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Autore: ClostridiumDiff2020    16/04/2021    0 recensioni
Questa Storia Partecipa alla 365 Writing Days Challenge 2021
365 finestre...
365 storie, una raccolta di racconti, una raccolta di vite.
Ogni giorno, partendo da una parola, si aprirà una porta verso qualcosa, verso qualcuno...
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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106 – Echi dal passato
 
 

 
 
 
Micaela era abbastanza certa che la riluttanza di Hans nei confronti di William sarebbe durata poco e così era stato.
William era bravo a entrare in simpatia alle persone, si adattava bene. Nel giro di poco nel suo piccolo giro pendevano tutti dalle sue labbra. Perché era in gamba, perché era divertente, alla fine persino Hans gli aveva concesso il beneficio del dubbio che non fosse solo grandi occhi e un sorriso ammaliante.
Quando inevitabilmente erano arrivate le domande sulle cicatrici che gli segnavano il volto William aveva scrollato le spalle definendolo un incidente. Non avevano insistito, dopotutto in quella realtà avevano visto un po’ tutti ben di peggio.
Hans prestava servizio in ambulanza. Nel gruppo di Hans Aron e Oscar erano infermieri in pronto soccorso da molto tempo, quindi la curiosità era passata in fretta.
William aveva risposto tranquillamente, ma un lampo nei suoi occhi neri aveva fatto intuire molto bene che non volesse dire molto altro.
Il lavoro procedeva bene, ormai aveva un piccolo brando di ragazzi con cui si vedeva spesso. William sembrava così integrato nella sua nuova realtà che alle volte Micaela pensava di scordare da dove fosse fuorisucito.
Era strano come la ricerca dei personaggi smarriti, la minaccia del Cacciatore fosse passato il secondo piano. La vita reale l’aveva risucchiata e i giorni avevano iniziato a scivolare gli uni sugli altri.
William la sera se ne saliva in soffitta e leggeva, macinava libri su libri. A Micaela pareva che cercasse il suo vero io nelle storie degli altri. Si dedicava soprattutto ai libri incompleti, da cui Pixie aveva strappato liberandone parti nel mondo.
 
Il folletto dall’incontro con il Cacciatore era rimasto abbastanza taciturno, inconsistente.
Aleggiava per l’appartamento, incorporeo quasi tutto il giorno.
Micaela aveva atteso, ma dopo un mese decise che aveva rispettato abbastanza i sentimenti del folletto. Poteva essere scioccato dal cambiamento del compagno quanto voleva, ma poteva farlo chiarendole un paio di cose. Aspettò che William rientrasse, non voleva farlo alle sue spalle, non le sembrava corretto. Rientrò puntuale, come sempre e si lasciò cadere sul divano rosso dell’ingresso. Lei lo aspettava seduta sulla sua poltrona nera e quando vide la sua espressione William aveva fatto un mezzo sorriso sornione “Sono nei guai?”
“Tranquillo, Samu mi ha già detto che hai detto la parola proibita stamattina… E ti ringrazio…” rispose Micaela con sguardo torvo.
Gli aveva detto più volte che in ospedale non andava mai fatto, lui si era fatto una risata e aveva risposto che erano stupidamente superstiziosi e poi lo aveva detto “Che noia è tutto così tranquillo stasera”
Ovviamente a quella parola era seguito un putiferio. Micaela detestava coprire i turni di reperibilità in pronto soccorso, anche senza che William attirasse il finimondo.
William aveva continuato a sostenere che quanto fosse successo non potesse minimamente essere dipeso dall’uso di quella parola. “Mi devi una sbronza, per dimenticare…”
William aveva risposto con un’alzata di spalle.
“Seriamente, di cosa volevi tanto parlare…”
Il sorriso tardava ad abbandonare il suo volto ma i suoi occhi erano attenti e in attesa.
Pixie sfiorò il suolo e finalmente Micaela parlò.
“Devo capire. Quella sera quando il Cacciatore si è mostrato. Ho sentito chiara nella mia mente la voce di William, come se stesse parlando a voce alta. Solo che lui era in silenzio. Come se riecheggiasse nella mia mente. Potevo sentire chiaramente una connessione. Sapevo cosa dovevo fare, dove dovevo colpire. Come se per un attimo fossimo un tutt’uno. Sei stato tu Pixie? Perché? Capiterà di nuovo? Pixie… Io devo potermi fidare di te”
William era rimasto immobile e Pixie per un attimo era apparso opaco.
“No… io… La connessione è nata quanto William è uscito dalla sua storia. Lui è emerso per via del tuo desiderio… Interferire con le linee prestabilite ha degli effetti indesiderati e… Questo è uno di quelli”
Micaela incrociò le braccia, non la convinceva. Era una risposta evasiva, era abbastanza certa che il folletto stesse evitando di dirle molte cose. Il Cacciatore lo aveva accusato di giocare a creare destini, che lo stesse facendo anche con lei e William per pure divertimento?
“Quindi è stato solamente un incidente?” borbottò la ragazza scrutando il folletto.
Avrebbe voluto chiedere altro ma doveva farlo nei tempi e nel modo giusto, altrimenti non avrebbe ottenuto altro se non risposte elusive e approssimative.
Trovava piuttosto curioso che tra tutte le creature proprio con William si fosse creato un legame, non poteva essere un caso. William tra tutti era diventato così rapidamente speciale nella sua mente prima ancora che divenisse di carne e sangue.
Non aveva più percepito i suoi pensieri ma la sua presenza stava diventando sempre più una certezza costante.
“Pixie… Non vorrei essere ripetitiva ma… Cerca di non realizzare altri desideri che non siano stati espressi verbalmente… Evitiamo di complicare ulteriormente la situazione”.
“Ovviamente” rispose il folletto guardandola con i suoi grandi occhi di cielo.
Micaela scosse la testa, non riusciva proprio a credergli e le dispiaceva. Non ricordava quando era diventata così cinica.
Un tempo avrebbe dato qualsiasi cosa per quell’avventura... Ma era prima… Prima di quella lettera… Prima…
“Bene… Allora, la riunione è finita, andate in pace…” tagliò corto Micaela riscuotendosi dai suoi pensieri.
Si diresse verso camera e si sedette alla scrivania, prese di tasca gli occhiali di William e li rigirò tra le dita, li portava sempre con sé, le davano senso di sicurezza. Come se dovesse verificarne costantemente la presenza.
Percepì il suo sguardo come un solletico dietro la nuca.
“Non avevi un appuntamento stasera?” La domanda eruppe spontanea, era rimasta la che premeva sulle sue labbra da quando Samuel, il suo collega di lavoro le aveva detto della dottoressa carina dai capelli neri  dai lineamenti orientali che aveva puntato William chiedendogli di uscire. Samuel la prendeva in giro.
Se ti irrita tanto fai tu un passo in quella direzione. Lei lo aveva mandato a quel paese riattaccando il telefono.
Micaela si morse il labbro inferiore maledicendosi per quel punto di irritazione che era trapelata nella sua voce.
“L’ho annullato, avevo una mezza idea di bermi una birra con te e parlare dell’uomo di ghiaccio. Credo di sapere come trovarlo…”
Micaela sollevò gli occhi su William “Ho uno stranissimo deja-vu…”
Lui inarcò un sopracciglio “Giuro solennemente di non avere…”
“Buone intenzioni?” concluse Micaela con una risata.
“Avrei dovuto dirlo puntando una bacchetta verso una mappa… ma non sono molto sicuro che sarebbe di grande aiuto sai?”
Micaela rise e si guardò attorno, aveva scordato che per ammazzare il tempo William avesse scelto di leggere anche la saga di Harry Potter, ma apprezzò che avesse colto la citazione.
“Non ho intenzione di adescarti tramite l’alcool” proseguì lui.
“Mi fido topolino della mia soffitta… anzi se dovessi adescare qualcuno, cerca di avvertire. Quanto ti muovi al piano di sopra sembra che sia in corso una battaglia, se mi svegliassi dopo un turno di notte potresti rischiare una calorosa sorpresa…”
Lo sguardo di William era indecifrabile ma si limitò all’ennesima scrollata di spalle “ Ne terrò conto…”
 
Il Pub prediletto di Micaela era quello che Cristina avrebbe definito una bettola.
Micaela si sorprese a pensare di nuovo a lei dopo tanto tempo. Era la madre sorella che aveva sempre desiderato, aveva guidato le sue scelte e adesso che era sparita faticava a camminare da sola. Forse per questo si appoggiava a William così tanto. Lei era sparita e lui era letteralmente apparso dal nulla.
A William il suo pub piaceva, forse perché gli ricordava quelli che aveva frequentato nel suo fittizio passato. O forse solo perché era un buon posto per bere birra, guardare una partita e fumare senza avere troppi problemi.
Era rimasto sorpreso quando Micaela si era accesa la prima sigaretta. Lei lo aveva fulminato con lo sguardo alla sua espressione interdetta.
Micaela lo aveva ascoltato osservando le sue lunghe dita muoversi, le aveva esposto la sua idea, mostrandole i ritagli di giornale che evidenziavano le glaciali anomalie lasciate da colui che William aveva ribattezzato l’uomo di ghiaccio. Micaela si era soffermata sul logoro braccialetto di plastica che William ancora portava al braccio, scolorito e privo di scritte. La sola cosa del suo mondo che gli era rimasto addosso, quando la voce di William attirò la sua attenzione.
“Ti dispiace molto che Pixie mi abbia portato in questa realtà?”
Micaela sgranò gli occhi e lo osservò. Quella luce nei suoi occhi. Stava per rispondere quando lui riprese a parlare. “Sembravi scocciata…”
“No”, eruppe Micaela “Era quello che volevo, solo che… Insomma, non era mia intenzione importelo…”
Micaela lo osservò, la semi penombra del locale sembrava avvolgere William, i suoi occhi sembravano silenti, soppesavano ogni parola.
“Vuoi tornare nel tuo mondo?” le chiese lei sorprendendosi di quella domanda. Le era parso sereno in quel mese passato assieme, ma poteva aver finto tutto il tempo per quel che ne sapeva. Nel suo passato era stato molto bravo a farlo.
William rimase in silenzio e solo quando sussurrò un lento “No” Micaela si accorse di aver trattenuto il respiro in attesa, temendo quella risposta.
“Vuoi mandarmi via?”
Vorrei che restassi per sempre…
Micaela ingoiò la risposta e scosse la testa. “La mia soffitta sarà sempre aperta topolino…”
William rise, era come se entrambi percepissero l’eco della lontana voce di William, ormai quasi estranea eppure era sempre sua Mi facevano entrare ma senza mai davvero farmi entrare… Micaela si chiese se la lucidità acquisita vedendo la sua intera esistenza oltre lo schermo avesse davvero cancellato i suoi spettri, le sue paure profonde. A cosa si aggrappava William la sera, quando chiudeva i suoi occhi, ora che sapeva che tutto quel passato non era reale. Erano svaniti i suoi incubi?
“Squit squit…” aggiunse William con un sorriso sghembo.
 
 
 
 
 
 
 
 
Day 106 - Prompt - piuttosto curioso ( 16 aprile 2021)

 
   
 
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