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Autore: ToscaSam    14/04/2021    1 recensioni
Dopo la sua ultima apparizione, Lunch è finita in galera per aver rapinato una banca.
Qualcuno paga per il suo rilascio.
Ma forse c'è qualcosa in più.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lunch, Tenshinhan | Coppie: Lunch/Tenshinhan
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Lunch non si aspettava che quella mattina sarebbe stata differente dalle altre. Il suo viso, segnato dalla sofferenza e anche vagamente dal tempo, non brillò di gioia quando le dissero che qualcuno aveva pagato la cauzione per il suo rilascio.
Non ebbe la forza di gioire. Non ricordava molto degli ultimi anni. Sicuramente era finita dentro per quell'ultima rapina in banca. Era frustrata dall'abbandono di qualcuno. Era ferita e si era sfogata con una vecchia abutudine.
Non le importava del denaro, ormai era diventata una persona diversa. Aveva avuto degli amici. Quanto sembrava lontano, quel mondo. Quanto era stato vano. L'avevano dimenticata in un soffio mentre lei aveva dovuto faticare per scordarsi di loro. Il dolore e il suo disturbo della personalità avevano affogato i volti dei suoi più cari amici in un oblio che si rimescolava senza sosta dentro il cuore e la mente di Lunch.
Aveva passato molti anni in cella. Molte volte aveva cambiato personalità ma alla fine entrambe si erano ingrigite e non sapevano più in cosa sperare.
Poi arrivò quella mattina.
« Cara Z752, ce l'hai fatta. Sei libera, hanno pagato la cauzione».
L'agente, un lupo dal pelo azzurrino in tinta con l'uniforme, trafficò con le chiavi.
Lunch lo guardò, impassibile.
« Eh, che c'è, non sei felice? Guarda che ti restavano ancora parecchi anni … Di che umore siamo oggi? Vedo che sei biondina ma hai perso parecchio pepe, ultimamente. Dai, fai un bel sorriso. E stai alla larga dal crimine».
« Chi ha pagato?» disse infine Lunch, temendo di essere finita nelle mani di qualche strozzino. Avrebbe dovuto di nuovo rubare, per pagarlo. La prospettiva non le piaceva.
« Non mi hanno detto la sua anagrafica» ridacchiò la guardia: « non hai nessun parente che ti tirerebbe fuori dai guai?»
« No» tagliò secco Lunch.
L'uscita dalla cella fino all'ufficio del direttore le parve come un miraggio: era stordita, le girava la testa, si domandava cosa ne avrebbe fatto della libertà.
Firmò parecchi fogli e ascoltò molte ammonizioni di cui non colse il senso. Poi fu libera.
Le concessero di cambiarsi in una cabina vicino al portone di uscita. I suoi effetti personali erano quelli del momento della cattura: un lungo vestito rosso, che qualcuno aveva addirittura lavato e stirato; un piccolo zaino con le sue capsule. Indossò il vestito e un altro mondo la investì: un mondo pulito, profumato, fatto di persone rispettose e rispettabili. Lei ne aveva fatto parte e poteva di nuovo essere inclusa.
Le capsule nello zaino erano state accuratamente selezionate: avevano tolto tutte le sue armi da fuoco. C'era però il suo motorino. Lunch sorrise, pensando che a breve ci sarebbe saltata in sella.
Il sorriso si spense appena si domandò dove sarebbe andata.
Le guardie all'ingresso le fecero un cenno di saluto. Lei mosse i primi passi fuori dalla prigione.
C'era il sole, una luce accecante che non vedeva da secoli. Non brillava così, nel giardino del carcere. Il cielo era limpido, costellato di allegre nuvolette bianche.
Ma ad aspettarla, fuori, c'era una persona.
Fu come un lampo: il cuore non seppe decdersi se essere felice o arrabbiato, così andò in corto circuito. Gli occhi di Lunch si rovesciarono e lei cadde svenuta sul tiepido prato verde.
 
« Santo cielo, ma che ti è preso?».
Lunch aprì gli occhi, sudata e confusa.
« Chiamo un medico? Ce ne dev'essere uno all'interno della struttura»
« No» disse con decisione, anche se quel che uscì dalle sue labbra fu un soffio. Afferrò il braccio di Tenshinhan.
« Resta» disse la donna dopo aver ripreso fiato.
Tenshinhan obbedì. Non disse niente, rimase accanto a lei a fissarla, come se stesse controllando il suo stato di salute.
Lunch sentì che era stata appoggiata al tronco di un albero. L'ombra era piacevole, ma il contatto con la corteccia le dava il prurito.
Fissò l'uomo davanti a lei.
« Sei stato tu a pagare la cauzione?» chiese.
« Si» rispose lui semplicemente.
« Perché?».
Tenshinhan non rispose subito. Fissò in basso e Lunch fu certa di vederlo arrossire. Di colpo si alzò e poi si inginocchiò per terra.
« Ti chiedo perdono» disse dalla sua posizione contrita. Lunch non vedeva la sua faccia, rivolta verso il terreno, ma poteva indovinare l'espressione addolorata.
« Ti ho arrecato un grave danno».
Lunch non sapeva cosa dire. Era bloccata al tronco, sentiva i pezzetti di corteccia attaccarsi al collo sudato e al vestito.
Tenshinhan continuò:
« Ho trascurato quello che tu avevi costruito con me. Ho pensato solo ad allenarmi. Volevo salvare la Terra e non avevo nient'altro per la testa. Non sono riuscito a capire che stavo pensando solo a me stesso. Non mi sono comportato da umano, ma da essere meschino. Ti ho provocato una grande sofferenza. Chiedo il tuo perdono ma capisco se rifiuterai di concedermelo».
Lunch si alzò. Superò il piccolo capogiro per la velocità con cui si era mossa e fissò Tenshinhan, curvo a terra. Era così grande e grosso … eppure così piccolo, rannicchiato in quell'inchino da penitente.
Qualcosa bruciò sulle guance di Lunch. Erano lacrime?
« Tu … tu mi hai abbandonata! Ti ho seguito, ti ho cercato. Non hai mai voluto saperne di me. Credevo che ci fosse qualcosa, poi all'improvviso te ne sei andato. Non t'importava niente»
« Questo non è vero» esclamò Tenshinhan, alzandosi a sua volta: « io … io … ci tenevo alla nostra amicizia. Ma me ne sono accorto tardi».
Lunch emise un risolino, strozzato dalle lacrime: « Vedi? Non possiamo continuare … non così. Tu non sei un mio amico, hai capito? Io sono innamorata di te, ecco. E se non l'avevi capito, beh allora sei proprio stupido. Grazie per avermi pagato la cauzione. Me ne vado».
Lunch ritrovò le sue forze, la faccia era calda di lacrime e di rossore. Abbandonò l'ombra del grande albero per incamminarsi verso la città. Non aveva mai epresso a voce alta i suoi sentimenti ma dopo anni passati in cella, tutto stava uscedo fuori con prepotenza.
La mano di Tenshinhan la bloccò e lei fu costretta a voltarsi.
Tenshinhan era molto rosso in viso. Guardava in basso.
« Non so come posso … uh … dirlo. Io desidero ritrovare quello che c'era fra noi. Perché … credo che ci fosse, qualcosa» prese un respiro: « anche da parte mia».
Lunch sentiva le gambe che tremavano: troppe emozioni per qualcuno che aveva vissuto gli ultimi anni rinchiusa in una cella.
« Dov'è Jiaozi?» chiese dopo un po'.
Tenshinhan riuscì finalmente a guardarla.
« Ci sta aspettando» disse.
« Dove?»
« A casa».

 

  
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