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Autore: fefi97    16/04/2021    8 recensioni
[sterek; hp AU; auror sterek; Stiles serpeverde, Derek tassorosso; Derek licantropo]
-Fammi capire. Secondo Argent il tuo... lupo interiore ha trovato il suo compagno. Il suo compagno per la vita. E sta facendo il pazzo per emergere e trovare il suo compagno, marchiarlo e stare con lui per sempre. E più reprimi il tuo lupo interiore più questo fa il pazzo scatenando in te la tua parte animale, spingendoti a comportamenti violenti e strani? -
Derek fece una smorfia, ma non lo contraddisse.
Sapeva che Stiles sarebbe scoppiato a ridere prima o poi, ma questo non gli impedì di trucidarlo con lo sguardo.
-Oh mio Dio! Il tuo lupo è un piccolo ribelle! - ghignò – Sono sicuro che sia un serpeverde. E che mi adora perché riconosce in me un suo pari. -
Questo spiegherebbe molte cose, pensò Derek amaramente.
ps: leggete le note!
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: AU, Cross-over, Soulmate!AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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6

 

Sei tu

 

Quella notte Derek era troppo turbato per riuscire a prendere sonno.

Nemmeno la mano di Stiles serrata sulla sua maglietta era di qualche conforto.

Continuava a pensare a Isaac, alla cotta non corrisposta di Stiles, al suo lupo pazzo, a Peter e Argent che gli dicevano di parlare con Stiles, al loro stupido bacio, a Stiles che gli sveniva tra le braccia e al terrore irrazionale di perderlo che aveva provato in quel momento.

In effetti, non era poi così sorprendente il fatto che non riuscisse a dormire.

Si passò frustrato le mani sulla faccia, mentre Stiles continuava a russare pacifico al suo fianco, la fronte che sfiorava appena la spalla di Derek.

Emise un lieve sospiro di sollievo quando finalmente Stiles lasciò andare la sua maglietta e si rannicchiò su un fianco, dandogli le spalle.

Derek ne approfittò per strisciare il più silenziosamente possibile fuori dal letto.

Aveva bisogno di un bicchiere d'acqua e di una pausa dall'odore aspro e così invitante di Stiles.

Il lupo era ancora irrequieto dall'episodio di quel pomeriggio e Derek non voleva tirare troppo la corda. Senza contare che aveva ben presenti le parole dello zio, sul fatto che avrebbe potuto ferire Stiles inavvertitamente, se avesse continuato a reprimere i suoi istinti.

Argent sarebbe dovuto diventare un uomo loquace e sorridente, prima che Derek permettesse una cosa del genere.

Si trascinò in cucina, aggrottando la fronte quando si rese conto che la luce era accesa, la porta socchiusa.

La spinse piano, rivelando la figura esile di Maggie, rannicchiata su una sedia con una tazza di latte sul tavolo davanti a sé e quello che sembrava un foglio di carta in grembo.

-Maggie? - la chiamò, sorpreso e un po' contrariato.

Erano le tre di notte, che ci faceva sveglia?

La ragazzina sollevò di scatto lo sguardo su di lui, mettendosi immediatamente sulla difensiva.

Nonostante il loro goffo abbraccio della sera prima, era chiaro che Stiles si mantenesse ancora in modo saldo il preferito della ragazza.

-Che ci fai in piedi? - domandò Derek e anche se avrebbe voluto risultare rassicurante, non riuscì a impedire alla propria voce di uscire severa – Mike ha avuto un altro incubo? -

Ne aveva parecchi. Il che era comprensibile, visto che aveva assistito all'assassinio dei genitori e della sorella. Stiles gli aveva suggerito di disegnare ciò che sognava, con la speranza che il bambino gli rivelasse inconsapevolmente il volto di uno dei colpevoli o qualche indizio che potesse aiutare con le indagini, ma finora aveva prodotto solo scarabocchi violenti e senza senso. Stiles si rifiutava di interrogare di nuovo Mike in modo diretto e Derek, memore del pianto isterico del bambino, era più che d'accordo. Usare la legilmanzia o del veritaserum su un bambino così piccolo era illegale, così non potevano fare altro che aspettare.

Maggie si irrigidì, stringendo le labbra.

-No. Io l'ho avuto. Ma immagino che non abbia importanza – disse freddamente, facendo per alzarsi.

-Ehi, ehi, aspetta! - esclamò sottovoce Derek, facendo un passo avanti con le braccia tese, come per fermarla, dandosi mentalmente dell'idiota.

Continuava a fare passi falsi con Maggie e la cosa era assolutamente frustrante.

Maggie inarcò un sopracciglio, ma rimase comunque seduta.

-Aspetta – ripeté Derek in tono più calmo, avvicinandosi alla ragazzina e trascinando una sedia di fronte a lei – Certo che ha importanza se hai un incubo, Maggie. Mike non è l'unico che ha il diritto di stare male. -

Prendendolo di sorpresa, Maggie gli rivolse uno sguardo di rabbia pura.

-Ma tu che ne sai? Tu e Stiles vi comportate come se sapeste quello che Mike ed io stiamo passando, come se poteste fare veramente qualcosa per farci stare meglio! Beh, indovina un po', non potete capire e non potete aggiustarci! -

Per un attimo, la somiglianza tra Maggie e Stiles travolse Derek in modo così improvviso da lasciarlo senza parole.

Maggie aveva lo stesso sguardo orgoglioso e ferito, lo stesso modo di fare di Stiles, la stessa rabbia sarcastica, tanto che per un istante Derek provò un senso di inaspettata tenerezza.

-Cosa ti dà la certezza che non possiamo capire quello che state passando? - domandò, con voce calma, ma decisa, guardandola negli occhi – Come sai che non ho perso i miei genitori quando avevo due anni, anche loro uccisi da un mangiamorte, mentre io ero nell'altra stanza? Come sai che non ho pianto per ore tra le braccia di mia sorella maggiore, mentre la mia sorellina piangeva nella culla, finché mio zio non ci ha trovato? -

Gli occhi grigi di Maggie si spalancarono a dismisura, ma Derek non le diede modo di dire niente.

-Come sai che Stiles non ha perso sua madre per via di una stupida vendetta tra mangiamorte? Maggie, nessuno mette in dubbio che tu e Mike stiate soffrendo e hai ragione, non dovremmo provare ad aggiustarvi. Certe cose non le puoi aggiustare. Ma non dovresti dare per scontato il fatto che non possiamo capire. Perché purtroppo capiamo. Fin troppo bene. -

Maggie lo fissò intensamente, in silenzio.

Sembrava pentita e Derek provò l'istantaneo bisogno di rassicurarla, conscio di essere stato un' troppo duro.

-Ascolta Maggie, io... -

-Mangiamorte? È così che si chiamano gli uomini che hanno ucciso i vostri genitori? Hanno ucciso anche i miei genitori e Susan? -

Derek esitò solo un istante, poi annuì con cautela.

- Sì, anche se gli uomini che hanno ucciso tua sorella e i tuoi genitori non sono propriamente mangiamorte. Vedi, i veri mangiamorte sono stati catturati quando Voldemort è caduto, un mago oscuro esistito molto prima della tua nascita. I pazzi che hanno fatto del male alla tua famiglia appartengono a una setta che vorrebbe riportare in auge l'ideologia dei tempi di Voldemort. Hanno ucciso molte persone nell'ultimo anno. -

Maggie lo fissò, sempre con quegli occhi grigi e troppo seri per una ragazza di tredici anni.

-Perché? - chiese soltanto, con una sorta di rabbia repressa che ancora una volta gli ricordò Stiles in modo quasi doloroso.

Anche Derek indurì il suo sguardo.

-Pensano che la magia dovrebbe essere usata solo dai cosiddetti purosangue. Secondo loro i... i nati babbani dovrebbero essere estirpati per rendere... per rendere il mondo un posto più puro. -

-Nati babbani? - ripeté Maggie, in tono incerto.

Derek sospirò, passandosi una mano sul volto. Avrebbe solo voluto interrompere quella conversazione dolorosa, ma sapeva di dovere delle spiegazioni a Maggie. Mike era ancora troppo piccolo per capire, ma Maggie era diversa. Meritava di sapere.

-È un termine dispregiativo con cui chiamano le persone come te e Mike. Persone magiche nate da genitori senza poteri magici. Noi li chiamiamo babbani. -

Maggie aggrottò la fronte.

-Anche Susan era una nata babbana? -

Derek scosse la testa.

-No. Susan non aveva poteri magici, per questo non frequentava Hogwarts. Era una babbana, come i tuoi genitori. -

-Le sarebbe piaciuta un sacco Hogwarts – sussurrò Maggie, senza guardarlo – Soprattutto Cura delle Creature Magiche. Le piacciono un sacco gli animali. -

Derek rimase in silenzio, il cuore stretto in una morsa alla realizzazione che Maggie avesse usato il presente.

-Quindi anche tu e Stiles siete dei nati babbani? - domandò poi Maggie, prendendolo di sprovvista – Per questo hanno ucciso anche i vostri genitori?-

Derek si passò nervosamente la lingua sulle labbra.

-Non esattamente. Stiles è un mezzosangue. Significa che suo papà è un babbano e sua mamma era una strega. Sua mamma era anche la figlia di un potente mangiamorte, ma ha rinnegato la sua famiglia ed è scappata di casa per sposare il padre di Stiles. Per questo è stata uccisa. -

Maggie rimase in silenzio, pensierosa.

-Non posso credere che Stiles abbia qualcosa a che fare con quelle persone – sbottò poi, quasi con rabbia – È troppo buono. -

-Lo è – disse subito Derek con fervore, forse con fin troppo fervore, a giudicare dal sopracciglio inarcato di Maggie – È l'uomo migliore che io conosca. Non ha niente a che vedere con suo nonno. Il suo sangue non conta niente. Anzi, conta. Perché sua madre era una strega brillante e gentile, mentre suo padre è uno sceriffo onesto e ligio al dovere. Stiles ha preso ogni cosa da loro. È...Stiles è ogni cosa straordinaria esista al mondo. -

Maggie lo soppesò seriamente, tanto da metterlo quasi a disagio.

-E tu? - chiese infine, curiosa – Sei un mezzosangue anche tu? -

-No – Derek fece una pausa, sentendosi la gola secca – Io sono un purosangue. -

Maggie si corrucciò.

-Non capisco. Perché allora i mangiamorte hanno ucciso la tua mamma e il tuo papà? Che motivi avevano? -

-Perché sono un purosangue solo per quanto riguarda la magia – spiegò Derek, amaro – Per il resto sono un ibrido. -

Maggie continuava ad apparire confusa e Derek emise un sospiro profondo.

-Se ti faccio vedere una cosa, prometti di non spaventarti? -

Maggie mise su un'espressione sdegnata e orgogliosa così da Stiles, che Derek non riuscì a trattenere un piccolo sorriso.

-Non ho paura di niente. -

Derek scosse la testa, chiudendo gli occhi.

-Bene, allora. -

Quando li riaprì, erano di un giallo brillante e Maggie li stava fissando stranamente affascinata.

-I tuoi occhi – ansimò, allungando esitante una mano verso il viso di Derek per poi abbassarla subito dopo – Perché hanno cambiato colore? -

-Perché sono un lupo mannaro. E per i mangiamorte è quasi peggio che essere un nato babbano. -

Maggie rimase in silenzio, nessuna espressione tangibile sul viso.

Derek sospirò di nuovo, facendo tornare gli occhi al consueto verde.

-Mi dispiace di averti turbata, cercavo solo... -

Ma Maggie gli sfiorò inaspettatamente una mano con la punta delle dita, interrompendolo.

A Derek sembrò di scorgere una morbidezza del tutto nuova nel suo sguardo.

-Grazie per avermelo detto. Non deve essere una cosa facile da condividere con le persone. Le persone sono stupide e non sempre capiscono. -

Derek la fissò, incredulo e con un'inaspettata voglia di ridere.

Nessuno aveva mai reagito così bene al fatto che fosse un licantropo.

Persino Erica e Boyd avevano avuto la loro settimana di rifiuto, prima di correre da lui invocando perdono.

Solo Stiles si era comportato sempre come se fosse una cosa assolutamente normale, persino una cosa figa.

Maggie gli assomigliava davvero più di quanto fosse lecito.

-Grazie a te, per aver capito – riuscì a dire infine, impacciato come ogni volta che doveva affrontare le proprie emozioni, ma Maggie produsse un minuscolo sorriso, per cui pensò di non essere andato poi così male.

-E mi dispiace per quello che ho detto prima – aggiunse, con un po' di imbarazzo sul viso pallido – Sul fatto che tu e Stiles non potevate capire. -

Derek le strinse la mano, sorridendole gentilmente.

-È stato già dimenticato. -

Si fissarono negli occhi, improvvisamente di nuovo impacciati e diffidenti.

Derek si schiarì la gola, lasciandole andare con delicatezza la mano.

-Beh. Devo abbracciarti adesso o...-

Maggie fece una smorfia, ritraendosi un po'.

-No. Ci siamo già abbracciati ieri. Non sono pronta a ripetere l'esperienza così presto. -

-Nemmeno io – disse subito Derek, sollevato.

Maggie gli sorrise di nuovo, questa volta più ampiamente, e Derek ricambiò subito.

-Penso che andrò a letto adesso. Grazie di avermi fatto compagnia – mormorò poi, sbadigliando e appoggiando il foglio che teneva in grembo sul tavolo, accanto alla tazza di latte quasi vuota.

Derek aggrottò la fronte.

-Quello cos'è? -

Maggie si strinse nelle spalle, scivolando con grazia giù dalla sua sedia.

-Solo un disegno che Mike ha fatto dopo un incubo. Lo stavo guardando perché di solito i suoi disegni non hanno un senso, ma questo ha quasi una forma – Maggie era già quasi vicino alla porta, mentre Derek allungava una mano verso il foglio stropicciato – In effetti, sembra quasi un lupo. -

Derek sollevò di scatto il volto verso di lei, ma Maggie era già uscita dalla cucina.

Con uno strano nervosismo, Derek si concentrò sul disegno di Mike.

In effetti, disegnato con l'inconfondibile mano goffa e incerta di un bambino di sei anni, c'era un lupo grigio che si stagliava sul bianco della pagina. Ma non fu quello ad attirare l'attenzione di Derek.

C'erano delle frecce disegnate sotto il lupo e quella che sembrava una catena.

In meno di un secondo, Derek era corso in salotto, il foglio stropicciato nel pugno destro.

Accese la luce della piccola lampada posta sul tavolo da caffè e si arrampicò sul letto, dove Stiles stava ancora russando dolcemente, ignaro di tutto.

-Stiles! Stiles, svegliati! Svegliati! - lo richiamò con voce bassa e concitata, scuotendolo con la mano libera.

Stiles grugnì, aprendo un solo occhio dopo parecchi minuti di richiami da parte di Derek.

-Tassorosso, tu mi piaci, ma questo potrebbe portarmi a odiarti per sempre, lo capisci, vero? - borbottò, infastidito.

-Guarda cosa ha disegnato Mike dopo un incubo – esclamò Derek, ignorandolo e sbattendogli in faccia il disegno.

Stiles brontolò scontento, mettendosi lentamente seduto e prendendo il foglio, senza rinunciare a guardare storto Derek.

-Giuro su Dio che se mi hai svegliato solo perché Mike ha confuso di nuovo il porpora con il rosso e tu lo trovi inaccettabile, io... -

-Guardalo e basta! - lo interruppe Derek, impaziente.

Stiles lo guardò di nuovo male, ma obbedì controvoglia.

Derek vide gli occhi di Stiles spalancarsi immediatamente, colto dalla sua stessa realizzazione.

-Ma questa... no, non può essere – esalò, guardando incredulo Derek, gli occhi spalancati e del tutto svegli.

Derek annuì cupo, gli occhi fissi sul disegno.

Il lupo aveva un'aria sinistra alla luce fioca della lampada e le frecce sembravano sul punto di colpirlo a morte.

-Sì. È la collana di Allison Argent. Allison Argent era lì, la notte in cui i Dalton sono stati uccisi. -

 

 

 

 

-Non lo so, Tassorosso – Stiles schiantò con noncuranza un mago, mentre guardava perplesso Derek – È solo un disegno. Non dimostra niente. -

-Non dimostra niente? - ripeté Derek con rabbia, facendo cenno a Stiles di chinarsi mentre schiantava una strega alle sue spalle – Mike ha disegnato quella fottuta collana dopo un incubo. Un incubo sulla morte dei suoi genitori e di sua sorella. È ovvio che c'entri qualcosa. -

-Dimentichi che Allison si è presa cura di Mike, quando lo abbiamo portato al dipartimento. Forse l'ha vista lì e l'ha disegnata – ribatté Stiles, tirando delicatamente via Derek per poter schiantare il mago di prima, che aveva cominciato a rialzarsi.

-Perché Mike dovrebbe disegnare la collana di Allison dopo un incubo, se non l'ha vista in un momento traumatico per lui? - rispose Derek, irritato, mentre gettava un incantesimo legante su entrambi i maghi.

-È solo che non capisco perché Allison avrebbe dovuto fare una cosa del genere! - esclamò Stiles, facendo lievitare i due criminali fino alla Camaro – È la figlia del capo auror, lavora nel reparto pozioni dello stesso dipartimento! Senza contare che sia una delle persone più gentili che io conosca. Non è la prima persona che mi verrebbe in mente se mi chiedessero di pensare a un'efferata assassina con pregiudizi razziali, Sourpuff. -

Derek lo guardò male, lasciando che Stiles si mettesse al posto di guida mentre lui si sistemava sul sedile del passeggero, dopo aver gettato i due malviventi, legati come salami, sul sedile posteriore.

-Non sempre bisogna avere l'aspetto o il carattere di un assassino per esserlo. Sei un auror, dovresti saperlo. -

Stiles si limitò a scuotere la testa, mettendo in moto, e Derek lo guardò con rabbia.

-Non vuoi accettare che quel che sto dicendo sia la verità solo perché è la fidanzata del tuo migliore amico – lo accusò, brusco.

Stiles gli lanciò un'occhiata in tralice, mentre la Camaro sfrecciava via da quella catapecchia abbandonata in mezzo al bosco.

-Beh, sì, perdonami ma mi troverei in una situazione lievemente imbarazzante se dovessi dire al mio migliore amico: “oh no Scott, non posso fare da testimone alle tue nozze, perché la tua futura moglie fa parte della setta dei mangiamorte a cui do la caccia da un anno e adesso devo spedirla ad Azkaban per sempre. Spero che riuscirai a superare la cosa”. -

-Non glielo dobbiamo dire per forza – suggerì Derek, cercando di essere incoraggiante – Potremmo arrestarla e basta. E poi scriviamo un biglietto a Scott. -

Stiles gli lanciò una rapida occhiata, incredulo e divertito al tempo stesso.

-Oh mio Dio. Ecco perché non dovresti mai parlare con la gente*. Sei un disastro sociale. -

Derek si imbronciò.

-E quale sarebbe il tuo piano? -

Stiles sospirò profondamente, incupendosi.

-Beh, anche se vorrei soltanto ignorare ciò che hai detto, le tue intuizioni si sono sempre rivelate giuste in passato. Ed è effettivamente strano che Mike abbia disegnato quella collana dopo un incubo – emise l'ennesimo sospiro – Immagino che dovremmo indagare a fondo su questa faccenda. -

Prima che Derek potesse mettere su la sua faccia da finalmente ti sei reso conto che avevo ragione io, Stiles lo ammonì con un'occhiata.

-Ma solo dopo che io avrò parlato con Scott. Non posso nascondergli una cosa così. Deve sapere che sto indagando sulla sua fidanzata. -

Derek gemette esasperato rovesciando indietro la testa sullo schienale.

-Che due boccini, Stiles! Così ci metteremo una vita. -

Stiles scoppiò in una risata divertita.

-Dovresti davvero smetterla con gli insulti da purosangue, Derek. È troppo facile prenderti in giro così. -

-Vai in pasto ai troll – borbottò Derek, facendolo ridere di nuovo, gli occhi che brillavano di una luce strana.

-È normale che litighiate durante un'operazione di cattura? - domandò il mago che avevano arrestato, un po' perplesso.

-Silenzio! - tuonarono Stiles e Derek, insieme.

 

 

 

Derek odiava Scott McCall.

No, questo era ingiusto.

In realtà Scott gli piaceva. Era un po' tonto a volte, ma era leale, gentile e onesto e conduceva un eccellente lavoro al Serraglio Stregato.

Ma odiava quando lui e Stiles si trovavano nella stessa stanza insieme.

-Stiles! -

Derek fece appena in tempo a scostarsi, che Stiles venne travolto dal grifondoro, che lo stritolò in un abbraccio.

Stiles rise, mentre lasciava pacche cameratesche sulla schiena dell'amico. Il capo di Scott, Alan Deaton, li guardava con un sorriso indulgente, dalla soglia della stanza privata dove lui e Scott visitavano gli animali.

Derek cercò di calmare il lupo, urlandogli internamente che Stiles non era suo, ma capì che fosse una battaglia persa quando vide Scott arruffare affettuosamente i capelli di Stiles.

Cominciò a ringhiare, calamitandosi subito tre sguardi sorpresi addosso.

-Derek! - sussurrò Stiles, staccandosi un po' da Scott e guardandolo preoccupato.

-Hai problemi a controllare il tuo lupo, Derek? - domandò Deaton, facendo un passo avanti e fissandolo intensamente, la fronte solcata da una ruga di preoccupazione.

Derek chiuse gli occhi, sia perché erano diventati gialli, sia perché non voleva che Deaton gli leggesse la verità in faccia. Era un vecchio amico di sua madre e, pur non essendo un licantropo, la sua professione di veterinario magico gli aveva conferito una conoscenza abbastanza vasta su tutte le creature.

Derek nutriva il forte sospetto che Deaton conoscesse benissimo i sintomi dovuti al reprimere troppo a lungo i sentimenti per il proprio compagno di vita.

-È tutto a posto – intervenne Stiles con forza e Derek lo sentì farsi più vicino.

Si odiò profondamente quando gli bastò il tocco leggero della dita fredde di Stiles sul dorso della mano, per smettere di ringhiare.

Aprì gli occhi e Stiles gli rivolse un grosso sorriso incoraggiante.

-Eccolo qui! Occhi verdi e tutto nella norma! Niente di cui preoccuparsi! -

Derek non poté fare a meno di rivolgergli un piccolo sorriso, più perché sapeva che Stiles, nonostante il tono allegro e spensierato, avesse bisogno di un'effettiva rassicurazione sul fatto che stesse bene, che perché avesse davvero voglia di sorridere.

-Mh – fece Deaton, che lo aveva guardato con la stessa espressione per tutto il tempo.

Derek evitò con forza il suo sguardo, continuando a specchiarsi negli occhi grandi e luminosi di Stiles.

-Amico, cosa ci fate qui? - intervenne Scott e, con grande sollievo di Derek, si mantenne abbastanza lontano da lui e Stiles.

-Oh – Stiles si allontanò da lui, dandogli le spalle, e Derek dovette fare un grande sforzo per trattenere le proteste del lupo – In effetti dovrei parlarti, Scott – lanciò una breve occhiata di scuse a Deaton – In privato. -

-Potete usare la stanza delle visite – disse subito l'uomo, scostandosi dalla porta.

Scott, con un'occhiata un po' preoccupata a Stiles, entrò nella stanza, con l'amico al seguito.

Derek si mosse per seguirli, ma Stiles si voltò verso di lui, con uno sguardo dispiaciuto e risoluto insieme.

-Dacci un minuto, okay, Tassorosso? -

Derek sapeva che fosse legittimo che Stiles volesse parlare al suo migliore amico di una cosa così delicata da solo, ma non poté evitare di risentirsi un po'.

La vocina nella sua testa che sussurrava quanto odiasse Scott, tornò a farsi sentire.

La sua faccia era comunque rimasta perfettamente impassibile.

-Certo – si limitò a dire, restando nella sala principale con Deaton.

Stiles gli rivolse un sorriso grato e un veloce occhiolino che per un istante lo fece sentire un po' meglio, poi la porta si richiuse alle sua spalle.

Se c'era una cosa che Derek odiava più della confidenza tra Scott e Stiles, era l'idea di restare da solo con Deaton, che aveva tutta l'aria di volerlo psicoanalizzare.

Lo studiava come se fosse stato uno dei kneazle che gli portavano al Serraglio, e la cosa faceva infuriare Derek.

Stava cercando di usare i suoi poteri per origliare la conversazione tra Scott e Stiles (era sicuro che Stiles avrebbe cercato in ogni modo di addolcire la pillola per Scott), ma Deaton scelse proprio quel momento per parlare.

-Stiles lo sa? -

Derek gli rivolse un'occhiata gelida.

-Sa cosa? - scandì, freddo come il ghiaccio.

Deaton inarcò un sopracciglio, senza lasciarsi minimamente scalfire dall'aria omicida di Derek.

-Immagino che questo sia un no. Hai intenzione di dirglielo? -

Derek meditò di ignorare la domanda, ma sapeva che Deaton avrebbe continuato a fissarlo con quel dannato sguardo intenso e mistico da guru spirituale finché non avesse parlato.

-No. -

Deaton sospirò e Derek strinse i pugni, cercando di ricordarsi che aveva già rischiato di essere licenziato per aver preso a pugni qualcuno e che la cosa non poteva ripetersi in alcun modo.

In fondo era ancora in servizio.

E Stiles avrebbe davvero sbroccato di brutto, oltretutto.

-Non penso sia una scelta saggia, Derek. -

-Non penso che siano affari tuoi – scattò Derek, odiando come la sua voce non uscì affatto minacciosa, ma petulante come quella di un bambino di cinque anni.

-Stiles ha il diritto di sapere – insistette Deaton, piano.

-Smettetela di dirmi che dovrei parlarne con Stiles! - esclamò Derek esasperato – E poi perché cazzo tutti lo sanno? -

Deaton inarcò entrambe le sopracciglia, con un'aria di sufficienza che riuscì ad aumentare ancora di più l'irritazione di Derek.

-Beh, perché sei davvero molto ovvio, Derek. Anzi, mi domando come Stiles possa non essersene accorto. -

Derek aprì la bocca, pronto a far emergere il bambino petulante in lui una volta per tutte e a insultarlo, ma in quel momento la porta della stanza privata si spalancò di colpo, rivelando uno Scott furioso.

-Tu devi scherzare! -

-Scott, per favore! - esclamò Stiles, in tono stranamente implorante, correndogli dietro.

-No, non voglio più sentire niente! Te ne devi andare! - urlò Scott, indicandogli la porta.

Derek inarcò un sopracciglio, avvicinandosi discretamente a Stiles, protettivo.

Forse l'amicizia tra Scott e Stiles non lo faceva impazzire, ma sapeva quanto fosse importante per Stiles e odiava sentire l'odore di angoscia su di lui.

Si mise tra i due, fissando risoluto Scott.

-Scott, non è colpa sua – disse spiccio– È stata una mia idea. -

Udì Stiles gemere esasperato alle sue spalle, ma lo ignorò.

Scott lo fissò, incredulo e furioso.

-È stata una tua idea? Che Allison sia una mangiamorte? -

-Aspetta, cosa? - esclamò Deaton, perdendo finalmente la sua flemma – Allison una mangiamorte? Di cosa stai parlando, Scott? -

-Vedi, questo era il motivo per cui volevo parlartene in privato!- esclamò Stiles, sarcastico, guardando male Scott da sopra la spalla di Derek – Sapevo che avresti fatto un dramma da grifondoro! -

-Dramma da grifondoro? - urlò Scott, facendo storcere il naso a Derek – Hai detto che la mia futura moglie è un'assassina! -

-Ho detto che forse è un'assassina!- si difese Stiles, risentito.

-Perché diavolo Allison dovrebbe essere un'assassina? - intervenne Deaton, confuso e perplesso – Lavora nel dipartimento auror, per l'amor del cielo. -

-Derek pensa che, visto che un bambino di sei anni traumatizzato ha disegnato la collana di Allison, collana che probabilmente ha visto mentre Allison si prendeva cura di lui in ufficio, questa sia una prova inconfutabile del fatto che Allison faccia parte della setta dei mangiamorte – rispose Scott, con un tono sorprendentemente velenoso e sarcastico.

Stiles doveva avergli insegnato qualche cosa, in tutti quegli anni di amicizia.

-L'ha disegnata dopo un incubo. Sulla sua famiglia che è stata assassinata – ribatté Derek, duro – Persino tu, Scott, dovrai ammettere che sia strano. -

-La collana di Allison? - domandò Deaton, prima che Scott potesse protestare – Quella con lo stemma degli Argent? -

Sia Derek che Stiles si voltarono a fissare l'uomo.

-Lo stemma degli Argent? - chiese Stiles, curioso.

-Gli Argent sono una delle più antiche famiglie purosangue del nostro mondo e come ogni famiglia purosangue hanno uno stemma – spiegò Deaton, paziente – Ad esempio, quello degli Hale è la triskele, come Derek sa. Quello degli Argent è il lupo circondato da frecce – rivolse quasi uno sguardo di scuse a Derek – Molto tempo fa, quando i licantropi erano perseguitati in massa, gli avi di Allison furono cacciatori di lupi mannari. -

-Delizioso – commentò Derek, piatto, strappando una risata sbuffata a Stiles.

-È stato una vita fa! - protestò Scott, indignato – Allison non farebbe male a una mosca, è una pozionista, aiuta le persone! Suo padre è il capo auror! Stiles la conosce, è anche sua amica! Stiles, come puoi pensare che Allison c'entri qualcosa?-

-Scott, anche io penso che Allison sia incapace di fare una cosa del genere, ma i genitori di Mike sono morti. E Mike ha solo sei anni. E Maggie, sua sorella, ne ha tredici. Dobbiamo capire perché abbia disegnato quella collana, lo capisci?- cercò di calmarlo Stiles, conciliante.

-È solo una collana! Sono sicuro che sia pieno di collane con lo stesso ciondolo! -

-In realtà no – intervenne Deaton – Essendo uno stemma familiare, solo i membri della famiglia possono portarlo. Fare riprodurre un ciondolo simile per qualcuno esterno alla famiglia, sarebbe considerato praticamente illegale. -

-Oh andiamo! - esclamò Scott, frustrato – Vuoi dirmi che in tutto il mondo solo Allison ha quel ciondolo? -

Deaton si strinse nelle spalle.

-Potrebbe averne uno anche Kate, è una Argent anche lei. -

Derek si voltò di scatto verso Stiles e capì dalla sua espressione che stessero pensando esattamente la stessa cosa.

-Anche Kate potrebbe avere una collana così? - domandò Stiles, in tono basso e serio.

-Sì, ma adesso cosa... - Scott si interruppe, alternando frenetico lo sguardo da Stiles a Derek, assolutamente incredulo – Oh ma certo! Prima era Allison l'assassina, adesso è sua zia! Mi pare logico! -

-Non abbiamo detto niente – si difese Stiles, anche se non in tono molto credibile.

-Non ce n'è bisogno, vi si legge in faccia cosa pensate! - Scott rivolse uno sguardo quasi tradito a Stiles – Come puoi credere a Derek e non a me? Siamo amici da quasi vent'anni! Derek si è accorto della tua esistenza da quanto, quattro anni? -

Derek aggrottò la fronte, confuso.

Che cosa stava cercando di insinuare, quell'idiota? Conosceva Stiles da quattro anni, come avrebbe potuto accorgersi prima della sua esistenza?

Si voltò verso Stiles, che aveva un'espressione stranamente mortifera mentre fissava Scott.

-Stiles – lo chiamò piano, un po' disorientato dall'odore arrabbiato e triste insieme che stava emettendo Stiles – Tutto bene? -

Ma Stiles lo ignorò. Non staccava gli occhi da Scott.

-Credo a Derek perché è un auror addestrato. E sa che tutti gli indizi vanno colti, anche quelli che potrebbero compromettere la fidanzata del tuo migliore amico – cominciò ad allontanarsi verso l'uscita, sotto lo sguardo esterrefatto e arrabbiato di Scott – Mi dispiace Scott, ma da questo momento considera pure Allison sotto indagine. Te l'ho voluto dire perché siamo amici e ti rispetto, ma lascia che ti dica che qualsiasi interferenza da parte tua la interpreterò per quel che è, un intralcio alle indagini. Non aspettarti più che faccia l'amico con te in questa faccenda, d'ora in poi. -

-Cos'è, una minaccia?- sbottò Scott, ma Stiles si era già sbattuto la porta alle spalle.

Derek degnò appena di un'occhiata Deaton, ignorò Scott e si affrettò a seguire Stiles all'esterno.

Sapeva quanto fosse importante per Stiles che Derek ci fosse, durante le sue uscite di scena drammatiche.

 

 

 

 

Stiles non aveva parlato per tutto il viaggio in macchina e la cosa stava sinceramente cominciando a spaventare Derek.

Poteva capire, però, perché fosse di umore così pessimo.

Non lo aveva mai visto litigare con Scott prima d'ora e sapeva quanto fosse importante la sua amicizia per Stiles.

Derek osservò Stiles con la coda dell'occhio, mentre il ragazzo spegneva il motore.

Rimasero in silenzio sotto casa di Stiles per circa quindici minuti, poi nemmeno Derek resse più.

-Stiles. Vuoi parlarne? -

-Cos'è una triskele? - disse improvvisamente Stiles, voltandosi a guardarlo con curiosità.

Nonostante lo avesse smaccatamente ignorato, Derek non poté fare a meno di sentirsi sollevato nel risentire la voce di Stiles.

-Beh, è un simbolo di origine celtica. Sono tre spirali intrecciate, che possono acquisire diversi significati. Ma sostanzialmente significa che la vita è un ciclo eterno, che tutto è collegato e che come nasciamo, poi moriamo e rinasciamo di nuovo. Cose così – rispose, un po' impacciato, cercando di ricordare le parole di Peter quando glielo aveva spiegato, tanti anni fa.

Stiles sorrise, un piccolo ghigno affettuoso che rilassò un pochino Derek.

-Wow. Come le spieghi le cose tu, Tassorosso, nessuno mai. -

Derek gli mostrò il medio e Stiles rise, e la sua risata lo fece sentire decisamente meglio.

-E quindi la triskele è lo stemma della tua famiglia? Perché non sapevo che la tua famiglia avesse uno stemma? - insistette Stiles, inclinando la testa.

-Non me lo hai mai chiesto - rispose Derek, laconico come al solito.

Stiles roteò gli occhi, poi gli lanciò uno sguardo luminoso che mise subito in allerta Derek.

-Quindi anche tu hai una collana o una cosa del genere? -

Derek sbuffò una risata.

-Non esattamente – visto che Stiles lo stava fissando trepidante, Derek sospirò, arrendendosi – Ho un tatuaggio. Sulla schiena – ammise, controvoglia.

L'espressione di Stiles era impagabile.

-Oh mio Dio! E perché non ne sapevo niente? Come potevo non saperne niente! -

-Non sono solito farmi vedere mezzo nudo da te – gli fece notare Derek, cercando di mantenere un tono neutro e di non aggiungere cose patetiche come “non che mi dispiacerebbe”.

-Voglio vederlo! - esclamò Stiles, di nuovo su di giri e allegro.

-Assolutamente no – protestò Derek, ma senza convinzione.

Odiava quando Stiles era triste e non parlava.

Se quel tatuaggio poteva farlo stare meglio, allora Derek glielo avrebbe mostrato.

-Levati la maglietta! Dai! - cantilenò Stiles, petulante, sporgendosi tutto verso il suo sedile.

Derek lo guardò con aria mortifera per un istante, poi sollevò seccamente gli occhi al cielo.

-Va bene. -

Si diede una rapida occhiata intorno per assicurarsi che fossero soli, poi si sfilò rapidamente la maglietta, dando le spalle a Stiles.

Lo sentì fischiare e, suo malgrado, sorrise di nascosto.

-Woah, ma è bellissimo! -

Il sorriso morì sulle labbra di Derek, quando Stiles gli sfiorò il contorno del tatuaggio con le sue lunghe dita fredde.

-Quando te lo sei fatto? - domandò, con voce bassa e quasi reverente.

Era talmente vicino che Derek ne avvertiva l'alito caldo sulla pelle nuda, il che non era esattamente d'aiuto.

-Quando ho compiuto diciassette anni. Prima Peter non ha voluto – rispose, un po' roco, chiudendo gli occhi alle carezze delicate di Stiles sulla pelle.

-Perché? -

-Noi licantropi guariamo subito. Abbiamo bisogno di metodi speciali per avere marchi permanenti sul nostro corpo. E sono metodi un po'... drastici. -

Stiles rimase in silenzio per un po', dietro di lui, continuando a tracciare distrattamente il percorso delle spirali con le dita.

Derek ne poteva intravedere il volto serio e pensieroso dal riflesso del finestrino.

-Perché proprio un tatuaggio? Non potevi portare lo stemma di famiglia in un altro modo? -

-Sì. Ma preferivo questo modo. Volevo che loro fossero sempre con me – mormorò e sapeva che non ci fosse bisogno di specificare a chi si riferisse.

Sentì le dita di Stiles fermarsi e la sua mano allontanarsi.

Stava quasi per umiliarsi e chiedergli di continuare ad accarezzarlo, quando avvertì il tocco caldo e dolce delle labbra di Stiles contro la schiena, proprio sopra il tatuaggio.

Derek si congelò immediatamente e avvertì Stiles fare lo stesso.

Stiles si scostò subito, con tanta veemenza da finire addosso al finestrino con un tonfo sordo.

-Scusa, scusa, scusa! Non so che mi sia preso! – disse subito, agitato e nervoso. Derek poteva sentire il suo cuore battere all'impazzata, perfetto accompagnamento del suo.

Non rispose mentre si infilava la maglietta, continuando a dare le spalle a Stiles.

Non poteva guardare in faccia Stiles, o avrebbe visto gli occhi gialli e le zanne in bella vista.

Il lupo era totalmente nel panico. Continuava a ringhiare e ad agitarsi e nella testa di Derek ormai risuonava una sola parola.

Nostro. Nostro. Nostro. Nostro.

-Davvero, mi dispiace. Sono così abituato a dare baci a Mike quando è triste che ormai lo faccio in automatico. Vedo una persona triste e, bum, parte il bacio. Mi dispiace, sono un idiota. -

Stiles continuava a blaterare, il che non aiutava esattamente Derek nella battaglia che stava sostenendo contro il suo lupo.

È fatta. Ti ha baciato, ha baciato il tuo marchio, ti ha accettato. Ti vuole. Prenditelo.

Ma Stiles non era un oggetto e Derek non voleva prenderlo. Non voleva che Stiles gli appartenesse. Voleva stare con Stiles come una persona normale, ma solo se anche Stiles lo voleva.

Ma Stiles non lo voleva. Stiles era solo una persona idiota con un cuore troppo grande per il suo stesso bene che baciava la gente quando era triste.

Derek avrebbe dovuto odiarlo per questo, ma proprio non ci riusciva.

Lo amava un po' di più e questo lo faceva incazzare in maniera indicibile.

-Derek? - lo richiamò Stiles, un po' esitante - Derek, dì qualcosa, per favore. -

E poi gli mise una mano sulla spalla, stringendo appena.

Era un gesto d'affetto che Stiles gli aveva rivolto almeno un milione di volte, ma in quel momento il lupo capiva solo che il loro compagno li stesse toccando cercando di sottometterli.

E, nell'ottica del lupo, era Stiles quello che avrebbe dovuto sottomettersi e mostrare il collo a Derek, accettando il morso di accoppiamento.

E il lupo era frustrato e arrabbiato all'inverosimile, perché il loro compagno continuava a rifiutarli, non vedeva la verità.

Non accettava quanto si appartenessero.

Derek non riuscì in alcun modo a impedire quello che avvenne dopo.

Si voltò verso Stiles ringhiando profondamente e saltandogli addosso.

A giudicare dall'assenza di reazioni da parte di Stiles, di solito sempre con i sensi in allerta, il ragazzo non si aspettava minimamente una cosa del genere. Derek lo addossò contro il finestrino, ringhiandogli a un centimetro dal volto, mentre Stiles lo fissava, sconvolto e confuso.

Derek poteva avvertire il suo odore farsi ancora più aspro del solito. Ma era troppo oltre la sua parte umana per fare qualcosa per tranquillizzare Stiles.

Continuava a ringhiargli addosso, vedeva le labbra di Stiles muoversi ma non capiva cosa gli stesse dicendo.

Vide Stiles muovere il braccio e il lupo gli suggerì che stesse cercando di prendere la bacchetta, per attaccarli.

Derek ringhiò più forte, intrappolando entrambi i polsi di Stiles contro il vetro, impedendogli ogni movimento.

Stiles si inarcò, cercando di liberarsi dalla sua stretta, e nel farlo espose il collo.

Il lupo uggiolò, pieno di desiderio.

Mordi. Fai vedere a chi appartiene. È tuo, prendilo.

Con un guaito, Derek si lanciò in avanti, immergendo il volto contro la gola bianca e pulsante di Stiles.

Aprì la bocca, i denti che già graffiavano la carne, squarciandola appena.

Derek sapeva che il morso di accoppiamento, perché fosse innocuo, andava dato solo in determinate circostanze, doveva essere un'unione consapevole di corpo e anima, ma non riusciva in alcun modo a controllarsi.

Stava per chiudere le zanne sulla gola di Stiles, quando la voce del ragazzo, debole e come se fosse lontana anni luce, finalmente riuscì a superare la foschia che avvolgeva il cervello di Derek.

-...Sourpuff, va tutto bene. Calmati. Calmati. Fallo... fallo per me. Fallo per me. -

Non sapeva esattamente cosa fosse stato.

Se il soprannome assurdo e scemo che Stiles gli aveva affibbiato da quattro anni.

Se il fatto che, anche in una situazione così, Stiles continuasse a preoccuparsi per lui, rassicurandolo che andasse tutto bene.

O se fosse stata la supplica di Stiles, quel "fallo per me", che Derek gli aveva rivolto così tante volte, perché sapeva che Stiles avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui.

E Derek avrebbe fatto qualsiasi cosa per Stiles.

Fu come risvegliarsi da un brutto incubo.

Derek sbatté le palpebre, gli occhi tornarono verdi e le zanne si ritirarono. Fissò le lievi striature rosse sul collo bianco di Stiles e trasalì, inorridito.

Si scostò da Stiles come se si fosse scottato, lasciandogli andare i polsi e rannicchiandosi contro il proprio finestrino.

Con un forte senso di nausea, Derek osservò Stiles massaggiarsi con attenzione i polsi, che recavano i segni violacei delle dita di Derek. Pensò al fatto che, se gli fossero spuntati gli artigli, avrebbe potuto bucargli la pelle e dovette soffocare un vero e proprio conato di vomito.

Vide il collo di Stiles, livido e macchiato di sangue, e gli sembrò di impazzire.

-Mio Dio - sussurrò, quasi totalmente rauco - Mio Dio. Stiles. Io... -

Ma Stiles sollevò gli occhi nei suoi e Derek non sapeva se ridere o piangere, perché quell'idiota continuava a guardarlo con fiducia, quasi sereno.

-Va tutto bene. Nessun danno. Ti sei fermato in tempo, non mi hai morso. Sei stato bravo. -

Derek lo fissò, incredulo e un po' incazzato.

-Sono stato... vaffanculo Stiles! Avrei potuto farti del male! Potevo ucciderti! - si afferrò la testa tra le mani, disperato - Cazzo, cazzo, cazzo! Potevo ucciderti, cazzo! -

-Derek, calmati! - esclamò Stiles, sporgendosi e cercando di toccarlo, ma Derek gli lanciò un blando ringhio di avvertimento e Stiles rimase al suo posto.

-Potevi farmi del male, ma non lo hai fatto - continuò, con voce estremamente calma e lucida - Non mi faresti mai del male. -

-Guarda il tuo dannato collo! Guarda i tuoi polsi! - ruggì Derek, sollevando il volto per potergli rivolgere uno sguardo furioso - E ripetimi che non ti farei mai del male! Ripetimelo guardandomi negli occhi e senza puzzare di paura! Dimmi che non hai paura di me, dimmelo! -

Stiles aprì la bocca, con uno sguardo deciso e risoluto, ma non uscì niente. Ci riprovò, ma non riusciva a dire niente. Derek rimase a guardarlo boccheggiare impotente per qualche istante, il cuore pesante di senso di colpa e cupa soddisfazione.

Stiles non poteva dirglielo.

Non poteva mentirgli così spudoratamente, non in quel momento.

-Vai a casa, Stiles - disse infine, piatto - Vai da Mike e Maggie. Ci penso io a riportare la Camaro in dipartimento. -

Stiles lo fisso, prevedibilmente ribelle e contrariato.

-Cosa? No! Tu vieni a casa con me, come al solito! -

Derek lo fulminò, o meglio ci provò, perché era abbastanza sicuro di risultare più straziato che terrorizzante in quel momento.

- Se pensi che continueremo a dormire sul tuo fottuto divano-letto come se niente fosse, ti sbagli di grosso. D'ora in poi ridurremo i contatti al minimo. -

Stiles lo fissò, orripilato.

-Cosa? Perché? -

Derek non sapeva se lo stesse facendo di proposito o se davvero non si rendesse conto di quanto fosse grave quel che era appena accaduto.

Conoscendo Stiles, era probabilmente la seconda.

-Perché? Stiles, stavo per morderti. Non deve capitare mai più. -

-È stato solo perché hai problemi con il lupo ultimamente - protestò Stiles, cocciuto - Quando troverai il tuo compagno andrà meglio. -

-Stiles, non è così semplice! - esclamò, frustrato.

-Sei tu che non lo rendi semplice! - urlò Stiles, e per la prima volta sembrava davvero arrabbiato - Non ci stai nemmeno provando a trovarlo, il tuo compagno! Sembra quasi che tu voglia stare così per sempre! -

-E tu cosa ne sai? - sputò Derek, aggressivo, sporgendosi pericolosamente verso di lui - Che ne sai che io non stia facendo niente? -

-Perché passi tutto il tuo tempo con me, mentre dovresti cercare il tuo compagno! È con lui che dovresti passare il tempo! -

-Lo sto facendo! - urlò Derek, esasperato e troppo pieno di dolore per poter ragionare - Lo faccio, lo faccio! Passo ogni istante con lui, ogni ora, ogni minuto! -

Stiles aggrottò la fronte, scuotendo la testa.

-Cosa stai dicendo? -

-Sei tu! - esplose Derek, al limite - Sei tu - ripeté con voce più calma, specchiandosi negli occhi increduli e sconvolti di Stiles - Sei tu il mio fottutissimo compagno. -

Pensava che si sarebbe sentito meglio una volta detta la verità, ma non era affatto così. Se possibile, si sentiva peggio.

L'espressione profondamente turbata di Stiles non lo aiutava molto.

-Stiles - provò a dire, con tono più dolce, allungando una mano verso il suo viso.

Ma Stiles scosse la testa velocemente, come in trance, cercando alla cieca la maniglia della portiera.

-No - disse solo, appena un sussurro scioccato, prima di scendere velocemente dalla macchina e correre via, fino al portone del suo palazzo.

Derek rimase immobile per un lungo istante, poi sferrò un pugno al finestrino, sfondando il vetro.

Osservò con indifferenza il sangue mischiarsi a piccole schegge di vetro sulla sua pelle, mentre un tenue odore di angoscia e senso di colpa lo raggiungeva.

Stiles lo aveva visto.

 

ANGOLINO

 

*battuta presa da Rachel di Friends

 

Non odiatemi. Amo tanto l'angst. Ricordate, soffrirai, ma poi sarai felice e vedrai!

Come al solito vi ringrazio di cuore per l'entusiasmo e per tutte le recensioni carine e affettuose che ricevo! Non sono una persona molto gioiosa, ma voi mi scaldate il cuore <3

Come sempre questo capitolo è per le mie cicce, vi amo <3

A presto,

Fede <3

ps: altro aggiornamento notturno, ormai ci sto prendendo gusto ahaha

  
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