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Autore: Nuage_Rose    12/04/2021    2 recensioni
Maka e Soul si sono sposati recentemente, ma invece di trascorrere una tranquilla luna di miele sono chiamati per una missione: una strega sta terrorizzando tutta Parigi coi suoi poteri.
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maka Albarn, Soul Eater Evans | Coppie: Soul/Maka
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Citazione: Frida Kalho
"Da quando mi sono innamorata di te, ogni cosa si è trasformata ed è talmente piena di bellezza… L’amore è come un profumo, come una corrente, come la pioggia. Sai, cielo mio, tu sei come la pioggia ed io, come la terra, ti ricevo e accolgo”

 

 

 



La Grotta della Strega  

 

 

“Che rottura! Tutto ciò non è per niente figo, Maka! Io protesto, non dovrebbero farci lavorare proprio adesso!” Soul si era lamentato per la durata di tutto il viaggio, facendo venire un gran mal di testa alla sua Maestra d’armi. “Chiudi il becco, Soul! – Maka Chop dritto in testa, nonostante l’Arma stesse guidando la sua moto – Kid ci ha chiesto di fargli un favore, non possiamo deluderlo! Poi siamo a Parigi, non è così male.” L’altro sbuffò, accelerando tra le strade del quartiere di Montmartre: “Io stavo meglio nel mio letto o in spiaggia, alle Fiji… è la nostra luna di miele, non dovremmo lavorare!” La ragazza sobbalzò alle parole luna di miele. Doveva ancora farci l’abitudine. Abbassò gli occhi smeraldini, controllando ancora, per l’ennesima volta nelle ultime due settimane, il cerchietto d’argento che aveva all’anulare della mano sinistra.
Non riuscì a trattenere un sorriso, ricordando il matrimonio tra lei e Soul. Allora guardò la mano del marito, stretta al volante della moto, ma si notava lo scintillio dell’anello oro alla sua mano. “Recupereremo il tempo perso, dopo aver terminato il lavoro” decise la ragazza, accarezzando il petto del marito che, con un ultimo sbuffo, annuì. Il compito che avevano non era troppo difficile, per due esperti come loro.
Kid gli aveva chiamati durante la loro luna di miele, scusandosi infinite volte per il disturbo, ma aveva bisogno di una Falce della Morte per una questione di streghe: una di loro si era rivoltata contro l’alleanza stipulata tra lo Shinigami e tutte le streghe, trovandola sciocca e assurda. Aveva così iniziato a mietere anime nel centro parigino, richiedendo così l’intervento diretto della Shibusen. Soul si era rifiutato categoricamente di lasciare la sua sposa, così erano andati entrambi a Parigi.
Maka era rimasta molto compiaciuta dalle parole del marito, che aveva detto: “Questa è la nostra luna di miele, io non ho alcuna intenzione di andare da nessuna parte senza di lei! Fottiti, tu e la tua strega psicopatica!” Così era stata Maka a risolvere la situazione, accettando la missione. In realtà le mancava combattere con la sua Falce, da quando Soul lavorava prettamente con Kid. Quello sarebbe stato anche un bel modo per ricordare i vecchi tempi, quando erano dei ragazzini che combinavano guai in ogni angolo del globo, insieme al resto dei loro amici.

Maka scese dalla moto del marito con un balzo deciso, facendo sobbalzare la sua gonna ed i codini. Li aveva fatti apposta per quella occasione, per ricordare com’era quando lavorava sempre al fianco di Soul. Il ragazzo fece lo stesso, chiedendo poi alla partner: “Dove diavolo sono tutti?! Siamo sicuri che sia il posto giusto? Se questo è uno stupido scherzo di Kid o di testa da stella, giuro che li ammazzo!”
Quel quartiere parigino, dove abitava la strega in questione, era deserto: solo la luna ghignante illuminava la Grotta della strega, una piccola grotta ricoperta di muschio e piena di bozzi, dalla forma oblunga, in cui si diceva abitasse la strega. Il nome della fattucchiera era Charlotte BomBom, si diceva fosse una grande esperta in due tipi di magie: quella delle esplosioni, utilizzando dei cupcake rosa confetto, e quella delle illusioni, faceva cadere i suoi nemici in trappole ottiche, in modo che si ammazzassero da soli o a vicenda. In quel momento, Maka si voltò verso la grotta, sentendo l’anima della strega.
Videro una donna anziana, che si reggeva su un bastone annodato e ricoperto di muschio. Indossava una veste color pesca a balze, con una gonna gonfia come un pasticcino. I suoi capelli sembravano tre sfere bianche e paffute messe una sopra l’altra, come una torre di profiterole al cioccolato bianco.
La sentirono ridacchiare: “Quindi la Shibusen deve ritenermi una vecchia bacucca, se mi mandano due giovincelli per fermarmi… vorrà dire che mi prenderò le vostre dolci anime innamorate, miei cari!” Soul si trasformò prontamente in falce e Maka lo prese al volo, già in posizione per il combattimento. La fattucchiera fece comparire nella sua mano destra una scopa dal manico color lavanda, salendoci sopra e lievitando in alto, sul cielo parigino. Iniziò a bombardare i due con i suoi cupacke esplosivi, che Maka schivò abilmente ed utilizzò per avvicinarsi alla nemica, brandendo Soul anche come asta per lanciarsi più in alto. Arrivò davanti alla strega, alzando la falce per sferrarle un attacco frontale.
La loro avversaria, prima che Maka riuscisse a colpirla, sorrise divertita ed alzò entrambe le mani, puntando i palmi verso la maestra d’armi. Pronunciò una strana formula magica. Gli occhi di Maka cedettero. La ragazza iniziò a precipitare verso il suolo, incapace di svegliarsi.

“Sei bellissima, Maka.” Soul le porgeva la mano, vestito in giacca e cravatta, davanti all’altare di una antica chiesa dalle vetrate gotiche. La luce era soffusa, i fiori bianchi e rossi adornavano le panche vuote e le candele davano un senso di tranquillità. Maka non esitò un attimo e prese la mano del suo promesso sposo. Sentiva le guance andarle in fiamme e gli occhi scarlatti di Soul studiare il suo abito bianco da sposa: aderente, a sirena con uno strascico in pizzo ed una scollatura a forma di V.
Le sorrise, felice di essere con lei. Si voltarono entrambi verso l’altare. “Forse non dovremmo farlo.” La voce di Soul, che proprio in quel giorno afferma una cosa simile, fu come un colpo di pistole al cuore per la ragazza. Lei si voltò sconvolta, con gli occhi sgranati: “Perché no?” Lui scosse la testa, pensieroso: “Noi litighiamo sempre, per ogni cosa. Non siamo una coppia romantica, Maka. E poi… io non sono innamorato di te. Non ti amo.” Soul si girò nuovamente, infilando le mani nella tasca dei pantaloni scuri e abbassando il volto verso le scale di marmo.
Maka lo seguì con lo sguardo, incapace di reagire. Stringe più forte il bouquet di rose rosse e iris bianchi. “No. Non puoi lasciarmi, Soul. Io ti amo.
Da quando mi sono innamorata di te, ogni cosa si è trasformata ed è talmente piena di bellezza… - il passo di Soul si muove, le sue scarpe in vernice sfregano il marmo grigio e nero – Quando sono con te, io non ho più paura. Non lasciarmi.” Maka sentì i suoi occhi riempirsi di lacrime. Lanciò via i fiori, alzò l’orlo della gonna candida in pizzo, svelando le scarpette color avorio e scese in fretta gli scalini, per abbracciare la schiena del suo amato. “Non lasciarmi, non puoi!” singhiozzò ancora, come una bambina, stringendolo più forte e bagnando la giacca nera di lui.

Aprì lentamente gli occhi, ricordandosi dove si trovava. Sentì le guance rigate di calde lacrime, ne accarezzò una con le mani guantate. Notò solo allora di essere seduta sul marciapiede di fronte alla Grotta, ma che non aveva più la sua falce tra le mani.
Allora sentì i capelli albini di suo marito, sul suo grembo. Lo accarezzò, cercando ancora di capire che cosa diavolo le fosse successo. “Soul, che cosa…?” Non aggiunse altro, perché sentì un liquido grumoso e caldo sporcare la testa del suo amato.
Le si gelò il sangue ed il panico si impossessò di lei. Lo voltò delicatamente, rivelando il volto sfregiato di Soul, che boccheggiava in cerca d’aria: “Maka… s-stai bene? N-non ti svegliavi, io…” Lei lo strinse forte a sé, cercando di non piangere disperatamente: “Ti ho detto che non puoi lasciarmi, Soul! Non ti azzardare a farlo o ti seguirò fino all’Inferno per riempirti quella testa bacata di Maka Chop!” Il ragazzo ferito sorrise debolmente, sentendo però il cuore della sua amata pompare a tutta forza: “Che stupida… sei proprio una stupida, Maka… non ti libererai di me… così facilmente.” Il cielo iniziò a riempirsi di nubi scure, cariche di pioggia, che scese sui due innamorati. Maka strappò un lembo della sua gonna, cercando così di arginare la ferita al petto da cui sgorgava sangue a rivoli.
Gli baciò il capo, cercando di fargli sentire quanto lo amava. Gli occhi di Soul si chiusero lentamente.

“Questa cos’è?!” Davanti a lui c’era una bimba dai capelli albini legati in due codine e gli occhi scarlatti, che reggeva in mano una foto: “Allora? Chi sono…?”
La piccola avvicinò la fotografia al viso di Soul, che riconobbe i visi ritratti in quel pezzo della sua storia. C’erano tutti i suoi amici della Shibusen, riuniti davanti alla scuola: Kid, Tsubaki, Liz, Patty, Black Star, il professor Sid… ed al centro, lui. Con Maka al suo fianco, sorridente. “Loro sono i miei amici. E lei… - puntò un dito sulla ragazza dai codini biondi- lei è Maka.”
La bambina lo guardò stupita, riprendendosi poi la foto con foga, strappandola dalle mani dell’altro. Avvicinò il suo viso paffuto all’immagine della maestra d’armi, corrucciando la fronte. Soul si chiese chi fosse quella bambina così fastidiosa, tutta quella faccenda non era proprio per nulla figa.
Poi la piccola puntò il suo roseo dito sulla immagine, esclamando convinta: “Quindi questa è la mamma! Perché l’hai lasciata morire?” Gli occhioni scarlatti della piccola si posarono indagatori sulla falce, che era rimasta impietrita da quelle parole così semplici e dure. Maka era morta? Cosa? Stava per dire alla bambina che era una svitata fuori di testa, sua moglie non era affatto morta, lei era...
Si bloccò di colpo. “Non sei riuscito a proteggerla!” gridò la bimba, con rabbia e con le lacrime agli occhi, puntando il suo ditino contro di lui.
Soul indietreggiò col busto, finendo contro lo schienale del divano. Si rese conto allora che era nella casa che lui e Maka avevano comprato in vista della loro vita da marito e moglie. Insieme.
Si ricordò che lei, ogni notte, gli chiedeva se gli sarebbe piaciuto avere una figlia insieme.
Soul abbassò il capo, stringendo i pungi fino a far sbiancare le nocche e ringhiò a denti stretti: “Non dire stronzate, stupida mocciosa! Sei stupida come tua madre!” Si inginocchio davanti alla bambina piangente, che era rimasta di sasso, colpita dalle dure parole di lui. Soul la abbracciò teneramente, accarezzandole i capelli con calma: “Non permetterò mai che qualcuno faccia del male alla tua mamma – sussurrò all’orecchio della figlia- perché abbiamo ancora tante cose da fare. Tu devi nascere e crescere con noi due. Se quella secchiona senza tette osa schiattare… dovrà farlo a cento anni!”

Soul aprì di scatto gli occhi, con il fiatone. Si ritrovò nell’infermeria della Shibusen, chiedendosi come diavolo ci era arrivato. Guardò la stanza dalle pareti bianche e azzurre, alla ricerca di sua moglie. Sentiva un gran mal di testa e un dolore cocente al livello del petto, come di una ferita. Portò le mani al cuore, toccando così vari strati di bende. Sbuffò seccato.
Non aveva immaginato certo di passare la luna di miele in giro per Parigi per ammazzare una strega scema, finendo poi su un letto d’ospedale. Qualcuno bussò alla porta, in modo gentile e rispettoso.
Soul balzò nel letto, rimettendo la coperta su di sé per nascondere nel migliore dei modi la ferita, che si era fatto tanti anni fa per proteggerla e che, evidentemente, durante lo scontro si era riaperta. Disse allora, con voce calma: “Avanti.” Maka comparve nella stanza e Soul si sentì così grato di vederla sana e salva, con solo qualche livido e graffio sul volto stanco coperto da spessi cerotti.
Il marito stava per chiederle se sta bene, che fine aveva fatto la strega squinternata e cosa era successo quando lui aveva perso i sensi. Ma una fitta al petto gli mozzò le parole, lasciandolo a boccheggiare per alcuni istanti. La sua compagna si avvicina prontamente a lui, stringendogli le mani: “Soul, mi dispiace tanto! Non so cosa sia accaduto, la strega, io…” Notò che i suoi occhi stupendi si stavano riempiendo di lacrime di tristezza e preoccupazione, finché non la sentì sospirare: “Sei vivo!” Lui le fece il suo ghigno trionfante, replicando fiero: “Certo, stupida senza tette! Credevi davvero che un figo come me potesse farsi ammazzare da una strega decrepita?!” Le accarezza il volto, con dolcezza e amore.
Maka gli sorrise e lo baciò sulle labbra, stando attenta a non fargli male mentre lo stringeva delicatamente a sé. Soul ringraziò in cuor suo per aver avuto ancora un altro giorno con lei, ancora un’altra volta le sue braccia calde ed ancora una volta le sue labbra di miele sulle sue.
Si staccarono lentamente, sorridendosi rincuorati. “Sai, ho fatto uno strano sogno mentre ero privo di sensi… - Soul arrossì appena, ricordando che quella bambina, nel suo sogno, era la loro figlia – davvero assurdo!” Lei alzò un sopracciglio, divertita e dubbiosa: “Davvero? Me lo racconteresti?” Ridacchiò, sedendosi sulle coperte del letto del marito, al suo fianco. “Ero a casa nostra, intendo proprio nostra e… c’era una mocciosa davvero irritante che..” Soul si bloccò di scatto.
Una rabbia cieca si impadronì di lui, rendendosi conto di quale fosse la verità. Ghignò maligno, si tolse la coperta di dosso e fissò Maka coi suoi occhi di sangue: “Stavi per farmela. Scema di una strega.” Trasformò un braccio in falce e colpì la donna, che svanì in una nuvola di fumo rosa, come il resto della stanza.

Soul si ritrovò magicamente nella camera da letto in cui lui e Maka dormivano alle Fiji. Sbatté le palpebre più volte, chiedendosi che diavolo di magia fosse mai quella. Guardò sua moglie, che dormiva placidamente al suo fianco, coperta solo da un lenzuolo bianco. Notò solo allora che il suo braccio sinistro si era trasformato in falce e che era a tre centimetri dalla gola della sua amata.
Una risata sguaiata squarciò il silenzio della notte, facendo svegliare la Maestra d’armi: “Soul, che cavolo…” Rimase ferma immobile, evitando appena la lama rossa e nera. Voltò lo sguardo verso il marito, alla ricerca di spiegazioni. Poi entrambi sentirono nuovamente la strega ridere: “Oh poveri cari, devo avervi rovinato la luna di miele… davvero un posto delizioso in cui trascorrere del tempo. Un vero peccato che non ve ne sia rimasto molto ancora!” Charlotte BomBom lanciò decine delle sue bombe cupcake contro il soffitto in legno, che iniziò a prendere fuoco. Con uno schiocco di dita, la strega si dissolse nel nulla così come era arrivata.
Soul prese Maka per mano, cercando di trascinarla fuori il più in fretta possibile. Ma il piede destro della maestra d’armi rimase incastrato sotto una trave in fiamme, bloccandola. “Corri!” urlò allora lei, ma il marito non volle allontanarsi. Cercò di spostare il legno che bloccava la ragazza, ma senza successo. Nel mentre le fiamme aumentavano e con esse il fumo, nero e avvolgente. Soul iniziò a tossire e così anche Maka. “Deve essere un altro dei suoi tranelli” pensò l’arma, cercando di sforzarsi di pensare a come uscire da quella situazione.
Si ripromise di urlare in faccia a Kid se mai avesse avuto il coraggio di far vedere la sua faccia asimmetrica. “Hai vinto tu, vecchiaccia! Lascia andare mia moglie e ti lasceremo in pace, mi hai sentito?!” Con una nuvoletta rosa, la strega ricomparve accanto a loro, con un sorrisetto compiaciuto: “Immagino che sia più importante la vita di tua moglie di una missione… ma mi chiedo: daresti la tua vita per salvare la sua?” Soul non ebbe nemmeno bisogno di pensare per rispondere, nonostante lo sguardo di Maka lo stesse implorando di non farlo: “Sì.”

Soul si ritrovò a terra, aveva appena aperto gli occhi e sentiva del liquido caldo sul viso. La vista era offuscata, piano piano riuscì a mettere a fuoco il volto della moglie, sembrava stesse urlando ma non riusciva a distinguere le parole che diceva. “Maka” sussurrò lui, mentre la ragazza lo issava prendendolo per un braccio e lo portava via dalla grotta.
La missione era fallita, ma non aveva importanza. L’unica cosa che era importante era andarsene da quel posto infernale. La strega, nascosta in fondo alla grotta, guardò i due innamorati andarsene.
Sorrise amaramente, stringendo tra le mani un anello d’argento scolorito.

   
 
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