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Autore: yolantis    17/04/2021    0 recensioni
Peter è un loser zuppo di creatività e docilità; capro espiatorio nelle giornate no (e non solo) della squadra di football: tre giorni su sei ha la t-shirt bagnata e l'umore a pezzi per i gargarismi fatti con lo sciacquone del water. Compiuti i diciassette anni un camping in famiglia stravolgerà la sua esistenza e farà impennare, ferocemente, il suo bisogno di rivalsa e vendetta.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Violenza
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A buona parte dei Lions non scendeva giù l'idea che una gazzella fosse entrata a far parte del branco; la squadra di giocatori, s'intende, coccolati dai professori (per volere del coach, protettore e patrigno); il signor Johnson, che aveva sempre un che di Clint Eastwood nel modo in cui tirava occhiate, esigeva che i suoi ragazzi non avessero F- o giù di lì a macchiare le loro divise. Dovevano parere belli, forti e bravi. Con più neuroni ci si aspetti, all'apparenza. La professoressa Brown era candidamente contenta di vedere Peter nella squadra, perché almeno con lui non doveva fingere di farsi piacere i compiti e regalare votoni gonfiati e vuoti.
A Cole, Doug e Herb Peter andava bene, poiché in fin dei conti s'era dimostrato un ottimo attaccante e difensore. Peter di rimando doveva sempre contenere la sua forza, far implodere la ferocia e l'astio anche quando avrebbe preferito di gran lunga scorticare la faccia a Finnegan, il quorterback; una spinta mentre era senza casco, un ruzzolone e via con una tremenda strisciata sull'erba rasa. In compenso aveva lasciato più di un livido a lui e agli altri rivali durante gli allenamenti. Il signor Smith chiudeva un occhio, anzi due: quel ragazzo era proprio capace. Era incredulo tanto quanto ostentato a tenerlo in squadra.
Peter la vedeva come una buona copertura: se qualche giocatore di lì a poco sarebbe sparito nel nulla (o meglio, nel suo stomaco) nessuno avrebbe sospettato di un leone, come loro e il più lontano possibile da loro, in verità. Gli altri tre gli piacevano, ne tollerava la compagnia e ci camminava qualche volta pure in gruppo: Cole, Doug e Herb sembrava avessero fiutato inconsciamente una via di salvezza, a discapito della nomea.
La cosa strana e per metà inconsciamente accettata era che quel ragazzo crescesse a vista d'occhio, largo e lungo ogni giorno di più.
« Cunningham, dì la verità: di che ti stai facendo? lo sai che il corpo docenti crede sia io ad annaffiarti col testosterone? »
Gli faceva di tanto in tanto il Signor Smith, che da fiero e gaudente s'era fatto turbato e sospettoso. E la famiglia? sua madre? sono tutti scemi? lui, anni d'insegnamento ed esperienza, è il primo scemo? si chiedeva.
« Niente di niente coach. Mangio tanto e faccio palestra. »
E di rimando, lui al solito: « Stento a crederti Cunningham... ti sei fatto... niente, ti tengo d'occhio. »
Quel ragazzo aveva un che di strano e strano lo era davvero. Strano in un'accezione terrificante. Il tutto si doveva a quella gita estiva nei boschi, uno dei soliti raptus wild e nostalgici del padre, ex scout. Uno scomodo e snervante campeggio come tanti, se non fosse che la notte prima di raccattare bagagli ed epifanie, Peter era inciampato nelle fauci di un mostro centenario e divinizzato da un'antica tribù precolombiana, dall'identità nebulosa perché a me, scrittrice, giova darvi poche coordinate e sfumare i contorni, come quelli della silhouette di Peter. Uno dev'essere proprio scemo a zigzagare tra gli alberi in piena notte, eppure io vi assicuro che quella non era stata una bravata da idiota in vena di brividelli e buboli, od una romantica e fosca passeggiata da tintarella lunare. No, Peter era stato chiamato dalla creatura e a quel richiamo non era riuscito a sottrarsi: gli era stato legato un laccio invisibile al carpo e strattonato via dalla tenda, l'altro capo allacciato ad uno dei molari sepolti di muschio, sterpaglie e rampicanti, come una roccia incuneata in gengive spente e secche. Ingollato e sputato dal Dio Nero, così lo chiamavano i sacerdoti di Xaltocan: ne aveva ingoiata di bava e terriccio, come cloro la prima volta che gli erano sfuggite di mano (e di piede) le altezze nella piscina del signor Brown. I fluidi d'entrambi, uno così giovane ed insignificante, l'altro così antico e mastodontico, finirono per mescolarsi ed uscito di lì, stordito e dimentico, silenzioso e senza paura, Peter si ritrovò a zoppicare lungo la strada del ritorno, imboccando la sua tendina. Il giorno seguente si riscoprì solo un po' sudaticcio e appiccicoso, i genitori ignari di tutto e instupiditi dalla magia di quelle zone; consapevole solo a metà che di lì a poco la sua vita sarebbe stata ribaltata come uno sgradevole giaccone double face.
   
 
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