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Autore: Nereisi    11/04/2021    1 recensioni
Zoro aveva decisamente una qualche questione irrisolta con i capelli di Sanji.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Roronoa Zoro, Sanji | Coppie: Sanji/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fixation
 
 

Zoro aveva decisamente una qualche questione irrisolta con i capelli di Sanji.

Inizialmente, il cuoco aveva pensato che fosse il suo modo indiretto di fargli confessare il motivo per cui teneva sempre un occhio coperto. Quando si erano incontrati a Sabaody dopo un’assenza di due anni lo aveva visto congelarsi sul posto quando aveva colto di sfuggita la vista del lato della sua faccia solitamente celato al mondo. Poi però si era incarognito quando aveva visto che ad essere nascosto era l’altro lato del suo viso.

Durante i primi tempi della loro conoscenza non erano rare le occasioni in cui lo prendeva in giro per la sua ostinazione. Recentemente non lo faceva più, ma una relazione insieme non aveva assopito quella sua curiosità. Anche quando finivano a letto insieme – e gli seccava ammettere che erano più le volte in cui il letto finiva per essere sostituito da superfici verticali che le volte in cui potevano effettivamente rotolarcisi – non erano un’eccezione. Anzi: forse la passione del momento amplificava la sua curiosità malcelata, visto che Sanji si ritrovava sempre quelle mani callose a fare nodi tra le sue ciocche bionde, tra un morso sulla clavicola e un bacio bollente.

Sembrava proprio che lo spadaccino ce l’avesse a morte con i suoi capelli, raccogliendoli in un pugno come se volesse strapparglieli e al contempo stringendolo a sé come se volesse fondersi assieme a lui. A Sanji non faceva paura un po’ di irruenza, non era fatto di cristallo e quanto riceveva restituiva con gli interessi. E forse era un bene che gli venisse ricordato chi, esattamente, aveva davanti. Chi era l’uomo che aveva scelto, e che lo aveva scelto. Ricordarlo lo aiutava ad esorcizzare certe ombre e paure che ancora oggi gli sporcavano l’anima.

Non importava, però, quanto fossero presi dalla foga del momento: Zoro non si era mai permesso di oltrepassare il tacito limite autoimposto e scoprire da sé quale fosse il mistero che si celava sul suo viso. Mai, neanche una volta, aveva cercato di alzargli la frangia da ambo i lati della sua fronte e mai gli aveva chiesto perché, esattamente, fosse così deciso a nascondere sempre una parte di sé. Forse aveva imparato da Luffy. Non era il suo braccio destro per nulla, quei due idioti si influenzavano a vicenda costantemente.

Sanji non aveva mai capito perché la questione gli desse così tanto fastidio. Non è che avesse un tatuaggio o una cicatrice, non c’era nulla di strano sul suo volto a parte quelle odiate sopracciglia che urlavano al mondo di chi fosse figlio. Anche gli altri membri della ciurma avevano fatto un paio di commenti o domande, ma poi avevano lasciato perdere. La loro famiglia di disadattati aveva a che fare con stramberie ben più esagerate di una semplice acconciatura, quindi non avevano insistito sulla questione.

Ma Zoro no. Zoro era una specie aliena di particolare testardaggine e se decideva che voleva qualcosa, la otteneva.

E quindi lo fissava.

Sempre.

Costantemente.

Non per coglierlo in fallo, però. Le cose andavano fatte “come si deve”. Quindi quando venti particolarmente forti lo coglievano impreparato, spettinandolo, quella vecchia signora si girava come se fosse pudica, come se fosse entrato in stanza mentre si stava cambiando.

(E comunque, se lo avesse beccato nudo per davvero, Sanji era abbastanza sicuro che col cavolo che si sarebbe girato dall’altra parte.)

Quello sguardo di falco, però, gli metteva addosso un altro tipo di pressione e spesso finiva che, dopo aver passato giornate intere a venire vivisezionato da quelle iridi d’acciaio, Sanji capitolasse e lo trascinasse di cattiveria nella cambusa dopo l’orario di cena. Non credeva che quel risvolto fosse sgradito al suo compagno.

Le parole non erano il punto forte di quel gorilla – a meno che non si trattasse di un discorso motivazionale alla ciurma – ma nonostante questo era perfettamente in grado di farsi capire anche senza dire nulla. Soprattutto se riguardava qualcosa che voleva.

Sanji stava preparando la cena, destreggiandosi tra pentole e padelle mentre alle sue spalle Usopp studiava le sue preziose spezie. Gli aveva dato il permesso di farlo solo sotto sua stretta supervisione e con una quantità minuscola da restituire immediatamente, quindi l’altro non aveva avuto altra scelta se non mettersi sul tavolo della cucina, almeno finché non sarebbe stata ora di mangiare.

Lo spadaccino si palesò sull’uscio e Sanji non ebbe nemmeno bisogno di girarsi. “Non chiudere la porta, altrimenti quest’odore non se ne va più via.” Lo avvisò.

Nessuna risposta e nessun rumore di passi. Sanji riuscì ad affettare altri due peperoni prima che il silenzio gli logorasse i nervi. Fece per apostrofarlo, ma nel girarsi colse di sfuggita gli occhi del compagno e le parole gli morirono in gola. Zoro non si era mosso dalla porta, fissandolo col suo unico occhio in modo talmente intenso che quasi poteva sentire fisicamente il suo sguardo inchiodarlo al muro. Sanji cercò di non darlo a vedere ma un leggero rossore gli colorò istintivamente il viso. Anche se non capiva cosa avesse provocato quello sguardo, sapeva benissimo cosa significava.

Strinse la presa sul coltello, preso in contropiede. “Co… Cosa-“

“Che hai lì?” Il tono era basso e predatorio. Era visibile che si stesse trattenendo a fatica, costringendosi a rimanere piantato sul posto come una statua.

La sua mano corse alla zona su cui convergeva lo sguardo dello spadaccino. Un elastico gli teneva i capelli parzialmente lontani dal viso, acconciandoglieli in un codino. Zoro seguì il suo movimento come un falco, confermando i suoi sospetti e facendolo avvampare ancora di più.

Entrambi restarono piantati sul posto, consapevoli che se avessero fatto un movimento di troppo la tensione si sarebbe spezzata come uno dei fili del violino di Brook e probabilmente la cena sarebbe andata bruciata. Il tempo sembrò dilatarsi, rendendo entrambi incapaci di distogliere lo sguardo l’uno dall’altro, come se i rispettivi occhi avessero acquistato un magnetismo proprio. Sanji poteva quasi sentire fisicamente il fantasma delle sue mani che si intrecciavano nei suoi capelli, sciogliendogli il laccio che li teneva legati insieme.

Il semplice atto di venire osservato da Zoro poteva essere un’esperienza dai molteplici risvolti. Il suo sguardo era sempre intenso, che fosse precursore di uno scontro all’ultimo sangue o che precedesse… altro. Era una delle cose che più contribuiva all’aura intimidatoria che lo circondava quasi costantemente e che lo rendeva uno degli elementi più temuti dai loro nemico. I suoi occhi erano sempre concentrati in avanti, verso il futuro. Raccontavano di potenza, di forza precisa e quieta, pronta a venire rilasciata. Di un uomo fatto e finito.

E quell’uomo lo voleva.

Lo voleva nonostante tutti i suoi difetti, nonostante i segreti che si portava sempre appresso come un macigno sulle spalle e che non si era fidato di confidare nemmeno a lui. Lo voleva con uno schiocco di dita, in qualsiasi momento, in qualsiasi veste, senza vergogna, senza freni. Sanji sentì caldo dappertutto e deglutì, dimenticandosi momentaneamente della cena e dei fornelli.

Un tintinnio gli ricordò improvvisamente che non erano soli e il suo sguardo guizzò verso il tavolo. Usopp era ancora seduto lì, la schiena innaturalmente dritta e lo sguardo puntato dritto davanti a sé, la mano ancora protesa verso la penna che era svicolata dalle sue dita. Aveva un sorriso nervoso a dir poco stampato in faccia ed era completamente immobile, come se ciò potesse farlo passare inosservato.

Zoro seguì il suo sguardo e prese nota della presenza del compagno, che stava facendo del suo meglio per estrarre la propria anima dal corpo con la sola forza di volontà. Se un’occhiata avesse potuto uccidere, Usopp avrebbe già dovuto essere carbonizzato.

Dopo un interminabile secondo, lo spadaccino si girò con particolare lentezza e abbandonò l’uscio della cucina, ma non prima di lanciargli un’ultima occhiata di fuoco.

Dopo che la minaccia si fu allontanata abbastanza, Usopp rilasciò un respiro tremolante. “Mi sento molto a disagio in questo momento.” Gracchiò. Ancora si rifiutava di guardarlo in faccia.

Sanji aggiustò la presa sul coltello, resa scivolosa dalla sua mano improvvisamente sudaticcia. Usopp, se possibile, si irrigidì ancora di più; ma il cuoco non lo stava considerando neanche lontanamente. La parte razionale del suo cervello era concentrata sulla figura imbarazzante appena subita - quante volte aveva detto a quello stupido di non fare scenate davanti ai loro amici?

Un’altra parte di lui, invece, si meravigliava dell’effetto che aveva avuto sul suo compagno un semplice codino. Era uno strano tipo di potere da possedere, ma non per questo meno gli dava meno alla testa. Per quanto fosse ancora vagamente confuso dallo scambio appena avvenuto, era abbastanza certo che quel laccio sarebbe diventato un ospite regolare della sua chioma; anche solo per lasciare a Zoro l’onore di sfilarglielo.

Era anche abbastanza certo che dopo cena non avrebbe dovuto mandare alcun tipo di segnale per trovare compagnia nella cambusa.


 
Note autrice: molteplici cose hanno dato vita a questa fanfiction. Prima di tutto, una fanart di Sanji col codino. Secondo, il mio headcanon che vede Zoro ossessionato dal vedere il viso di Sanji nella sua interezza. Terzo, l’iconica frase di Max “I feel very uncomfortable right now” dopo lo scambio tra Pearl e RuPaul. E in ultimo, la faccia di Usopp dopo essere stato battezzato “Usoland” a Dressrosa.
Questa fic è ambientata in un tempo imprecisato dopo il time-skip e prima della saga di Whole Cake Island.
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