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Autore: Mercurionos    10/04/2021    0 recensioni
Raccolta di poesiole, pensieri improvvisi e semplici esercizi personali, trasposti in piccole o grandi composizioni. Al momento nella raccolta sono presenti:
2 Liriche
4 Sonetti
2 Canti
1 Elegia
1 Ballata
1 Haiku
2 Composizioni Brevi
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa ballata è ispirata alla storia "Il Segreto del Vecchio Castello", scritta e disegnata da Carl Barks nel 1948. Si tratta a tutti gli effetti della prima storia con protagonista Paperon de' Paperoni in seguito al suo esordio. La ballata parla di un suo antenato, tal Quaquarone de' Paperoni, che si murò vivo nel castello per proteggere un tesoro ricevuto da Macbeth I nel 1057 in cambio di protezione.

La Ballata del Duca Quaquarone

Discese dal Cielo l’anima tua
Pio erede del Fosco Maniero
Duca nascesti, imposto il nome
Quaquarone ti fu, forte e fiero.

Giovin signore del nuovo millenio
Buono e gentile, ma avaro tirchione
Crescesti nel lusso della tua casa
Primo tra i paperi, vero campione!

Corse l’anno del papale concilio
Che decidesti speranza futura
Per la tua Scozia, la terra natia
“Forza soldati, usciam dalle mura!”

Marciaron per giorni, fino al mare
Ma ben presto si dovette comprare
Una nave capiente, ben costruita:
la Manica d’acqua fu da guadare.

“Voi sfaticati, marciate più forte!
Per cosa pago, se non per soldati?”
“Messer Duca – lo scudiero rispose
La paga è di torba, non di ducati!”

Varcarono Alpi, e colli padani
Fino a Piacenza, ormai era autunno
Videro il Massimo, e ‘l terzo Enrico
Ma sepper dire soltanto “Buongiorno.”

Ecco l’armata del Nobil torbiero
Sozza dal capo ai piedi puzzava
Il duca non volle alcun lavaggio
Che a dir suo, il sapone costava!

Disse allora agli uomini suoi
“Nei boschi, ora! A coglier lamponi!”
Tinto lo stemma del Papa sul petto
Svanì l’olezzo dai stanchi campioni.

Il Papa apprezzò il gesto inatteso:
“Venite a Sutri, solo formale
sarà la nostra interrogazione.”
Stettero in Italia fino a Natale.

Tornarono in Scozia, tinti di croci
Gli araldi del prode Quaquarone
E furono accolti con gran festa
Dal nuovo regale anfitrione.

Di Bethad e di Findlaich signore
La Scozia aveva sì usurpato
Ma pace regnava e molto regnò
Che nessuno se n’era lamentato.

A tutti è nota questa verità,
Angli e Scoti adoran la zuffa:
Con ragione cacciar l’usurpatore
In Dunsinane s’arrivò a baruffa.

Macbeth, dai sudditi tradito trovò
In Quaquarone l’ultimo amico:
Colle Fosco fu la sua salvezza
Ma il suo destino restò in bilico.

La gratifica del paperoniano
Fu del re tutto e l’ultimo oro
Gesto che il tirchio apprezzò cotanto
Da stipare nel muro il tesoro.

Quaquarone, buono ma sì avaro
Nel timore di perdere ricchezza
Perdesti la vita tra le tue mura
Murasti te stesso in tua accortezza!

Spirito biondo, di Scozia prescelto
Legasti il tuo spettro al tuo castello
Fosti aiuto agli eredi del nome, e
Dei Whiskerville restasti randello.

Attendi, Quaquarone! L’erede più
Tirchio e furbo, duro dei più duri,
Per il Clan conquisterà Colle Fosco
Ultimo figlio tra i figli futuri.
   
 
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