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Autore: GReina    10/04/2021    2 recensioni
[Iwaoi | Kuroken | Daisuga | Tsukkiyama | Bokuaka | Sakuatsu + accenni di Kagehina | Tanakiyo].
Haikyuu ad Hogwarts: segue le vicende dei nostri protagonisti per un anno (quinto per Hinata e co; settimo per Daichi e co).
Daichi è il papà di tutti i Grifondoro e Suga la mamma dei Corvonero; Kenma nasconde un segreto; Oikawa è paranoico; Tsukishima è irritato (be', non è una sorpresa!); Sakusa vuole liberarsi di Atsumu; Osamu e il suo amore per il cibo sono l'unica certezza. Venite a scoprire il resto!
Genere: Demenziale, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Hogwarts' Series'
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Dadchi (e Sugamama + i piccoli problemi di cuore dei loro bambini)
Era passata una settimana dalla loro sconfitta e la squadra si era più o meno ripresa dalla delusione. Serpeverde aveva dominato il campo ad ogni partita giocata quell’anno e adesso il vantaggio che aveva su tutti gli altri non era poco, tuttavia Daichi sapeva di aver giocato bene e lo stesso valeva per i suoi compagni. Avevano volato per sei ore e mezza in quella che il Caposcuola poteva dichiarare con sicurezza essere stata la più soddisfacente partita che avesse mai giocato. Avrebbero dovuto impegnarsi molto di più per rimontare, ma per il momento il Capitano poteva dirsi soddisfatto del proprio gioco.
Al momento, Daichi si trovava nella Sala Grande quasi deserta; Suga era seduto accanto a lui e – mentre il corvonero finiva il tema di Artimanzia – Sawamura stava sistemando alcuni schemi di Quidditch.
“La partita del mese prossimo è Serpeverde contro Corvonero.” rifletté ad alta voce alzando lo sguardo su Suga. Lui annuì “Vi prego,” continuò Daichi “arrestate la loro corsa!!” il corvonero sorrise.
“Credimi, abbiamo tutta l’intenzione di farlo!” Daichi sapeva bene che quella non era stata una buona annata per la squadra di Suga, ma sorrise orgoglioso quando vide gli occhi del proprio ragazzo ardere ancora di sfida.
Koshi chiuse il libro da cui stava studiando e piegò la pergamena su cui stava scrivendo.
“Finito?” gli chiese Daichi e iniziò a riporre a sua volta gli schemi di gioco quando la risposta fu affermativa. Lasciarono la Sala Grande e si diressero su per le scale in direzione delle torri di Grifondoro e Corvonero.
“A proposito della partita,” disse a un certo punto Suga “sbaglio o prima che iniziasse Oikawa vi ha detto qualcosa? Era da un po’ che volevo chiedertelo. Bokuto e Kuroo sembravano totalmente sconvolti! Non sarà che…?” Daichi rise di gusto.
“Sì!” confermò “Ha menzionato il piccolo incidente col filtro d’amore che ti ho raccontato.” rise ancora. Ci vollero alcuni secondi perché si riprendesse.
“Poi ti ho più detto cos’è successo dopo?” chiese al corvonero.
“Intendi quella sera? No, non direi.”
“Be’, Kuroo è andato via con Kenma e noi abbiamo riportato Bokuto in dormitorio. Non appena ha messo piede dentro la stanza ha visto i cupcake e… indovina un po’? Stava per mangiarli un’altra volta!” Suga rise mentre Daichi continuava: “L’abbiamo dovuto allontanare con la forza e spiegargli che erano stati quelli la causa di tutto!” sospirò e passò dal divertito all’esasperato in un batter d’occhio “Come se già non avesse i suoi problemi.” mormorò. Odiava vedere Bokuto struggersi d’amore per Akaashi; avrebbe voluto fare qualcosa per lui, ma alla fine si ripeteva sempre che – per quanto fosse ingenuo in molte cose – Bokuto era sicuramente quello che tra loro conosceva il cercatore corvonero meglio. Se credeva di non piacergli chi era lui per dire il contrario? Senza contare, poi, che Akaashi stava facendo di tutto per evitare Bokuto.
“I tuoi bambini ti danno come sempre un gran da fare!” aveva nel frattempo commentato Suga. Daichi continuò a sorridere.
“Sì, okay, molto divertente. Sono il papà di tutti i Grifondoro, è vero. Tu allora però sei la mamma dei Corvonero!”
“E perché sarei la mamma e non il papà?” chiese fintamente offeso. Daichi sorrise e rispose:
“Intanto, perché Sugamama rende meglio di Sugadada.” fece ridere l’altro “E poi perché tu tendi più a minacciare ed insultare chiunque tocchi i tuoi bambini invece che mettere in punizione quelle pesti!”
“HEY! Nessuno dei miei bambini è una peste!!”
“Ed ecco la conferma!” risero entrambi, poi Daichi s’incupì: “Certo non posso darti torto… io ho i peggiori”. Pensò a Bokuto, Yamamoto e Nishinoya. Quando fu infine il volto di Tanaka a venirgli in mente, quasi sorrise: “Magari presto lui diventerà un problema di Shimizu.” si disse divertito. Stava facendo colazione insieme a Ryu quando la ragazza gli si era avvicinata per informarlo: “Il tre di marzo io e te faremo pranzo ad Hogsmeade. Ho già chiesto i permessi. Fatti trovare pronto per mezzogiorno all’ingresso del Castello.” Daichi aveva dovuto ripetergli mille volte che anche lui aveva sentito la Caposcuola dargli un appuntamento e che quindi non l’aveva sognato. Il compleanno di Tanaka – e di conseguenza anche il grande giorno – sarebbe stato l’indomani. Daichi si chiese come si sentisse l’amico in quel momento. Non dubitava che lui, Noya e Yamamoto stessero mettendo a soqquadro il dormitorio per trovare qualcosa di adatto da indossare per l’evento. “Fortunatamente il disordine del sesto anno non è affar mio.” si ritrovò a pensare, e fu spaesato quando Suga gli rivolse la parola:
“In tutte le Case esistono gli idioti, credimi. Hai presente quando sai che un tuo amico si sta comportando da vero idiota e tu fai di tutto per consigliarlo, ma lui non ti ascolta?” il grifondoro ci mise un po’ per ricordare di cosa stessero parlando, poi sospirò stanco.
“Fin troppo bene.” rispose. Suga annuì.
“Già.” si limitò a dire. Daichi si chiese a chi il corvonero si stesse riferendo, ma prima che potesse anche solo pensare di chiederglielo arrivarono davanti all’ingresso della torre ovest.
“Allora ci vediamo prima di cena?” gli disse invece. Koshi annuì.
“A dopo.” si sporse in avanti e gli diede un bacio veloce; gli sorrise e varcò l’ingresso della Sala Comune di Corvonero.
 
***
# I can’t believe that’s finally me and you and you and me, just us… and your friend Bokuto. #
La gita di marzo ad Hogsmeade era arrivata e – come ad ogni mese – era stato Kuroo a dover trascinare Kenma al villaggio. L’animago faceva tante storie e dichiarava sempre che se fosse stato per lui si sarebbe goduto il Castello meno ingombro di studenti, tuttavia sia lui che Kuroo sapevano che quella che tirava su ogni mese era per la maggior parte delle volte una farsa. Kenma amava trascorrere il tempo lì con Kuroo, ed anche quando l’ossessione per un nuovo videogioco gli impediva di staccare gli occhi dalla console, sapere di essere ad Hogsmeade con il proprio ragazzo – seppur in quei momenti intento a guidarlo in modo che non sbattesse contro pali o persone – aveva il potere di rilassarlo e farlo sentire felice.
“Capisco che sia il tuo migliore amico e tutto…” si ritrovò a dire a Kuroo, seduto al tavolo dei Tre Manici di Scopa con un boccale di Burrobirra tra le mani. Tetsuro lo guardò in attesa che continuasse “…ma si può sapere perché Bokuto è con noi al nostro appuntamento??” concluse esasperato. Erano settimane che l’albino non faceva altro che seguirli ovunque; troppo spesso era capitato che arrivasse nel bel mezzo di un loro appuntamento e si portasse via Kuroo. Almeno ad Hogsmeade aveva sperato potessero passare del tempo da soli!
In risposta alle sue parole Kuroo spalancò la bocca indignato e avvicinò la propria sedia a quella di Bokuto per poterlo abbracciare.
“Kenma! Un po’ di tatto.” fece mentre gli accarezzava la testa. Poi gli appoggiò le mani sulle orecchie ma talmente delicatamente da far risultare il gesto inutile. “Sta soffrendo pene d’amore!” sussurrò esagerando il labiale. Chiaramente, Bokuto lo sentì ugualmente e iniziò a deprimersi. Kenma roteò gli occhi.
“Che vuol dire che sta soffrendo pene d’amore?” non era esattamente interessato a saperlo veramente, ma credeva di aver capito a cosa si stessero riferendo e doveva averne conferma.
“Non mi va di parlarne!” mise il broncio Bokuto. Kuroo sospirò.
“Ha una cotta per Akaashi, ma lui lo ignora.” e mentre l’albino inveiva indignato contro il suo miglior amico per aver rivelato quello che doveva essere un segreto, Kenma si pietrificò all’istante con una sola domanda in mente: “Come possono essere tanto idioti?”
“Siete pazzi?” volle però essere gentile “È Akaashi quello con le pene d’amore!!” i due grifondoro interruppero il loro battibecco e fissarono Kenma con occhi spalancati. Sembravano incapaci di parlare, quindi il corvonero continuò: “Lui ti ha baciato, poi tu sei rimasto imbambolato come un idiota senza ricambiare il bacio. Come pensi che si sia sentito Akaashi?? Ha creduto di non piacerti ed è scappato via.” disse fissando Bokuto “È per questo che ti evita. Perché gli piaci e crede di non essere ricambiato.”
Kuroo fu il primo dei due a riprendersi e lo fece dando un pugno sulla spalla a Bokuto.
“Ahia!” si lamentò questi, ma Kuroo non gli diede modo di protestare oltre.
“È così che è andata??” chiese scioccato “Mi avevi detto di aver ricambiato il bacio!”
“E l’ho fatto!” fu la risposta “Le mie labbra erano sulle sue. Per forza ho ricambiato!!” sia Kuroo che Kenma continuarono a fissarlo, incapaci di parlare finché non videro Bokuto perdere sicurezza ed incurvare le spalle: “Non è così?” chiese. Gli altri scossero la testa all’unisono, al che – lentamente – Bokuto si alzò.
“Devo andare.” disse, e sparì di corsa fuori dal pub alla ricerca, almeno sperava Kenma, di quell’idiota del suo compagno di Casa.
 
***
Keiji “non-sembro-un-Corvonero” Akaashi
Erano già due mesi che Akaashi ignorava Bokuto; due mesi che sembravano due anni. Da troppo tempo ormai, seppur provasse spesso ad apparire di buon’umore, era fin troppo chiaro che il suo cuore non sarebbe guarito in fretta. “Ed è tutta colpa mia.” sapeva da anni che per lui e Bokuto non c’era futuro, ma il suo dannato corpo si era mosso da solo, e adesso l’aveva perso.
Suga, Yaku e Kita erano quelli che più di ogni altro all’interno della Torre di Corvonero sembravano soffrire per il suo stato e che – di conseguenza – si impegnavano di più per tirarlo su di morale. Avevano quindi deciso tutti e tre di passare la giornata con lui ad Hogsmeade con tutta l’intenzione di farlo distrarre e divertire. A loro, poi, si era aggiunto anche Osamu e adesso tutti e cinque si trovavano nella piazza del villaggio. Era stata una giornata piacevole ed Akaashi si stava giusto chiedendo come riuscire a convincere i tre senpai che fosse soddisfatto e felice e che quindi avrebbe anche potuto ritirarsi al Castello per conto proprio: “Almeno il resto della giornata posso lasciarli liberi di passarla con chi vogliono.” pensò, quando un volto fin troppo familiare saltò sopra il muretto del monumento della piazza ed iniziò a studiare la folla nel chiaro intento di trovare qualcuno. Vedere Bokuto scatenò in Akaashi i soliti sentimenti contrastanti che lo accompagnavano da quel maledetto giorno di gennaio: gioia, felicità, paura, tristezza. Quando i loro occhi s’incontrarono, il cuore di Akaashi mancò un battito e poi cominciò a correre impazzito.
“AKAASHI!” lo chiamò il grifondoro. Keiji si stupì di apprendere che la persona che Bokuto stesse cercando fosse proprio lui, ma era talmente terrorizzato che non riuscì a dare segni di vita. “Ho fatto proprio un casino!” riprese quindi l’altro continuando ad urlare dall’alto del suo muretto. “Credevo di avere capito una cosa, e invece no! Ora ho capito cosa ho sbagliato e prometto che la prossima volta ti bacerò meglio se anche tu vorrai riprovarci!!” Akaashi avvampò d’imbarazzo, si guardò intorno: Osamu stava sgranocchiando degli snack comprati poco prima e si stava godendo la scena con un sorriso divertito sulle labbra che non tentava di nascondere; Suga, Yaku e Kita fissarono prima il grifondoro, poi il corvonero, le braccia conserte o sui fianchi e gli sguardi severi; infine, Sakusa, che passava di lì per caso, commentò solo “Disgustoso.” e continuò per la sua strada. Akaashi tornò a guardare Bokuto che nel frattempo era andato avanti:
“E poi ho pensato!” urlò ancora “Io non potrei mai vivere senza di te! Ricordi quando volevo tornare a Londra sul vagone ristorante ma era già occupato dai Serpeverde e allora tu mi hai detto che gli scomparti più piccoli sono come una stanza esclusiva aperta solo alle persone più importanti? O quando a pranzo sono finite le uova e tu mi hai detto che il pollo è un uovo adulto e che quindi è ancora meglio!!” entrambi sapevano che la lista degli esempi era molto più lunga, ma Akaashi trattenne a stento un sospiro di sollievo nel costatare che si sarebbe fermato a due. “Kuroo ha detto che i Corvonero si conquistano per esasperazione, e io volevo farlo con te!” rivelò “MA IO NON SO CHE COSA SIGNIFICA PRENDERE PER ESASPERAZIONE!” a quel punto il corvonero iniziò a percepire qualche risata sommessa intorno a loro e la cosa lo fece infuriare: “Come osate ridere di lui?” pensò, quindi si avvicinò al monumento e sussurrò:
“Bokuto-san, che ne dici se ci spostiamo a parlare da qualche altra parte?” il grifondoro saltò giù dal muretto, poi seguì Akaashi fin fuori il villaggio, in un punto in cui nessuno li avrebbe disturbati. Percorsero la strada in totale silenzio, ed anche una volta giunti a destinazione nessuno dei due parlò per diversi secondi.
“Tu mi piaci, Akaashi.” fedele ai valori della sua Casa, fu Bokuto il primo a trovare il coraggio di farlo. Akaashi rimase senza parole. “Mi dispiace non avertelo dimostrato quando mi hai baciato, ma è così! Tu mi piaci, e anche tanto!” il corvonero dovette schiarirsi la gola per costringere le proprie corde vocali a collaborare.
“Non capisco…” disse “sì, forse ti piaccio, ma come farai con la tua famiglia?” Bokuto inclinò la testa.
“Cosa c’entra la mia famiglia?” Akaashi non credeva possibile dovergli spiegare anche quello, ma si impose di farlo.
“Sei l’unico erede maschio. La tua famiglia è tra le Sacre Ventotto! Senza una tua discendenza il cognome si estinguerà e io ho pensato…” arrossì “certo non sto dicendo che se ci mettessimo adesso insieme sarebbe per sempre, ma ormai questo è il tuo ultimo anno di scuola, così, ecco…” continuò il suo tentennante ed imbarazzante monologo buttando lo sguardo su ogni cosa pur di non puntarlo su quello dell’altro “credevo avresti iniziato a cercare una ragazza purosangue con cui costruire qualcosa.” tenne lo sguardo basso, e fu solo quando non ottenne alcuna risposta che lo sollevò per osservare Bokuto. Questi, si rese conto Akaashi con sorpresa ed imbarazzo, stava cercando di trattenere le risate.
“Perché credevi una cosa del genere?” gli chiese, Akaashi arrossì.
“Un sacco di libri parlano delle tradizioni dei maghi purosangue inglesi! E la tua famiglia è-”
“tremendamente infelice di trovarsi tra le Sacre Ventotto!” concluse Bokuto per lui. “Ci saranno sicuramente alcune famiglie fissate con la tradizione, ma sicuramente non la mia!” esclamò con orgoglio “Senza contare che esistono un sacco di Leggi per conservare il cognome dei purosangue e una qualsiasi delle mie sorelle se volesse potrebbe benissimo passarlo ai propri figli!” Akaashi continuò a fissarlo, incredulo e privo di parole.
“Possibile che mi sia fatto così tanti inutili problemi per anni?” si chiese.
“Sì, razza di coglione.” si rispose anche.
“Io non ho nessuna intenzione di sposarmi con una ragazza!” continuò Bokuto con espressione indignata. “Ed anche quando hai detto che se ci mettessimo insieme adesso non sarebbe per sempre…” continuò con le guance imporporate mentre gli si avvicinava “perché no?” chiese afferrandogli le mani con le sue.
“Mi piaci davvero, Akaashi. Quello che non capisco è solo come faccia io a piacere a te.” il corvonero spalancò gli occhi: “Sei gentile, altruista, spontaneo, divertente, bello, audace!” avrebbe voluto rispondergli. Di nuovo, tuttavia, il suo corpo prese il sopravvento sul cervello e questa volta Akaashi lasciò che si scatenasse. Fece un passo in avanti, allungò il collo e lo baciò. Come l’ultima volta, Bokuto rimase immobile. Fu solo dopo un paio di secondi che si ridestò e contraccambiò il bacio. Si separarono di appena pochi centimetri per poi tornare l’uno sull’altro con le labbra più aperte.
“Che stupido sono stato finora.” si disse da solo Akaashi “Assolutamente non degno di un Corvonero”.
 

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BONUS!
Quella stessa sera Daichi riceve un gufo in cui gli viene chiesto di dirigersi con urgenza nella deserta aula di Trasfigurazione.
Sulla lavagna: -corso su come baciare, lezione 1-
Aran guarda Daichi: “non so cosa io ci faccia qui.”
Kuroo: “siamo qui per aiutare un nostro amico a baciare meglio!”
Daichi: “mmh, no. Io mi chiamo decisamente fuori.”
Kuroo: “Suga ha già accettato di aiutarci.”
Daichi fa dietrofront.
Bokuto esce il blocco per gli appunti.
Fine serata: Suga soddisfatto, Daichi imbambolato con un sorriso ebete in faccia.
Plus: Kuroo ha chiesto a Suga solo dopo che Kenma ha minacciato di ucciderlo se gliel’avesse chiesto ancora.

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n.a.
per chi non lo sapesse, le Sacre Ventotto sono le ventotto famiglie purosangue ancora esistenti in Inghilterra secondo Pottermore.
Chiaramente non esiste nessuna famiglia Bokuto (ma dai!!) e con questa ho quindi superato il numero… ma la fanfic si adatta al mondo di HP e non alla sua storia/trama. Quindi fingete che le Sacre Ventotto siano famiglie che possiamo trovare in Haikyuu e non in HP come i Black o i Weasley, ma piuttosto come i Bokuto, i Sakusa, gli Ushijima, i Tsukishima, ecc.
   
 
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