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Autore: Fiore di Giada    09/04/2021    0 recensioni
Valentina è una ragazza che lavora come bibliotecaria nel piccolo paese di Santa Flora, nella provincia di Roma. Presto, però, scoprirà che niente è quello che sembra...
P.S.: ho usato un paese fittizio per non rischiare eccessive castronerie, dato che non sono laziale.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una Renault grigia si fermò nel parcheggio.

La portiera si aprì e, con movimento fluido, scese una giovane donna di alta statura e di corporatura snella.

I lunghi capelli neri, dai riflessi blu, erano raccolti in una lunga coda e circondavano un viso dai lineamenti delicati.

Gli occhi, dal taglio allungato, ombreggiati da lunghe ciglia nere, erano d’un intenso colore verde.

Indossava una maglia bianca a maniche corte, pantaloni neri e sandali blu.

Al suo collo era appeso un ciondolo d’oro, terminante in una ametista grezza rettangolare, grossa quanto un’unghia.

La ragazza si toccò l’ametista, poi scese dall’auto, prese la borsa e, a passo rapido, si avviò verso la biblioteca “San Marco”.

L’edificio, a pianta quadrata, pur piccolo, era adorno di decorazioni e sulla facciata principale apriva una porta rettangolare, sormontata da un timpano, adorno di sculture consunte, rappresentanti l’Ultima Cena.

La ragazza vide un uomo tarchiato, con corti capelli castani e occhi castani, che armeggiava con delle chiavi.

Buongiorno, direttore. – lo salutò.

L’uomo si girò e un debole sorriso sollevò le sue labbra.

Buongiorno, Valentina Castellani. Si ricorda che giorno è oggi? – domandò, il tono apparentemente serio.

La ragazza fece per rispondere, ma i suoi occhi, ad un tratto, si sbarrarono e grosse gocce di sudore imperlarono il suo volto.

L’uomo, preoccupato, le si avvicinò e le posò la mano sul braccio.

Tutto bene? – domandò, aggrottando la fronte.

La ragazza, per alcuni istanti, rimase ferma, lo sguardo stralunato, poi si scosse e fissò lo sguardo sull’uomo.

Sì. Mi perdoni, direttore. – si scusò, triste.

Lascia perdere. Ma se stai ancora così, vai a casa. – borbottò lui.

Poi aprì il portone ed entrarono nella biblioteca.

   
 
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