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Autore: Merry brandybuck    16/04/2021    0 recensioni
Piccola premessa: Anche se so che Gil-Galad è registrato come discente di Finarfin, mi sono presa la licenza poetica di renderlo un nipote di Fingolfin.
Comunque, ecco a voi come un errorino dei Valar può generare un casino di proporzioni bibliche ( più o meno) e dare alla luce un sacco di problemi
Genere: Comico, Demenziale, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Figli di Fëanor, Fingon, Gil-galad, Maedhros
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Mpreg
Capitoli:
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Capitolo 3: La stessa delicatezza di una craniata

 

Fingon passeggiava su e giù per le scale, teso come una corda di violino; aveva deciso di vuotare il sacco davanti a tutta la famiglia, dopo il pranzo a casa del nonno: ebbene, il fatidico giorno era arrivato e gli altri parenti erano nella stanza a fianco. Suo fratello e il suo amante erano andati a fare un giro, mentre sua sorella aveva passato l’intero pasto a lanciargli sguardi eloquenti per spingerlo a confessare. Iniziò a giocherellare con una ciocca di capelli e a guardare il quadro raffigurante suo padre e lo zio: due bambini che si gridavano contro; adesso si stava immaginando come avrebbero reagito all’improvvisa notiziona. Decise di sedersi un attimo su uno scalino a riflettere; aveva quattro opzioni: uno, poteva entrare e dire tutto (possibilmente urlando, per fare un po’ di scena) due, poteva buttarla sul ridere; infine poteva buttarla in vacca, oppure scappare lontano, aspettare sei mesi e vivere una vita da solo col futuro erede. Nah, l’ultima alternativa era un tantinello drastica: decise di provare a comunicare la novella con tono calmo e pacato, come era solito fare il capofamiglia; sperava di cuore che non si sarebbero messi a litigare, ma tanto sapeva che sarebbe successo comunque e non sarebbe riuscito a impedirlo neanche se avesse pregato in cinese mandarino. Forse a qualcuno sarebbe preso un malore, ma andava bene così: sapeva che avendo una famiglia di melodrammatici, ognuno avrebbe fatto del suo meglio per esagerare la cosa e generare un casino di proporzioni bibliche ( a essere consapevoli di ciò si poteva desiderare solo di guadagnarci qualcosa entrando a far parte di un freak show, sempre se fossero esistiti); si mise a respirare profondamente, per farsi coraggio, e decise di andare senza indugio. Si avviò per il corridoio avvolto nella penombra fino alla porta; prese un un’ultima boccata d’aria e poi la spinse con delicatezza: la luce lo travolse e anche l’aria di casa lo investì.

Nella stanza c’era già di per sé una confusione pazzesca: il capofamiglia e la consorte stavano chiacchierando con la loro solita pacatezza senile, mentre Fëanor litigava con i suoi fratellastri ( come da copione); le donne stavano parlottando con tutta la calma del mondo di argomenti abbastanza generici e, se doveva dirla in tutta sincerità, futili, tutte tranne una: la figlia di Mahtan sonnecchiava in un angolo, in bilico su solo due gambe della sedia, con le mani intrecciate in grembo e un’espressione truce piantata in volto. Non si poteva certamente biasimare la sua stanchezza, pora signora, con la prole che aveva: difatti i suoi figlioli stavano facendo un macello, seminando il panico tra i cugini; erano in cinque, ma sapevano un sacco di tecniche per generare scompiglio, quindi le loro azioni avevano conseguenze della stessa intensità di un esercito composto da cinquecento persone. Il Valoroso si avvicinò con le dovute precauzioni ai ragazzi, quando una conversazione in particolare attirò la sua attenzione; Maglor era seduto su un divano, accerchiato dalla sua piccola “ Corte dei Miracoli” e stava disquisendo con il flavo Finrod: “ Mi chiedo come sia possibile che vostro fratello venga denominato con l’epiteto l’Alto se Turgon è indubbiamente poco più alto !” disse quest’ultimo con un leggero trasporto; il feanoriano si fece pensieroso per qualche istante e poi guardò il suo interlocutore come se fosse un idiota: questi rimase un poco sconcertato, ma quando comprese la malizia nello sguardo dell’altro, storse la bocca, scioccato: “ AHHHHHHHH ! PAPÀ AIUTO ! FALLO SMETTERE” si mise a strillare correndo a nascondersi dietro la sedia del padre. L’Immortale sospirò esasperato, stringendosi il setto nasale: vedendo il suo primogenito piagnucolante decise di fare qualcosa; si alzò e si diresse verso il cantuccio dove stava la cognata. La ramata sembrava una gargoyle di granito; il biondo si inginocchiò e si mise a pregarla: “ Oh cara Nerdanel ti prego, fa qualcosa per far smettere i tuoi giovani di dire frasi oscene ai miei pargoli” “ Perché mai ?” non aveva aperto manco un occhio: “ Sei tu la madre” “ Ah, vero”. La fulva, da brava donna polivalente e con grande spirito conviviale, mise mano alla cintura, senza tirar fiato; ne estrasse un martello e con un indice sollevò la manica che copriva l’avambraccio, mostrando un bracciale di metallo: si mise a battere lo strumento sull’indumento con la stessa forza con cui lo usava per plasmare le pietre, generando un canaio assurdo. I giovini smisero di sghignazzare e si radunarono intorno alla madre, sapendo che era adirata per qualcosa: “ Mnn… Mako ripeti a mamma ciò che volevi dire” il ragazzo andò nell’imbarazzo più totale: “ Non mi sembra il caso, Maman…” “ No no no ora sputi il rospo o non ti faccio più suonare l’arpa per un mese” quello si arrese: “ Mi hanno chiesto perché Mae viene chiamato l’Alto e io ho dato a intendere che lui… beh, lui ha… lui ha…” “ Va bene, basta così: non parlare più degli attributi che Yavanna ha donato a tuo fratello e tutto andrà bene; se l’ho chiamato il “ Ben Fatto” ci sarà pur un motivo…” lo interruppe e lo mandò via con un cenno della mano: il corvino se ne andò con il morale a pezzi mentre i minori lo prendevano per i fondelli; suo padre trattenne un risolino divertito e tornò a discutere animatamente con Nolo e Fina’. Intanto Findekano era in preda allo sconforto: non sapeva se dirlo o stare zitto, ma quando scorse gli sguardi omicidi della sorella decise, che se ci teneva alla propria esistenza ( o più semplicemente se non voleva che gli arrivasse una scarpa in piena fronte), doveva dire tutta la verità e nient’altro che la verità e anche in fretta. Prese una seggiola e la spostò in centro alla sala; lo zio corvino fu il primo che si accorse della cosa e smise di contemplare i meravigliosi capelli della cugina Galadriel pur di guardarlo mettersi in ridicolo: si issò con la dovuta precauzione e provò ad attirare l’attenzione degli altri familiari: “ Parenti carissimi ! Ho una gran bella novella da comunicarvi !” La sua voce era stata così gioiosa che a sua madre erano già cominciati i trip mentali: “ Oh tesoro ! Io me lo sentivo nelle ossa, so già tutto…” Visible confusion: il giovane arrossì un minimo e provò a non andare nel panico, mentre cercava l’uscita di sicurezza più vicina: “ Sai cosa di preciso, mamma ?” Lei ormai era partita per la tangente: “ Ma come, bimbo mio, sei così strano negli ultimi tempi sei così strano che è impossibile non notarlo...” o Eru Benedetto, forse aveva capito dove voleva andare a parare: “ È normale essere un po’ tesi per una cosa simile… dopotutto non è semplice prendere una decisione importante quanto quella di sposarsi !” 

 

First reaction: shock. Nel frattempo che si rendeva conto che sua madre non era quella gran perla di intelligenza che si era immaginato, tentò di fermarla; troppo tardi: già fantasticava su che aspetto potesse avere la futura nuora: “ Con il gusto che hai sono sicura che sarà una splendida ragazza di Kôr…” il problema era che il marito le dava corda; il primogenito iniziò a capire perché il padre di Mae riteneva suo papà un deficiente. Intanto era iniziata una vera e propria coda di persone che volevano fare le proprie prolisse felicitazioni; c’erano tutti tranne lo zio Arafinwë che stava ancora svuotando la dispensa ( da Ingoldo a Ingordo è un attimo) e non sembrava intenzionato a volersi staccare da essa. Irissë era lì lì per farlo fuori e il ragazzo era immerso nell’esasperazione più nera: quando gli presentarono l’ennesima mano da stringere e quelle congratulazioni senza un minimo senso logico, gli venne quello che a Roma chiamano uno sbrocco coi fiocchi e controfiocchi: “ ADESSO BASTA ! MAMMA, PIANTALA PER GIOVE E PLUVIO; LO DIRÒ UNA VOLTA PER TUTTE IN MODO DA NON DOVERMI RIPETERE: NON MI DEVO SPOSARE !” Silenzio tombale. La genitrice rimase alquanto sorpresa e, visto che le era caduta la mascella, il marito espresse il dubbio dell’intera famiglia: “ Se non devi andare a nozze nell’immediato, che devi fare, figliolo adorato ?” Vi era un clima tesissimo e nessuno osava rompere quella coltre di imbarazzo ( manca solo il rullo di tamburi dalla regia… Merry sei na’ poraccia, non c’hai una regia… Curufinwe Jr taci una buona volta, per cortesia o giuro che ti ammazzo ! N.d.a)

 

Un respirone profondo e il moro si posò una mano sulla pancia: “ Io aspetto un bambino !” il suo babbo era piuttosto confuso: “ In che senso ?” “ Sono, come posso spiegare con un termine semplice… incinto” 

Arakano dovette reggersi a qualcosa per non finire col fondoschiena sul pavimento; sua moglie ebbe un mancamento e venne sorretta dalla figlia, mentre Argon si avvicinò al ventre del maggiore: “ Esci subito da mio fratello, essere immondo !” Ëarwen, sua zia Teleri, riuscì a mantenere una quantità di autocontrollo tale da afferrarlo per le spalle: “ Guarda che non è mica un esorcismo” “ Ah, pensavo funzionasse in modo simile” rispose questo, con tutta la sua innocenza infantile. Aredhel, dopo aver posato la madre in un luogo tranquillo, si mise appresso al primo nato ed esordì: “ Certo che sei delicato quanto una testata in diagonale ! Potevi dirlo con un po’ più di tatto” I figli della casa di Finarfin si erano rintopati in un angolino e pian piano si erano affiancati a lui: “ Non sembra che tu abbia intrapreso una gravidanza” avevano commentato, con lo stesso aplomb di prima, come non fosse successo nulla o come se il suo stato fosse perfettamente normale; gli adulti confabulavano tra loro, tutti tranne Curufinwe e la sua mogliettina: a loro non gliene fregava un gran che di tutta questa faccenda, in cui non c’entravano nimanco per sbaglio. C’era un gran trambusto, gente che correva in giro, domande, mancamenti principi di malore, urli, strepiti, pianti abbracci carezze e maledizioni; in tutto ciò i figli di Fëanaro erano rimasti in disparte e si sussurravano nelle orecchie gli uni agli altri: dopo un po’ vennero da lui e tra mille complimenti iniziarono a fargli un sacco di questioni: “ Sicuro di esser gravido ?” gli domandò Curufin, con aria sospettosa. Gli annuì e fu subito il turno di Celegorm: “ Da quand’è che non ti viene più il ciclo ?” “ Non ce l’ho mai avuto, pezzo di imbecille !” Quello non si scompose: “ Allora, quand’è l’ultima volta che ti sei sbattuto mio fratello ?” Un violento rossore sulle guance: Tyleko era sempre stato bravissimo a gestire situazioni intime e personali “ Sarà stato circa tre mesi fa”; la loro reazione fu qualcosa di inaspettato: si misero a gridare, saltellando: “ Diventeremo zii ! Diventeremo zii !” 

In quel momento Nerdanel si accorse della cosa e cadde dalla sedia; lo disse al marito e al cognato: quest'ultimo si avvicinò al figlio con aria minacciosa: “ Fingon dillo al tuo papino, chi è il padre ?” “ Non credo di poterlo dire qui…” “ CHI È IL BASTARDO ?” ululò. Mentre la consorte provava a calmarlo il giovane confessò: “ Ma-Ma-Maedhros…” Fëanor si mise a strillare correndo in giro , in preda a una crisi isterica, e inveendo contro il fratellastro: in quell’istante Turgon e Russandol rientrarono e assistettero a quel finimondo. Il ramato fu assalito da una banda di persone che si volevano congratulare e non capendone il motivo chiese spiegazione; il suo fidanzato lo abbracciò forte: “ Maitimo, stai per diventare padre !” gli disse con le lacrime agli occhi. 

Quello si emozionò così tanto da svenire senza il minimo ritegno ( ok l’emozione, ma ha scelto il momento più sbagliato per fare una cosa del genere); invece Turondo si congelò con lo sguardo perso nel vuoto: era troppo per il suo povero sistema nervoso. In quel finimondo la cugina Nerwen fu l’unica a preoccuparsi per il giovine; rubò la sedia del padre con sue proteste: “ Figliola non mi ciulare anche tu lo sgabello !”; lei non gli diede retta e fece sedere il cugino: “ Ora non resta che organizzare il matrimonio” gli disse per rassicurarlo ed effettivamente al corvino si scaldò il cuore: forse non sarebbe andata così male, dopotutto.

Ma i feanorians devono sempre portare ancora più confusione in una situazione che è già un bordello di per sé: “ La seggiola non è stata l’unica cosa a esser ciulata !” esclamarono, ridendo come iene. 

 

Nessuno biasimi la loro povera madre che si mise a rincorrerli per tutta l’abitazione con il martello levato e pronto all’impatto con le loro teste.

 

La tana della scrittrice 

Halló allir ! Hvernig hefurðu það ? Perdonatemi infinitamente, ma non sono riuscita a finire il capitolo prima della mezzanotte quindi lo leggerete dal sedici. Questo capitolo non era nulla di particolare anche se Nerdanel che usa un martello come metodo educativo mi ha fatto crepare dalle risate; provate a dirmi cosa ne pensate nei commenti. Mi scuso per eventuali errori nel testo o se non è stato di vostro gradimento, saluti e baci hobbit 

Sempre vostro 

 

Merry 

   
 
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