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Autore: vielvisev    16/04/2021    5 recensioni
Hogwarts è reale da qualche parte e la storia di Harry Potter come la conosciamo è quella che i maghi hanno scelto di raccontarci: una piccola parte della grande guerra contro Voldemort, un punto di vista.
*
In questa storia invece Harry Potter non è l'unico ad avere una profezia che pende sulla sua testa. Grifondoro e Serpeverde non sono le uniche Case che contano. I 4 fondatori hanno avuto fratelli. La protagonista si chiama Emma O'Shea e i ricordi di Severus Piton che conosciamo non sono proprio tutti i ricordi che avremmo dovuto vedere.
Eppure la storia di Harry è la stessa e ci sono sempre Ron, Hermione, Draco, Luna, Ginny e tutti gli altri.
Quasi nulla cambia, se non i punti di vista e le parti in ombra, che vengono messe in luce.
*
Ho iniziato questa storia quasi 10 anni fa.
Nulla è lasciato al caso.
Tutti i capitoli sono già scritti.
Non resta che leggerli.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Weasley, I fondatori, Nuovo personaggio, Severus Piton | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Lily/Severus, Remus/Ninfadora, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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. Il dono del secondogenito.




Severus era suo padre. Emma sbatté le ciglia. 
Era la figlia segreta di Lily Evans e Severus Piton.
 I ricordi successivi le scivolarono attraverso, senza che lei riuscisse davvero a vederli. Seguì il tutore a Hogwarts, vide chiaro il suo sprezzo per il ragazzo che 
nonostante tutto continuava a proteggere, la sua stanchezza, la sua delusione, ma era come se tutto fosse distante da lei, irraggiungibile ed etereo. 
 I tasselli erano scivolati al loro posto, ma Emma faticava ad accettare gli eventi e soprattutto faticava a crederci. Smaniava di fuggire da quei ricordi, di tornare alla realtà. Non le importava più 
davvero del mondo magico, della profezia e del suo destino, voleva solo delle risposte e le voleva da Severus.
 L'unica cosa che la teneva ancorata lì era la stretta di Harry sulla sua mano e la consapevolezza che anche lui non meritasse di rimanere da solo in quella follia. 
Lo aveva promesso. Sarebbe rimasta.
 “Severus. La ragazza ha bisogno di un tutore, mi chiedevo se tu....” mormorò Silente, guardando attentamente il giovane, accasciato sulla sedia di fronte a lui.
 “Non credo di esserne in grado, Albus” rispose stancamente l'altro, coprendosi il volto con una mano.
 “Ma è tua figlia” ribatté il preside, accigliandosi appena, stupito.
“Mia figlia?” disse aspro Severus, i lineamenti attraversati da una stilettata di dolore “Credevo che ormai le scorresse sangue diverso dal mio nelle vene, credevo che per te fosse più una pedina, un personaggio secondario del tuo grande piano”
 “Non fare così Severus.” esalò il preside “Era assolutamente necessario nascondere l'esistenza di Eileen, lo sai...”
 “Emma, non Eileen.” gli ricordò l'uomo “e forse era necessario, ma ora Albus mi chiedi di fare una cosa che non so come affrontare.
 Non sono un padre. Non l'ho mai fatto. Mi hai impedito di esserlo"
 “Saresti un padre ammirevole invece a mio modesto parere” disse il preside con un sorriso dolce “Ma non devi preoccuparti di questo ora, per lei al momento devi solo essere una guida, un insegnante e sai anche tu che ne sei perfettamente in grado”
 “Non può prendersene cura Lupin? È il suo padrino in fondo” disse agitato l'uomo, rifuggendo allo sguardo chiaro dell'altro.
 Emma mise a fuoco quell'aspetto e improvvisamente ricordò tutte le volte che Lupin le era stato vicino, che l'aveva aiutata, che era sembrato sul punto di dirgli qualcosa per poi rimangiarselo. 
 Non solo, pensò a tutte le volte che il mannaro aveva silenziosamente supportato Severus, con una stretta sulla spalla, un gesto che consigliava di mantenere la calma, un sorriso leggero. 
 Remus Lupin era 
buono. Aveva fatto del suo meglio. Remus era il suo padrino e lei, come Harry con Sirius, ora se ne trovava privata.
 “Lui si è reso disponibile in effetti” iniziò pacato Silente.
Severus fece una smorfia sofferente “Allora è deciso”
 “Remus si è reso disponibile, ma...” riprese Silente, inarcando un sopracciglio “Solo nel caso in cui tu ti saresti rifiutato. In effetti ha molto insistito perché tu ti prendessi a carico di Emma e mi ha detto di dirti che, secondo il suo modesto parere, Lily avrebbe desiderato con tutta sé stessa che la bambina stesse con te”
Le labbra di Severus si strinsero di disappunto e gli occhi si inumidirono, mentre fissava apatico Silente.
 “Una volta mi hai detto che ha i suoi occhi” mormorò rauco “Non posso nemmeno 
pensare di guardare in faccia una bambina con gli occhi di Lily, figurati farle da mentore”
 L'altro mago fece un sospiro, lo sguardo morbido e ferito, mentre si lisciava con una mano la barba candida.
 “Gli occhi della bambina sono cambiati” ammise piano, osservando Severus che lo fissava confuso e bastarono una manciata di secondi perché capisse cosa intendeva il preside.
 “Il Vinculum Pateret” sussurrò Piton e l'altro annuì.
 “È esatto. Il Vinculum Pateret, come natura di ogni legame di sangue, prevede il pagamento di un pegno. Il sangue di Alicia ha preteso di tramandare alla sua emoor i suoi occhi. Sono rimasti sempre verdi... ma particolari”
 “Conosco la leggenda” ribatté secco Piton “verdi con ombre”
 Per un momento cadde un silenzio profondo in cui i due uomini evitarono lo sguardo dell'altro e si ostinarono all'immobilità, forse sperando che qualcosa spezzasse quella tensione tra loro, o almeno che l'altro parlasse per primo.
 “Meglio così” mormorò infine Severus, esausto e lo sguardo di Silente era affettuoso nel guardare il suo pupillo, premuroso quasi.
 “Non le devi nulla, Severus. 
Lei ha dei genitori. Nessuno si aspetta nulla da te, se tu non vuoi. Le hai già dato la possibilità di vivere una vita serena. Devi solo essere un mentore per lei, solo per pochi mesi, fino a quando non entrerà ad Hogwarts, poi potrai sparire se deciderai così, lei tornerà a casa e non saprà niente di più: rimarrà una studente come tanti altri e prometto che rispetterò la tua scelta, qualunque essa sia, ma mi sento di dirti che questa è l'opportunità che hai per conoscerla. È tua figlia in fondo, non sei curioso?”
Severus fece un debole accenno di assenso. Le ombre danzavano sul suo volto pallido e stanco, insieme al dolore.
 “Allora è deciso” disse Silente. Non era una domanda.
 “Allora è deciso” mormorò Piton.
Il ricordo cambiò

Le immagini si fecero più veloci, frastagliate e confuse.
 Emma ed Harry, ancora per mano, assistettero al lavoro nell'ombra di Piton per tutti quegli anni. 
 Videro i piani di Silente, i pensieri dei due, i consigli. Videro ogni volta che Severus aveva messo sé stesso in secondo piano per il benessere degli altri: per salvare Harry, per proteggere Emma.
 Lo videro insieme a un'emoor più giovane e spensierata correre sul versante della collina, come aveva fatto con Lily bambina. Lo osservarono prendersi cura di Emma, guardarla di nascosto con adorazione, in tanti minuscoli frammenti di felicità. 
 Lo videro trascinarla fuori da ogni incubo, accorrere ad ogni pericolo, preoccuparsi ad ogni sguardo velato di tristezza, fino a quando non si imbatterono nella scena assurda di Piton con la bacchetta puntata contro il Ministro della magia, pronto a minacciare per poterla adottare.
 Spesso, con un certo stupore da parte di entrambi, lo videro anche parlare con Lupin. Il mannaro cercava sempre il confronto con quell'uomo scuro ed era una presenza suo malgrado confortante e costante. Emma aveva sempre intuito che Severus sopportasse Lupin più di altri, ma da quei ricordi frastagliati, l'emoor vide che c'era molto di più: Severus rispettava Remus.
 In un certo senso era come se i due fossero quasi due vecchi amici. In fondo erano ciò che rimaneva di un passato ingombrante, avevano ricordi e dolori comuni.
Emma ed Harry attraversarono quei ricordi in silenzio, non si lasciarono mai la mano, osservando tutto quello che avevano intuito e anche di più, senza osare commentare. Si imbatterono anche in fruscianti ricordi che rispondevano ai loro peggiori dubbi, alle loro intuizioni mai confermate, come l'accordo preso tra Silente e Severus per uccidere il preside.
Il ricordò cambiò.

 
Codaliscia sospetta qualcosa” sibilò Piton.
 Camminavano nei corridoi deserti della scuola, curiosamente vuoti nel caldo estivo. Persino geli occupanti dei ritratti erano assenti.
 “Cosa ti ha detto?” chiese Silente, per la prima volta allarmato.
 “Nulla di specifico. Una volta mi ha chiesto dove abbiamo seppellito la bambina dei Potter. Gli ho detto che non lo sapevo ovviamente e che non mi importava, ma ora studia Emma con molta attenzione, ieri notte l'ho trovato nella sua stanza.”
 Il silenzio di Albus si fece grave e un guizzo di preoccupazione passò negli occhi chiari. I due ragazzi lo videro aggrottare la fronte, mentre ragionava svelto dietro i suoi occhialetti dorati.
 “Emma sospetta qualcosa?” chiese infine l'uomo e Piton scosse il capo, con un mezzo sospiro. 
 “Non credo e ora ho spaventato Codaliscia perché le stia lontano”
 “Bene” annuì Silente “Forse però dovremo affrettare le cose”
 “Se quel ratto l'ha toccata io...”
 “Severus” mormorò benevolo il preside e Piton esalò un sospiro.
 Salirono la scala a chiocciola e arrivarono nello studio, immutato nel tempo. Albus gli lanciò un'occhiata lucida e affettuosa, lo invitò a sedersi e Piton eseguì, poi l'anziano si chinò verso di lui in un gesto pieno di confidenza, come se stesse per fare una battuta divertente.
 “Parliamo della mia morte, Severus” disse.
La smorfia dell'altro si contrasse, mentre ribatteva gelido- 
 “Non mi chiedi una cosa da niente”
 “Ma non potrei chiederla che a te”
 “Come pensi che la prenderà Emma dopo che ti avrò ucciso?” rise Severus amaro, quasi con sfida e Silente fece un sospiro triste. 
 “Per lei sarà molto difficile, lo so, ne sono consapevole, ma credo che capirà. È una ragazza molto intelligente, ha una smisurata fiducia in te e ama profondamente il giovane Malfoy”
 Piton fece una smorfia inacidita e Silente sorrise più naturalmente, colto di sorpresa e genuinamente divertito.
 “Cos'era quella smorfia? Non ti comporterai come un padre geloso con lei, Severus” lo stuzzicò.
 “Mi preoccupa il fatto che Draco faccia parte di una famiglia di Mangiamorte, sì” si difese lui “Dovrebbe preoccupare anche te”
 Il preside però ridacchiò apertamente, facendo accigliare l'uomo davanti a lui, che fissò nervosamente il soffitto. Emma si sentì arrossire e anche ad Harry sfuggì un mezzo sorriso.
 “Severus. Permettimi di dirti” disse il Albus “che l'anima di quel ragazzo non è guasta quanto quella del tuo amico Lucius”
 “Anche grazie ad Emma forse” borbottò Piton.
 “Anche, certo. Se solo non perdessi tanto tempo a borbottare, ti accorgeresti che sono una bella coppia e che quella di metterli insieme al corso di pozioni è stata un'ottima scelta. Lily ne sarebbe stata estasiata, non avrebbe mai fatto nulla per ostacolarli.”
 “Io non credo” disse contrariato Severus, incassando le spalle.
 “Oh io credo di sì invece” ridacchiò Silente “Ti avrebbe fatto notare come la storia si ripete. Tua figlia, amata e rispettata da tutti, circondata da amici fedeli che si innamora dell'unico ragazzo sconsigliabile della sua scuola. Lily avrebbe detto che quei due sareste potuti essere tu e lei se le cose fossero andate diversamente”
 Emma si accigliò leggermente riscuotendosi, in parte indignandosi.
 “Stiamo veramente assistendo a Silente e Severus che parlano della mia vita sentimentale?” domandò con sconcerto ed Harry, accanto a lei, annuì con energia e rise.
 “Perché mi hai chiesto di venire qui Albus?” li interruppe inconsapevolmente Piton, versandosi in una tazza color salvia il the speziato che il preside aveva fatto apparire.
 “Mi hai accusato di non fidarmi di te, Severus. Voglio dimostrarti il contrario” rispose Silente e lo sguardo dell'altro uomo si fece attento, mentre faceva cenno al preside di continuare.
 “Quello che ti dirò Severus è solo un'ipotesi e potrebbe non piacerti affatto, ma ti prego di ascoltarmi fino in fondo” disse l'anziano e aveva parlato con voce bassa e misurata, senza smettere di scrutare l'altro mago. Ancora una volta il Piton lo esortò a continuare.
 “Si tratta della connessione tra Harry ed Emma”
 “Che non è sparita” borbottò Severus.
 “Non sparirà” disse Albus tranquillo, bevendo un sorso del suo the “anzi posso dire con certezza che potrebbe rafforzarsi con il tempo”
 Ci fu un momento di silenzio in cui i due si osservarono.
 “È a causa del fatto che Emma è un'emoor?” domandò acido Piton.
 “No. La natura di emoor di Emma non c'entra con tutto questo. La connessione è causata da qualcosa di molto più profondo”
 Harry ed Emma si lanciarono uno sguardo, i cuori che rombavano nel petto, consapevoli del fatto di essere a un passo della verità e di fianco a loro Piton sembrava fatto di cera.
 “Vedi, Severus, la notte che Voldemort cercò di uccidere Harry Potter, il bambino sopravvisse grazie alla protezione fornita dal sacrificio della madre, che fece da scudo nonostante le fosse stata data la scelta di mettersi in salvo”
 Il volto di Piton si rabbuiò, ma Silente continuò a parlare, svelto.
“Grazie a Lily, Harry uscì praticamente illeso dallo scontro con Voldemort , all'infuori di una saetta sulla fronte.”
 “Questo lo sappiamo. La protezione di Lily è rimasta intatta dentro di lui per sedici anni, fintanto che Potter ha vissuto con Petunia” sbuffò Severus.
 “Esattamente” annuì l'anziano “ma non abbiamo mai tenuto conto del fatto che Lily quella notte non si frappose solo tra Harry e Voldemort, ma anche tra Voldemort ed Emma, nascosta alla vista del mago nella sua culla. È vero che Voldemort era lì per uccidere solo il suo primogenito, ma Lily voleva salvare 
entrambi i suoi figli e per entrambi era preoccupata”
 Severus si fece attento “Quindi anche Emma è protetta.”
 “Così credo” assentì Silente “Harry, passami il termine, 
usò la protezione fornitagli dalla madre per sopravvivere quella notte, ma in Emma presumo che questa sia presente ancora oggi”
 “Non capisco” mormorò Severus “quindi se Voldemort provasse ad ucciderla, potrebbe avvenire...”
 Silente lo interruppe alzando la mano, con un gesto elegante.
 “Non possiamo sapere se la maledizione rimbalzerebbe su Emma come è successo con Harry. È solo un'ipotesi e se mi permetti, anche piuttosto azzardata. Sono passati molti anni da quella notte e stiamo parlando di qualcosa di molto difficile da comprendere”
 “Cosa c'entra allora questo con la connessione tra i due ragazzi?”  chiese l'uomo, vagamente confuso.
 “La protezione di Lily vive dentro Emma e l'amore della madre scorre sotto la pelle di entrambi, rendendoli uniti. Ogni volta che Harry è in pericolo, piuttosto spesso a onor del vero, questa si attiva e spinge tua figlia ad aiutare il fratello, con ogni mezzo. Con l'aumentare del pericolo, si rafforza anche la loro connessione”
 “Per questo le invasioni di mente” mormorò Piton.
“Esattamente. C'è un amore molto potente ad unire quei due ragazzi. Quello di Lily per i suoi figli, quello che James provava per entrambi i bambini e quello che tu provi per Lily e per riflesso anche per Emma. Forse esiste anche l'affetto che li lega, ma che ancora non hanno avuto modo di sperimentare”
 “Quindi non si spezzerà mai” mormorò Piton sconvolto “la connessione esisterà fintanto che il ragazzo è in pericolo”
 “Severus” lo interruppe di nuovo Silente e gli occhi chiari non erano mai stati tanto dispiaciuti “Lascia che ti spieghi una cosa. Sai come funzionano gli Horcrux?”
 Piton annuì, perplesso e il preside riprese a parlare.
 “Quando Voldemort cercò di uccidere il bambino, la sua anima instabile si lacerò e un pezzetto di essa si staccò da lui e si legò a una delle due presenze vive nella stanza: Harry. Per questo il destino di Harry è così legato all'Oscuro Signore e per questo ha particolari abilità, come quella di parlare con i serpenti”
 “Non sappiamo se Emma è in grado di parlare con i serpenti, come puoi essere certo che l'anima dell'Oscuro non si sia legata a lei ma a Potter?” sbottò Piton, mortalmente pallido.
 “Le abilità eventuali di Emma sono una curiosa coincidenza” sorrise Silente “Credo che anche lei sia rettilofona e intendo scoprirlo durante le nostre lezioni, ma anche se così fosse, la sua abilità di parlare Serpentese deriverebbe dal suo sangue, che la lega alla Casa di Serpeverde. Tua figlia ora è a tutti gli effetti una discendente della Casa di Salazar e Alicia in fondo e potrebbe averne acquisito i poteri, l'abilità di Harry, invece, deriva indubbiamente da Lord Voldemort”
 Piton si fece pensieroso e serrò le labbra contrariato.
“Quindi mi stai dicendo che finché quel pezzetto di anima vive in Potter... Voldemort non può essere sconfitto”
“È così” confermò Silente con semplicità “Per questo il ragazzo dovrà morire e, al momento giusto, dovrai essere tu a dirglielo”
 Piton allargò lo sguardo, sorpreso ed Emma ed Harry tremarono spaventati. L'emoor cercò di parlare, ma il Grifondoro scosse leggero la testa, lo sguardo fisso sui due uomini di fronte a loro: Silente affranto e spezzato, Severus sconvolto e fragile.
 “Ma lo abbiamo protetto per tutto questo tempo” disse Piton “Lo abbiamo protetto perché era il figlio di Lily, ho rinunciato a molto per lui e ora tu mi stai dicendo che lo abbiamo allevato come carne da macello per farlo morire al momento giusto?”
 Aveva un'espressione disgustata stampata in volto, ma il preside  sorrise lui quasi con dolcezza, gli azzurri brillanti.
 “Ma non mi dire Severus” mormorò affettuoso “Ti sei affezionato al ragazzo dopotutto?”
 “A lui?” sibilò Piton, sgranando gli occhi scuri, incredulo e si alzò in piedi con fare solenne, puntando in alto la bacchetta, senza distogliere lo sguardo dal preside. 
 “Expecto Patronum” sussurrò e in un istante una cerva argentea apparve, trottando intorno a loro leggiadra.
 “Lily, Severus?” mormorò Silente “Dopo tutto questo tempo?”
 “
Sempre” disse lui in un soffio emozionato e pieno di dolore.
 Cadde un silenzio denso e pieno di pensieri, Emma si accorse che le lacrime le rigavano le guance e che anche Harry, accanto a lei, aveva gli occhi lucidi. 
Erano tristi.
Per Severus e il suo difficile destino, per ciò che aspettava Harry, per tutto quello che dovevano ancora affrontare. Si strinsero la mano quasi tremando, fino a quando Piton non si risedette sulla sedia, sotto lo sguardo attento del mago più anziano.
 “Emma non mi perdonerà mai”
 “Di cosa Severus?”
“Se faccio morire Potter. Se scopre che ho sempre saputo che il ragazzo doveva morire e non ho fatto nulla per provare a salvarlo. Mi odierà. La perderò”
 Gli occhi chiari di Silente, si assottigliarono, taglienti. 
 “In effetti c'è un modo per salvare il ragazzo” mormorò.
 Piton si fece attento “Va avanti”
 “So che quello che ti sto per dire non ti piacerà affatto” disse pacatamente “ma è una possibilità”
 “Spiega” sputò Severus tra i denti, teso come la corda di un violino.
 “Come ho detto il ragazzo deve morire” riprese il preside pazientemente “e deve essere Voldemort in persona a ucciderlo, ma non possiamo sottovalutare la connessione”
 “Che intendi?” domandò Piton, in allarme.
“Vedi Severus, per metà della sua la vita Emma ha sentito la necessità irrazionale di proteggere Harry e spesso ci è riuscita. Credo che questo possa essere un segno”
 “Un segno?” domandò aspro il Serpeverde.
“Un segno” ripeté Silente “Ragioniamo. Se Harry si presentasse al cospetto di Voldemort pronto a morire, ma Emma si sovrapponesse tra lui e la maledizione per difenderlo, come le consiglia di fare la protezione dentro di lei, che cosa succederebbe?”
 “Non se ne parla” sbottò Severus alzandosi, furente.
 “Severus siediti” insistette Silente “Parliamo per ipotesi”
 L'uomo si tese, il volto orribilmente contratto, sembrava al limite, pronto ad affatturare Silente, gli occhi brulicanti di pensieri e di rabbia, ma alla richiesta del preside, lentamente, tornò a sedersi.
 “Dimmi la tua” disse pacato l'anziano “Come andrebbe?”
 “Il ragazzo potrebbe essere protetto nuovamente dal sacrificio di sua madre attraverso Emma” strascicò Severus, con tono acido e nervoso e sembrava arreso e senza scampo.
“E la ragazza?” lo esortò il preside.
Piton lo guardò confuso “Morirebbe?” disse con un filo di voce.
 “Non se abbiamo fortuna” ribatté l'altro.
 “Fortuna, Albus? Stai parlando della vita di mia figlia”
 Silente fece un profondo respiro affranto.
 “Ti ho detto che non ti sarebbe piaciuto quel che avevo da dire, ma pensaci. Il sacrificio di Emma per Harry, specchio di quello fatto da Lily diciassette anni fa, proteggerebbe il ragazzo. In questo modo con la sua maledizione Voldemort ucciderebbe solo la parte sbagliata in lui, il pezzo di anima parassita e 
non Harry. Mentre la protezione di Lily che Emma ha ancora intatta dentro di sé, farebbe rimbalzare la maledizione...”
 “Hai detto che non ne abbiamo certezza” disse Piton gelido “Hai detto 
chiaramente, Albus, che sono passati anni e la maledizione potrebbe non rimbalzare”
 “È così” confermò l'uomo “Non ne abbiamo alcuna certezza. Harry ed Emma dovrebbero andare a fronteggiare la morte prendendo in considerazione la peggiore delle ipotesi: ovvero quella che 
entrambi non sopravviveranno. Non possiamo garantire loro nulla e il loro sacrificio, che è probabile che sia definitivo, salverà il mondo magico. Però pensaci, Severus, se c'è anche solo una piccola, minuscola possibilità che loro possano invece sopravvivere entrambi, insieme, non tenteresti? Non sarebbe bello e giusto, in fondo, riunire i due fratelli alla fine di tutto? Non ne sarebbe felice Lily?”
 Severus si alzò con rabbia, specie a sentire il nome di lei da Silente.
 “Potter è un tuo problema, se vuoi fargli fare il paladino della giustizia mandalo pure a morire, ma per quel che riguarda Emma puoi scordartelo. Ho lottato per tenerla al sicuro finora, ho 
rinunciato a vederla crescere per tenerla lontano da Voldemort. Non le permetterò di andare a morire per i tuoi piani”
“Credo,che dovrebbe essere la tua protetta a scegliere...”
 “No, Albus, non questa volta e poi Emma ha già abbastanza pesi sulle spalle. Grazie a te e al suo essere scellerato ormai è un'emoor con una profezia da seguire e ...”
 “Il destino degli emoor è quello di proteggere la scuola e sicuramente per farlo dovranno fronteggiare Voldemort.” intervenne Silente “Sai anche tu che arriverà il momento in cui il 
tuo Signore vorrà tornare qui, ma sacrificandosi per Harry e idealmente per salvare tutto il mondo magico, Emma non tradirebbe la sua natura di emoor. Anzi, permetterebbe al ragazzo di chiudere un cerchio, con un ultimo duello con Voldemort”
 “No, Albus. Puoi dimenticare i tuoi piani con smania di grandezza oggi” disse Severus con voce gelida, si allontanò dalla scrivania e si diresse verso l'uscita pieno di rabbia, con grandi falcate.
 “Promettimi che ne discuterai con i ragazzi a tempo debito, Severus” intervenne Silente, con voce tenue.
 “Non posso farlo. Non posso promettertelo. Dirò a Potter che deve morire se ci tieni tanto, ma terrò Emma fuori da questa storia e se Potter è magnanimo come dici, sarà d'accordo con me”
 “Dopo tutto quello che ha passato Harry non merita di essere abbandonato in questa ultima sfida”
 “E quello che ho passato io? E quello che ha passato mia figlia?”
 “Emma vorrà aiutarlo” disse pacato Silente “È un'anima pura."
 “È proprio questo che mi preoccupa” ribatté Piton e uscì dalla porta, sbattendola alle sue spalle.
Il ricordo si dissolse.”

Ci furono degli ultimi ricordi frettolosi che Emma non comprese, ma che fecero spalancare gli occhi del Grifondoro, specie quando videro Piton che faceva trottare la sua cerva in un cupo bosco.
Video Mangiamorte, riunioni e oscurità, rividero la morte di Silente e altri momenti di terrore, ma poi anche queste ultime immagini sfrigolarono e nessun altro ricordo comparve. Emma capì che non c'era altro da vedere e strinse forte la mano di Harry, spaventata improvvisamente all'idea di lasciarlo andare.
 “Potter” disse in fretta, mentre sentiva la connessione scivolare via "Ci troviamo all'ingresso”
 “Emma tu non sei costretta...”
 “Ci troviamo all'ingresso” rimarcò lei “A tra poco”
 Non sentì la risposta del ragazzo, perché con un potente schiocco venne espulsa dalla sua mente e si ritrovò di nuovo nella Stamberga Strillante. Si rese conto di essere sdraiata a terra, i muscoli le facevano male e la pelle era stranamente sensibile.
 Ci mise un secondo a rendersi conto che Severus la stringeva contro il suo petto, protettivo. Emma sentiva il suo cuore battere contro il suo orecchio sinistro e si mosse debolmente, riprendendo piano il controllo e il tutore si accorse che era tornata.
 “Emma” mormorò.
 Gli occhi neri pieni di dolcezza, indifesi, confusi e l'emoor ricambiò lo sguardo, sentendosi fragilissima. 
Cosa avrebbe dovuto dire all'uomo di fronte a lei. Grazie?
 
Severus aveva dato tutta la sua vita per lei. Per lei ed Harry. Per Lily. Aveva rinunciato a tutto quello che aveva e provava, calpestando i suoi sentimenti e il suo istinto e non aveva chiesto nulla in cambio. La ragazza schiuse le labbra, cercando le parole giuste, ma non le trovò, così alla fine semplicemente sorrise.
 “Ciao Papà” disse a bassa voce, guardando le lacrime scendere lungo le guance scavate di Severus.

. . .

Emma attese paziente.
 Solitamente quella strana calma l'avrebbe agitata e messa in allarme, ma ora, appoggiata al muro del castello accanto al portone divelto dell'ingresso, gli occhi socchiusi e il vento che la carezzava leggero, cercava solo di godersi quell'attimo di pace. 
 Non c'era nulla che poteva agitarla a quel punto.
 Sapeva già che cosa l'attendeva: l'ora concessa da Voldemort stava quasi per finire e lei, prima dello scoccare dell'ultimo minuto, si sarebbe trovata di fronte alla morte, inerme, con l'unico obbiettivo di salvare 
suo fratello Harry e di porre la parola fine a quell'assurda guerra di sangue, Case e pregiudizi.
 A quel pensiero si rese conto che forse non c'era fine più giusta e sorrise stancamente. Non cercò Potter con la connessione, sapeva di potersi fidare, sapeva che il ragazzo non sarebbe sgattaiolato via di nascosto evitandola. Non a quel punto. Non dopo quello che avevano scoperto insieme.
 La ragazza si passò una mano sul volto e lanciò uno sguardo verso l'ingresso. Le sarebbe piaciuto camminare un'ultima volta tra i corridoi del castello, guardare il parco dalle grandi finestre gotiche che l'avevano colpita fin dal primo giorno, o sbirciare i libri della sua amata biblioteca, dove tante volte aveva studiato con Hermione. 
 Le sarebbe piaciuto forse accoccolarsi un'ultima volta nel suo letto nella torre di Corvonero e riposarsi un poco, raccogliere i pensieri, forse, ma non c'era tempo, anche se si sentiva così stanca. 
 Con forza si impedì anche di andare a salutare gli altri, o anche solo di osservarli da lontano. Sentiva il bisogno infantile di abbracciare Ginny e farsi dire con quel suo tono deciso che sarebbe andato tutto bene. Avrebbe voluto stringere George e ridargli forza, avrebbe voluto avere la possibilità di dire a tutti addio a James e tutti i Corvonero e gli emoor che si sentiva in parte di abbandonare.
E ci sarebbero stati anche i Weasley, Hermione, i membri dell'eES, Blaise e i Serpeverde, ma sapeva di non poterlo fare.
 Se fosse entrata in Sala Grande in quel momento tutti loro avrebbero fatto domande, avrebbero cercato di proteggerla, avrebbero chiesto spiegazioni e infine l'avrebbero trattenuta con la forza, soprattutto James e Artemius, tanto più che il Serpeverde era convinto di doverla salvare da ogni pericolo.
 Emma sapeva di non avere tempo per le spiegazioni e di dover quindi lasciare quel mondo in punta di piedi, anche se era difficile. Chiuse gli occhi tremando, cercando di non far cadere nessuna lacrima. Respirò lentamente e pensò al volto di Draco, pieno di amore e speranza quando l'aveva baciato ore prima. Sembrava un ricordo appartenente ad un'altra vita.
 Emma si rese conto di quanto fosse crudele il loro destino: lei sarebbe morta per dare a Draco un mondo dove si sarebbero potuti amare e l'amarezza di quel pensiero le tolse il fiato e si accorse che lasciare Draco alle spalle sarebbe stata quasi la cosa più difficile da fare. 
Quasi. Perché l'addio doloroso lo aveva già dato.

 “Ehi” 
Harry.
Gli occhi verdi di lui erano tanto grandi che l'emoor avrebbe potuto caderci dentro, i capelli neri arruffati più che mai e il volto segnato e stanco, tanto quanto si sentiva lei.
 “Ehi” mormorò in risposta, con un attimo di indecisione, prima di lanciarsi contro il ragazzo e abbracciarlo con forza, e anche Harry ricambiò la stretta e per un momento rimasero immobili.
 “Severus?” domandò il Grifondoro con apprensione.
 “Sopravviverà” rispose Emma, cercando di ingoiare il dolore e il ragazzo si guardò dubbioso intorno.
 “Ti ha lasciato andare?” chiese infine, perplesso.
“Gli ho mentito” ammise lei, con un filo di vergogna “Gli ho detto che Silente aveva garantito a me e te che saremmo sopravvissuti. L'ho convinto ad aspettarmi alla Stamberga, a rimanere nascosto”
 Come aveva intravisto Draco in mezzo alla battaglia, nonostante avesse detto lui di starne fuori, l'emoor sapeva che anche Severus non sarebbe stato in grado di stare fermo a lungo, senza conoscere la sua sorte, che sarebbe probabilmente uscito dalla Stamberga, così com'era, ferito e debole e avrebbe reso vane le lacrime di fenice.
 “Mi dispiace” disse Harry con sincerità, forse leggendo le sue paure.
 “Anche a me” ammise lei, sbattendo le ciglia per impedirsi di far cadere le lacrime “Ma Severus ha mentito per tutta la vita per proteggermi, ho dovuto ricambiare il favore”
 Harry fece un sorriso stanco e allungò la mano verso di lei. Emma, ormai come un automatismo l'afferrò e si incamminarono lentamente, scendendo a passi misurati verso la foresta proibita.

. . .

 “Emma non andare” 
Il volto pallido, gli occhi scurissimi, come due lunghi gelidi tunnel. 
 Severus Piton aveva paura. Un terrore quasi disperato e una volta tanto, non temeva di mostrarsi senza maschere e senza filtri.
 “Sapevi che non mi sarei tirata indietro Sev, lo hai detto tu stesso a Silente” mormorò l'emoor dispiaciuta, il volto pieno di affetto.
 Carezzò quel viso devastato e stanco, che troppi avevano ingiustamente odiato.
 “Ma mi hai detto di pensare al futuro per una volta. Mi hai chiesto di farlo. Possiamo farcela. Possiamo vivere come una famiglia, Emma. Siamo vivi. Lascia che Potter faccia quel che deve. È il suo destino, non il tuo. Apriremo un negozio di Pozioni come volevi, staremo a Spinner's End. Insieme”
 Piton la stava quasi pregando, spalancando gli occhi lucidi, il volto contratto e confuso ed Emma riusciva a vedere quasi quel che lui le raccontava.
Sorrise con più dolcezza, afferrando lui la mano e tenendola tra le sue. 
 “È mio fratello, Sev. Ora che lo so come posso...”
 L'uomo fece una smorfia sdegnata, roteando gli occhi scuri.
 “Ho sempre pensato che ci fosse qualcosa di tremendamente Grifondoro in te”
 “Come Lily” ribatté lei e il professore sussultò leggermente.
 “Come Lily” mormorò a sua volta, dopo qualche secondo di silenzio.
 L'emoor si alzò lentamente, sapeva di non avere abbastanza tempo per chiedere spiegazioni e ascoltare il punto di vista del tutore e si trattenne dal fare domande, ma cercò le parole giuste per dirgli addio, senza che lui potesse fermarla, mentre si puliva distrattamente dalla polvere le ginocchia dei pantaloni.
 Era un'operazione completamente inutile dato che erano tutti inzaccherati e avrebbe dovuto a breve superare a carponi il passaggio stretto sotto l'albero, ma non riusciva semplicemente ad andarsene, lasciandolo lì, spaventato e ferito.
 Severus era stato troppo a lungo tutto il suo mondo, il suo appiglio più importante e lasciarlo scivolare via le sembrava totalmente sbagliato e innaturale.
“Emma, non posso perderti” sussurrò con angoscia l'uomo, come se intuisse i suoi pensieri, mentre due nuove lacrime sfuggivano dagli occhi color onice e cadevano lungo le guance scavate, nell'ultimo tentativo di trattenerla e l'emoor strinse le labbra con fatica, prendendo un grosso respiro.
 “Tornerò, Sev. Potrai parlarmi di tutto quello che non mi hai detto”
 “Se hai visto i ricordi, sai che non è affatto sicuro quello che stai per fare”
 “Silente è stato più positivo con me durante le nostre lezioni, mi ha detto che alle fine di tutto sarei sopravvissuta, anche Harry. Ce la faremo” disse in fretta la ragazza, chiudendo la mente per non cedere alla paura.
 Piton le lanciò una lunga occhiata, dubbioso “Davvero?” chiese.
 “Davvero” rispose lei, stendendo con dolore un sorriso per nascondere la bugia “Ti voglio bene pap࣠aggiunse in fretta, il cuore in gola, approfittando del dubbio sul volto di lui. Papà. 
 Assaporò quella parola con dolcezza amarissima, rendendosi conto di quanto fosse giusta associata a Severus.
“Emma, per favore...” iniziò rauco lui, ma lei lo interruppe.
“Stai qui. Stai al sicuro” si assicurò, cercando di tenere a bada il tremolio della voce e lo sentì arrancare, mentre cercava di mettersi in piedi. 
 “Emma promettimelo” la voce nel panico “Promettimi che tornerai qui.”
 Lei lo spinse di nuovo delicatamente a sedere e lo guardò un'ultima volta negli occhi, di nuovo fece spuntare un sorriso sulle labbra e per un istante rimasero lì, a osservarsi traboccanti di amore. Poi Emma si voltò, ignorando il tremore alle ginocchia e il vuoto devastante che si sentiva nel petto a lasciarlo lì.
 “Ti rendi conto che sei un eroe, Sev?” sussurrò e uscì, quasi di corsa, cercando di non sentire la voce disperata di lui che la chiamava.

*

Stai bene?” chiese Harry ed Emma si fece sfuggire un risolino amaro davanti a quel suo tono preoccupato e dolce.
 “Sì, sto bene” mentì “Sono solo preoccupata per Severus”
 “Se la caverà, con tutto quello che ha passato... è forte” mormorò il Grifondoro e l'emoor notò che c'era una punta di ammirazione in quell'affermazione, ma scosse il capo.
 “Rimarrà spezzato Harry” disse, dura, ma sincera “Non mi perdonerà mai di averli mentito. Di averlo abbandonato”
 “Andrà bene invece” sussurrò lui e per una volta la Corvonero decise di lasciarsi andare a quell'ottimismo così maledettamente Grifondoro e si limitò ad annuire “Tornerai indietro, Emma.”
 Camminarono in silenzio solo per qualche metro, prima che il ragazzo si fermasse e prendesse un grosso respiro.
 “Emma... tu non sei obbligata” disse, guardandola in volto “Potresti salvarti, tornare indietro già ora, stare con gli altri, con Severus”
 Lei in risposta strinse più forte la mano del ragazzo. Sapeva che avrebbero discusso di quel punto e sapeva perfettamente che risposte avrebbe dato: 
sorrise.
“No, Harry. So che non sono obbligata, ma voglio farlo” mormorò ed Harry sembrò tentennare, ma poi cedette di fronte a quello sguardo fermo e chinò leggermente il capo.
 “Molto Grifondoro come atteggiamento” la prese in giro.
 “Lily forse ne sarebbe fiera” sorrise lei.
 “Sicuramente”
 Ripresero a camminare lentamente.
 “Harry?” sussurrò la Corvonero.
 “Si?”
 “Se io non dovessi sopravvivere...”
 “Ce la faremo entrambi Emma”
 “Sai benissimo che non è detto” disse lei e lui annuì abbattuto.
 “Se non dovessi sopravvivere” riprese la ragazza “Va da lui, per favore. Va da Severus. Consolalo, fagli sapere quanto gli sono grata e dì a James e tutti gli altri quanto bene voglio loro”
 “Idem se non sopravvivo io però” disse il Grifondoro, goffo ed Emma inarcò un sopracciglio, contrariata. 
 “Sto andando incontro alla 
fottuta morte per proteggerti, Potter. Se sopravvivo io e non tu, ti vengo a prendere a calci nel regno dei morti, capito?” rise, amara, così simile a Sirius Black.
 Lui annuì leggermente, cercò quasi di sorridere, ma entrambi presero in quel momento consapevolezza che Harry aveva molte più possibilità di tornare indietro. Emma sarebbe morta per lui, lo avrebbe protetto con il suo corpo, l'emoor invece doveva sperare nella ormai obsoleta protezione della madre di cui nemmeno Silente era poi così sicuro. 
 Sospirarono entrambi nello stesso momento e il ragazzo la guardò con un'occhiata carica di terrore e responsabilità.
 “Se dovesse succedere lo farò. Parlerò con tutti loro” disse con voce calma, nel tentativo di tranquillizzarla.
L'emoor si distese un poco e accennò un sorriso triste.
 “Grazie Potter e poi dovresti fare lo stesso con Draco”
 “Godric, Emma mi chiedi parecchio” sbottò lui e lei ridacchiò, pensando che anche davanti alla morte le antipatie tra i due non riuscivano a passare in secondo piano.
 “Dirai addio a Draco da parte mia invece. Me lo devi. E come ultima cosa: Ginny.” sussurrò divertita lei.
 “Cosa 
Ginny?” sbuffò il grifone.
 “Se sopravvivi, Potter... sposala per Merlino e smettila di fare l'idiota” sbottò l'emoor ed Harry sorrise, ma entrambi tremarono dentro e cercarono di dimenticare cosa volesse dire avere speranza.

Camminavano silenziosamente, avrebbero potuto farsi mille domande, chiarire dubbi, raccontarsi come avevano passato tutti quegli anni separati, ma non ce n'era ragione. Stavano avanzando verso la morte, mano nella mano e farsi domande e cercare risposte sembrava una fatica inutile.
 Al limitare della foresta si fermarono. Era ancora buio e la brina brillava insensibile sul prato scuro, così come il cielo coperto di stelle che pareva di velluto. Hogwarts troneggiava sullo sfondo della notte.
 “Hai il tuo mantello?” chiese Harry e  l'emoor annuì indicando il petto, teneva il mantello dell'invisibilità nella tasca interna della divisa ormai lacera.
 “Brava, tienilo nascosto” disse Potter “Magari così non lo troveranno subito quando noi...”
 “Quando saremo morti” chiarì lei e lui fece una leggera smorfia “Se abbiamo fortuna, finirà sotto terra con noi” aggiunse acida Emma.
 “Se abbiamo fortuna lo useremo per tornare al castello” mormorò Harry e l'emoor si sentì percorrere da una strana adrenalina, mista a stanchezza. 
Voleva che tutto finisse in fretta.
“Andiamo Harry?” disse piano, con un cenno alla foresta.
 “Devo fare una cosa prima” mormorò lui, tirando fuori dalla tasca un boccino d'oro e ci poggiò le labbra sopra come se fosse la cosa più normale del mondo e quello si aprì con uno scatto gentile.
 All'interno c'era una pietra.
 L'emoor rimase interdetta solo un secondo, prima di ridacchiare quasi isterica ed Harry alzò il capo e la guardò incuriosito.
 “Perché ridi?” chiese sconcertato.
 “Non mi dire che quella è la Pietra della Resurrezione, maledetto Harry Potter” sbottò lei.
 “Non lo so” ammise il ragazzo “Potrebbe essere”
 “Il mantello, la pietra e la bacchetta di Sambuco. Sei il padrone dei doni” rise amara l'emoor, scuotendo la testa, non sapeva nemmeno più se per divertimento, o esasperazione.
 “La bacchetta no, Piton è sopravvissuto.”
 “Draco” rispose Emma tranquillamente, rivelando i ragionamenti che aveva fatto alla Stamberga mentre aspettava che il tutore si svegliasse e guardò gli occhi verdi del ragazzo farsi un attimo confusi per poi allargarsi pieni di stupore, mentre abbassava lo sguardo sulla bacchetta del Serpeverde, stretta tra le sue mani.
 “Ma anche tu hai un mantello” fece notare Potter “Non è detto che il mio sia quello dei tre doni... Non è detto che io li abbia tutti...”
 Il ragazzo sembrava sviare da quell'ultima responsabilità ed Emma strinse le labbra, pensierosa. Il segreto del mantello uguale era irrisolto, ma scosse le spalle, mostrando sicurezza per il ragazzo di fronte a lei, aveva 
bisogno che almeno a lui non mancasse il coraggio.
 “Infatti ti sto scortando dalla morte” ribatté pacata e le sembrò nuovamente che fosse tutto maledettamente giusto e doloroso.
 Harry fece un sorriso stanco. Entrambi rimasero per una manciata di secondi assorti, a fissare la pietra.
“Cosa ci facciamo con quella '
Signore della morte'?” disse la ragazza ironica, indicandola con il mento.
 “Proviamola” rispose lui “Ce lo meritiamo”
 Prese la mano dell'emoor e la poggiò sulla sua mentre la pietra ruotava. Le ombre, simili a fantasmi, ma così solide da sembrare quasi reali, uscirono dalla pietra stretta nelle mani dei due ragazzi una ad una, lentamente.
 Emma vide per primo James Potter che subito si rivolse al figlio, ma lei non ci fece quasi caso, perché di fronte a lei Alan O'Shea, così come l'emoor lo ricordava l'ultima volta che lo aveva salutato alla stazione di King Cross, con la sua corporatura grande e grossa e il sorriso buono, la guardava negli occhi, tenendo il braccio avvolto intorno alle spalla esili di Lydia O'Shea. 
 Sorridevano sereni, quasi allegri ed entrambi poggiavano le mani libere, protettivi, sulle spalle di Steph, i capelli biondi arruffati, gli occhi chiari e la pelle coperta di lentiggini.
 Era minuscolo. 
Emma non lo ricordava così piccolo.
 “
Un bel tipino quel Silente, eh” disse Alan, inarcando un sopracciglio, la risata forte che Emma aveva ben presente e che aveva cadenzato la sua infanzia che esplodeva nell'aria, mentre l'emoor muoveva le labbra per dire qualcosa, senza riuscirci.
 “Stai bene?” le chiese subito la madre, dolce. 
 Aveva usato il tono che aveva quando Emma da piccola prendeva qualche malanno, o aveva la febbre: caldo, accogliente, 
preoccupato
 L'emoor annuì con fatica in risposta, un nodo alla gola, gli occhi giganti che cercavano di cogliere ogni dettaglio: non si era accorta che le mancassero così tanto, ma vederli lì, di fronte a lei, così veri, era bellissimo e doloroso insieme.
 “Siamo molto orgogliosi di te” sussurrò la donna con dolcezza, un sorriso sulle labbra che illuminava anche i suoi occhi timidi.
 “E soprattutto siamo contenti che ci fosse qualcuno come Piton a prendersi cura di te” ribatté Alan.
 “Esatto siamo molto grati a Severus per tutto quello che ha fatto” annuì Lydia, scambiando uno sguardo tenero con il marito.
 L'emoor si sentiva soffocata dall'emozione, instabile, come se la terra le tremasse sotto i piedi e li guardava sconvolta e felice, cercando tutti quei dettagli che aveva temuto di aver dimenticato.
 “Grazie a voi” sussurrò commossa “Per tutto”
 I genitori annuirono nuovamente all'unisono, con sguardi orgogliosi e brillanti ed Emma abbassò il suo, tremante, sul volto di Steph, che le sorrideva furbo senza dire nulla. Si sentì felice di vederlo così diverso da come lo ricordava negli incubi. Era ancora il ragazzino allegro e sorridente che aveva popolato la sua infanzia.
 “Ciao Steph” mormorò. 
Era così piccolo.
 “Ciao” rispose lui, con naturalezza.
 Il cuore dell'emoor perse un battito sentendo la sua voce e lo sentì tremendamente vicino, come se fosse ancora una dodicenne che si godeva l'estate, correndo con il migliore amico e mangiando gelati.
Forse era perché vicina alla morte?
 “
Emma”

La Corvonero si voltò di scatto, il cuore che le batteva nel petto, la fronte imperlata di sudore. Di fronte a lei Remus Lupin, meno stanco e arruffato di come lo ricordava, la guardava con affetto e orgoglio. 
Sembrava così reale.
 “
Remus” sussurrò la ragazza “Remus mi dispiace così tanto”
 Lui scosse la testa con un sorriso dolcissimo “E per cosa?”
 “Avevi appena avuto un figlio” fece notare lui Harry ed Emma si riscosse sentendo il Grifondoro parlare, a
veva completamente dimenticato la sua presenza, nonostante gli stringesse la mano.
“Ho combattuto anche per mio figlio” disse tranquillo il mannaro “Ho combattuto per tutti noi”
 “Sei il mio padrino Rem” sussurrò l'emoor, con uno strano bisogno di sentirlo vicino e di essere riconosciuta per quello che era: la figlia di Lily Evans e Severus Piton.
 “Lo so” disse lui con uno sguardo tenero e liquido “avrei voluto davvero fare molto più di quel che ho fatto”
 Emma schiuse le labbra, pronta a dire lui quanto invece era stato prezioso per lei, quanto gli era grata per il silenzioso appoggio che le aveva dato non solo a lei, ma anche a Severus, ma venne interrotta da una voce di donna.
 “Diciamo che come padrini per i miei figli ho scelto due disgraziati”
Lily. Lily Evans. L'emoor trattenne bruscamente il respiro e sentì anche Harry irrigidirsi al suo fianco.
 Leggiadra, 
bellissima, la giovane di fronte a lei sorrideva divertita a Remus e Sirius. Emma notò solo in quel momento la presenza di Black, più giovane e bello di come lo avesse conosciuto in vita, che rideva apertamente accanto James Potter, ma non se ne curò.
 
Aveva occhi solo per lei.
 
Si riconobbe nel modo in cui Lily portava i capelli sulla spalla sinistra, nell'aria divertita che aleggiava sul suo volto, nello sguardo complice con i suoi amici. Si riconobbe nella risata trattenuta, nel smorfia pacata, nel modo in cui si mordeva il labbro inferiore.
 Lily le assomigliava moltissimo, o meglio Emma assomigliava a lei.
 “Mamma” sussurrò l'emoor spiazzata, la voce rauca.
 E quando Lily si voltò verso di lei, Emma si rese conto in quel momento, che era il volto della donna che aveva popolato i suoi incubi con le sue grida per tutti quegli anni, quasi irriconoscibile in quel momento, perché non era stravolto dal dolore, ma era dolce ora, sereno. Emma aveva sognato la sua morte.
Tutti i tasselli, una volta di più, scivolarono al loro posto.
 “La mia bambina” disse Lily, spostando lo sguardo da Remus a lei  “i miei bambini. I miei coraggiosissimi figli” aggiunse, guardando lei ed Harry con dolcezza e orgoglio. 
 E l'emoor ebbe un'illuminazione e si voltò di scatto verso Sirius:
 “Era lei l'amica a cui somigliavo?” chiese e lui le fece in risposta uno di quei sorrisi tesi, da lupo, che le mancavano tanto.
 “Come due gocce d'acqua” borbottò l'uomo.
 E sembravano tutti dannatamente reali. 
Vivi. Ed Emma capì perché tanti maghi avevano sperato che quella dannata pietra esistesse davvero e perché il mago della storia di Beda il Bardo fosse impazzito nel possederla.
 “Fa male?” chiese Harry al suo padrino e aveva una certa urgenza nella voce perché il tempo stringeva.
 “Morire?” chiese Black dolcemente “No, affatto, è più facile e veloce che addormentarsi”
 “Starete con noi?” domandò l'emoor, di nuovo spaventata.
 Perché non voleva rimanere sola e quelle sagome, per quanto si continuasse a ripetersi che fossero solo un ricordo fasullo, come le memorie delle Ombre che le avevano invaso la mente dopo la sua marchiatura, la scaldavano con la loro presenza.
 “In ogni momento” rispose Lily ed Emma guardò con affetto i volti dei genitori che l'avevano cresciuta, del suo amico di infanzia, dei Malandrini e della sua vera madre. 
 Si soffermò su James Potter e gli sorrise con sincerità e gratitudine, ricevendo in cambio uno sguardo commosso e pieno di amore.
 “Lilith è li con voi?” chiese incerta, tornando a guardare il padrino.
 “Lilith e Fred stanno bene” sussurrò lui e si avvicinò alla ragazza, mettendogli la mano sulla spalla “E tu ed Harry vi prenderete cura di Teddy?”
“Non sappiamo se sopravviveremo Rem” ribatté l'emoor.
 “È probabile di no, in effetti” sussurrò Harry “Credo che anche tu abbia scelto due disgraziati come padrino e madrina”
 “Allora 
se tornerete” disse Lupin con un sorriso triste ed entrambi i ragazzi annuirono in risposta, mentre Lily si avvicinava a loro, la mano sinistra sulla spalla della figlia e l'altra su quella del figlio.
 “Andrà tutto bene” disse la donna e c'era qualcosa di così confortante nel suo tono di voce, che Emma vi si affidò completamente, lasciandosi cullare da quelle parole.
 “Vi vedranno?” chiese tremante Harry al padre, ma James scosse la testa in risposta, un sorriso così uguale a quello del figlio.
 “Siamo parte di voi” sussurrò a entrambi Sirius.
 “I miei coraggiosi figli, vi amiamo così tanto” mormorò Lily nuovamente ed Emma ed Harry si lanciarono un'ultima occhiata e avanzarono verso la foresta.
Tenendosi stretti.

. . .

La radura era quasi circolare e piuttosto affollata. 
 Emma, nascosta con Harry tra gli alberi, riconobbe i volti di molti dei Mangiamorte presenti e scorse anche Narcissa, pallida e concentrata, accanto a Bellatrix, protesa invece con una leggera preoccupazione verso il suo Padrone: Voldemort.
 Il mago, come l'emoor aveva immaginato, era seduto su un scranno improvvisato, i piedi scalzi, le vesti neri che gli aveva sempre visto addosso al Manor e Nagini accanto, chiusa nella sua sfera.
 “Credevo che Potter sarebbe venuto” stava mormorando ed era sinceramente incredulo, Emma lo capì nel sentire una nota tesa nella sua voce bassa, quasi sconcertata.
 L'emoor lanciò un'occhiata veloce ad Harry che annuì in risposta. La pietra scivolò dalle loro mani mentre si facevano avanti, entrando nella radura dove sedeva l'Oscuro Signore. La ragazza percepì le ombre dei loro cari che si dissolvevano nel nulla e nonostante la mano del Grifondoro stretta nella sua, si sentì tremendamente sola, mentre l'ansia le puntellava il cuore.
 -Va tutto bene- le disse dolcemente Harry, attraverso la mente, come un vero fratello maggiore.
 -Maledetto coraggio Grifondoro- sussurrò lei.

 “Harry No!” gridò con voce disperata Hagrid, che era stato legato con grosse funi ad un albero e sembrava piuttosto malmesso.
 “Emma” sussurrò invece una voce di donna, molto più elegante e affranta e l'emoor vide Narcissa guardarla con occhi sgranati, una mano sul petto, le labbra tremolanti. 
 Accanto a lei anche Bellatrix la osservava quasi spaventata, incredula, seppur ancora protesa verso il suo Signore e la ragazza scambiò con loro uno sguardo veloce, dispiaciuto, soffermandosi appena sugli occhi chiari della madre di Draco, provando per lei un affetto e una gratitudine travolgenti. 
 “Tuo figlio sta bene” avrebbe voluto gridare Draco è buono”, ma Voldemort attirò la sua attenzione, alzandosi lentamente dal suo scranno improvvisato e aveva gli occhi rossi come mai Emma li aveva visti prima, una smorfia contratta che a stento nascondeva l'espressione di vittoria che gli aveva illuminato il volto pallido in un veloce lampo. Si girò lentamente verso di lei, osservandola attento.
 “Mi hai portato il ragazzo” sibilò, 
quasi compiaciuto ed Emma si sentì tremare, ma annuì in risposta, stringendo la mano di Harry.
 “Lo hai fatto perché non venissero uccise altre persone, vero? Hai ascoltato il tuo dolore giovane Piton O'Shea?” disse e  si avvicinò a lei, allungando una mano per carezzarle una guancia.
Emma si sentì gelare, ma non arretrò e le labbra dell'uomo si arricciarono in un sorriso tremendo e soddisfatto. 
 “Sangue del mio sangue” sussurrò e lei non rispose.
 L'attenzione del mago si rivolse ad Harry, che tremava leggermente al fianco dell'emoor, lo osservò tranquillo, il volto quasi inespressivo, gli occhi rossi immobili.
 “Harry Potter” sibilò lentamente, arretrando di qualche passo “Il ragazzo che è sopravvissuto... venuto a morire”
 Le sue parole furono dolci e rimasero sospese nella radura, mentre tutti trattenevano il respiro e Hagrid gridava la sua disperazione.
 Emma si stupì solo distrattamente dell'arroganza del mago, 
così cieco,  così convinto che lei gli stesse consegnando Harry Potter, solo in nome del sangue che scorreva nelle loro vene. Pensò quasi di farglielo notare, Emma, ma capì di non averne il tempo. Perché fu un attimo, un solo istante.  Mentre Voldemort alzava la bacchetta e pronunciava la formula dell'Anatema che uccide, lei si spostò dal fianco del ragazzo, lasciando lui la mano. Il cuore che batteva nel petto, il respiro spezzato e un unico obiettivo nella mente: difendere il bambino che era sopravvissuto, difendere suo fratello.
 La ragazza si mise in fretta di fronte al Grifondoro.
 -Ti voglio bene- mormorò, attraverso la connessione.
 -Idem - le rispose lui.

 Emma Piton O'Shea, l'emoor, la Corvonero, l'ago della bilancia, la figlia di Severus Piton e Lily Evans, nata Eileen Evans e cresciuta da Alan e Lydia O'Shea, discendente di Alicia Serpeverde e Thomas Corvonero, difese Harry Potter con il suo stesso corpo. 
 Le braccia larghe, il petto sollevato, lo sguardo illuminato da un coraggio che non sapeva di avere, fisso in quello di Lord Voldemort, si offrì come scudo umano.
Pensò a Draco, Emma. Pensò ai suoi occhi grigi tormentati, al suo 
odore che avrebbe riconosciuto ovunque. Pioggia in arrivo. Menta. Caffé.
 Pensò ai suoi abbracci delicati e timorosi, i loro baci irruenti, le risate trattenute. Pensò alla sua stretta gentile sulla sua vita, al respiro lento di quando dormiva tranquillo e senza incubi e soprattutto al suono della sua risata. 
 Riuscì a pensare a tutto questo e provare sollievo e l'ultima immagine a cui la sua mente riuscì ad aggrapparsi fu quella di loro due al Manor, sulla scopa nuova del ragazzo, stretti l'uno all'altra, mentre volavano sul suo giardino, i capelli così biondi nel vento.
 Poi il corpo della ragazza cadde come un sacchetto vuoto sul terreno e ci fu un grande silenzio e Voldemort la guardò, inerme, scioccato,
 per un solo secondo, prima di alzare il volto su Potter e fissarlo con dell'odio purissimo nel suo sguardo rosso sangue. 
 Emise un grido rauco, soffocato.
 “Tu... tu! Guarda cosa mi hai fatto fare!” berciò furente.
 Era stravolto per aver ucciso un'emoor, per aver ucciso quell'ultimo sottile collegamento alla sua famiglia che aveva provato a preservare, era 
spaventato di aver così attivato la profezia.
 Harry Potter sentì la rabbia crescente dell'uomo, ma non rispose. Rimase fermo, lo sguardo sulla ragazza morta ai suoi piedi. 
 Emma era bella in quel momento, stesa a terra con gli occhi chiusi, i capelli chiari sparsi intorno al volto delicato. Come quando dormiva, sembrava indifesa, più piccola della sua età.
 Harry placò la rabbia che gli avrebbe imposto di vendicarsi, perché sapeva che 
non era la cosa giusta da fare. Strinse i pugni, per impedirsi di prendere la bacchetta, perché sapeva di non potersi difendere. Alzò lo sguardo verso Voldemort con un leggero sorriso e rimase in attesa.

 “
AVADA KEDAVRA!”


*Angolo Autrice*

Ciao Lettori! 
Come state?

Questo è un capitolo secondo me molto intimo e particolare. 
è un capitolo che, alle soglia della battaglia finale, sa quasi di arresa e pace. 
Il titolo si riferisce ovviamente alla pietra della ressurrezione, ma fa l'occhiolino anche alla possibilità che Emma, come seconda figlia, possa far sfuggire Harry dalla morte. 
Ancora una volta non vorre dirvi molto, sono capitoli che per me sono di grande emozione, perché è stato difficile scriverli, ma che voi potreste vivere in modo vario. 

Quindi lascio qualche punto/spunto:

. Mi spezza vedere e immaginare quanta sofferenza debba aver provato Severus, ma soprattutto a quanto amore deve averlo scosso. Il coraggio di quest'uomo, la sua dedizione sono incredibili. A questo punto della storia, pensando a tutto quello che hanno passato lui ed Emma tremo sempre. 
La frase più dolorosa da scrivere, per me, è stata questa:
 Non sono un padre. Non l'ho mai fatto. Mi hai impedito di esserlo.
. Ho fatto un piccolo cenno a Codaliscia e la sua estate a Spinner's End. 
. Si scopre finalmente il legame tra Emma ed Harry, dato dalla protezione di Lily, ancora attiva nella ragazza, che la spinge a proteggere, in nome della madre, anche il primogenito, ad ogni costo, degenerando sempre di più.
. Il motivo per cui Emma può salvare il fratello, mi sembra molto logico, ma vedrete che ogni cosa verrà spiegata anche meglio nel prossimo capitolo. 
. Ve lo immaginate come deve essersi sentito Severus durante il colloquio con Albus? Ci credo che poi quel povero uomo non voglia pensare al futuro. 
. Sulla scena tra Emma e Severus alla Stamberga, sia il momento in cui si ritrovano che l'addio, ho molto ragionato come procedere e ho pensato che chiamare finalmente Severus 'papà', senza strani rigiri come 'sei come un padre', o 'un tutore', fosse la cosa più intensa possibile. Non solo per Emma e la sua accettazione, ma soprattutto per Severus, che dopo interi minuti vissuti nella consapevolezza di quel che la ragazzina sta vedendo, la vede svegliarsi e chiamarlo come in fondo lui ha sempre desiderato. 
L'addio è doloroso, ma consapevole. Entrambi sanno che l'altro sta reagendo alla cosa come avrebbero sospettato. 
. I pensieri di addio di Emma sugli amici e Draco, mi hanno straziato. 
. La pietra tenuta da entrambi i neo fratelli mi ha sciolto, ho richiamato per loro tutte quelle immagini genitoriali o di riferimento (per questo non ci sono per esempio Lilith e Fred) i due ragazzi vogliono e devono sentirsi protetti. Al di là della dolcezza di Alan e Lydia e dell'emozione per l'incontro con Lily e Remus a spezzarmi sono il 'ciao' di Steph e la presa di consapevolezza di Emma di quanto sia minuscolo, nel suo rimanere per l'eternità solo un bambino, sempre più lontano da lei, ormai cresciuta e il ghigno da lupo di Sirius. Mi scioglie poi lo scambio quasi impalpabile tra James e l'emoor. Come ho detto ad altri nelle risposte alle recensioni questo è il mio personale percorso di riabilitazione nei confronti di Potter senior, che ho dovuto provare, perché ho sempre avuto difficoltà ad apprezzarlo. 
. Nella radura ho voluto tenere come da Canon Hagrid, ma non è certamente un personaggio che è legato all'emoor, per aggiungere un po' di emozione (e anche perché piuttosto giusto) ho deciso di soffermarmi su Narcissa (che personaggio!!)
. Emma muore, sembra più piccola della sua età, come quando dorme. A immaginarmela senza vita un pezzo del mio cuore si è spezzato inesorabilmente. 

Grazie mille del vostro supporto. A sabato. 
Curiosi?
Con tantissimo affetto per voi. 
vi

  
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