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Autore: Valentina Glassred    16/04/2021    0 recensioni
Storia collegata a Bloody Sunset, di Allen Glassred.
Sebastian ricorda con nostalgia il padre Dean, morto durante la strage della sua famiglia per mano di Azazel.
Genere: Angst, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono trascorsi molti anni dalla drammatica notte in cui la famiglia di Sebastian fu sterminata: sua madre Jeanne e suo padre Dean morirono per lui, per salvargli la vita. Si, suo padre: per lui infatti, il solo padre che ha avuto e che sempre avrà è Dean, colui che lo crebbe e lo amò come fosse suo figlio malgrado, di fatto, fosse figlio di un mostro. Proprio di colui che sterminò la sua famiglia, pensa il giovane dalla chioma corvina: proprio lui è suo padre, il suo padre biologico per lo meno. Ma nel cuore suo padre è solo ed esclusivamente Dean, l’uomo che ha dato amore incondizionato a lui e a sua madre, colui che pur cercando di non coinvolgere la moglie ed il figlio ha sempre cercato di proteggere entrambi, come farebbe un vero super eroe. Ma in fondo pensa il corvino, non è forse così? Dean non era ed è il suo eroe? Non aveva super poteri come Superman ma, in compenso, ne aveva uno molto più grande: il potere dell’amore. Il ragazzo posa una rosa rossa sulla tomba dell’uomo, accanto alla quale c’è la tomba di sua madre: tombe vuote, purtroppo. Infatti i corpi non furono mai ritrovati, forse distrutti da quelle fiamme infernali che non hanno lasciato scampo né a loro né al maggiordomo ma che, allo stesso tempo hanno risparmiato lui solamente perché, essendo il figlio di Azazel ha in lui una parte di Grazia Demoniaca e questa l’ha salvato. Il ragazzo accarezza la lapide fredda con nostalgia, inginocchiandosi. “ Ciao, Dean. Anzi: ciao, papà… “. inizia il proprio monologo, giungendo le mani in preghiera. “ Innanzi tutto, devo chiederti scusa: non sono riuscito a dare una degna sepoltura a te ed alla mamma, non sono riuscito a ritrovare i vostri corpi ed a farvi riposare finalmente in pace. Mi dispiace… “. Sussurra, trattenendosi: non può e non deve piangere anche se, è inevitabile, gli occhi iniziano a diventare lucidi. “ Sai, mi mancate da morire: tu e la mamma eravate il mio punto fermo, i soli ai quali mi potessi appoggiare quando stavo cadendo, coloro che mi aiutavano ad alzarmi quando non ci riuscivo. E tu, papà: tu eri e sei il mio eroe. Il mio eroe, che mi ha protetto fino alla fine ed ha addirittura sacrificato la sua stessa vita per me… “. Non ci riesce: malgrado provi a resistere non ce la fa e, di lì a poco, alcune lacrime iniziano a cadere incontrollate mentre il giovane da sfogo ad un dolore che, malgrado gli anni trascorsi, non si è mai assopito. “ Ed io non sono neppure stato in grado di distruggere colui che vi ha fatto questo, perché sono un debole: sono uno sciocco, che ha sperato di poter combattere da solo contro un demone del calibro di Azazel. Ho messo in pericolo non solo me stesso ma anche i miei compagni, me ne vergogno così tanto “. Sussurra tra le lacrime, pensando a quanto accaduto: ha accettato la sfida di Azazel malgrado Valentina, Theresa, Martino, Banika e Marina gli avessero detto di lasciar stare, che avrebbero affrontato Azazel insieme ed avrebbero vendicato insieme la sua famiglia. Ma lui ha voluto fare di testa sua: ha da prima opposto resistenza ma, vedendo la determinazione del compagno e delle compagne ha in fine finto di accettare la loro proposta: ha fornito loro false informazioni e, la notte stessa, si è recato sul luogo dello scontro e lì ha quasi rischiato di farsi uccidere. Solo il provvidenziale intervento di Martino, che ha intuito le sue intenzioni e l’ha inseguito intervenendo al momento opportuno, ha evitato che le cose volgessero in peggio. Carità ha comunque riportato una ferita abbastanza seria, tutto per salvare il compagno. Lo stesso compagno che ora prova un senso di grande vergogna: non è stato come il suo eroe, a differenza sua non è riuscito a proteggere nessuno e non solo: ha finito per fare l’opposto ed ha messo tutti in pericolo, ha rischiato anche di farsi uccidere rendendo così vano il sacrificio di Dean e di sua madre. “ Non sono stato degno del mio eroe, me ne vergogno così tanto… “. Sussurra il ragazzo, chiudendo gli occhi e portando le mani su di essi, continuando a piangere.

Non sa che qualcuno lo sta osservando: l’uomo posa una mano sul tronco dell’albero retrostante con uno sguardo malinconico, sguardo che punta in direzione del corvino che ancora piange disperato sulla tomba del suo solo ed unico eroe, il suo solo ed unico padre. “ Sebastian… “. Sussurra semplicemente, lasciando che il vento trasporti quella semplice parola che, incredibilmente, giunge fino all’orecchio del ragazzo.

Sebastian smette improvvisamente di piangere come gli fosse stato ordinato. Si alza di scatto per poi guardarsi intorno confuso. “ Cosa…? “. Fa, non scorgendo nessuno ma, può giurarlo, prima ha sentito chiaramente una voce chiamare il suo nome. E no, non è stata una voce qualunque. “ Dean…? “. Mormora poi, ne è sicuro: quella voce era quella di Dean, non se l’è immaginata! “ Dean!? “. Lo chiama ancora anche se la ragione gli dice che è inutile, nessuno gli risponderà: Dean è morto. “ Papà… “. Mormora, mentre il vento trasporta quella parola all’orecchio di colui che, con un lieve sorriso osserva la scena per poi volgersi per poter andare via. Forse pensa, un giorno tornerà e rivelerà una cosa a Sebastian ma, fino a quel momento…



Sebastian ricorda con nostalgia il padre Dean, morto durante la strage della sua famiglia per mano di Azazel.
   
 
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