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Autore: Anonimadelirante    13/04/2021    1 recensioni
01. Non sembra così eccitante, l’idea di viaggiare, da questo lato del racconto: certo, riflessa negli occhi del Dottore, correndo a zig zag per le strade di Londra, l’una con un vestito senza tasche e l’altro con una giacca con tasche più grandi all’interno, Donna aveva pensato-- ma ovviamente si era sbagliata. (Donna&Doctor)
02. Il Dottore non le ha mai regalato nulla (tranne un’intera esistenza passata a rincorrersi per il verso sbagliato del tempo, la certezza che anche un’assassina può innamorarsi ed ogni stella del firmamento), fino a quando non le regala un diario. (River/Doc)
03. Se c’è una cosa che imparato, dall’Anno Che Non C’È Mai Stato, è ad essere un soldato. A raccontare storie. A travestire da religioni amori non corrisposti. (oneside!Martha/Doc) [TBW @BellaLuna]
Frammenti di un’unica storia: quella del Dottore e della sua cabina blu, di come si sono rubati a vicenda e di come da allora viaggiano insieme, sbatacchiando di qua e di là senza alcuna meta, ma con molti amici sparsi nell’universo e nel tempo.
[Partecipa alla challenge “I like that quote, said the month” @MariLace]
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Doctor - 1, Doctor - 11, Doctor - 12, Donna Noble, TARDIS
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Occhio!, perché questa raccolta di sette doubledrabble fa rivelazioni salienti (e scempio) sull’intera storyline di River Song (vale a dire, a spizzichi e balzi, dalla 4x08 all’undicesimo speciale di Natale).
Per cui, tanto per citare a sproposito, Spoiler, dolcezze!

 

 

 

 

 

 


#febbraio: Thomas Mann, Giuseppe il Nutritore


Ella aveva vissuto e amato. 
Infelicemente amato, certo: 
ma si può veramente amare ed essere felici?

 

 

 

II.

Frammenti

(cronaca atemporale d’un lieto fine a scadenza)

 

 

 

 

Sa da sempre che arriverà quel momento: le loro strade s’incroceranno e lui sarà così occupato a correre e saltare di qua e di là salvando pianeti e fuggendo alle guerre che gli esplodono fra le mani come fiori destinati a sbocciare da non riconoscerla. Farà male, ma lo accetterà: sa da sempre che il Dottore non l’amerà mai come lei ama lui – con la stessa fame di un sole che muore. I suoi cuori sono antichi e forse è per quello che non la può ricambiare come desidererebbe da sciocca: non si chiede alle sequoie millenarie della Foresta di Gamma d’amare le proprie termiti come amano il cielo – non si chiede agli dèi di amare gli uomini, ma solo di giocarci, di riservare loro un po’ d’attenzione.
Allo stesso modo, lei non può pretendere da lui un amore diverso. Non si chiede ad un tramonto di ricambiare.


(Non si chiede all’Ultimo dei Signori del Tempo di far altro che ridere dei suoi baci e scuotere la testa e mormorare No no no, spoiler, dolcezza, oppure River! Questo viola la regola numero ventisette-- 
Al contrario di quello che sembrano pensare mamma e papà, di quello che sembra pensare lui, Madame Kovan le ha insegnato la disciplina: non urla, non piange, non lo supplica di guardarla – guardarla davvero – neanche una volta.)

 

 

 

 


Il Dottore non le ha mai regalato nulla (tranne un’intera esistenza passata a rincorrersi per il verso sbagliato del tempo, la certezza che anche un’assassina può innamorarsi ed ogni stella del firmamento), fino a quando non le regala un diario.
«È vuoto» commenta lei, ed è ancora così giovane, a guardarla il Dottore non può vedere quella River che ha supplicato mentre moriva nello studiolo di Hitler. 
«È perché devi ancora riempirlo.»
River non gli dice che è un po’ delusa, che sperava che fosse il suo diario, un modo stupido e contorto e così suo di donarle sé stesso. Alza le sopracciglia e sbotta: «E di cosa, esattamente?»
Il Dottore scuote le spalle: «Sul mio scrivo di te» dice, ed è immediatamente chiaro che non sa cosa stia facendo. River sorride lo stesso, però, scurissima: «Mi stai studiando, Dottore?» bisbiglia, avvicinandolo con uno sguardo da gatta.
«Certo» replica lui, aggrottando la fronte. «Sei un mistero che non riesco a risolvere.»
Lei ride a questo perché non è divertente? L’unico mistero che l’uomo più intelligente dell’universo  non può svelare è quello di un amore non corrisposto: «Fammi sapere quando arrivi a qualche conclusione.»
(La copertina è blu come il TARDIS, come lo spazio profondo, come tutte le corse che correranno fianco a fianco.
Scrive di lui su pagine contate.)

 

 

 

 

A volte pensa che sia inutilmente crudele, che l’unica a cui tenga davvero sia Amy (quelle volte ride di sé stessa, perché si può essere così stupide da essere gelose della propria madre – della propria migliore amica? Come possa essere così sciocca da sperare che un uomo come lui possa amare qualcuno come lei – così giovane, così insignificante – solo perché sarebbe un bel finale per un libro: l’Ultimo dei Signori del Tempo e River Song, sua moglie, la sua assassina, l’unica donna che riuscirà mai a sorpenderlo.
Ma è un’archeologa, non è stupida, ha studiato: ha disseppellito resti d’intere civiltà, e sa di ognuna a cui il Dottore abbia mai tenuto – non è gelosia, è brama di conoscenza. Il Dottore ha bruciato un sole per Rose Tyler, ha cancellato i ricordi di Donna, ha reso Martha un soldato – la dimostrazione della tesi di River finisce con una stretta di mano ed uno sputo accademico alla maniera degli Studiosi di Onyx, Complimenti signorina, la sua ricostruzione della Caduta del Silenzio è davvero perfetta, sembrerebbe che ci sia stata.)
A volte, conta le pagine che le rimangono sul diario e si dice Sono molte, e poi le viene voglia di tirargli un pugno: come osa regalarle una vita senza di lui.
Ma l’indifferenza è l’unica forma di gentilezza che conoscono gli angeli.

 

 

 

 

 

Un giorno, le loro strade s’incroceranno e lui sarà così occupato a correre fuggendo dalle guerre che gli esplodono fra le mani come fiori che sbocciano in primavera da non riconoscerla: farebbe già male se fosse così, ma non sarà così. Sarà anche peggio: perché arriverà un giorno (arriverà, è sempre più vicino ogni minuto che passa e non è ironico, essere concepiti al tepore aranciato del Vortice del Tempo ed essere lo stesso vittima degl'attimi che scorrono?) in cui il Dottore le inciamperà addosso e—
(Potrebbe fingere di non conoscerlo, re-incontrarlo per la prima volta – per l’ultima volta – bearsi nell’illusione di avere ancora una vita di fughe da correre con lui, recitare la parte di un’altra)
—e si presenterà, Ciao, sono il Dottore. Adesso, scusami ma non c’è proprio tempo: corri!, e quando chiederà perché stia piangendo, lei dirà—
(Non piangerà. No. Non gli dirà Ti conosco, lo so chi sei, perché tu non sai chi sono io? No. Quel che farà sarà alzare gli occhi al cielo, prenderlo per mano, chiedere Da chi stiamo scappando e perché l’hai fatto arrabbiare?, e lui sarà così stupito, così giovane, e ancora non avrà idea, ma non ci sarà tempo per le spiegazioni, non ce n’è mai, e così correranno insieme e.
Così. Per un’ultima volta. Come fosse per sempre.)

 

 

 

 

 

 

«Ciao, dolcezza» dice alla fine. Lui è sempre lui, anche se in questa versione porta un buffo paio d’occhiali da professore ed un completo, la cravatta, le sneaker ai piedi (e, sul serio? La prossima volta cosa avrà, lo scratch?) ed è davvero troppo magro. È sempre saccente, ma un tipo diverso di saccenza, più colpevole, qualcosa alla Sono consapevole di star facendo sentire tutti quanti, qua, nella stanza, davvero molto stupidi, ma oh, amo così tanto il suono della mia voce e la sua compagna non è una ragazzina, come capita ultimamente, no, è una donna adulta, wow, straordinario, forse quella sua ridicola crisi da mezzo millennio è finalmente finita e—
(«Guardati» bisbiglia pianissimo, ed ogni respiro è un poco più doloroso. «Come sei giovane.»)
—e la guarda come se il suo viso non gli dicesse nulla.
(«Non lo sono davvero» replica lui, fissandola come fosse un rebus, un rompicapo da risolvere, e non--
«No» ammette, perché lo sa, ovviamente – centinaia d’anni, molte facce, tantissimi pianeti distrutti e giusto un paio in più salvati in corner. «Ma lo sei.»
E poi – ed era andata così bene, fino adesso, non aveva né pianto né urlato né supplicato mai, non per questo, comunque: ««Dottore, ti prego, dimmi che sai chi sono.»)


«Chi sei?»


Ha sempre saputo che sarebbe arrivato quel giorno.

 

 

 

 

 


«Il tempo può essere riscritto!»
«Non il nostro, non una riga, non osare


C’è qualcosa di rovinoso e struggente nel supplicare qualcuno di farsi spezzare il cuore – finalmente capisce perché il Dottore l’abbia guardata in quel modo, mentre lei piangeva pregandolo di ucciderla, di mettere sé stesso prima dell’universo per una volta, una sola volta. 
Lo guarda strattonare, tirare, implorarla. Non questa volta. Questa volta, sarà lei a scegliere per lui – una sola volta, l’unica che conti: il Dottore ha una vita di fughe rocambolesche da correre con lei, e lei le ha già corse tutte, d’accordo, è vero, ma non è triste come sembra nei suoi occhi scurissimi di lacrime e terrore, River, no! C’è un solo motivo per cui io dovrei dirti il mio nome ed è--, è solo qualcosa di già scritto, già raccontato: lui l’ha sempre saputo, lei s’è sempre sentita pesare addosso il respiro acre della tragedia – ha sempre creduto che alla fine lo avrebbe ucciso. E invece. Dopotutto. Lo salverà. L’eroe dai mille volti delle favole di sua madre.
Per una volta, anche se sta urlando e ancora non capisce e di certo per un po’ avrà i cuori spezzati, sarà lei a regalargli un diario: Scrivi di noi, pensa, Ma non leggere gli spoiler. Da quelli fatti sorprendere, come mi hai sorpresa tu.

 

 

 

 

 

 

 

 

Affacciati sulla terrazza del ristorante più chic dell’universo, guardano le Torri splendere affogando nei soli che tramontano per più tempo di quanto non siano mai stati insieme senza far esplodere qualcosa. Poi, River si volta e: «Perché stai piangendo?» domanda.
(Non piangerà, no, non piangerà e non urlerà Io ti conosco, ti amo, perché tu non mi riconosci? Perché sei così giovane?)
Il Dottore non piange, mai, neanche quando pensa al suo popolo ormai perduto: «Non sto piangendo» replica, ma la voce gli esce come vetro in frantumi. «È il vento. Dev’essermi arrivato qualcosa nell’occhio.»
(Le senti, le Torri di Darillium cantare? Dicono che siano innamorate: è una storia tragica. Guardale, così, granitiche e lontane – la prospettiva le fa sembrare vicinissime, ma sono a chilometri di distanza, in realtà. Si dice che non si possano toccare e cantino l’una per consolare l’altra.
È il vento, in realtà, ovviamente. Nulla di così poetico – scienza, sai.)
River abbassa lo sguardo sul cacciavite che le ha regalato. Il Dottore non le fa regali, mai, ma quando succede finisce sempre con lei che lo odia.
È un addio – lo sapeva già, ma: è un addio. Il Dottore detesta gli addi, ma per lei ha fatto un’eccezione. Il peggior primo appuntamento di sempre, i suoi più sentiti complimenti, davvero: «Quanto dura una notte su Darillium?»

 

 

 

 

 

 


Questa storia partecipa alla challenge “I like that quote, said the month” indetta da Mari Lace sul forum di EFP.


N/A: quanto voglio bene a River <3
Btw, all’alba di seimila anni dopo, ecchime!, con il secondo capito della raccolta. Questa storia fa spoiler di, be’, un po’ tutta la storyline di River Song dalla sua prima comparsi in Silence in the Library allo speciale di Natale con lei e Twelve. Le doubledrabble (sì, sono tutte 220 w. E allora? Avrei potuto dormire invece di scrivere/cancellare/riscrivere finché non quadravano? Sì. E allora?) (Non sto proprio benissimo, va bene, ve lo concedo) (perché improvvisamente ‘sta fissa con le doubledrabble, Delì? Perché sto scrivendo crack su GoT, se può essere una risposta) non sono in ordine cronologico né dal punto di vista del Dottore, né da quello di River (ma il tempo wibley-wobley, quindi.), ma sono P.O.V. River e-- spero non risulti OOC. Davvero, ci spero, perché volglio tanto bene a Mel ed era da Natale che èprovavo a conciliare questo prompt bellissimo con la sua storia (d'amore).
Avrei tanto voluto, ma non ho scritto su The Angels Take Manhattan percHÉ SONO DEBOLE DI CUORE, VA BENE? Non ce la posso fare, il momento in cui River si rompe il polso è il momento preciso in cui scoppio in lacrime OGNI VOLTA. Comunque. * si ricompone*

Tutte le citazioni fanno esclusivo affidamento sulla mia memoria, perché ho scritto questa roba invece di dormire, appunto, e. Niente, se non sono proprio-proprio esatte, la chiameremo licenza poetica e ci accontenteremo, okay?

 

Spero sia stata una lettura piacevole, alla prossima!

  
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