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Autore: cin75    18/04/2021    4 recensioni
Dalla storia:
Nell’appartamento di Jared, il ragazzo, era ancora fermo al centro della soggiorno, con lo sguardo fisso sulla porta di casa chiusa. I suoi occhi vedevano ancora la sagoma di Jensen, la sua mente continuava a gridargli “Muoviti, lui non è più su quella porta!E’ andato..., devi respirare di nuovo. Devi muoverti di nuovo!”
Non seppe quanto tempo passò, ma ad un certo punto diede retta a quella voce interna e quasi con fatica, raggiunse il divano. Si sedette, poggiò la testa sul cuscino dello schienale.
Completamente vuoto, completamente svuotato. Decisamente confuso.
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jared Padalecki, Jensen Ackles, Misha Collins, Richard Speight Jr.
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Jensen senza lasciare la presa intorno alle spalle di Misha, così come Jared con Rich, si fece più spazio e si avvicinò agli altri amici che, chi più, chi meno, avevano sul volto un misto tra incredulità e commozione.

I due ragazzi raccontarono tutto. Specie Jensen.

Raccontò del reato scoperto, delle minacce subite, dell’incontro con l’FBI voluto dal padre, la richiesta proprio da parte del bureau di allontanarsi da tutto e tutti fino a fine indagini, del suo rifiuto per non lasciare Jared, del tragico incidente e di tutto quello che ne seguì. La morte dei suoi. La sua, per forza di cose, finta morte compresa.

Alla fine, anche se ancora giustificatamente confusi e sorpresi, tutti furono ben lieti, però, di riabbracciare il loro amico redivivo e dopo aver risposto a quante più domande potevano, Jensen e Jared, benchè esausti arrivarono alla fine di quella serata.

 

Erano seduti sul divano quando vennero raggiunti da Misha che si sedette loro di fronte.

“Ultima birra?!” fece il moro offrendone anche a loro.

“Con piacere, amico!” fece Jensen, mentre Jared invece rifiutò cordialmente.

“Ok!” e poi rimase perplesso come se volesse fare una domanda ma non aveva il coraggio di farla.

“Sputa il rospo, Mish!” lo incoraggiò Jensen.

“Hai detto che sei qui da qualche mese. Perché ti sei fatto vivo solo una settimana fa?!”

“Sono qui da qualche mese, ma sono sempre stato con voi!” lo spiazzò Jensen sorridendogli. “In un certo senso!!”

Misha spostò, sorpreso, lo sguardo sul giovane amico seduto accanto a Jensen.

“Che significa?!” domandò perplesso.

Jensen si alzò e andò ad aprire un cassetto della scrivania del soggiorno. Ne prese qualcosa e poi tornò a sedersi.

Inforcò quegli spessi occhiali di osso, cercò di scompigliarsi un po’ i capelli che erano decisamente più corti di come li aveva portati in quel periodo e poi si passò una mano sulle guance e sul mento.

“Beh!! Una buona tinta e ...per la barba dovrai aspettare che mi ricresca!!”

Misha lo fissò. Strabuzzò gli occhi. Rivide davanti a lui il ragazzo con gli occhi castani, gli occhiali di osso, la barba folta e lunga e capelli ..anche quelli decisamente più lunghi.

“Oh….mio...Dio!!”

“E già!!” esclamò Jared.

“Alex?...tu eri….Alex??!” quasi balbettò.

“Sì!” e per la seconda volta in quella stessa sera, Jensen si ritrovò a dover dare le più che dovute spiegazioni.

“Assurdo!! Assurdo!!” esclamò confuso, Misha. “Come ho fatto a non riconoscerti?!”

“Beh! Non fartene una colpa. Nemmeno io l’ho fatto!” provò a consolarlo Jared.

“Ma...ma..” balbettò, comunque.

“Ascolta. La cosa era così impensabile che la nostra mente non ci ha mai pensato sul serio ad una eventualità simile. Sono cose che accadono solo nei film romantici o nelle storie scritte male!!” fece ancora Jared.

“No..no...no… tu, tu...” disse Misha poi, puntando il dito verso di Jared. “Il giorno che te l’ho presentato. Ricordi la tua reazione? Tu...” fece ricordando quel giorno.

Jared strabuzzò gli occhi. Era vero.

In un certo senso, quel giorno lui “vide” Jensen invece che Alex. Anche se per poco, Jensen tornò da lui per sparire subito dopo dietro una spessa montatura di osso, una fitta barba, degli occhi marroni e dei capelli troppo lunghi.

Anche Jensen a quel punto guardò stupito Jared. “E’ per questo che sei scappato via quella mattina!” affermò , forse in colpa. Forse romanticamente colpito dal fatto che Jared , nonostante tutto, riuscisse a rivederlo in altre persone.

Jared arrossì. “Non potevi essere tu. So che assurdo dirlo adesso, con te qui seduto accanto a me. Ma quel giorno...mesi fa...non poteva essere vero! Non potevi essere vero.” ammise il più giovane, mentre Jensen gli poggiava una mano sul ginocchio, quasi a voler rendere tutto ancora più reale.

 

Quando anche Misha, quella sera, andò via, non senza aver abbracciato forte ancora una volta l’amico ritrovato e aver sussurrato qualcosa a Jared. Gesto che non sfuggì allo sguardo di Jensen, soprattutto perché aveva scorto anche quello che il moro aveva detto e il modo in cui il compagno lo aveva guardato, annuendogli.

In piedi , in parti opposte della stanza, ma non troppo lontani, i loro sguardi si scontrarono. Quello di Jensen stranito, quello di Jared conscio di dover delle spiegazioni.

“Che cosa voleva dire Misha?!” chiese il biondo senza voler sembrare preoccupato.

“Jensen….niente. È una cosa che ormai non esisterà più!” cercò di sviare il più giovane, mentre raggiungeva il divano.

Jensen raggiunse lui e gli si sedette accanto. “Ok! Dato che è passata non avrai problemi a dirlo, no?”

“Possiamo evitare? Non vorrei rovinare questa magnifica serata con qualcosa che non ha più senso!” provò ancora, ma questa non fece altro che incuriosire e , anche un po’, preoccupare Jensen che si fece decisamente serio, anche nello sguardo.

“Dimmi che è successo. O meglio ...che cosa ti è successo mentre io non c’ero.” fece deciso.

Jared lo fissò e vide che c’era talmente fermezza nello sguardo dell’altro che sarebbe stato inutile tentare di lasciar correre.

Si passò le mani sul viso, per potersi schiarire le idee e trovare un modo per riassumere im breve quello che era successo.

“Ho avuto qualche problema...qualche mese dopo che tu….insomma quando tu eri morto!”cercò di ironizzare.

La mente di Jensen scattò immediatamente. “Problema di che genere? Con il lavoro?” poi, per un attimo andò nel panico e pensò che anche Jared fosse stato contattato da qualcuno degli “assistenti” della Turner. “O mio Dio, Jared...sei stato avvicinato da qualcuno della Turner?”

“Cosa? No...no...niente del genere. Tranquillo, Jensen. Nessuno di quei tipi mi ha avvicinato, anche perché , ora, sapendo come stavano le cose, penso di essere stato sotto controllo. Non credo che lo sceriffo Jim o anche quelli che proteggevano te, avrebbero permesso una cosa simile!” e Jensen sospirò.

“Allora cosa significa che hai avuto problemi?”

“I miei problemi riguardano...la salute!” e solo dopo un solo secondo si rese conto di come l’aveva detto e del vero vero panico che vedeva sul volto del compagno.

“Salute?...Jared ma cosa...” balbettò Jensen.

“Ascolta. Ora sto bene. Non ho più niente. Ma se mi prometti di non farti venire un attacco di panico come già vedo ti sta accadendo, ti spiego tutto, ok!?” fece Jared carezzandogli le cosce in tensione, anche se stava seduto. “Jensen sei un fascio di nervi!” asserì a quel contatto e rinforzando la carezza per cercare di rilassarlo.

“Tu...tu mi dici che sei stato male e vuoi che mi rilassi?”

“Sì, se vuoi che ti dica tutto!”

Jensen deglutì, fece un respiro profondo e annuì. “D’accordo. Va’ avanti. Che cosa ti è successo?”

A quel punto anche Jared respirò profondamente.

“Dopo il funerale, si può dire che io abbia affrontato le classiche fasi del lutto. Ma quello che non mi aspettavo, beh!, che nessuno di noi si aspettava è che prima della classica accettazione, il mio fisico cedesse.” raccontò e non appena Jensen stava per allarmarsi, gli mise un dito sulle labbra e lo zittì così che lui potesse continuare il suo ricordo. “Ebbi una specie di collasso. Fortunatamente ero con con Misha quando mi sentii male. Da come crollai, pensò che avessi avuto un infarto e...”

“Cazzo, Jared!!” non riuscì ad evitare Jensen, decisamente allarmato. “Ed era così? E’ stato un infarto?!”

“Quando mi portarono in ospedale, il dott. Benedict mi fece tutti i controlli, mi sottopose ad ogni tipo di esame cardiaco e quello che ne risultò fu...beh!!...qualcosa che qualcuno potrebbe perfino definire romantico da un certo punto di vista.” scherzò Jared, ripensando alla diagnosi.

“Ma cosa...”

“Sindrome da cuore infranto.” disse.

 

Jeff e Misha erano a casa di Jared, come spesso accadeva in quei mesi ancora così vicini alla morte di Jensen. Lo avevano convinto a farsi seguire da una terapista del lutto perché i due si erano accorti della perdita di peso del ragazzo e del fatto che nonostante la loro presenza e i continui incoraggiamenti, Jared era diventato apatico verso tutto. La cosa li spaventava. La terapista era riuscita ad abbattere qualche muro, a farlo parlare di lui, di Jensen, del dolore che provava. Provava a mostrare al ragazzo quel piccolo spiraglio di luce che comunque c’era alla fine di quel tunnel doloroso. Gli prescrisse degli esami e alcune analisi così da potergli somministrare dei farmaci, ma non aveva previsto, non poteva, l’ennesima crisi del suo paziente.

Qualche giorno dopo quell’ultimo incontro, Misha era con Jared, come al solito. Gli stava dicendo che sarebbe passato a prenderlo la mattina per portarlo in ospedale, o meglio, stava cercando di convincere l’amico a fare quei controlli prescritti, quando si rese conto che Jared stava sudando. Sembrava assente, pareva non lo stesse nemmeno ascoltando.

Jared...che hai?”

“…..”

Ehi, amico??” lo richiamò avvicinandosi.

“….”

Gli mise una mano sulla spalla per palesare la sua vicinanza. Jared alzò lo sguardo verso il vuoto prima, e poi verso il viso dell’amico al suo fianco.

Jared...rispondimi...”

Gli occhi lucidi, liquidi. Le labbra che tremavano appena. Il volto che andava via via impallidendosi.

Il sudore sempre più evidente.

Io...” esalò il giovane mentre una sua mano si stringeva al petto.

Misha andò in allarme e fece appena in tempo ad afferrare Jared per le braccia che al ragazzo gli si piegarono le ginocchia e crollò verso il pavimento. Il moro lo sorresse e accompagnò la discesa , continuando a richiamare l’amico. E non appena riuscì a sdraiarlo a terra, una mano la mise al collo per controllare il battito. Con l’altro afferrò il cellulare e chiamò il 911 comunicando un sospetto infarto. L’ambulanza arrivò in cinque minuti e in quei minuti, Misha non lasciando mai Jared, avvisò Jeff.

All’ospedale mentre era in attesa di qualcuno che gli dicesse cosa aveva avuto Jared, Misha fu raggiunto sia da Jeff che dai genitori in evidente apprensione.

I signori Padalecki?” fece un medico appena giunto.

Sì….come sta nostro figlio? Che cosa è successo?” chiese Jerry, mentre la moglie gli si stringeva vicina.

Ora è stabile. Sotto controllo costante. Ma per favore ...seguitemi nel mio ufficio!”

Il gruppo seguì senza altre domande e quando furono davanti l’ufficio del medico esitarono, spaventati: “Dr. Robet Benedict, Capo di cardio chirurgia”

Cardio chirurgia?!” azzardò Misha.

Venite, prego. Vi spiegherò tutto.”

Una volta dentro, i due genitori si sedettero alle sedie mentre Misha e Jeff, restarono in piedi alle loro spalle.

Allora dottore, ci dica. Cosa è successo al mio Jared!?” chiese apprensiva la madre.

Voglio iniziare dicendovi che Jared ora è stabile, sta bene. Ha superato lo scompenso che ha avuto e che gli basterà seguire una semplice terapia farmacologica per qualche mese per ritornare ad essere quello che era.”

Scompenso? Terapia ?” replicò Jeff.

Ma che cosa gli è successo?” fece Misha.

Allora...non che conoscessi Jared prima di oggi, ma ho riconosciuto il suo nome dalla cartella e mi sono ricordato di quello che gli è successo qualche mese fa.”

Qualche mese fa?” si stranì il padre credendo in un altro malore che il figlio gli avesse tenuto nascosto.

L’incidente in cui è morto il compagno!” e dicendo questo, il medico vide i suoi interlocutori rattristarsi e incupirsi.

Ma cosa...” sussurrò con la voce spezzata , la madre.

Posso permettermi di chiedere quanto fossero legati i due? La mia non è curiosità ma vorrei solo capire se è ciò che ha scatenato tutto.”

Molto legati.” fece Jeff.

Molto innamorati.” convenne il padre.

E’ successo qualcosa prima dell’incidente che possa aver ….”

No!!” esclamò la donna. “Jared e Jensen erano felicissimi. Sereni.”

Forse...” si intromise Misha attirando su di lui lo sguardo degli altri.

Che è successo?” chiese stupito Jeff.

Mi dispiace non avervelo detto, ma ...insomma...avete visto Jared in che condizioni era subito dopo l’incidente, per non parlare del dopo funerale. Spiccicava a malapena qualche parola...”

Misha , tesoro, che stai cercando di dire?!” lo incoraggiò la madre di Jared.

La sera, dopo il funerale , alla veglia a casa vostra, ho parlato con Jim, lo sceriffo Beaver. Sapete che è stato lui ad avvisare Jared di quello che era successo e quella sera mi ha detto che ..Jensen...sì...insomma...” tentennò sapendo di star per infrangere una promessa a Jared stesso.

Cosa?...cosa ti ha detto?” lo spronò Jeff.

Quella sera, la sera dell’incidente, Jensen avrebbe dovuto ritirare l’anello di fidanzamento per Jared...”

Oddio!!!” esclamò addolorata Shelly.

Jensen gli aveva chiesto di sposarlo e Jared aveva detto di sì. Doveva ritirare solo l’anello, ma ….ma non ha potuto mai darglielo!” finì triste.

Povero tesoro. Povero il mio bambino!!” piagnucolò la donna.

Jared mi ha sentito parlarne con Jim e mi ha chiesto di non dire niente. Mi disse che se non lo avesse saputo nessuno, poteva convincersi che non fosse mai successo e che forse, solo forse, tutto quel dolore poteva diminuire.” spiegò, in colpa.

E’ assurdo...doloroso..ma questo? Questo cosa c’entra con quello che ha avuto mio fratello?!”

La patologia che ha colpito Jared si chiama “Sindrome del cuore infranto”. Per chi non la conosce , i sintomi possono sembrare quelli di un infarto. Ma non lo è. E’ solo un forte scompenso cardiaco, causato da una importante aritmia. Può essere pericolosa se diventa persistente, ma con Jared, lo abbiamo preso in tempo e capito cosa gli fosse successo. Per questo vi dico che con un’adeguata terapia, ritornerà tutto a posto. Almeno fisicamente.”

Almeno fisicamente?!” domandò apprensivo Jerry.

Posso curare il cuore di suo figlio dal punto di vista fisico, muscolare. Ma non posso curare il dolore che prova per la perdita che ha subito. Una volta fuori di qui, convincetelo a continuare gli incontri con la terapista. Questo e le medicine che gli prescriverò, dovrebbero portarlo verso la fine del tunnel. Il dolore che deve aver provato e che sta, evidentemente, ancora provando devono averlo definitivamente sopraffatto. Se forse non avesse già iniziato gli incontri di sostegno, forse…tutto questo sarebbe capitato prima.”

 

 

“Sindrome da cuore...infranto.” fece eco Jensen completamente sconvolto.

“L’averti perso mi aveva spezzato il cuore.” spiegò quasi con un sorriso ironico.

Jensen, invece, trasalì. Letteralmente. Un singhiozzò silenzioso e doloroso lo fece tremare, salendogli dallo stomaco fino alle labbra che strinse contro un pugno.

“Che cosa ho fatto...che cosa ti ho fatto!!???” iniziò a sussurrare contro quello stesso pugno ancora stretto alla bocca. “E’ stata colpa mia….tutta colpa mia….”

“No..no...no...Jensen. Non è stata colpa tua.” cercò di rassicurarlo Jared dopo aver visto gli occhi verdi del compagno farsi profondamente liquidi. Vedendo la colpa più evidente dipingere l’espressione di Jensen.

“No? E di chi pensi possa essere la colpa di quello che ti è successo?!” fece arrabbiandosi con sé stesso.

“La colpa è di quello che è successo. Di coloro che l’hanno causato. La colpa è della Turner. Hanno fatto del male ai tuoi genitori. A te. A me. Ai nostri amici. Alle nostre famiglie. Non è colpa tua!!” tentò di spiegargli con decisione.

Jensen lo guardò e in quelle parole trovò conforto ma ritrovò anche quella rabbia furiosa che aveva provato verso tutto quel caos giuridico che aveva affrontato.

“Non lo so...non lo so...” ebbe ancora dubbi , il biondo.

“Ascoltami!” lo incoraggiò Jared vedendo che il compagno aveva ancora lo sguardo basso. “Jensen , ascoltami!” e solo allora Jensen alzò il viso e lo guardò. “Guardami...sto bene. Quello che ho avuto è stato causato dallo stress e lo choc subito. Il dolore della separazione, della perdita..ma ora...”

“Ma io potevo...dovevo...” cercò di dire , Jensen.

“Ma ora...” rinsaldò Jared. “Ora non c’è quello stress, quello choc. E quel dolore e quella separazione non hanno più motivo di essere. Sto bene. Jensen, sto bene!!” fece deciso.

“Sicuro?!” esitò l’altro.

“Sì, anzi sai cosa facciamo. Domani, se vorrai , ti porterò dal dottor Benedict e lo sentirai dalle sue parole.”

“Lo faresti sul serio? Cioè...non che non ti creda ma so che a volte tu tendi ad addolcire la pillola!” asserì quasi in imbarazzo.

“Si, lo so, lo so. Ma andremo dal medico e sentirai che questa volta non ho addolcito nessuna pillola, d’accordo?” fece sorridendo.

“D’accordo.” convenne l’altro, abbracciandolo di slancio.

Jared e Jensen, per un po’ rimasero in silenzio, seduti sul divano.

Poi, piano la mano di Jensen cercò quella di Jared. Intrecciò le dita insieme. Strinse piano.

“Penso che ora possiamo riprenderci davvero la nostra vita.” disse guardando davanti a lui, ma sentendo comunque la complicità del compagno in quella semplice stretta di mano.

“E recupereremo quella che ci è stata portata via!” convenne Jared.

 

Quella sera, Jared lasciò che Jensen guidasse quel loro fare l’amore.

“Ho bisogno di te!” gli disse mentre il biondo lo spogliava piano. “Ho bisogno che tu ti prenda cura di me, stanotte!”

Jensen si sentì profondamente colpito da quella sorta di preghiera. Ma ne capì il significato. Ora, ogni segreto era stato portato alla luce. Jared aveva smesso di soffrire, lui aveva smesso di nascondersi. Quella notte era davvero la notte che avrebbe portato ad un nuovo giorno di una nuova vita insieme.

Il maggiore gli sorrise, lo baciò piano. “Lascia che mi prenda cura di te allora. Lascia che stanotte ti dimostri tutto l’amore che provo per te! Lascia che dimostri al tuo cuore che non deve più soffrire.”

E lo fece. Nel modo più dolce, più profondo, più completo. Risanò ogni pezzo infranto.

Baciando ogni parte di Jared provasse un brivido al passaggio di una carezza. Soffiando delicatamente in quei punti che ricordava essere più sensibili sul corpo del compagno. Carezzando con devozione il profilo del viso, la piega delle braccia e delle gambe, la muscolatura definita del torace. Portando sollievo all’intimo piacere.

Jensen lo amò. E amò amarlo.

E Jared si lasciò coccolare da ogni tocco dell’altro. Ansimando il suo nome, tremando alle sue carezze, sussultando ai suoi tocchi intimi. Offrendo il suo corpo alle premure che Jensen offriva in ricambio.

Jared si lasciò amare. E amò farsi amare.

 

Unire i loro corpi nel modo più fisico, unì le loro anime in quello più mistico. Era una magia che si compiva ogni volta. Era la strada che portava ogni volta al traguardo. Era l’acqua che dissetava dopo un lungo viaggio. Era….era sentirsi completi. Sentirsi felici. Sentirsi innamorati.

Sentire e vedere i loro corpi di nuovo muoversi e andarsi incontro in un perfetto sincrono. Sentire riecheggiare nelle loro orecchie e nelle loro teste gli ansimi del piacere, i loro nomi quasi chiamati con disperazione. Godere perfino della vista dei loro muscoli in tensioni e madidi di sudore. Le braccia che si abbracciavano con vigore, le gambe che si avvinghiavano con tenacia. Le bocche che richiedevano baci su baci.

Il piacere sempre più crescente. La magia della semplice lussuria sempre più potente, sempre più sfiancante fin quando la scarica del puro godimento non li fece tremare uno tra le braccia dell’altro.

 

Quando l’estasi di quella passione li abbandonò dolcemente, lasciandoli di nuovo alla realtà di quel letto e della loro casa, Jensen, dopo aver ripreso fiato, si mosse piano e si mise seduto accanto al compagno ancora leggermente affannato.

“Che c’è?!” chiese Jared, guardandolo dal basso.

“Vieni qui!” lo invitò Jensen, chiedendogli di sedersi come lo era lui.

Jared lo assecondò e gli si mise seduto di fronte. “Jensen, che hai?” chiese stranito da quella situazione.

“Quella sera...” e poi rimase un attimo in silenzio.

“Jensen...quale sera?!”

“Quella in cui io...insomma...quando tutto è successo!” gli ricordò.

“Ohw!! sì!” fece con amarezza. “Perchè stai pensando a quella sera? Adesso?!”

Jensen respirò affondo come a prendere coraggio. “Abbiamo detto che dobbiamo riprenderci la nostra vita e quella che ci è stata portata via!” ripetè.

“Sì, certo e lo rifaremo!” lo rassicurò Jared, posandogli con amore le mani sui fianchi, per abbracciarlo.

“Allora voglio ricominciare da quella sera!” affermò con decisione e sorrise alla confusione che vide sul volto del compagno.

“Jensen, non riesco a capire cosa tu ….” ma Jensen non gli permise di finire.

“Vuoi sposarmi!?” disse tutto d’un fiato Jensen, sorridendo di un sorriso nervoso sia per la proposta fatta che per la risposta che ancora doveva avere. “Jared?” lo richiamò rendendosi conto che Jared lo guardava allibito, quasi assente.

“Io...io non credo di aver …..di aver capito!” balbettò Jared, mentre sentiva che il suo cuore stava decisamente per fare le valigie e abbandonarlo.

Jensen , con gesti gentili si sciolse dalle mani di Jared ancora bloccate sui suoi fianchi, si sporse oltre il bordo del letto e grugnì appena , dovendosi piegare verso il basso per recuperare qualcosa da sotto il letto. O meglio dalle tasche del suo jeans, finito sotto il letto.

“Ma cosa...” fece Jared, ancora confuso da tutto quello che stava accadendo.

“Solo un po’ di pazienza….” fece sotto sforzo Jensen, tirandosi su e ritornando di fronte a Jared. “Quella sera dovevo uscire per prenderti qualcosa, ricordi?!” fece sorridendo.

Jared invece tremò, perché ricordava, anzi non aveva mai dimenticato quegli ultimi minuti felici di quella maledetta sera. “Jensen, tu...tu mi avevi...io...”

Jensen sorrise con dolcezza all’espressione turbata ma dolce di Jared. Aprì la scatolina non troppo grande che aveva tra le mani e dall’interno brillò un delicato cerchietto di oro bianco , appena intarsiato. “Non l’ho mai lasciato. L’ho portato sempre con me. Era come averti sempre con me!”

“Ma ….”

“Lo avevo addosso al momento dell’incidente. Sheppard sapeva di me e di te e deve aver immaginato quello che significava questo..” disse mostrando l’anello. “Lo ha tenuto e quando mi sono ripreso dopo il coma, quando ha visto che ero spaventato, furioso...sconfitto..” ammise. “...Me lo ha messo davanti, me lo ha ridato e tutto ha ripreso a vivere. Tu sei diventato l’unico traguardo da raggiungere. Dovevo concludere quella storia e tornare da te!”

“Jensen, mio Dio!!” sussurrò emozionato, mentre una sua mano andò ad accarezzare dolcemente il viso del biondo.

Jensen , con la sua di mano, raggiunse quella di Jared, poggiata tra di loro. La strinse piano, sollevandola appena un po’. “Jared, amore mio, mai perso e comunque ritrovato. Non ho mai smesso di amarti. Ti sentivo con me anche quando non eravamo insieme. Eri al mio fianco anche quando al mio fianco non c’era nessuno. Ti promisi che ti avrei chiesto di sposarmi. Ora, oggi, posso mantenere quella promessa.” e in quel momento sfilò l’anello dalla scatolina, che finì dimenticata tra le lenzuola. “Vuoi sposarmi?!”

Jared deglutì. Il cuore che gli rimbombava nelle orecchie. L’amore che provava per Jensen che lo investì come un treno in piena corsa. Forte e potente come lo era prima di quell’incubo. La mano in quella di Jensen che tremava appena. Gli occhi che gli bruciavano per l’emozione che gli stava attanagliando lo stomaco.

“Jared..ti prego...dì qualcosa!”

“Sì!” fece sottovoce, talmente bassa, che Jensen non fu sicuro di aver capito.

“Cosa hai detto?!”

“Sì...sì...sì...ti dico di sì, Jensen. Ti sposo. Ti voglio sposare. Voglio passare con te il resto della mia vita. Sì...sì...sì!!” e questo invece, Jared, lo disse con entusiasmo. Talmente tanto entusiasmo che i due si ritrovarono uno sull’altro, o meglio Jared su Jensen, che lo baciava al colmo della felicità, mentre accettava la sua proposta. Poi all’improvviso, tutto quell’entusiasmo sembrò gelarsi.

“Che...che c’è?!” chiese stranito Jensen.

“Ad una condizione!” fece severo, Jared.

“Ti ascolto!”

“Facciamolo subito!” esordì Jared con tono decisamente serio.

“Subito?...vuoi dire…..cioè….ci vestiamo e ….” azzardò un attimino nervoso Jensen.

“No. Voglio che le cose siano fatte per bene, ma non voglio nemmeno metterci secoli. Tra meno di un mese ti voglio in questo letto come mio marito!” dichiarò con convinzione.

“Un mese??...e io che pensavo volessi fare una fuga romantica!!” lo prese in giro Jensen.

“Possiamo sempre farla!” lo sfidò Jared.

Jensen sembrò pensarci su davvero.

“E’ quello che vorresti Jensen?!” domandò sorpreso l’altro.

Jensen sorrise e poi addolcendo il viso in quel modo che Jared non aveva mai dimenticato e che sognava quasi ogni notte: “Non che non mi piacerebbe, ma abbiamo passato già tanto tempo a nasconderci, tu nel tuo dolore, io per quella testimonianza….Basta così. Da oggi per noi, solo tanta luce. Lo faremo all’aperto. Su una delle rive del fiume Colorado o sulle sponde di un lago di Austin o...”

“Ovunque ci sia il sole!!” finì per lui Jared, consapevole del vero senso della richiesta del compagno.

“Ovunque ci sia il sole!” convenne , compiaciuto, infatti, Jensen.

 

Un mese dopo, esattamente come avevano stabilito, i due ragazzi, in un bellissimo parco in riva al fiume, durante una bellissima giornata di sole, uno di fronte all’altro, giuravano di amarsi per sempre con le promesse che solo due cuori innamorati come i loro potevano farsi.

“L’amore che provo per te...”

“...è un amore che non conosce confini.”

“Nei giorni pieni di gioia come in quelli più tristi...”

“..in salute e in malattia...”

“Io ti amerò come mio pari...”

“..e ti proteggerò da ogni male.”

“Aprirò a te il mio cuore, senza vergogna...”

“..e quando parlerai, io ti ascolterò.”

“Quando cadrai sarò al tuo fianco per rialzarti..”

“...e quando vorrai spiccare il volo io ti sarò accanto per raggiungere con te le vette più alte.”

“Jensen Ross Ackles...”

“Jared Tristan Padalecki...”

“Io sono e per sempre sarò il tuo marito devoto!” recitarono , infine, all’unisono, tenendosi le mani.

 

Sorridente , il giudice di pace che celebrava il rito concluse con un soddisfatto:

“E d’ora in poi voi sarete un’anima sola!”

Le loro famiglie, i loro amici ne furono entusiasti testimoni e il calore dell’applauso che fece da sottofondo al bacio che i due neo sposi si scambiarono ne fu la prova.

 

La sera, nel segreto della loro camera da letto, vicini e abbracciati, cullati dalla delicatezza delle lenzuola che li avvolgevano, Jensen, scoprì qualcosa che Jared aveva definito come un regalo di nozze da parte sua.

“Oddio!!” esclamò il biondo. Sorpreso. Decisamente senza parole.

 

Momento speculare di quello avvenuto quasi 5 anni prima.

Sul lato destro, appena sulla linea iliaca, tra l’inguine e il ventre di Jared, una scritta campeggiava nera ma con i bordi ancora appena arrossati:               
                                                                                  Jensen

“Ma quando….cosa….ma...” balbettò il biondo, spostando lo sguardo tra quel nome e il volto sorridente e soddisfatto per la sorpresa riuscita del compagno. No, del marito!!

“L’ho fatto ieri sera, quando sei andato da Misha per le ultime cose da organizzare!” rivelò Jared.

Jensen passò piano le dita sull’inchiostro, quasi sfiorando il suo stesso nome.

Poi guardò malizioso l’altro.

“E se noi, ieri avessimo….insomma...sai ...la notte prima delle nozze!” azzardò facendogli l’occhiolino.

“Avrei simulato un mal di testa o che ero stanco morto!!” rispose ridendo Jared.

“Ma che bravo!!” esclamò Jensen, compiaciuto della furbizia del giovane e tuffandosi con entusiasmo su di lui, per rubargli un bacio colmo d’amore e felicità.

 

Poi quando gli si sdraiò di nuovo accanto per riprendere da dove si erano interrotti prima che il tatuaggio fosse rivelato, chiese: “Perchè?!”

Jared, gli incorniciò il volto con le mani. Gli sorrise innamorato, sereno.

“Perchè anche io volevo qualcosa che ti facesse capire il modo in cui ormai ti appartengo, in cui ti amo. In cui voglio appartenerti e in cui voglio amarti. Completo, indelebile, resistente al tempo!” rispose , ripetendo le esatte parole con cui Jensen gli giustificò il suo di tatuaggio.

Jensen , per la seconda volta quella sera, rimase senza parole. Ma al tempo stesso capì in che modo Jared lo amava. Nel suo stesso identico modo.

 

Completo, indelebile, resistente al tempo!

 

 

 

 

 

N.d.A.:
Punto uno: https://www.youtube.com/watch?v=9hrt_XDrgh4 per chi volesse ascoltare la canzone che purtroppo si ritrova ad ascoltare Jared nella storia. Naturalmente la canzone fa parte della colonna sonora di un film che non sapevo mi avrebbe colpito fino alle lacrime. “A star is born” con Lady Gaga e Bradley Cooper. Magnifico film!
Punto due: se volete farvi un'idea di come fosse Jensen/Alex vi basti vedere le ultime foto postate da Jensen in quarantena e aggiungetegli un bel paio di occhiali d'osso!!

Punto tre: le promesse nuziali dei J2 sono spudoratamente copiate da quelle della coppia Malec nella serie tv Shadowhunters ( genere simile: cacciatori, demoni , angeli, nephilim, Azazel, Asmodeus, Lilith, Amara, lame angeliche, lupi mannari, vampiri, streghe e stregoni...). Ho visto questa serie quando il nostro amato show ha calato il sipario. Dovevo disintossicarmi dai Winchester e darmi il tempo di accettare il “The end”.

Non odiatemi.

 

Spero che la storia vi sia piaciuta come a me è piaciuta scriverla.

Baci, Cin.

   
 
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