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Autore: heliodor    14/04/2021    1 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Giuramento
 
Carlytte stava sparecchiando il tavolo dopo la cena. Quella sera gli eruditi erano stati ospiti della governatrice e poi erano andati via un po’ alla volta. Solo dopo che ebbero lasciato la sala gli abitanti del palazzo poterono cenare.
Valya sedette tra due eruditi che si occupavano di tenere in ordine i conti. Non conosceva i loro nomi ma li aveva già visti in giro per i corridoi del palazzo.
Olethe le aveva raccomandato di non disturbarli e di non rivolgere loro la parola.
“Sono persone strane” aveva detto la donna. “E a volte fanno discorsi strani che non sono adatti a una brava ragazza.”
Valya non aveva idea di quali discorsi facessero gli eruditi nella loro accademia, ma lì a palazzo quei due avevano solo criticato il cibo arrivato freddo a tavola e il pane stantio che non sapeva di niente.
Quando erano andati via aveva sospirato di sollievo. Olethe era rimasta nella stanza di Doryon come a presidiarla e difenderla dagli intrusi.
Carlytte sedette a tavola con un piatto pieno di carne e verdura coperte da una salsa color rosso scuro. “Che giornata impossibile” disse la donna sbuffando. “La signora del castello ti ha lasciata sola?” le chiese masticando un pezzo di carne.
“Parli di Olethe? Non esce dalla stanza di Doryon.”
“Povera donna. Non l’ho mai vista così in pena. Vuole proprio bene a quel ragazzino. E se devo essere sincera la cosa non mi sorprende affatto.”
Valya le rivolse un’occhiata dubbiosa.
“Per l’Unico, nessuno ti ha avvertita?”
“Avvertita di cosa?”
“Di non parlare mai a Olethe di quello che le è capitato nella guerra contro Vulkath.”
“Nessuno mi ha detto niente.”
Carlytte fece una smorfia di disappunto. “Olethe aveva tre figli, due maschi e una femmina. Il maggiore serviva nell’esercito del rinnegato. Era stato arruolato a forza, come molti giovani di quelle parti. Morì nella battaglia finale, quando Vulkath l’infame venne ucciso.”
“È terribile” disse Valya. “E gli altri due?”
“Il minore morì di stenti nella carestia che seguì alla guerra” disse Carlytte masticando un boccone di insalata. “E la piccolina…” Scosse la testa.
“Morì anche lei?” chiese Valya già temendo la risposta.
Carlytte scosse la testa. “Peggio. Molto peggio.”
Cosa può esserci peggio della morte? Si chiese Valya.
Stava per chiederlo a Carlytte quando uno dei valletti di palazzo si avvicinò al tavolo e fece un colpo di tosse.
“Chiedo scusa” disse il ragazzo. Come molti valletti aveva undici o dodici anni ed era il figlio o il nipote di un nobile locale mandato a palazzo per imparare le buone maniere ed essere introdotto nella corte di Ferrador.
Valya lo degnò appena di un’occhiata.
“Chiedo scusa, ho un messaggi per Valya Keltel.”
“Per me?” fece Valya sorpresa. “Da parte di Olethe?”
“No” disse il ragazzo. “Da parte di una persona che non risiede a palazzo. Ti attende nel cortile per riferirti su una questione importante.”
“Ti ha detto il suo nome?”
“Solo di essere un tuo conoscente.”
Carlytte sorrise. “Un fidanzato? Era ora che ne portassi uno a palazzo.”
Valya arrossì. “No” esclamò decisa. “E non mettere in giro una voce del genere, per favore.”
“La porterò con me nella tomba” rispose la donna prima di mettersi a ridere. “Vai, vai pure. Penso io a sistemare tutto qui.”
Valya seguì il valletto fino all’ingresso e poi nel cortile dove dei soldati presidiavano il cancello per ordine della governatrice.
Poco fuori dalle mura una figura era come in attesa, le spalle girate.
“Da qui posso andare da sola” disse al valletto.
Il ragazzo le rivolse un inchino veloce e tornò di corsa verso il palazzo.
Valya proseguì e raggiunse i soldati di guardia. “Io vi saluto” disse con cortesia.
I soldati le rivolsero un’occhiata veloce. “Lo abbiamo fermato prima che potesse entrare. Chiedeva di poterti parlare” disse indicando la figura. “Puoi avvicinarti.”
La figura avanzò di qualche passo fino a che il viso venne illuminato dalle luci delle torce. A Valya bastò un’occhiata per riconoscere Ros.
“Che cosa ci fai qu a quest’ora?” gli chiese allarmata.
Ros si guardò attorno. “Mi spiace disturbarti, ma dovevo riferirti su quello che ho scoperto. Parlo di quello che ho raccolto questa mattina.”
Valya sentì la tensione crescere dentro di sé. “Se hai qualcosa da dire, dimmela e poi vattene via. Non sta bene incontrarsi al buio a quest’ora” aggiunse ripetendo le parole di Olethe.
Davvero sto diventando come lei? Si chiese. O è solo una scusa per costringere Ros ad andare via?
“Dovrei parlarti in privato, se non ti spiace.”
“Non posso uscire” disse Valya. “La governatrice ha vietato a chiunque di lasciare il palazzo al calar del sole.”
“Allora chiedi alle guardie di farmi entrare. Garantirai tu per me e sono già stato qui stamattina.”
Valya sospirò. “Quello che hai da dire è importante?”
Il ragazzo annuì. “Lo è” disse con tono convinto.
Si rivolse alle guardie. “Lasciatelo passare. Garantisco io per lui.”
Le guardie le rivolsero un’occhiata annoiata. “Abbiamo degli ordini” disse la più anziana. “Nessuno può entrare o uscire dopo che il sole è calato.”
“Sono la protetta della governatrice” disse Valya con espressione severa. “Se lei lo venisse a sapere non ne sarebbe contenta. Ho già evitato di riferirle che l’altro giorno non volevate lasciarmi passare, non costringetemi a farlo adesso.”
Le guardie si scambiarono un’occhiata, poi la più anziana disse: “Può passare, ma deve restare nel cortile dove possiamo vederlo. E deve andare via in fretta.”
Valya fece cenno a Ros di seguirla e insieme si piazzarono sotto le mura a una cinquantina di passi dall’entrata. “Spero che tu abbia un motivo valido perché sto correndo un grosso rischio facendoti passare.”
“Sei la protetta della governatrice? Non me lo avevi detto.”
“Non te l’ho detto perché non è una questione che ti riguardi. Ora dimmi che cosa hai scoperto.”
“Forse so che cosa sta facendo ammalare Doryon” disse Ros.
Valya lo guardò incredula. “Tu l’hai scoperto?”
“Sì.”
“Solo guardando quello che Doryon ha rigettato?”
“È un po’ complicato da spiegare ma” Fece una pausa. “Sì” aggiunse con voce ferma. “L’ho capito da quello che ha mangiato stamattina.”
“Quindi è stato del cibo guasto? Basterà dire alle ancelle di non dargliene altro?”
Se è questo il motivo e se Doryon poi stesse bene, la governatrice potrebbe pensare che sia anche merito mio, pensò Valya. Forse in questo modo riuscirei a conquistarmi davvero la sua fiducia e potrei convincerla a farmi partire con l’armata, quando sarà pronta. Però se Ros si sbaglia e Doryon non migliora e anzi peggiora…
Non voleva pensare alle conseguenze. Eppure, Ros sembrava sicuro di quello che diceva ed era un apprendista di quel Jangar, che era un guaritore apprezzato o almeno ritenuto tale, visto che era stato convocato a palazzo per aiutare Doryon.
Però è anche un Chernin, si disse. E si sa come sono fatti i Chernin. Forse è tutto un piano per mettermi in cattiva luce e farmi cacciare via. Dopo la fuga di mio padre, Dalkon ci metterebbe poco ad accusarmi di voler fare del male a Doryon e addio possibilità di arruolarmi.
“No” disse Ros interrompendo il filo dei suoi pensieri. “È più complicato di così.” Si guardò attorno. “È stato avvelenato” aggiunse in un sussurro.
“Avvelenato?” esclamò Valya.
Ros le fece cenno di tacere. “Non gridare. Possiamo parlare? Non andrai a dirlo a qualcuno? A tuo padre, magari?”
“Non lo dirò a nessuno” disse Valya infastidita da quel comportamento.
“Potresti giurarlo.”
“Io…”
“Tu hai fatto giurare me su quella faccenda del torneo.”
“Va bene” disse Valya esasperata. “Te lo giuro.”
Ros la fissò come se fosse in attesa.
“Ho detto che lo giuro.”
“Dovresti mettere la mano sul cuore.”
Valya sospirò e posò la mano destra al centro del petto. “Te lo giuro.”
“Che non lo dirai a nessuno.”
“Che non lo dirò a nessuno” ripeté. “Ora dimmi chi sta avvelenando Doryon e come.”
“Non so chi, ma posso spiegarti il come. Hanno usato due sostanze diverse che prese da sole non provocano danni ma se unite diventano un veleno.”
“Che tipo di veleno?” Valya sapeva che ce n’erano parecchi anche se non ne conosceva nessuno. “Potrebbe morire?”
“Con una dose eccessiva, sì” disse Ros. “Ma se interveniamo subito starà meglio.”
“Guarirà?”
“Credo di sì, se il danno non è grave. E non dovrebbe esserlo, se ho calcolato bene le dosi usate.”
Valya si accigliò.
Ros fece un gesto vago con le mani. “Maggiore è la quantità di veleno ingerita, maggiore è il danno provocato.”
“L’avevo capito” disse Valya ancora infastidita. “Non sono stupida.”
“Scusami” disse Ros arrossendo.
“Doryon è stato male nelle lune passate ma si è sempre ripreso dopo qualche tempo.”
“Vuol dire che aveva assunto una dose piccola di veleno, forse una goccia o due. Gli effetti spariscono da soli.”
“Forse spariranno da soli anche stavolta.”
“Forse” disse Ros con tono grave. “Ma andrà sempre peggio e le crisi dureranno sempre di più perché il suo corpo si sta indebolendo e fatica a neutralizzare il veleno che ingerisce. Prima o poi ingerirà una quantità che non sarà in grado di eliminare da solo e…” scosse la testa.
“Morirà?” fece Valya preoccupata.
“Temo proprio di sì.”
“Devo avvertire la governatrice” disse Valya.
“No” fece Ros. “Ricorda che hai giurato.”
Ho giurato a un Chernin, si disse Valya. Ma ha ragione. Ho giurato. Margry Mallor manteneva sempre la sua parola, anche se aveva di fronte un avversario e io non posso essere una spergiura.
“Ma qualcuno deve sapere” disse Valya. “O Doryon continuerà a prendere quel veleno fino a morire.”
“Non lo posso dimostrare” disse Ros. “Anche se tu dicessi alla governatrice del veleno, non potresti provarlo.”
“Ma tu hai detto che hai trovato quella sostanza nel suo stomaco.”
“A quest’ora si sarà già sparsa per il resto del corpo. Non rimane ferma, è proprio questo il problema. Se non avesse rigettato la colazione, probabilmente sarebbe stato anche peggio.”
“Ma tu hai detto che c’è il modo per farlo stare meglio” disse Valya ricordando le sue parole.
Ros annuì. “È vero. C’è una sostanza che può annullare gli effetti del veleno.”
“Allora usala subito.”
“Non ne ho con me” disse Ros. “E in città, con le porte chiuse, non ce l’ha nessuno. Chi ha usato quel tipo di veleno doveva sapere che sarebbe stato difficile procurarsela.”
Valya annaspò. “Deve esserci un modo per recuperarla. Se dicessimo alla governatrice come stanno le cose, lei farebbe aprire le porte per farne scorte.”
“Ti ho già detto che non posso provarlo” disse Ros. “Anche la sostanza neutralizzante si comporta come un veleno.”
“Aspetta” disse Valya. “Vuoi dire che per guarire Doryon da un veleno, bisogna avvelenarlo?”
Ros aprì la bocca per dire qualcosa, sembrò ripensarci e poi disse: “Sì. Proprio così.”
“Sei pazzo” disse Valya. “Vado ad avvertire la governatrice.” Fece per voltarsi ma lui le afferrò la mano trattenendola.
“No, aspetta” disse Ros. “Hai promesso.”
“Ho promesso, è vero, ma prima di sapere che volevi avvelenare Doryon. O forse sei stato proprio tu a farlo fin dal principio?”
Ros impallidì. “Che cosa dici? Oggi è stata la prima volta che ho messo piede a palazzo e Jangar non ci veniva da anni. Come avrai notato gli altri guaritori non lo sopportano.”
Valya scosse la testa. “Non ti permetterò di avvelenare Doryon solo perché tu credi di poterlo salvare.”
“Potrebbe essere la sua unica speranza. La prossima volta che ingerirà quel veleno, il suo corpo potrebbe non essere capace di reggere.”
Valya soppesò quelle parole. Da una parte voleva aiutare Doryon e dall’altra non voleva peggiorare la situazione. “Provami che hai ragione.”
“Come?” domandò Ros.
“Trova tu il modo, ma provami che puoi salvare Doryon.”
Ros sembrò rifletterci. “Potrei creare la sostanza che ha avvelenato Doryon e ingerirla” disse, la voce che tremava. “E poi, potrei ingerire la sostanza neutralizzante e annullarne gli effetti. Proverò su di me se quello che dico è vero o falso.”
Valya lo scrutò per qualche istante. “Come pensi di procurarti la sostanza neutralizzante?”
“Si trova fuori città. È una corteccia molto rara, ma a poche miglia da qui c’è una foresta dove cresce. Deve essere sbriciolata e ridotta in polvere e poi…”
“Lascia perdere i particolari. Puoi procurartela da solo?”
“Non posso uscire” disse Ros. “Nessuno può.”
Valya ci rifletté. “Io potrei. Se ti accompagno. Conosco un modo per uscire dalla città. È rischioso ma potrebbe funzionare.”
“Un passaggio segreto?” chiese Ros.
Valya scosse la testa. “Passeremo da uno degli ingressi principali. Fidati di me. Tu dovrai fare in modo di procurarci dei cavalli.”
“C’è una scuderia, poco fuori dalle mura” disse Ros. “L’ho notata arrivando.”
“Ora torna alla bottega di Jangar e prepara il veleno. Io ti raggiungerò dopo l’ora di cena. Prima di allora non potrò muovermi.”
“E per i cavalli come faremo?”
“Jangar ti dà una paga?”
Ros annuì.
“Porta con te le monete. Affitteremo due cavalli alla scuderia di cui hai parlato.”
Ros annuì e fece per girarsi, ma sembrò ripensarci e tornò indietro. “C’è un problema” disse tenendo gli occhi bassi.
“Cosa?” fece Valya preoccupata.
“Non so andare a cavallo.”

 
  
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