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Autore: Wolstenholme    18/04/2021    1 recensioni
[Thalexios/OC] [Assassin's Creed Odyssey]
«Scusa, non volevo svegliarti.» rispose il misthios voltandosi appena, per poi tornare alla precedente posizione.
«Non stavo dormendo bene, ma non è colpa tua. Sei praticamente immobile.» mormorò, prendendo posto al suo fianco. «L'Adrestia è esattamente come la ricordavo, equipaggio a parte.»
«Il mare ha questo potere e Poseidone sembra clemente questa notte, arriveremo molto prima a destinazione.»
«Allora il mare non fa abbastanza per te.»
«Mi aiuta. Rifletto meglio, tra le onde.»
«Pensi ancora a lui?» domandò Rieleen a bruciapelo, lo sguardo fisso all'orizzonte.
Alexios sospirò in risposta prima di ribattere, il suo tono di voce più duro di prima.
«Penso che questo sarà un buon giorno per Sparta, di nuovo.»
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Through the Storm

 I. prologue



Grande Atene, 429 a.C.


La città di Atene non era mai stata così gelida in quel periodo dell'anno. Il fischio incessante del vento risuonava nell'aria, infiltrata fino in profondità nel copricapo morbido di Rieleen.

Nonostante fosse originaria dell'Attica, più precisamente di una delle numerose zone a nord nella regione greca, non ricordava temperature così ostili. Magari, il fatto che fosse fuggita in tenera età su di una barca da quattro soldi dal timone traballante forniva una valida risposta a quell'iniziale stupore.

Fobos correva veloce tra la vegetazione appena fuori le alte mura della città, il profumo familiare dell'erba incolta, del grano e del fuoco. Le sue mani fredde e insensibili erano salde sulla vita dell'uomo davanti a lei che, con accurata abilità, conduceva il destriero su e giù per il mondo; delle alte montagne della Macedonia alle rigogliose Isole dei Pirati affittando una nave in alcuni dei porti più economici.

Erano in viaggio da giorni e non rammentava il suo nome, poco male, pensò. Qualche centinaia di metri e, con ogni probabilità, non l'avrebbe più rivisto. Dopotutto, da ciò che le aveva raccontato una notte in una valle di cactus della Messara, era lì per racimolare qualche dracma extra per fare ritorno in Laconia. Ovviamente.

Finalmente, qualche centinaia di metri e avrebbe potuto gustare con avidità del buon cibo cucinato dai mercanti locali. Lo stomaco brontolava e la stanchezza attanagliava ogni fibra del suo corpo.

In un modo che non pareva reale, adesso Atene era dietro l'angolo sul serio.

Niente e nessuno le avrebbe impedito di dormire per un intero giorno, neppure tutte le dracme dell'Universo, men che meno Zeus.


Una volta superato uno degli ingressi principali, sorvegliato da quei cani ateniesi in costante allerta - che non evitarono di rivolgerle uno sguardo obliquo -, non poté fare a meno di scrutare l'ambiente circostante, per il prima volta dopo molti anni. 

Atene non era cambiata granché. In un certo senso, l'aria che si respirava era ancora pesante, ancor di più ora che la feroce guerra con Sparta era alle porte. Nonostante ciò, le persone gironzolavano ancora rilassate e, apparentemente, senza pensieri.

Forse credevano che Pericle avrebbe garantito protezione a vita ai suoi abitanti, se non contro gli dèi, almeno contro i rivali assetati di vittoria.

I conflitti erano sempre più frequenti, dopotutto.

In mare come sulla terraferma.

Comunque, i mercati erano ancora floridi, le mura intatte e il Partenone ancora imponente come di consueto. 

Sbuffò, notando Alexios appoggiato ad una delle forti colonne del monumento ideato dal generale ateniese, non senza la disapprovazione di Cleone.

Sembrava impaziente, la sua espressione era quella di sempre, però: seria e tirata, ma con lo sguardo perso adagiato su alcuni abitati e la mente immobile a chissà quale ricordo del passato.


«Ombra dell'Aquila, finalmente.» mormorò Rieleen smontando dal fedele cavallo. «Dovresti addestrare di più il tuo quadrupede, è lento.» 

Alexios sorrise, alzando gli occhi il cielo. «Be', potevi sempre arrivare fin qui sulle tue gambe, avrei risparmiato un bel po' di dracme in effetti.»

«Spilorcio.» commentò la giovane. «Comunque, paghiamo questo qui e andiamo, ho fame.»

«Spartani, tutti uguali.» 

«Bada a come parli. Dai, Alexios.» concluse, mollandogli un affettuoso pugno sul braccio.


Il misthios le rivolse un'ultima occhiata, per poi consegnare la ricompensa all'uomo, che fino a quel momento non aveva emesso un fiato.

Abbandonò le briglie di Fobos al suo legittimo proprietario e, flemmatico, voltò le spalle a entrambi, perdendosi in fretta tra la folla.

«E il tuo debito, adesso, ammonta a…»

«Ti sopporto da anni, sai? Sei ampiamente ripagato per almeno altri dieci anni.» ribatté. «Se ci arriverai tutto intero, almeno.»

«Non sei cambiata affatto, Reileen.»

«Che t'aspettavi, non ci vediamo da tre mesi, non da un'eternità.»

«Raccontami. Che è successo a sud?» 

«Ah, ti racconterò ogni dettaglio davanti ad una buona ciotola di riso con le olive.»

«E sia.» esclamò, incamminandosi verso il cuore pulsante del mercato.


Seduto pigramente sotto ad un tendone nell'agorà, Alexios la osservò, mentre divorava la seconda scodella di riso. Aveva una gran voglia di raggiungere la sua nave per avvertire l'equipaggio. Il viaggio verso Mykonos non sarebbe stato breve e, in mare aperto, non avrebbe potuto distrarsi nemmeno per un secondo. Le flotte ateniesi popolavano le acque, per non parlare dei banditi e dei pirati sempre pronti a nuovi scontri a cui non aveva intenzione di partecipare; oltre a perdere tempo, ciò avrebbe potuto arrecare seri danni all'imbarcazione.

Era perfino sorpreso non avesse ingurgitato l'intera baracca dagli stendardi blu, ancora stranito dell'idea di lavorare di nuovo insieme dopo tre lunghi mesi trascorsi agli angoli opposti dei confini greci.

Certo, non strano quanto aver avuto una spalla per moltissimi anni della sua esistenza, fin dai tempi di Cefalonia e Marco con i suoi assurdi vigneti fallimentari. Fai dai tempi della piccola Febe.

Non era cambiata, no.

Alexios poté ancora notare la lieve sfumatura chiara dei suoi lunghi capelli mossi scomposti e in disordine in una coda bassa; sosteneva sempre che slegati gli davano un enorme fastidio.

Inoltre, gli occhi verdi e attenti non avevano perso la loro scintilla, nonostante la guerra e la devastazione.


«Quindi, uhm… la Messara…» intavolò, posando uno sguardo vigile sulle sue armi sistemate a lato del tavolo, in particolare alla sua lancia di Leonida.

«Sì.» rispose Rieleen, afferrando la caraffa d'acqua piovana con la mano destra. «Insomma, un luogo davvero di merda.» proseguì, osservando il misthios sbuffare.

«In ogni caso, la regione è vulnerabile. Ho scoperto chi è il loro capo. Non è stato facile, ma dovrebbe essere fuggito a nord, i suoi uomini non hanno più intenzione di proteggerlo. Ha perso credibilità.»

«Bene.»

«Non reggeranno un attacco, questo è certo.»

«Gli ateniesi pagherebbero migliaia di dracme per stabilirsi a sud.»

«Ce li vedi a un simposio tra le rocce, Alexios?»

«Non è un mio problema e non sono pagato per questo.»

«Siamo.» lo corresse, mettendo da parte la ciotola completamente vuota. «Siamo pagati, noi due.»

«Be', prima dovremmo fare un'altra tappa.»

«Dove?»

«Mykonos.» esalò d'un fiato, spostando lo sguardo sul proprietario del posto.

«È… uno scherzo?»

«No.»

«Mykonos e quell'altra dannata isola… abbiamo giurato di non metterci più piede un anno fa.»

«I ribelli sono ancora in difficoltà. È un miracolo che il contratto sia arrivato fino a me.»

«Quindi, lo facciamo per i ribelli, di nuovo

«Sì, partiremo questa notte, quindi preparati.»

«Oh, malaka.» mormorò. «Non potevi proprio avvertirmi prima? Almeno mi sarei data alla macchia fin quando ne avevo l'occasione.»

«Non c'è tempo, Reileen, ma ti assicuro che l'Adrestia è abbastanza comoda.»

«Pregherò Poseidone per tutto il viaggio, Alexios, contaci.»

«Non credevo che qualche ateniese mingherlino sarebbe stato un problema per te.»

«Gli ateniesi sono sempre un problema.»


~


Muoversi per la città era una novità.

Rieleen cercò di non darci un peso eccessivo, ma l'intero tragitto verso l'Adrestia fu colmo di malinconia e di un silenzio poco confortevole.

Perfino la zona di città allagata era ancora… allagata, esattamente come rimembrava.

Calciò un sassolino che, per poco, non finì contro l'esile gamba di un civile; era tutto dannatamente uguale all'ultima volta.

«Alexios… quindi, credi che lui…» iniziò, tenendo gli occhi sulle sue calzature.

«Non lo so.»

«Era diretto a Sparta, vero?»

«Un anno fa il piano era quello. Gli ordini erano quelli, ma…»

«Cosa c'è scritto sul contratto?»

«È firmato da un comandante che non conosco. Probabilmente è tutto diverso, lì.»

«Forse.» mormorò, ricordando ancora perfettamente ciò che era successo. «Non so cosa pensare, Alexios.»

«Non pensare. Facciamo il nostro lavoro.» decretò severo, facendola annuire. «Sì, hai ragione.»


~


Riposare fu un'impresa, anche se il mare non era così agitato come se lo era immaginato prima di salpare. Il giaciglio era tutt'altro che comodo e l'idea di condividere lo spazio con il resto dell'equipaggio non era il massimo. Alexios doveva aver assunto nuove persone, perché non riconosceva nessuno dei vecchi volti. Sospirando, decise di alzarsi e tornare in superficie. La brezza salina le avrebbe schiarito le idee, magari. Rischiò di inciampare varie volte prima di scorgere la botola che l'avrebbe condotta all'aria aperta.

Barnaba era ancora sveglio, se ne stava in disparte a osservare silenzioso la mappa disegnata sulle travi di legno dell'Adrestia. Le fece un veloce cenno del capo e non disse nulla.

Con gli avambracci appoggiati alla protezione esterna della nave e la schiena leggermente ricurva, c'era Alexios.


«Pensi davvero troppo forte, Ombra dell'Aquila.» esclamò la giovane, con i capelli mossi dal leggero vento. Faceva un gran freddo, lì fuori. 

Erano in mare aperto, ora; l'acqua scura e torbida fitta di squali e altri animali affamati, pronti a ghermire qualsiasi preda.

«Scusa, non volevo svegliarti.» rispose il misthios voltandosi appena, per poi tornare alla precedente posizione.

«Non stavo dormendo bene, ma non è colpa tua. Sei praticamente immobile.» mormorò, prendendo posto al suo fianco. «L'Adrestia è esattamente come la ricordavo, equipaggio a parte.»

«Il mare ha questo potere e Poseidone sembra clemente questa notte, arriveremo molto prima a destinazione.»

«Allora il mare non fa abbastanza per te.»

«Mi aiuta. Rifletto meglio, tra le onde.»

«Pensi ancora a lui?» domandò Rieleen a bruciapelo, lo sguardo fisso all'orizzonte.

Alexios sospirò in risposta prima di ribattere, il suo tono di voce più duro di prima.

«Penso che questo sarà un buon giorno per Sparta, di nuovo.»

«Credevo non ti importasse molto di Sparta e della sua gloria.» 

«Sono un misthios, mi importa di chi mi paga e, spesso, pagano profumatamente. Dovresti fare lo stesso.»

«D'accordo, va bene, Ombra dell'Aquila.»

«Felice di riaverti a bordo, Reileen.»

«Puoi dirlo forte. In effetti, la mia vita con quell'insulso guerriero era noiosa.» disse. «Sembrava più un ateniese che uno spartano.»

«In che senso?»

«Gli ateniesi ti riempiono la testa di tanti discorsi inutili. Gli spartani danno ordini.» decretò, facendo ridere Alexios e inspirando a pieni polmoni il profumo della libertà, l'intenso profumo di casa. Per il momento, almeno.


«E che dire di Atene?»

«Cosa dovrei dire?»

Alzò un sopracciglio. «Lo sai.»

«È stato… strano. Ancora adesso non comprendo come tu abbia potuto inviare il tuo stupido uccello così lontano solo per darmi appuntamento lì.»

«Icaro non è stupido. È una guida eccellente.» precisò, quasi offeso. «In ogni caso, io ero già lì. Il Porto del Pireo è molto più comodo per arrivare a Mykonos.»

«Che facevi ad Atene?»

«Alcibiade aveva bisogno di un favore.»

«Malaka. Non parlarmi di lui.»

«Non l'hai ancora perdonato, Reileen?»

«Dovrei? Ha cercato di convincermi a partecipare al suo stupido… qualunque cosa stesse facendo in quella stanza alla villa di Pericle.» 

«Lo sai com'è fatto.» disse Alexios sorridendo, perso anche lui in quei vecchi ricordi: non poteva certo dimenticare uno dei suoi primi simposi al fianco di quel matto di Alcibiade.

«E preferisco non scoprire altro, evitare di ricordare quei giorni e allontanarmi il più in fretta possibile dall'Attica.» concluse, alzando gli occhi al cielo notturno.


Trascorse qualche minuto ancora sul ponte, gettando uno sguardo veloce al mare e poi alle stelle luminose, prima di congedarsi da Alexios e tornare sottocoperta.

Era stanca, ma in qualche modo la mente ancora non le lasciava tregua. Era stata una pessima idea, pensò tra sé e sé. Forse, quella era niente altro che la rivincita del suo Io interiore ancora legato ai ricordi; dopotutto, mentre lottava non aveva certo tempo materiale da destinare alla memoria e altre assurde situazioni del passato. Quando non era impegnata a destreggiarsi tra una lama e una freccia appuntita, però, era tutto diverso.

Atene era stata la sua casa, molto tempo fa.

Quelle strade erano le vie su cui correva e giocava con gli altri bambini, quei mercati gli stessi dove la sua famiglia acquistava quel delizioso pane croccante, quelle mura le stesse che per diverso tempo aveva solo sognato di scavalcare.

Adesso, invece, era il più delle volte schierata con la fazione rivale. La stessa fazione per cui combatteva Alexios, nonostante gli avesse voltato le spalle in passato, nel modo peggiore possibile.

In realtà, combatteva con chiunque le garantisse la sopravvivenza, un po' qui e un po' lì, ovunque gli dèi volessero condurla con la loro saggezza.

Almeno, aveva l'opportunità di osservare l'intero mondo.


fine


 


È strano pubblicare qualcos'altro con così poca distanza, soprattutto su un fandom nuovo ma, in ogni caso, sono contenta. Soprattutto per me stessa e che questo possa in qualche modo rappresentare un inizio.
In ogni caso, penso che questa storia sarà una mini long. Ovviamente thalexios, con l'aggiunta di un mio personaggio originale che volevo inserire da un po'. La trama cercherà di essere abbastanza fedele all'originale, almeno per quanto riguarda gli eventi principali e l'ordine cronologico. Probabilmente non sarà accurata al 100% anche per mancanza di dati.
Riguardo al resto, la maggior parte delle scene sarà di mia totale o parziale invenzione.
Sperando possa piacervi, ci vediamo al prossimo capitolo. Grazie a chi leggerà.


   
 
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