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Autore: LadyPalma    09/04/2021    6 recensioni
Prima classificata al contest "A Reality contest: Amici edition - contest fiume" indetto da BessieB sul forum
Non le aveva detto addio, non aveva avuto il tempo di dirlo a nessuno. Di star morendo, forse, non l’aveva neppure capito: aveva riso, e riso, e riso, e–
Rideva sempre, Fred, e vederlo andar via facendo la cosa che gli riusciva meglio poteva essere perlomeno una consolazione. La parola addio, invece, era decisamente troppo seria per lui – il guaio era, però, ch’era troppo seria perfino per Hermione.

Tutta la vita di Hermione dopo la morte di Fred.
| Scritta per il compleanno di Sia_
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Rose Weasley | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Sono le cose importanti
Sono i piccoli gesti
Il vuoto che lasci quando smetti.

 [Martina Stavolo – Due cose importanti]



 





Non le aveva detto addio, non aveva avuto il tempo di dirlo a nessuno. Di star morendo, forse, non l’aveva neppure capito: aveva riso, e riso, e riso, e–
Rideva sempre, Fred, e vederlo andar via facendo la cosa che gli riusciva meglio poteva essere perlomeno una consolazione. La parola addio, invece, era decisamente troppo seria per lui –  il guaio era, però, ch’era troppo seria perfino per Hermione.
 



 
Dimmi tu addio





 
“Faremo tardi… Hermione, perché–?”
Harry s’era fermato davanti alla sua porta con espressione sorpresa. Hermione, stretta nella vestaglia, aveva alzato un sopracciglio con aria quasi di sfida. Perché cosa, perché sono ancora in pigiama? Perché non sono di sotto a consolare gli altri? Perché riesco solo a pensare di rivolere indietro la mia GiraTempo, piuttosto?
Lui si arrese a non chiedere, così lei non doveva rispondere. Non ce n’era troppo bisogno: in fondo c’era stato pure lui, di nascosto, quando Fred e Hermione s’erano baciati alla Tana, quando s’erano ritrovati a Villa Conchiglia, quando s’erano persi in battaglia. Tutti piccoli gesti, eppure cose importanti, precipitati adesso invariabilmente nel vuoto. Era a lui, del resto, che lei aveva aperto il suo cuore, anche se in  modo buffo (“Quando ho visto quell’orecchio e quel sangue, io… Io ho pensato: menomale che è George. Questo mi rende una terribile persona, Harry?”) ed era stato soltanto di fronte a lui che, nel lutto, si era lasciata sfuggire un’unica fugace lacrima e un sussurro così feroce da spezzare il cuore (“Mi ero preoccupata per un orecchio, Harry, te lo ricordi?”).
Era stato amore, non c’erano dubbi: lo avevano sempre detto lo sguardo serio di Fred e la risata cristallina di Hermione.
Hermione non andò mai al funerale di Fred e non lo rimpianse. Musica allegra e fuochi d’artificio, su questo aveva insistito George con la voce sottile di uno spettro. Lei però non si sarebbe spezzata di fronte a quella contraddizione tra brio e disperazione. Aveva sempre saputo di essere troppo seria per ridere a un funerale; si scopriva ora non abbastanza seria per non farlo. Non riusciva a dirgli addio, anche dopo averlo visto morto sul gelido pavimento della scuola: addio lei non glielo avrebbe detto, ancora aspettava che lo facesse lui.
Avrebbe finalmente pianto, qualche anno dopo, tra braccia non estranee (sempre amiche però, mai amanti). Ridere invece non l’avrebbe fatto più – era la cifra del vuoto che s’era lasciato dietro Fred, quando aveva smesso d’un tratto di farlo lui.



 
*



“È proprio bellissima, non è vero?”
Ci vollero anni prima che Hermione tornasse a sorridere di cuore – non a ridere, quello mai. Non sorrideva nelle foto del matrimonio con Ron, né sulle prime pagine della Gazzetta del Profeta; sorrideva solamente adesso, con la primogenita tra le braccia, davanti allo sguardo commosso di Ginny.
“Lo è, è bellissima davvero la mia piccola Rose”.
Lo pensava, per questo sorrideva, e cercava di non soffermarsi troppo sul fatto che i suoi riccioli rossi non erano abbastanza accesi o gli occhi azzurri abbastanza scuri. La sfumatura perfetta era la sfumatura Fred e nessun bambino avrebbe mai potuto averla.
Rose non aveva niente di Fred da bambina, mentre dormiva placida senza far rumore o mangiava senza far mai capricci. Divenne Fred soltanto quando iniziò a parlare e a ridere, e allora la casa tornò a riempirsi di risate – ché sulla sua scia rideva pure Ron, pure nonna Molly, perfino zio George e forse anche Fred, ovunque egli fosse.
“Mamma, perché non ridi mai?”
Hermione dissimulò la sorpresa con una risatina forzata, che neanche allora riuscì a essere più di un singulto stonato. Finse di fraintendere, riportando lo sguardo verso il palco sul quale Harry stava facendo uno dei suoi consueti discorsi alla comunità magica. “Non si ride per le cose importanti”.
E Rose, saggezza ereditata e loquacità poco filtrata nella fase dei perché, inclinò la testa confusa. “Ridere è una cosa importante, mamma”.



 
*



“Vuoi davvero arrenderti così?”
Ron urlava con la rabbia di chi non può permettersi ancora di esprimere il dolore e Hermione, stesa sul letto del San Mungo che ormai era casa, balbettava scuse incoerenti senza riuscire a fare di più. Di scuse a suo marito gliene doveva molte e lui neanche le sospettava tutte. Scusa se non ti ho amato mai come amavo lui, scusa se la forza di combattere io in fondo l’ho persa a Hogwarts nel 1998, scusa se ho pianto sulla tua spalla ma non mi hai mai visto ridere, scusa se addio io a Fred non l’ho mai davvero detto.
Rose, invece, le lacrime non le nascondeva, anche se le confondeva dietro sorrisi finti e carezze sincere. Di fronte all’imbarazzo di una morte annunciata, ciarlava di continuo – di tutto e di niente, e nel mezzo di Scorpius, che non era ancora niente ed era già tutto.
“È davvero quello giusto, Rose… Il giovane Malfoy?”
La vide arrossire e stringersi nelle spalle, tornare bambina e mormorare l’unica risposta che in fondo poteva accettare.
“Mi fa ridere, mamma, è capace di farmi ridere”.
Hermione annuì, fece il suo solito sorriso sincero ma spezzato e non disse niente. Non disse altro, mai più.
Quella sera lasciò la sua piccola Rose così, con la stessa contraddizione con cui era stata lasciata lei: salutando la morte come se fosse qualcosa di divertente. Non rideva mai Hermione, per questo vederla andar via facendo la cosa che le riusciva meno poteva essere perlomeno una consolazione.
Non aveva detto addio a Rose, non aveva avuto il tempo di dirlo a nessuno. S’era giusto resa conto di stare morendo, fissando il muro a bocca spalancata – chissà che aveva visto. Qualcosa di buffo, avrebbe sempre pensato Rose. Perché Hermione in quell’ultimo istante aveva riso, e riso, e riso, e–

 
(Hermione aveva visto lo spettro di Fred e nel silenzio aveva mormorato una sfida: Sei venuto a dirmi finalmente addio? Ma Fred aveva risposto solo con una risata mentre le tendeva la mano fatta d’ombra, e la parola addio non se la dissero mai).
 









 
NDA: La storia partecipa anche alla challenge "Apri le challenge, chiudi le challenge" indetta da Gaia Bessie su Facebook, con il prompt "Dimmi tu addio, che a me dirlo non riesce" (Umberto Saba).
Principalmente, però, è stata scritta per il compleanno di Sia_ (come accidenti avrei fatto a scrivere una Fremione altrimenti?). Sei una bella persona, Sil, e sottoscrivo anche qui che ti voglio bene, sperando che questo piccolo regalino possa piacerti!
   
 
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