarla. – North continuava a guardare il ragazzo con un’espressione arrabbiata. Jack sospirò, di sicuro aveva fatto qualche danno senza rendersene conto.
- Okay North, cosa ho combinato questa volta? – chiese Jack alzando gli occhi al cielo e sedendosi a gambe incrociate su una roccia.
- Tu devi spiegare a me di Arendelle.
- Arendelle? - Ad Arendelle ormai era estate e lui aveva lasciato quel posto da mesi.  - Cosa è successo?
- Non lo sai? Arendelle è stata completamente ghiacciata. Noi guardiani abbiamo pensato fossi stato tu, sei l’unico con poteri di ghiaccio.
- No, non ci sono solo io. – disse più a sé stesso che all’omone. I suoi pensieri corsero subito ad Elsa. Doveva essere stata lei, non c’era altra spiegazione. Ma come mai questo gesto? La principessa aveva sempre dimostrato di amare il suo popolo e il suo regno. Doveva essere stato per forza un incidente. Forse aveva perso il controllo sui suoi poteri e per sbaglio aveva congelato la città. La preoccupazione stava avvolgendo il suo cuore. “Ma cosa importa a me! Elsa ha rinnegato i suoi poteri e anche la nostra amicizia.” Jack si rattristò nuovamente mentre il volto della giovane principessa in lacrime gli tornò alla mente. Quell’altalena di emozioni lo aveva destabilizzato, ma se la principessa era in una situazione pericolosa, lui sarebbe andato ad aiutarla.
– North io devo andare ad Arendelle. Puoi rimanere tu qui a controllare i bambini? Grazie. – senza neanche aspettare la risposta dell’omone, Jack ordinò al vento di portarlo dall’altra parte del mondo, a nord, e volò via scompigliando barba e capelli di un Babbo Natale perplesso.
In poco tempo fu ad Arendelle. Stava per sorgere l’alba sul pittoresco paesaggio della città. Quello che aveva detto North era vero, la neve ricopriva tutto e leggeri fiocchi continuavo scendere. Nelle strade del paese, dei soldati passavano distribuendo coperte agli abitanti. Jack si avvicinò al castello. Le porte erano aperte e molte famiglie si trovavano all’interno del cortile, tremavano tutti a causa dei vestiti estivi che indossavano. Il ragazzo volò tra le persone per ascoltare le loro conversazioni e capire se i suoi sospetti fossero fondati. Ma gli abitanti di Arendelle pensavano solo a scaldare i propri cari. Jack raggiunse un ragazzo dai capelli rossi, che sembrava un nobile dal suo abbigliamento.
- Principe Hans. – il giovane si girò verso un ometto di mezza età con un enorme paio di baffi.
- Mi dica duca di Weselton. – rispose cordialmente il principe.
- Non sarebbe meglio mandare una squadra di soldati a scortare la principessa?
- La principessa Anna ha deciso di cercare da sola sua sorella, la regina Elsa, sicura di poterla convincere a far tornare l’estate. E io mi fido della principessa.
Il duca controbatté, ma Jack aveva sentito abbastanza. Elsa aveva congelato l’estate e poi era scappata. Doveva trovare Anna e capire dove si era nascosta. Ordinò al vento di portarlo sulla montagna più alta per poter individuare la principessa e subito si sollevò in volo. L’aria fredda gli scompigliava i capelli mentre attraversava il mare ghiacciato per giungere nell’entroterra. Ma avvicinandosi alle alture uno strano riflesso di luce lo investì. Salì un po’ più in alto per poter vedere di nuovo e fu allora che vide il gigantesco palazzo di ghiaccio che dominava la Montagna del Nord. Jack era senza parole. Elsa, la timida ragazzina che aveva paura di usare i suoi poteri, aveva creato quel bellissimo castello? Incredibile. Si avvicinò al balcone e si posò sulla ringhiera di ghiaccio ammirando i riflessi della luce del sole sulla neve. Immerso nei suoi pensieri non si era reso conto che qualcuno all’interno del castello lo aveva visto e ora gli si stava avvicinando.
- Jack? – disse una voce femminile.
 
Elsa non poteva credere che lo spirito dell’inverno fosse davvero lì. Dopo la morte dei suoi genitori lo aveva incolpato ingiustamente e lo aveva cacciato affermando di non volerlo più vedere. Ma a volte, quando sembrava che lo sconforto stesse vincendo una volta per tutte, guardava fuori dalla finestra e sperava di vederlo lì, a testa in giù, che le sorrideva pronto a portarla via da quella stanza ghiacciata che era diventata la sua prigione. Ma lui non c’era ed era unicamente colpa sua se il suo solo amico se ne era andato. Soltanto nel momento in cui lo vide si rese conto di quanto le fosse mancato.
- Jack? – aveva sussurrato il nome del ragazzo per paura che pronunciandolo ad alta voce la sua immagine sarebbe svanita, ma non fu così. Lo spiritò si girò verso di lei e la ragazza si scoprì a pensare a quanto fosse bello.
Jack era senza parole. Quella era Elsa? Non sembrava proprio più la ragazzina spaventata, imprigionata nella sua stessa stanza. Adesso era una bellissima giovane donna. Lo spirito era incantato. Sembrava portare un abito di ghiaccio che rifletteva la luce del sole, illuminandole il viso e gli occhi. Ancora senza fiato perse l’equilibrio e scivolò, cadendo malamente sul pavimento ghiacciato del balcone.
- Ti sei fatto male? – gli chiese Elsa con un leggero sorriso.
- Eh… ehm… Sì. – si sentiva come un ghiacciolo al sole primaverile, accaldato e in procinto di sciogliersi. Era a disagio per essere caduto così stupidamente davanti a lei. Si rialzò goffamente e un silenzio imbarazzante calò su di loro. Jack non riusciva a guardare Elsa senza sentire il volto arrossarsi e il cuore battere più velocemente. Come doveva comportarsi? Elsa ora era una regina, il suo potere era cresciuto con lei e il maestoso palazzo di ghiaccio ne dimostrava la potenza. Inoltre, ancora si ricordava di come lo aveva cacciato via anni prima dalla sua vita.
- Mi dispiace di averti urlato contro e accusato ingiustamente quel giorno. Avevo paura, mi sentivo abbandonata e immagino di aver avuto bisogno di dare la colpa a qualcun altro oltre che a me. – Elsa aveva notato l’ombra che era scesa sul candido viso da ragazzo dello spirito. Jack l’aveva sempre aiutata e supportata. Era stato il suo unico amico durante i rigidi inverni in isolamento e cercava di insegnarle ad accettarsi e amarsi per ciò che era. Lo sguardo sgranato del ragazzo le fece capire che aveva centrato il bersaglio. – Dentro questo palazzo in realtà non c’è niente e non cambia la temperatura, ma ti andrebbe di entrare?
- Ehm… sì. – Jack non sembrava riuscire a dire nient’altro.
Il palazzo all’interno era davvero completamente vuoto, ma i giochi di luce e i riflessi colorati che i raggi del sole creavano a contatto con il ghiaccio lo lasciarono senza fiato. Tutto era di una bellezza incredibile. E quando i suoi occhi si posarono su Elsa, giunta al centro della stanza, lo spirito pensò che anche solo la bellezza della regina avrebbe potuto riempire tutto il palazzo e non ci sarebbe stato bisogno di altro. Dimenticandosi completamente di ciò che avrebbe dovuto fare, si avvicinò ad Elsa sorridendo.
- Quindi perché sei scappata su questa montagna per creare un palazzo di ghiaccio vuoto? Il palazzo reale in città non andava più bene? – il sorriso sornione di Jack si spense subito appena vide l’espressione di Elsa adombrarsi.
- È accaduto un incidente alla mia incoronazione. – con lo sguardo basso la ragazza rivide i volti di tutti i presenti, e soprattutto di sua sorella, distorti dalla paura. – Ho perso il controllo dei miei poteri e ho creato delle stalagmiti di ghiaccio attorno a me. Erano tutti spaventati. Mi hanno chiamata mostro… E un mostro deve vivere isolato sulla montagna più alta e più lontana dal regno, come le fiabe ci insegnano. – le sue parole erano colme di amarezza e sconforto.
- Ma tu non sei un mostro Elsa. – l’affermazione sicura di Jack scaldò il cuore della ragazza.
- Lo so. E questo palazzo mi ha ricordato quanto il mio potere possa essere bello. Non voglio andare via di qui, sono abituata a stare sola e qui non farò danni. – un debole sorriso le incurvò le labbra, mentre i suoi occhi brillavano di orgoglio per ciò che era riuscita a creare.
Jack non sapeva cosa dire. Sembrava che la bambina che amava giocare con la neve si stesse liberando in parte dalla paura. E lui l’avrebbe aiutata a liberarsi completamente dal vero mostro che la torturava.
Passarono le ore seguenti a raccontarsi di ciò che era accaduto in quegli anni in cui non si erano visti. Jack le raccontò il suo sogno di farsi conoscere dalle persone e diventare un vero guardiano. Elsa ammirava lo spirito che riusciva con la sua magia del ghiaccio a creare così tanta gioia e allegria. Era sicura che sarebbe diventato un bravissimo guardiano e che i bambini avrebbero amato giocare con lui. Si ricordava di quanto lei e Anna si divertivano insieme a lui, anche se la sua sorellina non poteva vederlo e pensava fosse solo opera di Elsa.
- Sai che avevo una grandissima cotta per te Jack? – lo spirito, che stava mostrando ad Elsa un trucchetto di equilibrio col suo bastone, cadde per la seconda volta quel giorno.
- Cosa?! Quando? E perché non me lo hai mai detto? – chiese Jack arrossendo.
- Qualche tempo dopo l’incidente con Anna. – insieme ai ricordi dei divertimenti, si era anche riafacciato il ricordo del fatidico incidente che le aveva cambiato completamente la vita fino ad allora. - Ero sempre chiusa nella mia camera, non potevo vedere nessuno e aspettavo tutto l’anno l’inverno per vederti arrivare e giocare con te. Eri il mio unico amico, l’unica persone con cui non avevo paura. Avrei voluto dirtelo, ma dopo che i miei genitori sono… - la voce le si spense in gola. Erano passati anni, ma Elsa ancora si sentiva responsabile della morte dei genitori. Improvvisamente Jack capì che quel giorno Elsa non stava solo cercando di dare la colpa a qualcuno. Stava punendo sé stessa per essersi lasciata andare con Jack, per questo lo aveva cacciato dalla sua vita. Non voleva fare del male a lui, ma a sé stessa. Lo spirito si sentì estremamente in colpa. Come al solito non aveva capito niente, l’aveva aggredita e apostrofata ingiustamente. Era stato proprio stupido e infantile.
- Ti chiedo scusa Elsa. Sono stato uno stupido, non ho capito nulla e non ti sono stato accanto quando stavi male. – Jack teneva lo sguardo basso, era seriamente pentito. Aveva inizato a pensare a come sarebbe potuta andare se non fosse stato tanto immaturo. Forse il loro rapporto sarebbe diventato più profondo e lui sarebbe riuscito ad aiutarla ad accettare il lutto e se stessa.
- Sei qui ora. – il sorriso dolce di Elsa sciolse definitivamente il cuore dello spirito.
- E prometto che ti resterò accanto e ti aiuterò. – lo sguardo serio di Jack le fece palpitare il cuore.
Forse quella cottarella non era passata neanche dopo tutto quel tempo.
 
Un improvviso rumore interruppe la conversazione di Elsa e Jack.
- Elsa! Elsa! Sono io. Anna.
Anna, la sorella di Elsa, era riuscita a trovare il palazzo.
L’espressione della regina sembrava tesa. Jack pensò che fosse preoccupata per Anna e per cosa le avrebbe potuto dire se l’avesse incontrata. La regina strinse la braccia al petto e voltò le spalle alla porta di ghiaccio.
- Non vai da tua sorella? Deve aver fatto tanta strada per trovarti…
- E se le facessi di nuovo del male? – il volto di Elsa era velato dalla paura.
- Non devi temere di farle del male. Con questo palazzo hai dato prova di saper controllare il tuo potere. Puoi farcela. – le sorrise dolcemente per incoraggiarla.
Elsa prese un grande respiro, abbozzò un sorriso e uscì dalla stanza con passo esitante.
Jack sbirciò dalla porta l’incontro delle due sorelle. Voleva dimostrare ad Elsa che le era vicino.
Anna, come Jack prima di lei, era rimasta senza fiato nel vedere la trasformazione della sorella maggiore. Ma lo spirito era concentrato sulla nuova venuta. Era cresciuta molto anche lei, soprattutto perché si ricordava Anna come una bambina con cui giocava senza essere visto. Sembrava però ancora vivace e solare come allora, così diversa dalla sorella. Elsa sembrava ancora spaventata e cercava di stare ad una distanza di sicurezza da Anna, che però sembrava non capire. Jack non voleva origliare troppo la conversazione. Le due sorelle dovevano sicuramente chiarirsi e avevano bisogno di spazio per parlare a cuore aperto, solo loro. Un po’ a disagio lo spirito rientrò nella stanza e pensò di fare un giro per il castello, per distrarsi un po’. Recuperato il suo bastone magico uscì sul balcone di ghiaccio e ordinò al vento di trasportarlo in alto, verso le torri. Tutto era stupefacente e bellissimo, strepitoso nei dettagli e nella precisione. Ma a Jack sembrava che il ghiaccio stesse cambiando. Tornato sul balcone sentì dei rumori di passi veloci che lo raggiungevano e vide Elsa spaventata che entrava nella stanza, seguita da Anna.
- Insieme risolveremo tutto. Adesso che lo so, io ti starò vicina.
- Anna, mi chiedi troppo. Non c’è nulla qua per una come te. Pensi di aiutrami, ma senza me non avrai problemi e non dovrai più preoccuparti. – Elsa continuava a tenersi distante da Anna, il volto coperto dalla paura di poter fare del male alla sorella.
- Sai, non è così… - disse Anna, stringendosi nelle spalle.
- Come non è così?! – la sorpresa colse la regina.
- Ecco… ad Arendelle c’è sempre più neve e ghiaccio. – Jack si sbattè la mano sulla fronte. Era venuto apposta ad Arendelle, dall’altra parte del mondo, perché Elsa aveva congelato tutto. Non aveva fatto l’unica cosa per cui era lì.
- Cosa? – la voce di Elsa era strozzata, sentiva l’aria mancarle nei polmoni.
- Hai portato un inverno perenne, ovunque, ma non fa niente, puoi sciogliere tutto. – l’ottimismo di Anna si scontrò con il terrore della sorella maggiore.
- No, non posso, non so come fare! – Jack vide Elsa sempre più terrorizzata che si troturava le mani strette al petto. La notizia del gelo che aveva portato aveva distrutto quella piccola sicurezza che aveva raggiunto creando il palazzo e liberandosi.
- Certo che puoi! Io so che puoi! Non devi più scappare, puoi contare su di me. Non sei sola. – fiocchi di neve iniziarono a cadere all’interno del palazzo, sempre più fitti, mentre un vento gelido si alzò attorno ad Elsa. Jack avrebbe voluto aiutarla, ma la ragazza non faceva caso alla sua presenza. Le pareti di ghiaccio stavano cambiando colore, diventanto sempre più scure, opprimenti e minacciose. Jack pensò che Elsa doveva percepire in quel modo la situazione, come il ghiaccio da lei creato mostrava.
- Non avrò mai la libertà! Resterò sempre intrappolata. Non puoi salvarmi. – i fiocchi di neve vorticavano con maggior velocità attorno alla regina, che sembrava torturarsi nel dolore che provava. Jack cercava di controllare il vento per bloccare la bufera che si stava creando nella stanza, ma senza successo.
- Tranquilla, funzionerà.
- È colpa mia!
- Se uniremo le forze faremo passare questa bufera.
Elsa urlò. Improvvise punte di ghiaccio si spigionarano dal suo corpo e invasero tutta la stanza. Jack vide Anna cadere a terra senza fiato, portandosi una mano al petto. Era stata colpita e lui non aveva potuto impedirlo. Cercò di avvicinarsi alla principessa, ma un ragazzo biondò irruppe nella stanza e si avvicinò a lei per sorreggerla.
- Anna! Come ti senti? – Elsa era tesa per la preoccupazione.
- Sto bene… - la voce debole della sorella, non diminuì l’angoscia che le defomava il bel volto.
- Chi è lui? No, non importa. Devi andare via. –Jack si sentiva completamente impotente e inutile. Nessuno sembrava potesse più vederlo e non poteva controllare il ghiaccio di Elsa. Era solo uno spettatore inerme e impotente.
- No, io so che insieme possimo trovare una soluzione.
- Come?! Che potere hai tu per fermare tutto questo? Per fermare me?!
- Io non vado via senza di te.
- Invece vai… - Con un gesto della mano Elsa fece apparire un mucchio di neve che sollevato dal vento si trasformò in un gigante mostro di ghiaccio. Il mostro si animò e prese Anna e il ragazzo biondo per cacciarli dal palazzo.
Rimasta sola Elsa si accasciò a terra, guardandosi le mani con orrere.
- L’ho colpita… Ho colpito Anna… Adesso è in pericolo, mentre tutta Arendelle è congelata. Io non so cosa fare… - ogni energia sembrava aver lasciato la ragazza. Accasciata a terra, con le spalle incurvate sembrava fragile e sul punto di spezzarsi.
- Elsa… - Solo in quel momento la ragazza si accorse dello spirito.
- Jack… Ho tanta paura.
Lo spirito le si avvicinò per abbracciarla e confortarla. Nonostante tutto, lui non l’avrebbe lasciata.
I due restarono sul pavimento stretti in un caldo abbraccio, finche non si sentirono più i movimenti del mostro di neve che cacciava gli ospiti indesiderati dalla montagna. Elsa era immobile, il volto cenereo e gli occhi vitrei che fissavano le sue stesse mani.
Quando cessarono i pesanti passi del gigante al paino di sotto, la ragazza alzò la testa e fissò lo sguardo sul viso di Jack.
-Ti prego va a cercare Anna. Veglia su di lei, controlla che stia bene e agevola il suo viaggio verso casa. Ti prego, cerca di metterla al sicuro almeno tu.
Jack non sapeva cosa rispondere. La voce della ragazza era ferma e decisa, non sembrava accettare un rifiuto.
-Lei non può vedermi. E io voglio restare qui con te Elsa, non voglio lasciarti sola adesso.
Un debole sorriso increspò le labbra della ragazza e i suoi occhi divennero lucidi. Il cuore dello spirito sobbalzò ed egli decise che avrebbe fatto di tutto per farla sorridere ancora.
-Va bene. Andrò a vegliare sul viaggio di tua sorella.
Elsa abbracciò Jack sollevata. Si sentiva il cuore più leggero al pensiero che lo spirito dolce e gentile che aveva sempre vegliato su di lei sarebbe stato a fianco di sua sorella.
-Grazie. - Le parole uscirono in un sussurro leggerro. Gli sguardi dei ragazzi si incontrarono. Erano così vicini che lei riusciva sentire il respiro caldo dello spirito sulla sua pelle. Senza pensarci, agendo d’istinto come non aveva mai fatto, appoggiò le sue labbra su quelle di Jack.
   
 
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