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Autore: Son of Jericho    17/04/2021    1 recensioni
Il delirio, il flusso di coscienza, di un ragazzo seduto al bancone di un pub mentre cerca di dimenticare, farsi forza e andare avanti. Accompagnato da tanta birra.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A una sola notte da te

 

Quanti giorni sono senza di te? Dieci, cento, mille, millemila? Non saprei, ormai ho perso il conto. E ora come ora, non ho neppure tanta voglia di mettermi a contarli. Conterebbe ancora qualcosa, se riprovassi a contarli? Non ci conterei.

Ho in mente una data, ma chissà se è vera. Non sono sicuro di niente, in questo momento. Però sono tanti, ecco.

Un’altra notte senza di te, dopo un altro giorno senza di te. Poi ci sarà un’altra notte, e poi arriverà un altro giorno. Ma è peggio il giorno o la notte? Dopo l’uno c’è anche l’altra, e poi di nuovo, e un’altra e un’altra ancora. Bella domanda.

Meglio annegare tutto nella birra. Ma è meglio dire annegare o affogare?

Nel dubbio, ci bevo su e butto giù quello che resta della pinta.

- Dammene un’altra, ragazzo. –

Ragazzo… avrà superato i 30 anni da un pezzo. E lavora ancora lì. Non ha trovato niente di meglio che servire birra a gente che va a braccetto coi propri demoni? Che ci fa lì, che vuole?

Io almeno lo so perché sono qui. Passare una serata fuori sembrava una buona idea. Fuori, a distanza dalla merda di tutti i giorni. In compagnia solo di una bella birra. Tante birre.

Che dovrei dire? Mi sembra di aver detto un po’ tutto quello che avevo da dire. Mi dicevano che il tempo guarisce anche le ferite più profonde. Io dico che il tempo fa solo ubriacare di più. L’ho già detto che il petto sta martellando più forte del solito?

Eccomi qua. Al bancone del pub, in camicia bianca e jeans neri, coi capelli fatti di recente. E con le mie birre. Tante birre. Le sto sentendo tutte. Buone.

Che stavo dicendo? Ah sì, che se sollevo la pinta, dal fondo del vetro riesco a vedere il poster dietro al bancone alla rovescia.

La testa si fa un po’ pesante. Sono quasi stanco di tenere gli occhi aperti. C’è tutta una nebbia qui. Fitta, bassa, asfissiante, sembra quella di Milano. Ma quelli di Milano non si sono mai accorti di avere una nebbia del genere? O forse non è davvero così ed è tutta una leggenda. Forse anche questa che vedo è merito della birra. Mi fa buon gioco, però. Mi impedisce di pensare più di tanto. Stasera non si pensa.

Sto delirando. O no?

Alle mie spalle, un tipo ha iniziato a fare la telecronaca di una partita. Non capisco, basket o pallavolo?

Bevo ancora. Ma perché qualcuno dovrebbe mettersi a fare una telecronaca in un pub? Non ha molto senso.

Mi volto e strizzo gli occhi. Ecco, è dalla tv che stava uscendo la voce. C’è una partita di calcio, e qualcuno ha appena alzato il volume.

Aspetta, ma c’era anche prima la tv? Ma sì, l’ho vista prima, quando sono entrato. Mi sembrava più piccola.

In compenso, c’è un tizio che sta urlando contro l’attaccapanni. Impossibile non ridere, mentre prendo diversi altri sorsi dalla nuova pinta.

E non è l’unica cosa che noto.

Una ragazza, seduta al tavolino d’angolo, mi sta fissando. O almeno credo che stia fissando me. Sta sorridendo. Sta sorridendo a me? Sì, sta sorridendo.

Fa uno strano effetto, molto piacevole. A meno che non sia, anche per questo, la birra.

Quella ragazza sta continuando a sorridere. Ma sta davvero guardando me? Lo spero.

Io non la conosco, lei non credo mi conosca. Ma forse vuole farlo. E io, voglio farlo?

Cosa me lo impedirebbe. Il mondo che cade a pezzi, il tuo ricordo, la voglia di riaverti accanto. Ma se ti avessi ancora o di nuovo accanto, non sarei qui stasera. Sarei molto più lucido. E magari starei pensando a te in maniera più giusta.

Ma sai una cosa? No, non la sai. Voglio conoscerla, quella ragazza. E’ carina, molto carina. Che porti dove deve portare.

Tu non ci sei, non lo saprai mai. Chiudiamo i giochi, vale davvero la pena perdere l’ennesima notte dietro a te?

Potrei farlo con quella ragazza. Dietro, davanti, sotto, sopra.

Il fatto di sentirsi un po’ in aria non deve per forza impedire di fare qualcosa che si vorrebbe fare lo stesso. Mi ricorda qualcosa… Getterei il telefono fuori dalla finestra, ma qui non ci sono finestre. Forse ce n’è una in bagno. Io però non devo andare in bagno.

Ok, andiamo da quella ragazza invece. Scendo dallo sgabello. Accidenti, se è lontana. Faccio un passo, e mi sembra di tornare indietro. Ora sì, forse troppa birra.

A proposito, sarà meglio che mi decida alla svelta. Devo dirle qualcosa, dovrò presentarmi in qualche modo, no? Cristo, è passato troppo dall’ultima volta. Come si comincia?

Ho visto un fiore stamattina, e…

No, questa è presa da un telefilm.

Aspetta, che vado a prelevare.”

Buona, se fosse un altro genere di ragazza. Una di quelle per cui c’è bisogno del contante.

Potrei offrirle qualcosa. Non troppo però. Magari era davvero una buona idea, andare a prelevare. Non mi è rimasto granché nel portafoglio. Non so nemmeno se riuscirò a pagare tutto quello che ho bevuto finora.

Potrei buttarla lì, e partire con un “Ciao, io sono un bomber”.

Certo, per fare subito la figura del coglione. Quale sano di mente si presenterebbe così?

Dai, pensa. Un complimento sui capelli o sul vestito.

Troppo tardi. Sono già al suo tavolo e non ho niente di pronto. Quanto vorrei essere uno di quei protagonisti delle serie tv, che vanno in giro con le battute sempre pronte.

- Ciao, sei bella. –

L’ho detto. Ho davvero detto una cosa del genere. E’ uscito da solo. Non so nemmeno quanto fossero scandite le parole. Ma o usciva quello o un suono indefinito. Che forse non sarebbe stato peggio.

- Grazie. E tu sei ubriaco. –

Eccolo là. Scacco matto.

Lei mi sta fissando negli occhi, dall’alto verso il basso, e credo stia facendo un mezzo sorrisetto. Il suo sguardo è così fisso e forte che mi sento spinto all’indietro.

Fermo, stavo davvero andando all’indietro. Poggio una mano sul tavolino e recupero quel che resta del mio equilibrio. Poco.

Vorrei capire i suoi occhi. Non sembra disgustata né irritata, il che almeno è un buon segno. Non capisco cosa voglia fare. Ma forse non so nemmeno cosa voglio io.

Resto lì. Cosa sto cercando? Lo so che non è e non sarà mai come te. Che potrebbe anche essere per una notte sola, che potrebbe farmi dimenticare di te. Ma non lo farà. Sono troppo confuso perché m’importi veramente qualcosa di lei. E lo so, che se la terrò tra le braccia o sarò dentro di lei, non vedrò la sua faccia ma la tua.

- Siediti, non è il caso che resti in piedi. – dice piano.

Non sono sicuro di volerlo. Ma ormai sono lì, ed è difficile tornare indietro. Eseguo, mentre ho la sensazione che sia qualcun altro a controllare i miei movimenti.

Lei mi sta sorridendo di nuovo. Ora l’intenzione dei suoi occhi, lucidi come i miei, appare più chiara.

- Io sono Samantha. –

Bel nome. Va bene.

 

Non ti dimenticherò mai. Ma per stanotte, solo per una notte, con fiumi di birra giù per la gola e un sapore in bocca tanto affascinante da non sentire nient’altro, che vada al diavolo tutto quanto.

 

 

   
 
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