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Autore: Koa__    09/04/2021    2 recensioni
Alec si sveglia nell’appartamento di Magnus dove i due hanno trascorso una notte di passione. La mattinata sembra promettere bene, ma Alexander Lightwood non ha perso il brutto vizio di rimuginare troppo. Il guaio è quando lo fa sulle sciocchezze.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A stupid thing about me






 

 

Per quanto piuttosto spesso tu ti senta sicuro di te stesso, nonché saldamente attaccato a ciò sei sempre stato senza alcuna vergogna, ci sono situazioni in cui fatichi a controllare l’imbarazzo e allora l’inesperienza ti travolge come la piena di un fiume. Quella in cui ti sei infilato ora è diventata insospettabilmente spinosa, ma la cosa assurda è che è nata da una sciocchezza. Teoricamente sarebbe una di quelle occasioni in cui potresti cavartela alla grande, sbuffando e facendo poi finta che in realtà ciò che Magnus ti ha appena detto non ti tocchi minimamente, eppure non riesci a non sentirti a disagio. D’altronde, quel che di poco sapevi delle relazioni affettive era puramente teorico e viverci dentro si è rivelata un’avventura che, ancora adesso, è in grado di confonderti. Stamattina ti sei imposto di non arrivare a litigare col tuo ragazzo, sebbene le basi per una discussione ci siano tutte. In fin dei conti, in un passato non poi tanto recente avete discusso anche per molto meno. Non ce l’hai mai avuta davvero con Magnus, e neanche per le questioni più serie. E se in un primo momento hai faticato a confessare a te stesso che il problema più grande che avevi erano le tue insicurezze, che ti portavano a paragonarti ai suoi ex o alla sua vita da stregone immortale, ora sai per certo di essere tu il problema perché stare con Magnus Bane ti ha insegnato a conoscere i tuoi limiti. Non che tu sia più sicuro che un tempo, semplicemente ora riesci ad ammetterlo senza scappare via o andare nel panico più totale come ti capitava le prime volte che lo incontravi. Certo, non puoi dire di essere spaventato, perché la differenza col passato sta nel fatto che quel che ti fa sentire a disagio non è poi una tragedia, ma forse è proprio per questo è che tanto difficile da affrontare.


 

La mattina è calda, le lenzuola dorate coprono blandamente il tuo corpo nudo. Un raggio di sole filtra attraverso le tende ancora tirate, ferendoti lo sguardo assonnato. Avete fatto l’amore per tutta la notte, una e poi due e addirittura per tre volte, senza smettere mai perché mai davvero stanchi l’uno dell’altro. Se dovessi usare una parola per descrivere ciò che avete fatto diresti che è stato sorprendente, e già soltanto per tutti quei trucchetti che Magnus conosce e di cui tu, nella perenne ingenuità dentro la quale vivi, ignoravi completamente l’esistenza. Oh, sì, dovresti proprio chiedergli dove ha imparato a fare certe cose con la lingua, eppure taci perché è una domanda tanto stupida che preferisci sprofondare nuovamente tra i cuscini, rimuginando su quanto sei sciocco.
«Buongiorno, cucciolo!» Lo ha detto di nuovo, una prima volta accarezzandoti il fondoschiena e ora lo ripete, biascicando le parole tra uno sbadiglio e l’altro intanto che si stiracchia come un gatto. Poi decide di alzarsi con un movimento fluido e lasciare la camera da letto. Cucciolo, ha detto proprio così. Due volte. Ti ha chiamato di nuovo con quel ridicolo vezzeggiativo. Non ti piace! O forse invece sì, non ne sei sicuro. Dopo tutto questo tempo Magnus Bane ha ancora il potere di confonderti e non usando la magia.


 

Questa cosa dei nomignoli sta diventando un problema, sebbene, di fatto, non lo sia per nulla. Sì, questo, oltre al tuo sentirti ancora come se fossi vergine. Non è poi la fine del mondo, pensi, in effetti è più che altro una sciocchezza. Di certo ben meno importante dei discorsi che facevate sull’immortalità di Magnus e sul tuo invecchiare e morire, o ancora su tutta la sfilza di ex che ha alle spalle (e dei quali sei ancora segretamente geloso). La tua paura di finire rinchiuso dentro a una scatola assieme alla fotografia di un George qualunque ti ha davvero terrorizzato, così come la brutta impressione di non essere poi così importante per lui. O ancora di tutte le volte in cui hai ammesso a te stesso di non riuscire credere che uno stregone tanto potente, un essere immortale e pluricentenario, si sia innamorato proprio di te. Di certo, questo enorme “Problema” non è tanto grave come quando avete parlato di sesso la prima volta, e tu gli hai confessato di essere drasticamente inesperto davanti a un Martini che neanche ti piaceva. No, non è affatto così importante. Eppure un qualcosa ti si è inceppato dentro al cervello, sei anche arrossito quando te lo ha detto, ma preferisci fingere che non sia vero e dai la colpa al colorito di un viso ancora assonnato. Metterti a sedere più composto con le lenzuola che ti coprono fin sopra ai pettorali e quindi respirare lentamente, non serve a molto. Perché tu, in fin dei conti, un ragazzino stupido ci ti senti per davvero. E di sicuro devi esserlo ai suoi occhi. 
 

«Hai dormito bene, cucciolo?» ti domanda con un gran sorriso in volto, mentre rientra nella stanza in uno svolazzo di vestaglia e profumo. Per l’angelo, è bellissimo! Ogni volta che lo guardi ti dà quella sensazione di antico e imperturito allo stesso tempo, come di un qualcosa che è essenziale per la vita della terra stessa, e che ti travolge facendoti sentire ancora più sconvolto di quanto non riesca a farlo il sesso. Ecco, è proprio lì mentre lo vedi aprire le tende che arrossisci per i tuoi stessi pensieri e quindi balbetti un timido: «Sì, grazie!» Lo sguardo lo hai fatto franare altrove, fintamente interessato al soffitto della sua camera da letto, perché proprio non riesci a guardarlo negli occhi. Lui che è così bello ed esperto e tu che, per l’angelo, forse sei davvero un cucciolo! Non è la prima volta che ti chiama in questo modo, anzi lo fa spesso di recente e tu gli avevi persino fatto presente che non volevi proprio che lo facesse. Oh, non è poi così grave, ti suggerisce una vocina nella testa. La stessa che ti urla di lasciar perdere e lasciarti andare a quella sensazione stupenda che nasce dentro di te, quando lui decide di coccolarti con dei croissant magicamente apparsi da Parigi e un caffè caldo. Potresti davvero farti servire e baciare senza far vagare i pensieri, ma non ci riesci davvero. Perché tra i vari nomignoli coi quali piuttosto spesso ti chiama, questo è l’unico che ti blocca il cervello e ti fa arrossire d’imbarazzo. Non sai neanche per quale ragione gli piaccia così tanto o perché non faccia che ripetertelo da cinque minuti a questa parte, forse dovresti chiederglielo, però neanche questo hai il coraggio di fare.
«Tutto bene, cucciolo? Sembri… turbato?» ti chiede Magnus, stendendosi sopra le coperte sfatte e allungandosi così da baciarti su una guancia, alla quale dedica poi una carezza in punta di dita. Per l’angelo, il suo profumo ti stordisce da quanto è intenso. A dirla tutta sei quasi sicuro che in quella fragranza al legno di sandalo di sua invenzione con la quale si lava i capelli, ci sia un incanto di qualche tipo perché è impossibile che riesca ad ammaliarti così tutte le volte. 


«N-Non» balbetti, terribilmente imbarazzato intanto che sul suo volto nasce un ampio sorriso consapevole. Oh, sa benissimo che effetto ha su di te e deve aver anche intuito il filo dei tuoi ragionamenti perché non smette di accarezzarti il viso.
«Non è niente d’importante, solo… ti avevo detto di non chiamarmi “cucciolo”.»
«Oh, d’accordo! Preferisci pasticcino oppure vuoi che vada sul classico? Amore? Tesoro? Mon petit chou?» chiede e tu in rimando sorridi. Lo ami sempre un po’ di più quando parla francese, lo trovi stranamente eccitante. «Altrimenti posso...»
«Puoi chiamarmi come vuoi, Magnus» lo interrompi, con fermezza «è una cosa stupida da dire, ma io non sono un cucciolo, ecco!» E giusto per ribadire il concetto hai incrociato le braccia al petto e indossato uno di quei bronci che, per altro, chiunque troverebbe spaventoso quanto quello di un Golden Retriever di tre mesi. «Insomma, sono un cacciatore, uno shadowhunter. Uccido i demoni e dirigo l’istituto di New York» concludi, abbassando lo sguardo poiché incapace di reggere l’espressione di Magnus, addolcitasi tutta ad un tratto. C’è un velo di ironia in lui che ti confonde ulteriormente, che ti attrae e ti fa innervosire al tempo stesso. Lo sai che non ti sta davvero prendendo in giro, è più come se anche il suo, di cervello, si fosse inceppato. Quasi si fosse reso conto all’improvviso che ogni giorno che passa si innamora sempre un po’ di più di te. Naturalmente tu non te ne accorgi, per renderti conto di una cosa del genere avresti bisogno di un miracolo! Ciò che in realtà noti è che ride come se faticasse a capire, ma poi la carezza che ti dedica e grazie alle quale ti circonda il viso ancora imbronciato, ti fa smettere completamente di pensare.
«Ma certo, Alexander» annuisce, baciandoti le labbra in un tocco fugace. «Sei un cacciatore duro e implacabile e certe volte sfoderi quel magnetismo da shadowhunter che… ma lasciamo perdere» dice, agitando le mani per aria come se stesse per fare una magia. Nessun fluido strano esce dalle sue mani, grazie alle quali si limita a scacciare pensieri e parole. Però fai caso al fatto che il suo sguardo fugge invece di indugiare e, dopo che ti ha accarezzato il petto, tossicchia e si ritrae. Oh, anche tu riesci a fargli un certo effetto, dopo tutto questo tempo al suo fianco sei certo di averlo imparato piuttosto bene.
«Ma per me sei comunque un cucciolo» riprende, questa volta dedicando le proprie attenzioni alle dita della tua mano destra, che prende fra le proprie e si porta alle labbra. Il suo bacio è delicato e, di nuovo, ha l’effetto incredibile di farti smettere di pensare.
«Hai gli occhi così dolci, Alexander e l’aria innocente, e poi sei talmente carino… con quell’espressione lì, che mi fa morire dalla voglia di baciarti. Potrò usare altri vezzeggiativi se vorrai, ma per me resterai sempre un cucciolo.»
«È che mi fa sentire strano» confessi finalmente abbassando nuovamente lo sguardo alle dita delle tue mani, che hai sottratto alla sua presa e che ora si torcono senza sosta «non credo tu mi veda come mi vedono le altre persone, tutto qua.»
«E questo è un male, Alexander?»

«No, no» ti affretti invece a negare. Il discorso che stai facendo è talmente contorto dentro la tua testa che non vuoi assolutamente che lui ti fraintenda «solo che non mi chiami cucciolo perché pensi che sono piccolo e stupido, vero?»
«Questa è davvero una sciocchezza, Alexander!»
«Lo so, mi dispiace» ammetti, abbassando lo sguardo come se te ne vergognassi «è che delle volte non riesco a non pensare a quanto sei vecchio e a quanti amanti hai avuto, e finisco col chiedermi per quale ragione tu abbia scelto di stare con me che sono decisamente inesperto. Forse ha ragione Izzy quando dice che rimugino troppo.» 


 

Non sai con precisione se ciò che hai detto avresti dovuto tenerlo per te oppure se è stato meglio confessare. Se devi prendere in considerazione la promessa che vi siete fatti di confessare le reciproche paure, allora sì, hai fatto benissimo. Ma a giudicare dalla fermezza con la quale Magnus ti è salito sopra, schiacciandoti contro al materasso, può essere anche che tu l’abbia fatto arrabbiare. Ti ha preso talmente in contropiede che persino i tuoi riflessi da shadowhunter non ti sono serviti a granché, dall’espressione di stupore che hai indossato è chiaro che non ti aspettavi una simile reazione. I suoi occhi sono diversi ora, sono dorati e somigliano a quelli di un gatto. E tu li adori, ti ci perderesti per delle ore! Non capisci però se è arrabbiato con te oppure eccitato, forse potrebbe essere un pericoloso miscuglio di entrambe le cose. Quel che è certo è che preferisci lasciarti andare e permettere alla sua forza di dominarti completamente. Ti ha anche afferrato per i polsi e te li ha bloccati sopra la testa, la sua voce sembra più il ringhio di una belva che il tono ironico e soave che ha sempre.
«Mi piaci molto di più di quanto non mi sia mai piaciuto chiunque altro, Alexander Gideon Lightwood e questo ormai dovresti averlo capito» mormora, strappandoti un bacio feroce grazie al quale ti lascia senza fiato. «Mi piacciono i tuoi occhi, la piega del tuo sorriso, il modo in cui mi guardi. Mi piace quando mi tocchi, come riesci a essere eccitante e ingenuo al tempo stesso. La tua verginità è stata sconvolgente all’inizio, ma poi non ho potuto fare a meno di pensare che era ciò che ti rendeva così speciale ai miei occhi. Non ti sei mai dato a nessuno, tranne che a me, a me hai dato tutte le parti di te stesso. E questo pensiero mi annienta ogni volta. Mi piaci da impazzire, Alexander e voglio così tanto stare con te che… Accidenti, come devo fare per fartelo capire?» sbotta, accentuando la presa sui tuoi polsi prima di baciarti di nuovo. Aggressivo e feroce, anche quel bacio è in grado di ammutolirti. «E certo che sei un cucciolo e non perché tu sia stupido, ma perché sei la persona più buona e dolce che conosco e ti amo come non ho mai amato anima viva!» Quella sua confessione si conclude con un sussurro, la presa si sfalda e Magnus crolla su di te. Ha il fiatone come se avesse fatto un enorme sforzo fisico e deve essersi sorpreso lui per primo di quanto ha ammesso, perché ha gli occhi sgranati e umidi e ti guarda come se per la prima volta si fosse tolto ogni maschera. Non è più solo lo stregone sarcastico e vanesio che hai conosciuto, non è solo la faccia che mostra a chiunque, adesso è molto di più. Perché sarà anche più vecchio di te, ma è come ti ha detto la sera della vostra prima volta: essere immortali non significa che non si è vulnerabili o sensibili. E lui è entrambe le cose, lo è in un modo che ti toglie il respiro. Sei stato davvero uno sciocco a preoccuparti tanto e a imbarazzarti per una cosa che in realtà è carina e basta, e che non ha una doppia chiave di lettura come temevi. Ha decisamente ragione Izzy, ti dici invertendo le posizioni, rimugini davvero troppo. Fortuna che baciare uno stregone e poi farci anche l’amore per tutta la mattina, fino a che non è la fame a trascinarvi lontani dalle lenzuola, riesce a far tacere le paranoie e a suggerire al tuo cervello che è davvero il momento di smettere di pensare. Baciarlo è senz’altro meglio che riflettere sulla miriade di sottotesti e implicazioni che ogni sua frase potrebbe avere. Baciarlo, oltretutto, è uno di quei piaceri a cui mai rinunceresti. Ed è così che gli chiedi perdono per i tuoi sciocchi timori. Magnus, dal canto proprio, non sembra affatto dispiacersi neanche quando più tard, gli porti la colazione a letto. Qualche waffle per niente ben fatto e dalla forma discutibile, e una tazza di tè sono in grado di fargli sbocciare quel caldo sorriso che tanto ami.

«Grazie, cucciolo» dice senza trattenere le risa, ti sta prendendo in giro e forse un po’ te lo meriti anche. E nemmeno si prende la briga di fingere che gli waffle siano buoni, anzi rimarca che devi decisamente migliorare in cucina. Forse anche questo ti meriti, ti dici facendone ricadere uno nel piatto mentre ti rendi conto che ha ragione: fanno abbastanza schifo!

«Cucciolo...» mormori senza riuscire a trattenere un sorriso. Mh, in fin dei conti non è poi così male come nomignolo. 





 




Fine





 



Note: Premetto che sono molto emozionata di essere qui. Ho finito giusto ieri questa serie, della quale mi sono profondamente innamorata. Nonostante io stia vivendo un momento complicato con Efp, ho pensato di pubblicare questa breve storia, anche se per giorni mi sono detta che era un po’ banale e stupida (come da titolo, per altro!). Ringrazio Nao, che ne ha letto una versione abbozzata e che mi ha dato un parere sull’IC e Paige che mi ha spronata a pubblicare e a considerare questo come una sorta di nuovo punto di partenza.
Ho letto giusto tre fanfiction, tre di numero, in questa sezione. Quindi non so quanto possa essere o meno considerato originale, ma spero possa esservi piaciuto comunque.
Grazie a tutti coloro che sono giunti sino a qui.
Koa

   
 
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