Questa notte, nel mio sogno, sono costretta a rivedere mia sorella morire. Ancora e ancora. Plutarch e la Coin sono seduti dietro un vetro e continuano a ripetermi che “serve per rendere i pass pro più efficaci”. E Prim, lì di fronte a me, ogni volta si dissolve in una nuvola di fiamme. Io li imploro di fermarsi, ma per loro non è mai abbastanza. “Ancora una volta e dovremmo arrivare all’effetto che cerchiamo” dice Plutarch, il suo miglior sorriso da stratega allargato sul volto. Così ancora una volta rivedo quegli istanti, fra le lacrime che mi offuscano la vista, ma ormai non sento più nulla. Sono diventata un guscio vuoto.

 I miei aguzzini paiono accorgersene, e mi ordinano di alzarmi, mi ricordano la battuta che dovrò ripetere per le telecamere. Ma io non posso muovermi, non posso parlare. Sono bloccata. La Coin si alza in piedi e mi abbaia un ordine, ma è inutile. Ed è allora che quel mondo infernale riesce a diventare ancora peggiore di quanto già non fosse. La voce della presidente in lontananza dice: “Ebbene, dobbiamo ricorrere ad altri mezzi. Questa è tutta colpa tua. Rimandate Peeta a Capitol”. Sento il cuore lacerarsi a quelle parole, mentre alzo lo sguardo e lo vedo, mentre le guardie lo trascinano via. I suoi occhi azzurri si fissano nei miei, mentre mi implora di ucciderlo, prima di sparire dietro l’angolo.

A quel punto mi sveglio urlando. Faccio appena in tempo a prendere fiato che le braccia di Peeta mi circondano, come fanno spesso da molte notti a questa parte. Mi ci aggrappo come ad un’ancora, ora più che mai, perché quell’incubo, nella sua mostruosità, mi ha reso pienamente cosciente di quanto sia importante per me il ragazzo del pane.  Lo sento che mi sussurra: “Va tutto bene” e mi torna in mente un’altra notte,che sembra milioni di anni fa, sul treno, quando mi disse: “ Nei miei incubi di solito ho paura di perdere te, e sto bene quando mi accorgo che ci sei”. Solo ora capisco pienamente cosa volesse dire, perché è esattamente così che mi sento. Infatti, dopo qualche respiro mi trovo a rispondere: “Lo so. Sto bene quando mi accorgo che ci sei.” Mi volto a guardarlo negli occhi, quel ragazzo che mi ha salvata in così tanti modi che nemmeno posso contarli, mentre con una mano gli accarezzo lentamente il viso.

A parte quell’unico bacio, per strapparlo ai demoni nella sua testa durante la missione a Capitol, tra di noi non vi è più stato nulla di romantico. Nessuno dei due era nelle condizioni adatte neppure per pensarci. Ma insieme siamo tornati a vivere, un passo alla volta, aiutandoci a vicenda ad affrontare le ferite che la guerra ha lasciato su di noi. 

Per la prima volta, dopo tanto tempo, sento tornare quel desiderio, che mi aveva colpito come un’onde quell’ultima sera nell’arena. Penso ai denti di leone, alla speranza che mi hanno regalato. Guardo ancora una volta quegli occhi azzurri che senza dubbio amo tanto e mi sento pronta; ma non posso decidere anche per lui, io più di tutti l’ho imparato, per cui glielo chiedo.

“Ti dispiacerebbe se … ti baciassi?” domando, la mano ancora sulla sua guancia. Vedo il suo sguardo abbassarsi un secondo, per poi tornare a fissarsi su di me, mentre con il più piccolo dei sorrisi mi dice: “No, non mi dispiacerebbe affatto.”

Note dell'autrice
Torno su efp dopo tanta assenza con una one shot scritta di getto fra una lezione a distanza e l'altra. 
Il tutto è nato per cercare di riprendermi dopo la rilettura della trilogia che ho fatto nelle vacanze di Pasqua, ma SPOILER non ci si riprende mai dal treno emotivo che è quella saga.
Ringraziamento speciale a Marts, che ha letto l'anteprima (e che quindi forse non leggerà mai qui, ma fa niente) e mi ha involontariamente convinta a pubblicare questa storia.
Se avete voglia lasciate una recensione e passate a leggere le altre storie che ho pubblicato!
E possa la buona sorte essere sempre a vostro favore <3

-RTT